Nina30

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L'umore altalenante mi accompagna da diversi giorni ormai. Dal basso, disperazione, apatia, per poi salire sù repentino, allegria, entusiasmo. Afferro la piccola spilla dal cofanetto e la sistemo sul taschino dell'abito smanicato. In questo momento sono in fibrillazione a dire il vero. Sento la rigidità delle ossa rendermi tesa; dopo tanto tempo finalmente oggi usciamo, quì, in una nuova città per noi. Finisco di attorcigliare i capelli tra di loro e passo un filo di trucco sul viso. Noa e Mattia mi attendono sull'uscio della porta e prima di raggiungerli sistemo i sandali e afferro la borsetta "non hai un cappello Nina?'' ci penso un po', credo di averne portato uno con la tesa abbastanza ampia

Chi ci vede non può che pensare che siamo una famiglia, per i più attenti due turisti, con il nostro primogenito attento ad osservare dal passeggino.

Il fresco venticello estivo è un toccasana e il più delle volte scondinzola tra il tessuto che mi copre le gambe. Mi sento bene oggi ma l'ansia indispettita attende proprio dietro le mie spalle ''prendiamo un gelato?'' gli sorriso riconoscente e annuisco convinta. Sicuro di sè gira l'angolo in prossimità di un piccolo bar con i gusti esposti un vetrina e, in perfetto spagnolo, ordina alla donna dietro il bancone due coni gelato ''crema e cioccolato, così lo faccio assaggiare a Noa'' spiego ovvia; la donna che attende il denaro non fa che fissarmi con un sorriso tenero, per poi dire in italiano ''complimenti, ha davvero una bellissima famiglia'', Mattia saetta la testa nella mia direzione e prima che si lasci prendere dall'imbarazzo la ringrazio sorridendole amorevolmente.

Riprendiamo a camminare in perfetto silenzio e non posso che pensare a quanto le nostre vite appaiano completamente diverse agli occhi degli altri. Se avessi detto la verità, la mia storia, quella donna molto probabilmente non mi avrebbe creduto o inorridita si sarebbe ritirata nella sua indifferenza o magari avrebbe sorriso senza che le mie parole riuscissero a smuovere la sua idea. Ognuno di noi ha una storia, un vissuto, o vive un momento della sua vita difficile, nascondiamo tutti qualcosa al mondo e ce ne curiamo di non far trapelare nulla. Ci nascondiamo dagli altri o peggio, da noi stessi.

''A che pensi?'' ''a quanto è distolta a volte l' immagine di noi stessi'' ''ti ha dato fastidio?'' ''e perchè mai? Avrei pensato anche io la stessa cosa'' "sei una delle persone più semplici e sensibili che io abbia mai conosciuto. Da quando ormai viviamo assieme, comprendo ciò che ha fatto innamorare Leonardo'' lecco via le gocce di gelato che colano sin sopra le dita per poi attendere che continui ''sei davvero pura Nina, sì è il termine corretto, pura" ''grazie, così mi fai arrossire però" "non fraintendere le mie parole, ti parlo da amico o fratello, ma se solo lo volessi credo che non ci metterei molto a prendermi di te" "anche tu hai tantissimi pregi Mattia solo che sei sempre stato impegnato a sminuirti e quindi non li hai mai visti. La vita è stata dura con entrambi ma una cosa non ci ha portato via, la voglia di credere sempre in qualcosa di meglio'' ''già'' dice solo e subito dopo un sorriso speranzoso cancella la cicatrice che gli segna la guancia.

''Siamo arrivati'' arresta il cammino dinnanzi una grande porta vetrata; mi sorreggo il cappello e sollevo il capo fino a su, dove una targa in rilievo identifica il museo. Noa nel frattempo ci fissa imbambolato e in me un moto di tristezza si fa largo modificando la mia euforia in un senso di angoscia e nostalgia. Ci saremmo dovuti vedere qua, in questo posto io e Leo. Mi raccontò di quel quadro e di quanto ogni volta che lo ammirava gli ricordava me. Forse ci sarebbe stato anche Mattia con noi; mano nella mano avremmo varcato la soglia, mi avrebbe trascinata fino a lei e mi avrebbe detto vedi, che ti dicevo? È bellissima, e lì, mentre lui la illustrava trasognante, mi sarei incantata a guardare i suoi occhi e il suo profilo, avrei visto in quel momento come Leonardo mi adorava; come vedeva me in quella tela e avrei realizzato che lui, in quel momento, era l'opera che più di tutte mi lasciava senza fiato.

Mattia mi pizzica affettuosamente il naso, sa quello che provo, sa quello che sento, ma mi faccio coraggio, spazzo via il malumore e con me sotto braccio mi lascio trasportare nell'unico posto dove vorrei essere in questo momento.

