Alec

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Alec era rimasto a casa di Magnus fino a sera. Quando Magnus gli aveva raccontato tutto riguardo al suo possibile trasferimento non se la sentiva di uscire. Figurati, se avesse incontrato Jace o Isabelle non lo avrebbero mollato un secondo. Un altro motivo era che Alec non voleva lasciare Magnus in quel momento. Era come se dopo quella rivelazione fosse più difficile dimenticarlo, o solamente mettere le distanze tra loro. Ciò che gli aveva detto aveva reso ancora più precario e prezioso il tempo da trascorrere con lui. Alec sentiva la necessità di rimanere con lui ora che gli aveva detto la verità. Non aveva neanche la voglia di arrabbiarsi e di inveire contro il destino. Lo aveva fatto parecchie volte e non gli era servito granché. Solo che tutto questo era troppo anche per lui. Possibile che per lui non c'era nessunissima possibilità di essere felice? Magnus insisteva a lasciarlo da solo nel grande salone e sembrava non capire che Alec aveva bisogno di parlare solo con lui in quel momento.  Nonostante stessero nella stessa casa quel pomeriggio lo aveva visto pochissimo. Per la maggior parte del tempo era stato in bagno, e  in quel momento era fuori per consegnare dei prodotti ai suoi clienti. Era passata circa un'ora e Alec non si era mosso dal divano su cui comodamente si era seduto. Stava pensando all'ennesima batosta che aveva preso. Per una volta che aveva trovato una persona che gli facesse dimenticare le sue disgrazie e che sembrava tenere a lui era destinato a non averla nella sua vita come voleva. Ogni minuto passato con Magnus erano dieci chilometri lontano dalla realtà che lo circondava. Era come prendere le distanze da un incubo da cui pensavi di non svegliarti più. E adesso era come se ci stesse rientrando dentro. Alec non sapeva se sarebbe poi riuscito da quel buco nero. Sentì la serratura della porta scattare e un attimo dopo vide Magnus con in mano delle buste del MacDonald.
"Ehi Alec! Dopo aver finito con i miei clienti ho pensato di prendere qualcosa da mangiare. Ho cercato di prenderti il panino che più mi disgustava.... e il Crispy McBacon sembrava quello più calorico."
Alec sorrise, lieto che quel gioco tra di loro funzionasse nonostante tutto.
"Hai fatto bene. Guarda caso è il mio preferito. Te che ti sei preso? L'insalata?"
Magnus, posate le buste sul tavolo della cucina, tirò fuori un Happy Meal. Alec non riuscì a trattenere un sorriso. Quell'uomo era unico nel suo genere. Presero posto intorno al tavolo per mangiare.
"L'insalata del MacDonald non mi ha mai ispirato fiducia."
"Ah perchè l'Happy Meal è meglio?"
"Se lo prendono i bambini! Sicuramente è meno nocivo."
"Penso che dovresti fare il ragionamento contrario, Magnus. I bambini vanno matti per le schifezze di conseguenza anche l'Happy Meal è deleterio per la linea."
Magnus fece una smorfia che Alec trovò adorabile. Aveva divorato in tre morsi il suo panino e d'improvviso non aveva più fame. Piano piano qualcosa iniziò a salire al petto, come un palloncino che si sollevava verso il cielo. Solo che non era una sensazione leggera, ma impossibile da spostare come un'ancora incastrata allo scoglio. Il respiro gli veniva a mancare e Alec capì cosa stava succedendo. Con quei sintomi il suo corpo aveva reagito anticipando la mente e i suoi stessi pensieri. Alec si alzò dalla sedia per cercare aria fresca. In quei momenti ne aveva bisogno . Gli avevano insegnato a respirare l'aria buona e a far uscire quella cattiva. Poteva anche essere una cazzata ma aiutava Alec a ragionare su quello che gli stava succedendo. Magnus sembrò capire e lo procedette per aprire la porta del balcone. Una volta uscito Alec si affacciò cercando di respirare più aria possibile. Provò a fare dei respiri profondi e lenti, ma stava tremando. Il tremore era un segnale da parte del suo corpo che necessitava di più aria. Magnus cercò di stargli lontano il più possibile per non stargli addosso, ma era preoccupato per lui. Alec provò a fissare gli occhi su di lui e ad ammirarne il volto. Era la seconda volta in un giorno che lo guardava con quella espressione e già se ne ricordava i particolari. Gli occhi a mandorla sembravano spalancarsi di più quando c'era qualcosa che lo preoccupava. La fronte si corrugava ogni volta che vedeva Alec perso nei suoi pensieri o che stava male. Pensandoci anche la sua pelle d'ambra sembrava più pallida alla luce della luna. Mentre pensava a questi dettagli man a mano  il suo respiro si attenuò in maniera regolare. Magnus era non sapeva se avvicinarsi o rimanere dov'era.
"Alexander, stai tremando."
Alec si portò la mano davanti al viso. Il tremolio c'era ma non era irrefrenabile come prima. Lo inquietava il fatto che tremasse senza sentire freddo o fatica. Intanto Magnus era rimasto dove stava, in dubbio su cosa fare.
"Se c'è un modo per farti stare meglio io..."
Alec piegò la schiena con le mani alle ginocchia.
"Avvicinati Magnus."
Con timore Magnus si avvicinò ad Alec. Quest'ultimo raddrizzò la schiena arrivandogli all'altezza della fronte. Era più alto di lui di pochi centimetri ma Magnus lo stesso non distoglieva lo sguardo. La vista di Alec era appannata per le lacrime che proprio in quel momento avevano deciso di uscir fuori. Prese coscienza del fatto che poteva allontanare dalla sua vita chi voleva, ma non avrebbe saputo nascondere a Magnus la sua disperazione.  Decise di mollare tutto.Tutti i muri che aveva alzato intorno al suo cuore. Tutte le battute che aveva fatto per tentare di nascondere il dolore. Tutti i sorrisi per coprire le lacrime. Alec si sentì investire da un'onda calma e rassicurante quando si ritrovò tra le braccia di Magnus.
Il suo profumo nelle narici era ciò che Alec definiva "aria buona". La sua stretta era forte e sicura, e per un po' Alec si abbandonò all'abbraccio condividendo con lui il peso del cielo.  La presa di Magnus era così salda che mano a mano non sentiva più di avere un corpo materiale. Non aveva mai fatto affidamento su un'altra persona. Poteva farci benissimo l'abitudine.

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