Nina4

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Paure
Ansie
Bordello
Caos
Insicurezze
Angosce
Scrivo riversando tutto ciò che mi passa nella testa, in una vecchia agenda.
Ho chiamato un taxi venti minuti fa, e una volta divenuta passeggera ho chiesto all'uomo di attraversare i principali corsi senza una meta, mi ha guardata un po' stranito dallo specchietto retrovisore, e mi sono giustificata con una scusa plausibile, "non sono di Torino e vorrei dare un occhiata alla città", concludendo con un sorriso tirato, e senza proferire parole si è immerso nel traffico.

Mi vergogno terribilmente. Vorrei nascondermi da me stessa, da chi mi conosce, dai miei genitori, dai giudizi e costrizioni.

Provo quella costante sensazione di non riuscire a liberarmi come vorrei. Castigata e sorretta da finta spensieratezza.

Anni di abitudini, di ordine, di catalogazione. Mai fuori dalle righe, mai un pelo fuori posto, mai più Nina la ribelle, mai più io.
Costretta a rifugiarmi tra i libri per vivere una vita diversa, non la mia, spoglia e avida.

《Signorina, sto girando da un'ora》, il sessantenne con la coda e il gilet sterza bruscamente sul lato della strada ed attende qualche mia giustificazione.
《Ha ragione》osservo fuori dai finestrini alla ricerca di qualunque figura che mi ritorni alla memoria 《mi lasci pure qua》

Il cappotto di qualche taglia più grande mi avvolge come un manto, nascondendo le crude carni martoriate dai sensi di colpa

Il violinista sotto i portici intona pezzi famosi che almeno una volta nella vita tutti abbiamo udito, inclina dolce il capo mentre le mani morbide e leggere accompagnano lo strumento.

Ed io, appoggiata alla colonna con la visiera del cappellino fin sopra gli occhi, mi libero. Abbondanti e unite, spesse e pesanti, tante, troppe sono le lacrime che copiose vengono giù trascinando con se quella vibrante sensazione di assoluta insoddisfazione.

Ora che ci sei, ora che sei quì amore mio, io, io non so che fare.
Al tuo viso si contrappone il mio quando andasti via.
E che io, con lui, mi sento. Sì, mi sento, mi riconosco, sono io, Nina .
Ma non potrebbe essere così semplice, perché sento anche tutte quelle vocine nella mia testa che all'unisono mi scagliano tutte quelle domande, quelle risposte

Non hai sofferto abbastanza?
Ti fidi davvero?
Non c'è stato per te
Per lui hai sofferto troppo
Fallo penare

Quanto ti ho aspettanto Leo.
Al mattino, di ogni giorno, di ogni luogo, di ogni dove, ti aspettavo sotto casa, passeggiavo sotto il portone anche se questo comportava svegliarsi prima al mattino.

Perché, chissà, magari mi trovavi e mi venivi a cercare, mi passavi a prendere o mi aspettavi al freddo, o al sole, o con la nebbia, o come piaceva a noi sotto la pioggia. Aggrappata al tuo ricordo, stretta alle nostre foto, alla tua voce.

E quando ti ho visto sotto casa, il rumore si è interrotto. Il tempo è morto. Il profumo svanito. Solo quelle parole che sussurravamo con gli occhi. Quel piacere impresso nelle nostre ombre, nei nostri sudori.

È là, su quel letto, eravamo ancora, più di anni fa, più degli anni a venire. Eravamo noi, con i racconti, i soffi, i respiri, i suoni, gli abbandoni, gli addii, i buongiorno e gli arrivederci, noi come nati nello stesso corpo e poi staccati selvaggiamente, strappati dalle budella e divisi, e poi rifusi e sigillati e completi. Perfetti. Uniti.

《Ciao Bea》
《Hei, ma che fine hai fatto?》
《Sono in giro, giornata poco produttiva》le spiego riprendendo il cammino e scontrandomi con qualche passante per via del capo chino sul suolo.

《Sicura che vada tutto bene?》
《No, non va un cazzo bene》 soffoco le lacrime nascondendo il viso nel collo alto della giacca 《è per quello stronzo vero? Sei stata con lui?》 ,lascio intendere la risposta tramite il silenzio che arriva affilato 《oh Nina, ma quando capirai che Leonardo porta solo il marcio con se. Ti devo ricordare come sei stata quando è sparito?》,stringo forte gli occhi e la mascella, non ho bisogno delle ramanzine paternali ed è un motivo per il quale mi nascondo dal resto del mondo, non voglio essere giudicata, additata e peggio ancora, sulla bocca di tutti 《lo amo》sospiro, come se potesse cambiare necessariamente gli avvenimenti《cosa? Non ho sentito》《sto andando in libreria, mi raggiungi?》 《Tesoro, oggi sono a cena dai miei, che palle》《va bene, tranquilla》 《Nina, lascia fuori dalla tua vita quell'uomo》

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