Nina28

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Do poca attenzione al cartello che si avvicina mano a mano con la scritta Torino in evidenza. Non è stato di certo un viaggio semplice. Il tempo scandagliato dai nostri respiri seppur a mio avviso si sia completamente fermato. Ogni tanto sentivo la mano di Gennaro toccarmi la spalla e sospirare affranto ma non ho mai avuto la forza di girare il capo dal finestrino. La voce di mia madre in vivavoce ha inrotto nell'abitacolo ponendo molteplici informazioni alla quale ho sempre risposto a monosillabi sì, no, vedremo, ti farò sapere.

Prendo una lunga boccata e butto fuori il fumo, infine la spengo nel portacenere

È destabilizzante chiedersi come sia possibile che questa mattina fossi presa a disinfettarmi un piccolo taglio sul dito che mi ero procurata nel tagliare la frutta a Noa e ora mi ritrovi in macchina con il compagno di mia madre a correre lungo l'autostrada dopo la telefonata di Mattia.

Avevo iniziato a sistemare i borsoni. Sapevo che l'amico di Leonardo fosse a Madrid per staccare un po' la spina. Dovevo raggiungerlo fra dodici giorni, al termine del quale di conseguenza, anche Leo sarebbe arrivato. Voleva sparire senza lasciare sue tracce. Questo mi disse l'ultima volta in albergo. Dimenticare il passato e fuggire lontano. Come se da queste parti lui non fosse mai esistito o divenire un punto interrogativo quando se ne fosse parlato. Avrebbe voluto che infine quel punto interrogativo non esistesse più nella memoria altrui. Che la gente se ne scordasse proprio e che qualora qualcuno lo avesse ricordato non rimanesse che tagliare il discorso, semplicemente, con un'alzata di spalle

Voleva non essere più Leonardo Calò. C'è chi le prova tutte per essere sulla bocca delle gente e Leo no, lui voleva non esserci più

Ma il fato è sempre stato pronto a gettare ostacoli nella mia vita. Così ostile da impedirmi in tutti i modi di riavvicinarmi al lui

Ogni singhiozzo mi ha spaccato
Ogni sua lacrima soffocato
Ogni sua parola assassinato

《Nina Leonardo, Leonardo è morto》

Non so bene cosa mi sia passato per la testa, è difficile da spiegare.
È stato così fulmineo da lasciarmi interdetta. Era quello che voleva far credere mi ero spiegata; dovevamo stare al gioco e per un frangente mi ero sorpresa delle capacità teatrali di Mattia. Ma quel dolore non si può fingere, nemmeno recitare. È così puro che nasce da solo. Ti toglie il respiro.

Svolta l'ultimo angolo Gennaro e prima che proferisca parola, slaccio la cintura di sicurezza, scendo velocemente dal veicolo e mi appendo al citofono. Nessuno chiede, si apre il portone e salgo le scale a due a due.
L'uscio della porta è vuoto e la tensione si tagliava già dalla prima rampa.

Sento solo un sottile brusio di lamenti che si sovrappongono. Di voci maschili e femminili. Di dolore e flagellazione

Nel salotto ci sono tutti.

Sollevano appena il capo ma qualcuno non se ne cura affatto e ritorna a piangere disperatamente

Mattia mi viene incontro, ma io sono così sconvolta da non riuscire a muovere nemmeno un muscolo volontariamente.

Allora è tutto vero?

Accascia il suo corpo sul mio coprendomi completamente e comincia a singhiozzare sulla mia spalla

《Scusami》si ripulisce il viso poco dopo con le mani abbronzate mentre lo guardo imbambolata 《una tragedia Nina, una tragedia》ripete, afferra la mia mano e mi porta nella camera da letto. La nostra. Quella mia e sua, e quando la apre mi inondano i suoni delle nostre voci presi dalle risate, dei nostri ansimi, delle nostre litigate. Il letto è disfatto, come sempre del resto, i cuscini adagiati in modo caotico. Uno ripiegato su se stesso come era solito fare. Gli odori sono ricordi.
Mi appoggio sul bordo del materasso e frenetica porto i capelli dietro le orecchie. Ma sono assente.
Vuota.

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