-Ma certo! Come ho fatto a essere così stupida?!- chiese a sé stessa M.J., guardando il proprio cellulare e facendolo poi vedere a Peter. -Ecco perché la macchina a forma di avvoltoio mi era familiare! L' Avvoltoio era un criminale ricercato poco più di un decennio fa, attaccò la Stark Industries e poi sparì nel nulla.-
-La Stark Industries?- rimase scioccato Peter, continuando poi a copiare i compiti dall'amica. -E cosa c'entra coi miei sogni?-
Michelle aprì bocca, poi la richiuse. -Io... non lo so. Ma lo scoprirò.-
-Perché non lasci perdere e basta?-
-Tu, piuttosto, perché non mi aiuti in questa ricerca?-
-Perché dobbiamo finire questa ricerca per domani.- disse ovvio Peter, indicando i loro libri. M.J. sbuffò e lasciò cadere il telefono sul tavolo con leggerezza, prendendo in mano una matita.
Erano a casa di Peter e stavano studiando per una ricerca del professor Gillian, mentre May era andata a fare la spesa e aveva invitato M.J. a cena, anche se la ragazza aveva insistito nel non voler disturbare, senza successo.
Peter alzò lo sguardo dal proprio foglio e vide la sua amica che sorrideva da stronza. -Che c'è?-
-Ti dona il nero.-
Peter arrossì e nascose l' occhio ferito, inutilmente. -Piantala, M.J.-
-Sono seria, se vuoi posso prestarti il mio mascara, qualche volta.-
-Oh, quanto sei caritatevole.-
-Lo so.- cinguettò, fingendo un tono acuto, ma tornò subito seria: -Tornando all'Avvoltoio...-
-M.J.- la chiamò con tono di avvertimento, venendo ignorato. -Dico davvero, proviamoci! Hai sempre voluto sapere cosa fosse successo quella notte, se May non vuole dirtelo lo devi scoprire da solo.-
-Questo non mi aiuterà a riavere i miei genitori, te l' ho già detto. Più ne parliamo, più io ci sto male, quindi potresti smetterla, per favore?- domandò un po' brusco, ma la ragazza non diede segno si essersi offesa. -Come vuoi, Parker.-
-Scusa, M.J.-
-No, no, hai perfettamente ragione, sono i tuoi genitori, dopo tutto. Insomma, anche io ho perso i miei, solo che mio fratello mi ha raccontato tutto. Tu non sai niente, invece.-
Peter sentì una specie di filo che lo legava a quella ragazza e non riuscì a non trattenere la propria curiosità: -Com'è sapere?-
-Com'è non sapere?- rigirò la domanda e anche lei percepì di essere in sintonia col suo migliore amico.
-Non abbiamo mai parlato delle nostre famiglie, tuttavia ci conosciamo da una vita.- si accorse Peter, -Ti va di parlarmi dei tuoi?-
La mora incrociò le braccia al petto, allungò le gambe sotto il tavolo della cucina e guardò da un' altra parte. Non voleva che vedesse il suo dolore. -Louisa e Frank Jones. Un incidente d'auto, io ero in macchina con loro. Non ricordo nulla, avevo sì e no sei mesi. Elijah mi crebbe e mi disse che avevano sbandato. Non mi mancano, non li ricordo e per questo non soffro molto.-
-Mi dispiace.-
La ragazza fece spallucce e lo fissò. -Tu cosa sai dirmi?-
-Si chiamavano Richard e Mary Parker. Non so altro.-
Michelle piegò la testa di lato. -Forse sapere o non sapere non cambia più di tanto le cose. Fa male comunque.-
-Lo penso anche io.- confermò e tornò al suo lavoro. -Jones!- la richiamò all'ordine e lei mollò, per la seconda volta, il proprio telefono.
La porta di casa si aprì e May entrò con quattro buste di plastica piene tra le mani. -Ciao, ragazzi.- li salutò, poggiando tutto tra il frigorifero e il microonde.
