Nina8

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Sposta il suo corpo dal mio.
Mi scruta il viso. Arriccia la fronte

《Sono una cogliona. Una grandissima cogliona. Che nel giro di poche ore ha distrutto ciò che di più bello la vita mi ha donato. L'ho sempre saputo, ma ieri, ne ho avuto la certezza. Bisogna perdersi per ritrovarsi no?》
Mi risiedo nella postazione di prima, inerme, a puntare l'orizzonte che ho di fronte

Mi segue silenziosa, forse non sa cosa dire. Forse mi giudica ma non osa parlare.

《Con Gaspard?》, annuisco debolmente, senza essere in grado di mostrare emozioni.

《Sai come la penso...》annuncia subito dopo,《Ho sbagliato. Non so nemmeno come sia potuto accadere》, lascio la testa a penzoloni sorretta, per paura che precipiti per la pesantezza, da mani gelide

《Prova a guardare avanti Nina, dimentica il passato》mi consola accarezzandomi su e giù la schiena piegata
《Ma non voglio dimenticarlo》risoluta mi rialzo bruscamente, stringendomi le braccia intorno al corpo

《Vuoi dirglielo?》
《È proprio questo il punto. Non so cosa fare. Far tacere per sempre questo senso di colpa o liberarlo con tutte le sue conseguenze》

E rieccoli.

Proprio lì.

Ah l'angoscia.

L'insofferenza.

Aperta, esposta. Dilaniata.

《Prenditi il tuo tempo, io sono qui》

《Grazie Bea. Che amica di merda che sono...》 continuo 《... tu come stai? Mi sono lasciata trascinare dal casino della mia vita e...》 mi riscuoto oscillando poco la testa, mi tende la mano invitandomi a sedermi al suo fianco 《sempre la stessa Nina, mi sento con qualcuno ma nulla di serio. Mia madre la solita strafottente, mio padre quando si ricorda di noi torna》solleva le spalle incastrando un sorriso acre sul viso spigoloso e sofisticato, immutabile invece l'assenza di luce ed emozioni dagli occhi. Sempre malinconica e disinteressata.
《Scappo da loro adesso, scusami, ma non ho voglia di sentirli》

《Tranquilla, passerà》forzo un sorriso finto e afferro la borsa prima di salutarla.

《Ti chiamo più tardi. Ciao tesoro》

《D'accordo. Ciao》, le volto le spalle incamminadomi verso casa

Davanti il portone del mio palazzo scorgo la sagoma di Leonardo appoggiato con la schiena al muro. Sta fumando. Io mi immobilizzo.

Aspetto che il coraggio arrivi o che il terrore mi faccia scappare via.

Ma sono una donna ormai, e per tutto l'amore che provo nei suoi confronti, non merita di vivere questa situazione che lo vede sicuramente come vittima

Quanto gioca la vita con noi. Ho amato e odiato quell'uomo in entrambi i casi ai massimi livelli, senza limiti, esponenzialmente.

Lo fisso e lo amo come si potrebbe amare, non so, qualcosa di inspiegabile a parole. Come l'ultimo giorno di vita che ti rimane. Come un qualcosa di tanto importante e prezioso che vorresti rinchiuderlo dentro una teca ermetica. Disposto a regalare anni della tua vita per lui. Come la libertà, il cibo, l'acqua, il sole, la notte, i sorrisi

Amare.
Amore.

Paurosamente forte.

Mi avvicino, ancora non mi ha vista, schiacchia sullo schermo del cellulare e mi sente, forse i passi, l'odore, la presenza. Mi vede, il sollievo di primo acchitto sulla sua espressione.

Sono viva. Tutta intera.

Poi la rabbia, scatta la mascella, la paura di perdermi si tramuta in collera.
Ma io corro, gli corro incontro, non rallento, ma aumento la velocità, non gli lascio il tempo, gli tolgo la possibilità di dire qualcosa, adesso, dopo forse, ma adesso stringimi.
Barcolliamo stretti nei corpi, blocco salda il suo viso tra le mani, e mi immergo nei suoi occhi prima di sprofondare nel gusto della sua anima

Nina Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora