"Avevo sedici anni quando capì di essere attratto dai ragazzi. Ovviamente non lo dissi ai miei perchè sapevo già che sarebbero stati delusi dal fatto che non rappresentassi il prototipo del primogenito maschio. E per un primo momento mi è andato bene, anche se un po' mi pesava. Raccontai delle mie prime cotte a Isabelle e poi dissi la verità anche a Jace, nonostante lo avesse già capito secondo me. Un giorno mio padre voleva presentarmi una ragazza, figlia di un suo collega . Mi disse che voleva che mi fidanzassi con lei. Questo "interessamento" a me era dovuto dal fatto che il figlio di uno dei suoi colleghi aveva fatto coming out davanti a tutti. Visto che questo ragazzo frequentava la mia scuola ed ogni tanto ci parlavo, per "proteggere le apparenze" dovevo trovarmi una ragazza. Rifiutai di incontrarla quasi subito e da quel momento in poi mio padre mi diede il tormento. La scusa che mi inventai fu che non ero pronto per una relazione. Da qui lui iniziò a nutrire dei dubbi sulla mia eterosessualità. Perchè secondo lui un etero degno di questo termine non ci avrebbe pensato due volte a mettersi con una ragazza a caso. Molto spesso a tavola mi chiedeva :"quest'anno il nostro primogenito sarà pronto per una relazione?" Oppure "Troverà la donna con cui fare figli?" Cercavo di ignorarlo, ma non riuscivo a non sentirmi in colpa per quello che ero. Non trovava mai il tempo per stare con i suoi figli, ma a fare quelle battute di merda era sempre pronto. Un giorno lui non perse l'occasione di farmene altre, così risposi che sarei stato pronto a presentargli la mia dolce metà solo quando avrei incontrato l'uomo giusto. Inutile dire che sbiancò e che mi intimò di non scherzare su queste cose e di non uscirmene con queste bravate mentre c'erano i suoi colleghi. Le giornate seguenti sono un ricordo confuso. Ricordo che mio padre discusse molto con mamma e mi evitava ogni volta che poteva. Stava fuori anche per settimane intere, mentre mia madre non cambiò il suo atteggiamento nei miei confronti. Anzi contro ogni mia aspettativa divenne più affettuosa con me, come se si dovesse far perdonare qualcosa. Ma non c'era niente per cui farsi perdonare. Non era colpa sua se il mio stesso padre aveva deciso di cacciarmi di casa per paura che potessi "influenzare" il piccolo Max. Mia madre cercò di aiutarmi come meglio poteva con i soldi e mi promise che sarebbe riuscita a far cambiare idea a mio padre. La ringraziai ma sapevo che non ce l'avrebbe mai fatta. Fortunatamente Jace in quei giorni compieva diciotto anni, e ciò voleva dire che poteva mettere le mani sulla sua eredità familiare. I suoi genitori morirono quando lui era molto piccolo, così lo adottammo noi. Con i soldi che aveva ricevuto affittò una casa apposta per due persone. Lo fece per me e non lo ringrazierò mai abbastanza per questo. Andai a vivere con lui trovando anche un lavoretto per dividerci l'affitto come due coinquilini. Però quando non c'era mio padre andavamo a trovare Isabelle e a giocare con il mio adorato Max che all'epoca aveva sei anni. Gli portavo sempre qualcosa dal MacDonald quando andavo a trovarlo . Sapevo che faceva la collezione dei giocattoli all'interno dell'Happy Meal e appena se ne aggiungeva un altro ci giocavamo insieme. Non mi sono mai sentito troppo grande per giocare con il mio fratellino. Intanto mamma decise di portare avanti le pratiche del divorzio. Sapevo che mio padre una volta divorziato avrebbe trovato l'ennesimo pretesto per non stare con i suoi figli. Mi sentivo male per questo perchè era per colpa mia se mio fratello e mia sorella sarebbero cresciuti senza un padre. Ma non sapevo ancora cosa fosse peggio. Un giorno i miei genitori discutevano fuori in giardino per dei documenti che mio padre non si decideva a firmare mentre Max stava giocando sul prato con il nostro cane Henry. Quando furono ricostruiti i fatti, si capì che dei cani randagi erano riusciti ad entrare in giardino attraverso un buco della recinzione. Vivevamo in un quartiere tranquillo, quindi non all'epoca non sentimmo la necessità di ripararlo. A quanto pareva erano cani da combattimento che non mangiavano da giorni. Mio fratello si era allontanato di qualche metro seguito dal nostro cane. I miei se ne accorsero solamente dopo aver sentito l'abbaio di Henry. Fortunatamente lui riuscì a salvarsi ma Max no. A volte penso che in parte sia colpa mia. Se non fosse stato per la mia sfacciataggine i miei genitori non avrebbero divorziato e non si sarebbero messi a discutere, dimenticandosi completamente di Max. "

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Mondi Paralleli
FanfictionFAN FICTION ISPIRATA ALL'EPISODIO 1x10 DELLA SERIE TV SHADOWHUNTERS Un altro giorno della lunga vita di Magnus è passato, non senza la speranza di quest'ultimo di un cambiamento che lo sorprendi. In contemporanea, Alec ha provato per l'ennesima vo...