Non sono brava a nascondere le emozioni, io le devo proprio far esplodere.
Mi libera.
Bisogna soffrire, è umano, necessario. Serve a varcare la porta successiva. Bisogna accettarlo e non cercare la scorciatoia più semplice, quella più facile. Piango sfinita quando conservo troppe sensazioni. Parte la miccia, la goccia del vaso o come vogliamo chiamarla e... boom.Boom.
Le accolgo silenziose al mio fianco, medito e trovo la soluzione.
Posteggio davanti l'entrata del piccolo supermercato del paese e finisco di fumare la sigaretta guardando al di là del parabrezza. Siamo sempre alla ricerca di qualcosa, di occasioni sulla quale appenderci, di logico e irrisolto. Dopo tutto è così che deve andare, dobbiamo avanzare con la consapevolezza che non possiamo tirarci indietro. Il dolore rimane, le delusioni pure e solo il tempo è nostro alleato, solo lui riesce ad affievolirle, ci sono ma meno acute e pungenti.
Impari a tendere la mano a te stesso
Saluto la proprietaria e mi addentro nella corsia dei pannolini. Prendo una confezione di zucchero che mi ha commissionato mia madre e spunto dalla lista la schiuma da barba per Gennaro.
La stringo nella mano e sorrido di me, scrollo la testa ampliando le labbra per poi schiuderle e lasciare uscire un sospiro. Poteva cascare il mondo ma al mattino appena sveglio si metteva in bella mostra davanti lo specchio del bagno con i faretti ad illuminargli il petto nudo. Sentivo sbattere la lametta sulla ceramica del lavandino e lo scrosciare discontinuo dell'acqua. Lo raggiungevo silenziosa, un buongiorno stampato sulla schiena per poi sedermi sul wc e guardarlo. Ci fissavamo allo specchio. E cristo, quel silenzio era pieno.
Tutte quelle fottute parole che mi avevano detto non erano minimamente paragonabili a quel silenzio straordinario.
Bastava
A colmare.
A capire.
A promettere.Quando ami dai un valore diverso alle minime cose, anche a quelle più comuni.
Mi metto in fila alla cassa e ascolto la conversazione della donna che sta pagando. Estrae il portafogli con una tristezza in viso devastante, le labbra le ricadono verso il basso, così fanno gli occhi e le rughe del viso.
《Come stai Teresa?》《mia cara andiamo avanti》alza le spalle rassegnata《si va avanti per i figli ma in realtà muori un po' anche tu》《ma poi così da un momento all'altro》continua l'altra 《è proprio quello che non mi da pace, non avere avuto il tempo di dirgli nulla, niente》, in tutto questo non ha alzato gli occhi nemmeno per un attimo, mentre io la fisso curiosa. Ha paura di crollare da un momento all'altro e si limita a girovagare con lo sguardo ovunque fuorchè nell' interlocutrice, in attesa del resto.
La saluta con sorriso di circostanza, afferra le pesanti buste e si avvia per poi sparire dietro le porte scorrevoli.
《Che cosa le è successo?》domando quando arriva il mio turno 《ah, povera donna. Le è mancato il marito alcuni mesi fa...》confessa dispiaciuta 《... mentre dormiva. Mi disse che la sera prima avevano avuto un battibecco, si erano addormentati senza rivolgersi la parola e poi al mattino lui non si è più svegliato, colto da un malore improvviso》ascolto attentamente le sue parole cogliendone il dolore anche se in terza persona 《sono dodici euro Nina》mi ridesta cortese《ecco》le porgo il denaro e dopo i soliti convenevoli mi affretto a raggiungere l'auto ancora turbata dalla storia di quella donna.
Per alcuni chilometri sullo sfondo della musica alla radio ragiono su quanto, alle volte, sia misera e deludente la vita. Giocherello con l'anello al dito picchiettandolo sulle labbra.
Ne vale la pena?
L'orgoglio, la rabbia, il disinteresse o il rancore quanto vantaggio portano alla nostra esistenza? Nessuno.Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall'alto, non avere macigni nel cuore.