-May.-
-Salve, May.-
-Che fate di bello?- si avvicinò a loro e Michelle le sorrise. -Una ricerca per Mr. Gillian.-
-Ah, interessante.-
-Sì, quanto un morso sul...- Peter si fermò a causa di un calcio arrivatogli da M.J. Lei gli fece segno di stare zitto e rispose alla donna: -Sì, lo è.-
-Bene. Se avete finito, io comincio a preparare la cena.-
I ragazzi portarono le loro cose nella stanza del giovane, apparecchiarono e si misero a mangiare con May.
-Peter, quella di oggi era l' ultima. Te l' avrò detto mille volte, basta risse.-
-Zia May, non te l' ha mai detto nessuno che fare a botte, per noi maschietti, è essenziale? Fortifica il carattere.-
-Ah, sì? Come andare a rubare la colazione da Jim's? O il pranzo da Mr. Dalmar?- si infuriò leggermente e M.J. si nascose di poco sotto il tavolo. Peter trattenne a stento un ringhio: -Come diavolo hai fatto?-
-Non osare arrabbiarti con me, sono io quella imbufalita con te! Mi spieghi che problemi hai? Dove ho sbagliato con te?-
-Va bene, forse è il caso che io me ne vada.- si alzò dalla propria sedia Michelle, ma May le fece segno di non muoversi. -Tu resti dove sei, voglio che guardi mentre faccio a pezzi il tuo amico. Come se non bastasse, Michelle Jones, tu sapevi tutto da mesi e non me l' hai mai detto, perciò a cuccia!-
M.J. rimase zitta per qualche secondo, poi si sedette di nuovo e abbassò il capo. May Parker, quando voleva, sapeva mettere paura. La donna si concentrò di nuovo sul nipote e lo guardò attraverso gli occhiali. -Ti ho cresciuto con ideali diversi, ti ho amato ogni giorno della mia vita da quando ti hanno affidato a me e tu mi ripaghi così? Cosa ti sta succedendo?-
-Niente, May, niente! Per te deve sempre essere successo qualcosa, per te io sono ancora quel bambino che cadeva per le scale perché inciampava, ma non ho più quattro anni. Smettila di tenermi al sicuro, non ne ho bisogno, nessuno sta progettando di farmi del male. Tu non sei mia madre.- finì con tono freddo e alzandosi da tavola, aveva perso l' appetito. Però sentì qualcosa di strano: la rabbia stava svanendo, il suo cuore si stava calmando e non gli andava più a fuoco la faccia. Era come... come se non avesse lui il controllo del proprio corpo.
May si alzò di scatto e lo fermò prima che potesse sparire oltre la soglia della porta: -È vero, non sono tua madre! Ma ti ho amato come se lo fossi. Tu mi chiami "zia", ma io ti vedo come un figlio. Perciò sì, scusa se non ti ho messo io al mondo.- si sedette ancora e poggiò la testa tra le mani. Peter se ne andò e sbatté la porta.
M.J. poggiò una mano sul suo braccio. -È l'adolescenza, May.-
-Lo spero. Scusa se hai dovuto assistere al mio sfogo e a quello di Peter...-
-Vorrai scherzare? Mi diverto più qui che a casa da sola con mio fratello che lavora! Vado a prendere le mie cose e sparisco. Buonanotte, May.-
-'Notte, Michelle.- la salutò e la ragazza andò in camera dell' amico. Chiuse la porta e guardò con rammarico il ragazzo, stava giocando a un videogioco sul proprio telefono. -Potevi evitare di farla stare così male.-
-Lei mi fa sempre del male.-
-May non lo fa apposta, tu sì!- si infastidì e si mise la giacca, raccolse tutto l' occorrente nel suo zaino e se lo mise in spalla.
Il castano roteò gli occhi. -Ok, le chiederò scusa.- promise, poi si portò una mano al collo e gemette di dolore.
