Nina3

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《Wow Nina, è bellissimo. Hai fatto tutto da sola?》
《Sì Babbo, lo sai come sono fatta》
《sì che lo so, ma non pensavo fossi arrivata già a questo punto, potevi chiamarmi. Vieni qui》, braccia confortevoli aperte a semicerchio mi invitano in quello spazio da completare

Papà.
Grande o piccola.
Infantile o matura.
Dolce o schiva.
Affettuosa o apatica.
Puoi essere tutto ma nell'abbraccio di un padre sei solo figlia.

《Sono contento di averti qui》mormora con le labbra schiacciate sulla mia nuca.
E ci stringiamo più forte, senza averne mai abbastanza, perché non saranno mai abbastanza i nostri abbracci

Padre esemplare. Padre amorevole e comprensivo. Silenzioso ma presente. Che ti guarda e capisce. Che Soffre in macchina. Sul divano. Da solo.

Soffre un matrimonio collassato. Soffre lo stesso interrogativo che lo dilania da sempre, soffre i sensi di colpa. Nella continua domanda di essere riuscito negli obbiettivi di padre e marito.

Con il tempo riuscì a riprovare simpatia per una sola donna, Marie, era bella la sua collega, nata in Francia ma stabile da anni a Torino. La vita è stata burbera con loro, Marie è mancata troppo presto per via di un male impossibile da sconfiggere. La vidi un paio di volte, non era una relazione ufficiale ma mio padre la guardava come dovrebbe essere guardata ogni donna dal proprio uomo.
Lasciò una figlia, Arianna se non ricordo male, ma non riuscì mai a conoscerla perchè ero sempre residente all'estero.

《Vorrei portarti a cena fuori questa sera, va bene?》
Sorrido socchiudendo gli occhi, grata per aver avuto senza nessuno sforzo una delle fortune più immense che la vita abbia avuto in serbo per me, l'amore dei miei genitori.

Annuisco ritmicamente strofinando la guancia sul morbido maglioncino impregnato del suo odore, un profumo buono e naturale.

《Ti passo a prendere alle 20. Metti delle scarpe comode che ci facciamo una lunga camminata》

Oh Babbo

Mi sposto contro voglia e lo guardo con un sorriso coinvolgente
《Stai proprio bene con la barba incolta sai, ti da un non so che di cattivo》 ironicamente gli strizzo l'occhio 《davvero?》ribatte insicuro passando le dita sulla mandibola 《davvero Tommy》

All'ora esatta mio padre citofona al campanello di casa. Completamente ristrutturata afferro velocemente la giacca e mi richiudo la porta alle spalle che rumoreggia con un tonfo sino all'atrio silenzioso del palazzo

Sul riflesso dello specchio nell'ascensore sistemo il cerchietto in velluto verde che si intona perfettamente al ramato, e picchietto il rossetto scuro sulle labbra.

《Sei splendida》
《grazie Papà, allora dove mi porti?》

《Ho scoperto un ristorantino inaugurato da poco in piazza Carignano, ti piacerà》spiega convinto

Camminiamo a passo lento lungo i portici caratterizzati da arcate e colonne floreali intagliate nel marmo. Da sempre mi sorrego al suo braccio inforcandolo stretto e chiacchieriamo con una tale tranquillità che mi pare troppo strano essere riuscita a farne a meno in questi anni

Mi auguro di aver scelto un abbigliamento consono.
Ho rispolverato un abito corto con la gonna a palloncino e il colletto alla coreana acquistato in un mercatino vintage alle porte di Parigi, l'ultimo paio di collant ancora integro presente nel cassetto dell'intimo ed infilato un paio di inglesine con il tacco basso e soprattutto comodo.

《Eccoci arrivati》annuncia sfoggiando un sorriso e prestando attenzione alla porta in vetro circondata da piante minuziosamente ordinate.

Da vero cavaliere mi lascia entrare ed immediatamente il cameriere ci informa che in tavolo sarà a nostra disposizione tra un paio di minuti. Mi sbottono il cappotto e mi guardo intorno osservando l'atmosfera calda ed elegante.

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