Alec

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Alec dormì per tutta la notte con i vestiti addosso. Era sicuro di aver sognato Magnus, però non si ricordava cosa facevano nel sogno. Si alzò e sentì uno strano rumore che proveniva dalla tasca dei suoi pantaloni. Vi mise la mano e vi trovò delle banconote.Strano, visto che il giorno prima aveva messo il resto del pranzo nel suo portafoglio.  Contò i soldi ed erano 25 dollari. La stessa cifra con cui aveva pagato il giorno prima il pranzo a Magnus. Alec rimase impietrito. Non si chiese nemmeno come avesse fatto a mettergli i soldi in tasca senza che se ne accorgesse.Stava cercando una qualsiasi scusa per andarlo a trovare e finalmente l'aveva trovata. Non sopportava il fatto che tra loro fosse finita così. Era stata tutta colpa sua e delle sue insicurezze.Si sentiva stanco ma voleva a tutti i costi chiedere scusa a Magnus. Non gli importava che non volesse una relazione con lui, lo voleva nella sua vita e se lo sarebbe fatto bastare. Uscì da casa sua e per l'agitazione non prese neanche la macchina. Corse fino a casa di Magnus sotto il sole cuocente di New York, facendosi quasi investire da tre macchine. Il calore veniva intrappolato in mezzo agli altissimi grattacieli della città, ma Alec quasi non ci fece caso. Non ci fu neanche bisogno di citofonare perchè il portone era aperto. Alec continuò a correre fino ad arrivare all'ultimo piano. Aveva letto sul sito che Magnus accoglieva i suoi clienti nell'ultimo loft di Brooklyn. Arrivato di fronte alla porta citofonò. La porta si aprì, mostrando il volto regale e offeso di Magnus. Alec ne ammirò gli occhi, severi ma allo stesso tempo gentili, la bocca tesa in una riga dritta che non lasciava spazio a fraintendimenti. Era arrabbiato con lui. E parecchio.
"Cosa vuoi Alec?"
Alec non si era reso conto che nel contemplare Magnus aveva trattenuto il fiato. Cosa non utile per chi ha corso 20 kilometri senza freno. Il mondo cominciò a girare e Alec temette di svenire davanti a Magnus. Iniziò a respirare affannosamente appoggiandosi allo stipite della porta. L' espressione di Magnus si fece subito preoccupata.
"Cosa hai Alexander?"
Alec trovò la forza di sorridere. Finchè Magnus lo chiamava ancora Alexander andava tutto bene. Lo trascinò di peso dentro casa sua e lo poggiò delicatamente sul divano. Si allontanò da lui dirigendosi in un' altra stanza ma Alec non voleva che si allontanasse, era venuto lì per dirgli che poteva stargli vicino quanto voleva. Provò a sollevarsi ma Magnus, svelto ,lo spinse sul divano. Aveva un panno bagnato in una mano e un contenitore del ghiaccio nell'altra. Mise il contenuto dentro il panno e lo mise in testa ad Alec. Il fresco gli procurava una sensazione piacevole.
"Hai preso un'insolazione. Dimmi che non se stato così stupido da venire qui a piedi da casa tua con questo caldo."
Alec fece una smorfia. Aveva un mal di testa allucinante che gli faceva rimbombare il cranio.
"Sono stato così stupido da venire qui correndo da casa mia con questo caldo. Sappi che è per un buon motivo "
Magnus alzò gli occhi al cielo.
"Il tuo motivo aspetterà. Non so come tu faccia a formulare frasi sensate però è meglio che tu non ti sforza troppo, altrimenti peggiori"
Alec non aveva intenzione nè di fare nè di dire niente. Si stava concentrando sullo sguardo preoccupato di Magnus. Il suo odore gli inebriava le narici e avrebbe voluto il suo  viso più vicino per scoprire nuove sfumature del suo profumo. I tocchi accidentali che gli stava dando bagnandogli la fronte gli davano delle piccole scosse.Anche se stava per svenire si sentiva benissimo.
"Ancora non prendi colore. Vado a prendere un po' di acqua per bagnarti la faccia. Torno subito"
Disse Magnus alzandosi. Alec riuscì a malapena a trovare la forza per parlare.
"Ok. Ma torna..."
Magnus si girò regalandogli il sorriso più bello mai visto.
"Di certo non posso lasciarti morire sul mio divano. Anche se devo ammettere che dai un tocco in più all'arredamento."
Sparì in un secondo e due istanti dopo ritornò con una ciotola piena d'acqua e ghiaccio sopra. Magnus vi immerse la mano e la passò sopra il volto di Alec. Fece scivolare un cubetto di ghiaccio sulla sua guancia mentre con l'altra mano gli bagnava la fronte. Per Alec fu istintivo bloccargli il polso. Magnus lo guardò, come scusandosi.
"È il modo più veloce per farti stare meglio. Il contatto diretto con l'acqua fredda ti aiuterà."
Alec accarezzò con il pollice il polso di Magnus.
"Magnus, mi dispiace per ieri. Sono stato uno stupido."
Magnus gli diede una carezza sulla guancia. Alec volle sperare che era un gesto d'affetto nei suoi confronti e che non c'entrasse niente con l'insolazione.
"Alec non ti agitare. Per tua fortuna, non sono un uomo rancoroso. L'avrai capito."
Nonostante l'acqua, Alec sentì in quella carezza il contatto di Magnus. Avvicinò la guancia alla sua mano sperando che quell'attimo durasse il più a lungo possibile.
"Sei bravo come infermiere. Peccato che ti manchi la divisa..."
Magnus sorrise.
"Non sia mai. Lo sanno tutti che il bianco fa ingrassare."
Alec rise, ma era stanchissimo e non riusciva a tenere gli occhi aperti. Era sicuro che Magnus si fosse avvicinato, perchè sentiva il suo profumo più intensamente.
"Dormi Alexander. Al tuo risveglio mi troverai qui."
Il suo fiato fresco gli aveva solleticato l'orecchio provocandogli dei piccoli brividi che,Alec era sicuro, non erano dovuti all'insolazione. Prima di cadere in un sonno profondo, Alec sperò che veramente gli rimanesse vicino. E non solo fino al suo risveglio.

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