Nina31

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Intavoliamo una lunga conversazione in un bar con il dehor che da sulla strada. Gaspard ha un non so che di diverso e faccio difficoltà a credere che sia la stessa persona con il quale iniziai una relazione.

non abbiamo affrontato ricordi vaghi del nostro passato e con un tacito assenso abbiamo lasciato tutto alle nostre spalle

è comunque difficile averlo qui insieme a noi, quasi surreale ma sono sicura che con il tempo mi ci abituerò. Guarda Noa seduto tra me e il suo papà e passa lo sguardo su ognuno di noi. Aspetto che mi guardi per sorridergli amichevolmente e grata per non essere caduto nel tranello di Beatrice. Certo, mi è di spiaciuto sapere che sia stato proprio lui a violare la nostra privacy ma nel contempo apprezzo che non abbia messo in moto un circolo spregevole di vendetta "siete bellissimi" afferma convinto "e di fronte a questa bellezza niente e nessuno avrebbe mai potuto dividervi", Leo cerca la mia mano e, dopo averne baciato il dorso, la adagia insieme alla sua sul ventre "vi saremo sempre riconoscenti" dice sicuro l'uomo al mio fianco "in un modo o nell'altro siamo riusciti ad essere qua oggi ed è anche per merito vostro" Io annuisco in silenzio "e voi fate parte della nostra famiglia" concludo, Mattia dall'altro capo ghigna divertito sorseggiando dal calice di birra "tutta questa storia sarebbe perfetta come trama di un film, ma ci pensate?" "hai ragione è così incredibilmente intersecata e pazzesca che sembra inventata" continua Gaspard "come procediamo adesso?" domando completamente seria "direi di fare un passo per volta. intanto ho avvisato i miei e sono già più tranquillo" "davvero Leo?" "sì Gaspard. non so come non gli sia venuto un infarto a sentire la mia voce. convinti che fossi morto" mi stringo nelle spalle "quando potremmo tornare a casa?" i tre uomini si guardano circospetti ed è proprio nel momento del loro silenzio che Noa, per attirare l'attenzione, emette il suono di una parola che rieccheggia dritto fino ai nostri cuori "Pa-pa" Leonardo scatta per primo la testa nella sua direzione. imbambolato. poi fissa me, così, come a chiedermi "davvero l'ha detto?" i miei occhi non mentono e senza dire nulla lo prende in braccio per stampargli tanti piccoli baci sul viso "papà hai detto amore?" e Leo, che poche volte si è commosso, che poche volte ha permesso che le sensazioni si insinuassero sotto la sua pelle, che in rare occasioni ho visto gli occhi tingersi di lacrime è decisamente uno spettacolo per tutti noi presenti. Continua a sorridere mentre lo sistema sul ginocchio che inizia ad oscillare come il dorso di un cavallo in corsa. E me li godo, mi sistemo meglio ed entusiasta ammirro il riscatto della vita.

Più tardi abbiamo fatto una passeggiata solo noi tre. I ragazzi hanno preferito rientrare a casa e mettersi comodi mentre io ho insistito per intrufolarci tra le vie di questa città ancora sconosciuta. Eravamo una famiglia, io lui e Noa, quella che da sempre ammiravo e desideravo. Sereni, a camminare vicini l'uno all'altro; a scambiarci baci, effusioni ogni qualvolta ne avevamo voglia; a raccontarci di noi in futuro, a fantasticare di noi anziani, ma insieme, per la prima volta insieme per davvero; a progettare la voglia di avere tanti bambini in giro per casa; insieme, tra le campagne della sua amata Toscana; insieme, a fare tuffi nel mare della Sicilia e le nonne prendersi cura dei nipotini; insieme, finalmente insieme.

Abbiamo provato a stilare ciò che ci attende in Italia e a dare priorità ad alcuni punti poi ci siamo fermati a guardare all'interno di un negozietto vintage o meglio Leo è entrato mentre io lo aspettavo fuori con il passeggino e a sorgeggiare acqua fresca da una fontanella. Ne era uscito tutto sorridente con un pacchettino stretto in mano "per te" mi ha detto porgendomelo "ti devi fare perdonate qualcosa?" gli ho domandato divertita sollevando un sopracciglio "me l'hai detto tu una volta che i regali sono più belli da ricevere quando non ce nessuna ricorrenza da ricordare" , scartai l'involucro e aprii la scatolina così come si aprii la mia bocca alla vista di quella meraviglia: un paio di orecchini pendenti in ottone con la chiusura a monachella, le pietre di tenui colori autunnali che messi alla luce brillano di riflessi "la signora mi ha detto che sono un pezzo unico, risalgono agli inizi del novecento a cavallo con la prima guerra mondiale" ne prende uno e lo sistema sul lobo destro, poi prosegue con l'altro "ne hanno vista di storia eh" mi tiene il viso tra le mani " e sono perfetti su di te" "grazie amore. grazie" mi fiondo ad osservare il mio riflesso su una vetrina e lego i capelli in modo da metterli in risalto "sono bellissimi"

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