Avevo quel fardello in testa da giorni. Volevo urlare a quella consapevolezza che mi era stata negata da un momento all'altro. Volevo prendere tutto ciò che avevo sotto tiro e scaraventarlo al muro. Volevo calpestare i cocci dei vetri sotto i piedi e sarei stata certa di non provare nessun tipo di dolore. Volevo prendermi a schiaffi. Ripassare le mani sopra i solchi della sua per cancellare quel segno ricamato. Volevo correre sull'asfalto e digrignare tutto ciò che mi passava per la testa. Andare davanti le facce di chi conoscevo e sparare proiettili di verità. Dire tutto. Scoprirmi. Liberarmi. Avrei voluto ululare lacrime e sconfitta. Avrei voluto sparire. Poi rinascere. Lontana. A migliaia di chilometri da questa città. Non sarei dovuta tornare. Ma credo nel destito, credo che le cose vadano in un certo verso per un motivo logico, e da quelle sconfitte mi sarei dovuto rialzare, assorbire e cogliere ciò che inevitabilmente mi avrebbe insegnato.
Passerà era ciò che mi ripetevo da giorni ormai. Di tutto ciò che avrei voluto fare, mi sono limitata a barricarmi in queste quattro mura. A studiare le mosse giuste da fare, a soffrire per poi provare a tirarmi su.
Ho trascorso giorni a convincermi che la vita doveva finire. A credere che stava per finire.
Che non ero forte abbastanza, che ero piccola ed indifesa. Che nessuno mi avrebbe più capita e che, peggio di tutto, non avrei mai più amato.
Ho pensato di aver sbagliato tutto. Che troppo presa a volermi difendere dal mondo ho annullato la possibilità che sarebbe stata proprio la stessa persona per la quale vendicavo amore eterno a procurarmi il dolore più disumano mai provato.
E avrei continuato a farlo. Avrei comunque amato Leonardo a vita. Non mi volevo nemmeno opporre, era il decorso giusto. Ma avrei amato più me stessa. Dovevo, me lo dovevo. Per ciò che ero diventata. Per i miei genitori. Perchè anche se Leo era l'oscurità che si proiettava al suolo in ogni mio passo, io sono un individuo singolo e distinto e forse, era giunta l'ora di deporre le armi e lasciare che le nostre vite prendessero le proprie strade.
Mi scuserò per non aver lottato abbastanza, per non aver cercato nei suoi silenzi. Per non aver ascoltato i suoi occhi, ma non mi ha permesso di farlo. Ha preferito rinnegarmi. Dare per poi togliere. I suoi silenzi si sono rafforzati ed i suoi occhi si sono persi.
Ho sistemato il borsone nel portabagaglio del taxi, e, senza guardare minimamente sopra la mia testa, mi sono accomodata nel sedile in pelle, indicando il luogo di arrivo.
Ilaria è stata disponibile finchè ha potuto. Ma è iniziata la sessione degli esami, pertanto ho chiuso la libreria per un periodo indefinito.
Ho bisogno di me adesso. Più che mai.
《Buongiorno. Ho prenotato una camera》
《Buongiorno》mi accoglie la donna in reception. Ha i capelli dorati raccolti in una di quelle acconciature anni cinquanta e uno strato leggero di rossetto rosa sulle labbra sottili. Gli occhi poco truccati e quel generoso nasino al centro del viso. È dolce. Semplice. Mi ero isolata dal mondo da non notare nemmeno tutto il resto.Scivola con la sedia sotto la scrivania e ticchetta sulla tastiera il mio cognome
《Camera singola, al primo piano con balcone vista mare, come da lei richiesto》riepiloga
Annuisco porgendole il documento
《L'ascensore è infondo al corridoio. Una volta giunta al primo piano vada a sinistra. Ecco a lei la chiave》
《Grazie mille. Ah, per la colazione preferirei il servizio in camera》
《Perfetto. Una buona permanenza》
Apro le veneziane e spalanco la finestra respirando lentamente l'odore del mare in inverno.
È meraviglioso. Malinconico e meraviglioso.
STAI LEGGENDO
Nina
Romance• 𝗖𝗼𝗺𝗽𝗹𝗲𝘁𝗮 • Nina e Leonardo rientrano in città. Sono trascorsi molti anni dall'ultima volta che si sono visti e nessuno dei due sa che fine abbia fatto l'altro. Della loro relazione ne è rimasto un bellissimo ricordo invidiato da tutti ma o...