Prendo Noa e lo stringo a me per consolare le proteste e alleviare le lacrime poi, in silenzio, ci facciamo largo tra la gente; ogni quadro è tesoro, ogni soggetto richiama la nostra attenzione, quel lieve mormorio che nel contesto aiuta la mia sensibilità

Non sei sola e non puoi scoppiare a piangere

"Scendo a prendere una bottoglietta d'acqua" mi avvisa Mattia all'orecchio "ok" bisbiglio continuo lungo il corridoio, e nella mia solitudine mi lascio ad un lungo respiro liberatorio quando appare di fronte a me lei. La bolla ci prende con sè per librarmi in una realtà lontana da questa. Immagino il suono di una musica leggera che richiama la pace del dipinto, immagino l'odore che lascia la pioggia quando l'autunno si diverte a far vibrare le foglie ingiallite dal freddo, immagino il rumore dei suoi capelli al vento e il tramonto che saluta amorevolmente la sera.

Perfetta penso, ma con la sua voce bassa e morbida, di quelle che ti solleticano la pelle e penetrano nel cuore, la voce di un cantastorie con capacità oniriche perfette. E da quella bolla lontana che sento il piccolo al mio fianco ridere e dimenare le mani, scrupolosa mi giro nel vedere il sorriso divertito di Noa e le manine prese ad acciuffare qualcosa "a chi stai salutando amore?" gli domando nel contempo che la testa giri dietro le mie spalle ma nessuno si identifica, tutti presi a fissare le opere, solo un uomo, oltre la massa di gente si allontana velocemente oltre loro e oltre la sala

"Che hai?" interviene poco dopo Mattia "nulla, solo che..." "che?" "no niente" scuoto il capo e riprendo da dove avevo lasciato
"Sì è vero, ti somiglia molto" "dici?" "mmh mmh" "sai che facciamo? Ci andiamo a mangiare una bella pizza" "sarebbe bellissimo" "dai andiamo allora" saluto un'ultima volta la donna prima di lasciarla dietro di noi

"... per lei signora?" "una capricciosa e da bere...una birra bionda, grazie" il cameriere ritira i menù e si conceda ringraziandoci "che te ne pare di Madrid?" "sembra bellissima e non vedo l'ora di poterla visitare da cima a fondo" mi ripulisco con il dorso della mano le labbra dalla schiuma "ho notato che non sei più la precisina di una volta, soprattutto dopo la rottura con Leo?" "quale di preciso?" rispondo ironicamente "mi sono riscoperta comunque" addento una fitta della prelibatezza che mi si presenta davanti gli occhi e li chiudo non appena i sapori esplodono in bocca "mamma mia che buona" "sembra di essere a casa" constata Mattia "comunque ho tagliato fuori quello che non mi apparteneva davvero" "e si vede cristo era stressante" "ma che dici?" "estenuante oserei dire, cento volte i capelli, cento volte a sistemarti il cappotto, cento volte a lavarti le mani'' sbuffa ''ahahahahaha che stronzo'' ''cosa?" mi guarda serio" "oddio scusa io..." provo a giustificarmi in completo imbarazzo mentre lui ride sonoramente, lo osservo attonita mentre il suono della sua risata rieccheggia in tutta la pizzeria e cattura l'attenzione di tutti "la tua faccia" continua indicandomi e rovesciando la testa all'indietro ''doppiamente stronzo'' affermo sollevata e mi unisco alla sua allegria

Dopo due ore e la pancia piena Mattia ordina il terzo giro di amari che buttiamo giù in solo sorso ''meno male che non allatto più se no...'' gli spasmi delle risa non sembrano cessare e ogni battuta pare essere la più divertente di sempre ''siamo brilli'' ''pensa per te io sono ancora lucida'' faccio per alzarmi ma la testa gira velocemente e cado pesantemente sulla sedia ''sì certo, forza tirati sù'', paga il conto e salutiamo calorosamente il proprietario.

Una volta in strada ci sorreggiamo a vicenda e il passeggino trascina i nostri corpi ''ritorneraiiii lo so ritorneraiiii'' intono a bassa voce ''...e quando tu, sarai con me'' continua Mattia con una brillante scenografia e in un attimo ci facciamo prendere dalla canzone, le nostre braccia si poggiano sulle spalle dell'altro e senza curarci di nulla urliamo alla luna con tutto l'ossigeno che abbiamo dentro *''Ritroverai
Tutte le cose che
Tu non volevi
Vedere intorno a te
E scoprirai
Che nulla è cambiato
Che sono restato
L'illuso di sempre
E riderai
Quel giorno riderai

Per fortuna Noa ha il sonno profondo penso a pochi metri da casa

Ti senti sola
Con la tua libertà
Ed è per questo
Che tu
Ritornerai
Ritornerai
Ritornerai
Ritornerai"

E quando le parole sono finite e realizzo il loro significato inizio un pianto liberatorio trasformando il viso in pura flagellazione da alcool; trascino il mio corpo riversando copiose lacrime e il braccio di Mattia che mi tiene stretta al suo fianco

Ricordo ben poco di cosa sia successo dopo, il profumo delle mie lenzuola, un bacio tra i capelli e un acuto dolore alla testa

''Notte Nina''

Mi scuso se troverete errori/orrori ortografici ma ho cambiato telefono e sono un po' impedita😁

A presto.
F.

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