-Ancora il collo? Perché non ti fai vedere da un medico?-
-Perché non è così grave, è solo una piccola scossa che proviene da non so cosa... e non voglio spaventare May. Se peggiora vado a farmi visitare, lo giuro.--Attivata la modalità notturna del microchip di Mr. Parker, signore.-
-Molto bene, Jarvis.- annuì Tony, mettendosi una canottiera e scendendo in cucina. -Preparami un the alla pesca.-
-Subito, signore.- obbedì Jarvis e la macchinetta per le varie bevande si mise a lavoro. L' uomo prese dal manico la tazza calda, si sedette su uno degli alti sgabelli e bevve al tavolo. -Assicurati che non abbia incubi, solo sogni sui suoi desideri o ricordi del passato, nulla che riguardi la famiglia o l' Avvoltoio. Non stanotte. Voglio che il battito cardiaco resti regolare per almeno otto ore.-
-Eseguo immediatamente, signore.-
Tony guardò perso dentro la sua tazza piena, come a cercare delle risposte. Si sentiva solo dentro casa sua. Pepper se n'era andata e i suoi genitori non c'erano più da un pezzo. Avrebbe tanto voluto parlare con qualcuno, forse con Steve o Natasha. Chiunque, pur di sentire meno solitudine. O di sentire proprio qualcosa, dato che era immerso nel silenzio. Un cane, un bambino...
Tony tirò su la testa e puntò lo sguardo nel vuoto. -Jarvis, dammi un ologramma di Peter da piccolo. Preferibilmente dai cinque ai sette anni.-
-Detto fatto, signore.- eseguì e Tony si ritrovò di fronte un piccolo Peter che correva felice sull'erba, venendo poi catturato da una ancor più giovane May Parker che gli fece il solletico sulla pancia. Lui rideva, rideva, rideva... Dio, Tony amava la risata di Peter. L'avrebbe ascoltata per ore.
-Signore?-
-Sì, Jarvis?-
-Mr. Parker sente freddo.-
Tony espirò lentamente e posò la tazza vuota. -Aumenta la sua temperatura corporea di due gradi. Avvisami se sente ancora freddo o se è a rischio febbre.-
-Come desidera, signore.-
Il miliardario mise la tazza a lavare e tornò al piano di sopra, salendo le scale. Si mise sotto le coperte e abbassò le palpebre, rilassandosi.Sorseggia indisturbato il suo cocktail mela verde e guarda annoiato le persone intorno a lui, le persone nel pub. Si è messo un cappello e si è alzato il bavero della giacca pur di non farsi riconoscere, dato che tra due giorni l' intera azienda di suo padre, la Stark Industries, sarebbe finita tra le sue mani. È finito solo su poche riviste, fin' ora, ma non si sa mai.
Sospira e rigira il liquido nella mano. Gli viene naturale girare la testa verso sinistra e notare la bellissima donna due posti lontano da lui. Quest' ultima viene attirata dal suo sguardo e gli sorride. Un sorriso fatto di denti splendenti come perle, labbra rosse e carnose, accompagnate da due grandi occhi verdi e lunghi capelli castani ricci alle punte. Con eleganza si alza e si avvicina sensuale a Tony Stark.
-Oooooh, mio... Mio, mio, mio, mio.- la tira lunga l' uomo, guardando attratto il bel corpo della donna, con curve spettacolari e il ventre piatto, il tutto nascosto in un lungo abito smeraldo. L' incantevole sconosciuta ridacchia e sbatte tra loro le lunghe ciglia. -Devo supporre che il panorama ti piaccia.- parla con tono dolce e gli toglie delicatamente il bicchierino dalle mani. Senza smettere di guardarlo, sorseggia il suo drink e Tony ammira affascinato le labbra che circondano il vetro, lasciando poi il segno del rossetto. -Incantato, lo ammetto. Chiamami Tony.- si presenta, porgendole la mano. Lei gliela stringe e sorride: -Fitzpatrick. Mary Fitzpatrick.-************************************
Commentate, grazie! :)-Kitta♡
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The Hero's Secret
FanfictionDedicato a chiunque non abbia un buon rapporto col padre. Se non avete mai visto i film della Marvel, ATTENTI AGLI SPOILER. Contiene le storie: • Iron Dad • Spider Son • Magissa Peter Parker non è altro che un sedicenne del Queens, New York, che des...