Leonardo7

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Da quella mattina sono trascorsi giorni

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Da quella mattina sono trascorsi giorni. Cinque dannatissimi giorni. Lei non mi ha cercato. Non ha trascorso nemmeno un giorno a casa.
È sparita, lasciandomi solo un vuoto al petto, che si intensifica quando rientro a casa e osservo le imposte chiuse, le luci spente.
Questi alti e bassi non fanno altro che trascinarmi dentro un vortice di emozioni che mi stordiscono e incupano. Sarà con lui? chissà.

Ho approfittato della tua assenza per lanciarmi negli affari. Ho stretto un accordo con la gente potente della città, i carichi di droga passano da loro prima di suddividersi tra i più piccoli, come il sottoscritto.

Non ti cercherò io, non lo farò. Mi devi dare delle certezze, delle dimostrazioni e delle spiegazioni. Solo se lo vorrai.
Fa male sai, a volte mi pongo tanti di quegli interrogativi e ciò che più mi affligge è la mancanza di risposte. A te spaventano loro, quelli che guardano, quelli che ti amano.
Io voglio darti il mondo ma tu ti accontenti di osservarlo.

Mi hai prosciugato, avvelenato di male che risiede nel cuore, a stretto contatto con la mente.

Siamo di nuovo fermi. Immobili. A vederci passare la vita davanti. E odio tutto questo. Ti odio con un altro. Ti odio Nina. Odio quanto ti amo. Odio te. La mia vita senza te. Odio il silenzio. La solitudine. Sentirmi tremendamente solo in pezzo a troppa gente, cazzo, è squarciante il tuo disinteresse.

Nel tardo pomeriggio sono riusciti a convincermi ad andare in centro per un aperitivo. Mattia ha insistito affinchè uscissi da queste quattro mura, che tanto, ha detto, non ne vale la pena.

Si sbracciano chiamandomi ad alta voce. Il sorriso tirato e il busto privo di sostegno. Sto di merda. Fa schifo l'amore, sì fa schifo. Ti da tanto e così se lo riprende, non guarda in faccia a niente, ai sentimenti, alle rinunce, alle sconfitte ed è straziante, non puoi decide quando interrompere l'avanzare di questo sentimento. Cresce a dismisura, ampio da dimenticare anche te stesso.

《Leo, finalmente, dai siediti qui》
《Ciao ragazzi》, li saluto velocemente con una pacca sulle spalle prima di accomodarmi attorno al tavolo imbandito di calici e spuntini.
《Cosa prendi?》
《Uno spritz》rivolgo lo sguardo alla cameriera che attende la comanda, ed aspetta, forse, qualcos'altro, perché intenta a fissarmi senza timidezza.

《Leo, sei sempre il solito don giovanni》ride Mattia al mio fianco
《Ecco a te》appoggia il bicchiere e mi passa un foglietto bianco. Tutti la guardano con un sorriso divertito e sfrontato 《ti ringrazio, ma non sono interessato》, con un po' di delusione nel viso, ritenta, 《tu tienilo, poi chissà...》conclude alzando le spalle.

《Hei ragazzi, guardate chi c'è là》curioso mi rivolgo nella stessa direzione degli altri, e quel sorriso, tanto finto e inutile cessa di vivere, si ritrae, diventanto affilato e vuoto.

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