Leonardo14

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Uno straccio accantonato o risucchiato in una centrifuga.
Così debole e ubriaco da non comprendere nemmeno dove mi trovo

Barcollo, arrancando con le mani al muro. Percepisco solo le goccioline dei capelli che si radunano sulla fronte.

Attutito. Passato e presente.
Vista annebbiata e distolta
Rido e piango
Invoco e lagno

Chissà se ho preso il portafoglio dal bancone

Ricordo fino a sei bicchieri di whiskey, poi non so di quanto ho proseguito

Ho un mix di sensazioni. Mi bruciano le ferite sulle mani, ma è quasi piacevole come dolore è quello dentro che non riesco a far cessare. Voglio dimenticare e nemmeno con taniche di alcool riesco. Forse il coma etilico.
Inciampo sui miei stessi passi e rimango seduto sull'asfalto poche macchine percorrono il selciato. Forse immagino i colori del semaforo che si alternano. Intono un pezzo famoso, ma ne viene fuori uno stridulo suono prodotto da corde vocali impregnate.

《Leonardo》sento, sollevo di poco il capo e annuso i vestiti di chi si è chinato al mio fianco per aiutarmi a mettermi su 《Nina?》《magari amico mio》ridacchia 《ma che cazzo ti sei bevuto?》lascio scivolare tra la lingua una risata di arresa 《sei il mio angelo custode Mattia》biascico stridendo le lettere fra i denti 《spiegami perché ti sei ridotto così》《non so più cosa cazzo fare》lagno sulla sua spalla 《doveva andare tutto liscio mentre adesso... Nina mi manca come l'aria e potrei perdere nonno e.. 》inizio a piangere singhiozzando rumorosamente. Mattia sospira, stretto al mio fianco con il mio peso addosso, io mi limito a spostare un piede dietro l'altro 《ti porto a casa》. Camminiamo lentamente fino a quando mi lancio a peso morto sul materasso sfatto. Piango come non ho mai fatto in vita mia. Mattia mi guarda poggiato alla porta della camera con le braccia conserte 《cazzo non guardarmi così》mi scaglio contro 《sembro l'unico colpevole》《lo sei Leonardo. Stai facendo tutto tu Cristo, ma sai che c'è? Io mi tolgo da tutta sta storia》alza le mani in segno di arresa 《cosa?》mi tiro su con il busto. Lo stomaco si contrae immediato lasciando risalire i liquidi.

Non li trattengo.
Vomito persino l'anima.

La nausea è troppo forte.
Mi catapulto in bagno, infilando la testa dentro il lavandino. L'acqua gelida mi libera da quel senso di stordimento

《Tieni. Bevi un po' d'acqua》scolo dal bicchiere e aspetto un paio di minuti prima che la lucidità mi accompagni nuovamente 《Vieni. Sdraiati sul divano》

Provo a chiudere gli occhi ma la testa continua a vorticare veloce, spalanco gli occhi fissando il soffitto mentre sento il mio amico trafficare in cucina e lavare il pavimento 《ho paura》urlo dalla stanza, poco dopo si materializza a pochi centimentri dal mio corpo 《non sono uno psicologo ma posso assicurarti che in tutta questa merda ti ci sei ficcato da solo, paura di cosa poi?》《di restare solo. Ad un tratto la solitudine mi fa tremendamente paura》《ricorda che puoi scegliere Leo, sei il solo che lo può fare》《davvero dicevi prima?》《se è l'unica cosa che posso fare per farti cambiare idea allora sì Leo, io mollo tutto e te la vedi tu》

《Verresti con me all'ospedale?》《vatti a fare una doccia, ti passo a prendere tra mezz'ora. Di là ho sistemato tutto lo schifo che hai combinato. Non bere così tanto se non sei capace a reggerlo》

Che stronzo

Apro il soffione della doccia ed il primo getto d'acqua è mischiato alla ruggine. La faccio scorrere prima di immergermi sotto l'acqua corrente. Trattengo il respiro mentre scivola dal capo trasportando con se i sudori della sbornia, lavandoli via, fin dentro lo scarico, con un mulinello circolare. Mi insapono completamente. Risciacquo. Grondante d'acqua mi asciugo frettoloso, indosso i primi vestiti puliti accatastati sulla poltrona della camera e mi sistemo il lungo ciuffo davanti lo specchio del bagno.

Prendo il portafoglio sistemandolo nella tasca posteriore dei pantaloni

Scrivo un messaggio alla mia fidanzata avvertendola che passerò per cena a casa dei suoi. Mi risponde subito con un ok e tanti inutili cuoricini. Io carnefice, lei prenda. Senza carattere, movenze e personalità. Illusa.

Mattia mi sta aspettando seduto in sella. Mi tende il casco e, una volta salito, parte sulla Kawasaki.

Attratto da tutte le strutture che ci costeggiano, incantato nell'osservare una piccola bambina nelle braccia della madre che si sporge a stringerla forte. Avrà non più di tre anni, e quella scena così semplice e tenera ha il potere di creparmi e di farmi contrarre dentro.

Rido di tanto in tanto, tant'è che persino il mio amico mi osserva di sbiego da sopra la spalla.

Il mio stato d'animo fa a gara.

Un piede nel fosso.

L'impulso di viaggiare per ore alla ricerca dell'unica. La sola.

L'ultimo semaforo.
Rosso.
Un piede al suolo.

Distendo, retta, la colonna vertebrale, scrocchiando il collo da una parte all'altra.

Viene su ad un tratto il battito

Così, mi basta guardare davanti a me, per caso, per noia, ma lì, a poca distanza. Io fermo, lei cammina. Svelta. Pochi attimi. Pochi flash. Occhiali che cancellano il suoi occhi, ma non la sua bocca.

Sale ancora un po', il cuore si arrende in gola, i battiti sono eruzioni fortissime sin al cervello.

Sto male. Di merda.

《Quella è Nina?》risulta una domanda, in realtà nessuno meglio di lui lo sa. Il mio inconscio non sbaglia mai
《Quanto cazzo ci mette sto semaforo》fremo come un dannato.
《Stalle dietro Matti》, non si smuove di una piega

Verde
Ansia
Vicina

Rotto come cristallo

《Mattia, stalle dietro cazzo》ho un nodo al petto. Non so dove mettere le mani, vorrei scendere e correre o farlo scendere e accellerare.

Ma lui non mi sente. Non mi da retta. Non da gas

《Mattia vai cazzo》urlo alle sue spalle. Incazzato. Perplesso. Illuso. Illuso che non mi stia impedendo di vederla, quella nel taxi. Ne sono sicuro. Continuo a gridare ma consapevolmente rallenta spesso
Gli colpisco ripetutamente la schiena, ma l'auto bianca a mano a mano si fa più piccola ed io, io non ti vedo più Nina. E cazzo, cazzo cazzo.

Digrigno i denti. Li serro. Stringo i pugni. La sento pompare la vena alla testa. Pompa rabbia e delirio.

L'ho persa. Di nuovo.

Ad un soffio dal suo respiro.
Torna indietro, sollevando le spalle per il dispiacere, il fottuto bastardo.

Atterro con i piedi, ma ancor prima gli inveisco contro

《Perchè?》gli grido in faccia adirato 《perché? che cazzo l'hai fatto?》 mi contorgo le dita tra loro. Slitto da una parte all'altra. Scatta nella mia direzione afferrandomi la spalla, grigio in viso 《che cosa vuoi ancora da lei stronzo?》

Cosa?

Stupito mi sgancio dal suo corpo come se avessi assorbito una scossa elettrica

🙈

Nina Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora