"Dulcis in fundo, dopo la tragedia mio padre si fa vedere ogni morte di papa. Dovrebbe sposarsi a Giugno, dicono. No che mi interessi o che mi importi oramai. Mi dispiace solo per mia madre che ha già sofferto tanto da sola."
Magnus ascoltò la storia di Alec in silenzio fino alla fine. Si sentiva impotente davanti a lui e a ciò che gli stava raccontando. Ora che sapeva, tutto avrebbe dovuto avere un senso. Invece no. Era tutt'altro che sensato. Non era giusto niente. Non era giusto che un ragazzino di sei anni facesse quella fine. Non era giusto che un padre, che dovrebbe amare suo figlio e metterlo al di sopra di ogni cosa, lo facesse sentire in colpa in quel modo. Non sapeva cosa dire ad Alec ma avrebbe voluto avere davanti suo padre per sputargli in faccia tutto quello che pensava di lui. Pensò anche alla mamma di Alec. Simon aveva ragione. Era una donna forte che nonostante gli innumerevoli tradimenti del padre, aveva cresciuto due figli meravigliosi.
"Non ci credo che non ti interessi."
Alec era appoggiato alla finestra e finalmente si girò per guardarlo negli occhi. Fu abbastanza per spingere Magnus a parlare.
"Mio padre abbandonò mia madre quando era incinta. All'epoca era sposata con un uomo , quindi la loro relazione era proibita. La cosa a mio padre tornò comoda perchè non lo vidi più per anni. Neanche quando mia madre si suicidò per paura che suo marito scoprisse tutto, che scoprisse che non ero come lui. Ovviamente il mio patrigno mi cacciò di casa e fui costretto a vivere per strada per anni. Fu un periodo difficile per me, Alexander. Non avevo punti di riferimento, e fui costretto a rubare e a rovistare tra la spazzatura. Non so come riuscì a trovarmi, ma mio padre mi portò via dalla strada. Ero confuso, non sapevo neanche chi fosse. Poteva essere anche un brutale assassino, ma non mi importava. Vivemmo insieme per un po', ma non lo perdonai mai per avere abbandonato mia madre in quel modo. Me ne andai da casa sua promettendomi di non vederlo mai più. Però ogni tanto lo penso, Alec. Come tu pensi a tuo padre ogni volta che entri in casa sua. Per quanto lui possa essere stato cattivo con te, possa averti fatto sentire sbagliato, tu sei migliore di lui e gli vuoi bene. E probabilmente ti vergogni per questo, ma non devi."
Alec ritornò a guardare il panorama perdendosi nel cielo di Brooklyn.
"E adesso lo hai perdonato? Tuo padre intendo."
Magnus si avvicinò a lui e fissò la mano di Alec appoggiata alla finestra. Era chiusa a pugno, il che significava che quella domanda gli era costata uno sforzo immenso.
"Forse no. Però vorrei tanto sapere come sta adesso. Vorrei tanto sperare che quelli come lui possano di tanto in tanto sentirsi in colpa per quello che hanno fatto, ma conoscendolo non sono sicuro che sia andata così con lui. È un tipo piuttosto testardo. E cieco. E insensibile. E uno stro..."
Un sorriso si incurvò sul volto di Alec. E di conseguenza anche su quello di Magnus. Riuscire a far ridere quel ragazzo era per Magnus un compito vitale da svolgere.
"Te invece? Lo perdonerai?"
Alec buttò giù l'aria. Era difficile per lui parlarne, Magnus lo sapeva bene.
"Non lo so. Se forse un giorno si degnasse di venirci a trovare potrei pensarci. Ma per adesso c'è solo vuoto e nebbia nella mia mente. Non so neanche cosa farò domani."
"La proposta di stare da me fino a domani è sempre valida."
" Proprio oggi che Isabelle aveva deciso di dormire da me e Jace. Appena le dirò che rimarrò da te per una notte intera andrà in brodo di giuggiole."
Magnus rise ripensando all'atteggiamento che aveva avuto nei suoi confronti la sorella di Alec. La sua voce lo riportò alla realtà.
"Sei sicuro che non sono un peso per te? Magnus, tutto quello che ti ho raccontato oggi è difficile da reggere..."
Magnus allungò la mano per toccare quella di Alec. Sentì le sue dita aprirsi al suo tocco.
"Alexander, non esiste nessuno universo in cui tu sarai un peso per me."
Le guance pallide di Alec si tinsero di rosso e gli occhi brillavano come le luci del panorama di New York. Anzi lo spettacolo era ancora più meraviglioso del cielo di Brooklyn.
"Allora... se non è un problema dormo sul divano del salone. Oggi mi ci sono trovato bene."
"Neanche per sogno! Te dormi sul mio letto oggi."
Alec rise e magnus si rese conto di ciò che effettivamente aveva detto.
"Senti Alec. Se osi dormire sul divano giuro che ti trascino di peso in camera mia. Per quanto possa essere assurda e piena di doppi sensi questa frase lo farò. Tanto lo so che quando dormi non ti svegliano neanche le cannonate."
"Ha ha ha. Va bene. Se insisti tanto dormirò sul tuo letto."
"Come si dice? Bene, ma non benissimo." Pensò Magnus.SPAZIO ALL'AUTRICE, GRAZIEE
Ciao a tutti cari lettori!
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Mondi Paralleli
Fiksi PenggemarFAN FICTION ISPIRATA ALL'EPISODIO 1x10 DELLA SERIE TV SHADOWHUNTERS Un altro giorno della lunga vita di Magnus è passato, non senza la speranza di quest'ultimo di un cambiamento che lo sorprendi. In contemporanea, Alec ha provato per l'ennesima vo...