Io un macigno bello grosso nel cuore ce l'ho.
Di compleanni ne abbiamo festeggiati pochi insieme. Sono stati più gli anni in sua assenza che quelli in sua presenza ma questi ultimi sono stati in grado di riempire l'irrimedibile vuoto che è riuscito a lasciarmi.Accosto bruscamente sul terreno crudo stridendo le ruote e inalzando una generosa quantità di polvere, inchiodo, mi guardo intorno.
Batto forte le mani sul volante imprecando rabbiosa e delusa, le accolgo e le sputo. Poi, lentamente, riprendo respiro, mi calmo, svuotata e pacata, il petto spasmodico si appoggia sul sedile
In mezzo alle campagne e al sole di primavera
... non avere macigni nel cuore.
Fisso il telefono al mio fianco scivolato giù insieme agli oggetti riversati dalla borsa, vicino al calzino di Noa, alla piccola boccetta di profumo, alle chiavi di casa.
... nel cuore.
Mi piego a raccoglierlo vicino alla bottiglietta di acqua. Digito frenetica il numero a memoria per poi portarlo all'orecchio, mi tremano le mani sudate
Suona.
Non ha cambiato numero, io sì.《Pronto》rimango in silenzio, una voce, un timbro, un essere che ha un potere stravolgente.
Mesi di mutismo.
In assenza.
Senza.《Pronto》continua quasi bisbigliando
Sentirà il cuore esplodermi in gola?
《Nina?》a quella parola, scossa e felice più di quanto riesca ad accettare, mi drizzo sulla seduta ed ispiro profondamente con gli occhi lucidi. Faccio per aprire bocca nello stesso momento in cui lo sta facendo lui ma improvvisamente non sento più nulla.
Lo schermo è spento.
La batteria esaurita
《Cazzo, cazzo, cazzo》
Lo lancio al mio fianco amareggiata.
Asciugo i palmi sulle cosce, mordicchiando le pellicine delle labbra.Fumo un'altra sigaretta.
Alzo la musica.
Sollevo le gambe al petto.
Lo smalto rosso sbeccato sulle unghieTolgo il bagnato dalle guance riflettendomi sullo specchietto retrovisore, il mascara con scie discontinue lungo la pelle e il rossore degli occhi che accentua le iridi
Le acque della costiera vicino al mio paese, intorno a metà mattina nei primi giorni di luglio hanno lo stesso colore dei tuoi occhi.
Io e mio padre prendavamo la barca e andavamo a largo solo per ammirare la nostra terra con lo stesso entusiamo di chi ci arriva per la prima volta "che meravigghia"Una volta pressochè ricomposta, giro le chiavi avviando il motore e riprendo la strada di ritorno.
Davanti casa di mia madre percorro il vialetto aumentando il passo per raggiungere il prima possibile il caricatore del cellulare.
《mamma, sono tornata》annuncio, mi guardo intorno ma il silenzio ne fa da padrona 《mamma》 continuo perlustrando il piano superiore 《mammaaa》alzo la voce richiudendomi la porta del bagno alle spalle. Scendo di sotto con un po' di fiatone misto ad ansiaÈ strano che non mi abbia avvertita che sarebbe uscita. Ad un tratto un impercettibile mormorio mi fa rizzare le orecchie e girare di scatto proseguendo a lunghe falcate verso la porta che da sul giardino 《mamma》è l'ultima flebile parola che riesco a dire prima di perdere l'uso delle corde vocali e lasciare la bocca spalancarsi per ciò che vedo
《SORPRESA》urlano appena mi paleso davanti i loro occhi
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Nina
Romance• 𝗖𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗮 • Nina e Leonardo rientrano in città. Sono trascorsi molti anni dall'ultima volta che si sono visti e nessuno dei due sa che fine abbia fatto l'altro. Della loro relazione ne è rimasto un bellissimo ricordo invidiato da tutti ma o...