Tornare a scuola non era di certo nei piani di Peter, tanto meno rivedere gli sguardi curiosi dei suoi compagni di scuola. Odiava i loro bisbigli e le loro occhiatine infantili, gli adolescenti di quel tipo non riuscivano mai a capire quando fossero troppo invadenti.
Be', c'erano loro... poi la classica M.J.
-Ahio!- saltò Peter dalla sorpresa e dal dolore, massaggiandosi la spalla dolente. -Perché?-
-Sei un idiota!- inveì contro di lui la ragazza, -Sei sparito per quasi un mese senza darmi segni di vita, mi hai fatto morire di paura! So che la morte di May è stata un brutto colpo per te, ma stavo soffrendo anch'io e avevo bisogno di te. Lo sai cos' ho provato quando ho visto l' incendio al telegiornale? Credevo che ci fossi anche tu lì dentro o che l' Avvoltoio ti avesse preso e portato via dopo aver sconfitto gli Avengers. Non farlo mai più, cazzo!- finì il suo monologo con gli occhi lucidi e la voce spezzata. Ansimò forte anche mentre il suo migliore amico la stringeva a sé.
-Mi dispiace.- sussurrò addolorato Parker, -Avrei tanto voluto contattarti, non volevo metterti in pericolo.-
Michelle lo guardò in viso stranita. -Da cosa? Non hai nemici, da quel che mi risulta.-
-Non da loro, da me.-
Gli occhi sul nero di lei si allargano e un sospiro le si sprigiona dalle belle labbra. -Credi che Spider-Man possa ferirmi?-
-Non so nemmeno io quello che posso fare. So solo che i miei poteri si intensificano nel tempo e ho paura.- fece spallucce, seriamente preoccupato.
M.J. gli sorrise calorosamente. -Non mi faresti mai del male. Comunque, puoi dirmi dove sei stato per tutto questo tempo? E con chi vivi?-
Peter si schiarì la voce e tremò leggermente. Per un attimo pensò di mentirle, d'altro canto era M.J. e le voleva bene. Era sveglia e furba, non lo avrebbe mai detto a nessuno. -Ok, seguimi.- decise, prendendola per una mano e portandola in una classe vuota. Chiuse a chiave la porta.
-Per la cronaca, non so come tu abbia fatto a tornare. I professori erano molto preoccupati e il preside ha cercato di contattarti più volte. So che pure la polizia è sulle tue tracce, o almeno su quelle di Spider-Man, ma i servizi sociali...-
-Michelle!- la interruppe, alzando le mani come a fermarla. -Lascia che ti spieghi tutto, così capirai.-
La giovane annuì e incrociò le braccia al petto. -Ti ascolto.-
-Essere Spider-Man mi ha provocato fama sia dalle persone che dalla polizia, però sono stato notato anche dai piani alti.-
-Gesù?- fece stupita lei.
Peter lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. -Sì, mi ha chiamato Gesù e mi ha offerto un lavoro, ma secondo te?!- disse sarcastico, -Intendo il Governo, lo S.H.I.E.L.D e soprattutto gli Avengers. Mi hanno chiesto di diventare uno di loro, la scelta era tra l' accettare e andare in prigione sotto sorveglianza. In sintesi, vivo alla Stark Tower e Tony Stark è il mio "signore e padrone dei miei stivali".- fece le virgolette con le dita e brontolò l' ultima frase, indispettito.
Si può dire che il viso di Michelle Jones si era appena prosciugato; privo della maggior parte di colore e stretto dalla smorfia sconcertata che aveva assunto la ragazza. Le palpebre vennero sbattute più volte e le labbra vennero morse, mentre uno sbuffo di risata usciva dalle narici.
-Non farlo.- l' avvertì lui, -Non. Ridere.-
Troppo tardi: M.J. si esibì in una fragorosa risata isterica e incontrollata, le lacrime le invasero presto gli occhi e le braccia circondarono l' addome piegato in due. -Oddio! Oh, mio Dio... non respiro!- strillò acuta tra le risa, -L'hater numero uno di Iron Man... vive con lui! Ridicolo!- se la rise alla grande, dovendo tenersi con una mano ad una sedia.
Peter aspettò pazientemente che la smettesse, piuttosto seccato.
-Pete, di sfigati come te che mi fanno schiattare dalle risate oggigiorno oramai non ce ne sono quasi più, grazie di esistere.- sospirò col sorriso ancora ampio, tornando dritta.
-Hai finito di prendermi per i fondelli? Guarda che per me è un inferno.-
-Vivi con Iron Man, è il sogno di chiunque.-
-Be', io non sono chiunque!- le fece notare, alzando le mani in aria. -È un egoista, pallone gonfiato e viziato, si diverte a trattarmi come una marionetta e a muovere i miei fili immaginari. Lo sai che non posso uscire senza il suo permesso? Come farò a tenere d' occhio il Queens costantemente?-
-Potrei aiutarti. Il mio numero ce l'hai, ti chiamerò tutte le volte che succede qualcosa e c'è bisogno di te. Nel frattempo, perché non ne approfitti?-
Il sedicenne corrugò la fronte. -Che? Approfittare di cosa?-
-Del fatto che ora vivi con lui e la sua squadra, sveglia! Se riesci a trovare informazioni sul figlio nascosto di Stark, ci incassiamo una fortuna.- ghignò scaltra, ricevendo in risposta solo uno sguardo smarrito. Sbuffò, -Uffa, ma tu lo leggi il giornale?! Il New York Times pagherà una bella cifra a chiunque scopra qualcosa di importante o addirittura l' identita dell' erede della Stark Industries. Hai un vantaggio, sfigato, te ne rendi conto?-
-E tu sei cosciente del fatto che quel posto è pieno di allarmi, sistemi e altre robe varie? Per non parlare di Jarvis! Già non posso andare in alcuni posti della torre perché Stark me l'ha proibito, come farò secondo te a trovare delle informazioni riservate sul figlio senza che lui lo sappia?-
Michelle si mise le mani sui fianchi, alzò un sopracciglio con fare eloquente e assunse un' espressione da "fa' due più due, cocco".
Peter sgranò gli occhi e scosse violentemente la testa. -No... no! Scordatelo! Non mi avvicinerò mai a lui in quel senso, neanche se mi preghi. Non mi metterò in ridicolo solo perché tu hai la mania dei soldi, Paperon de' Paperoni!-
-Certo che sei proprio scemo.- si affranse M.J., -Ce li dividiamo, genio! Dopo potrai comprarti una casa, un auto, un cagnolino, non m'importa, ma saresti libero.-
-I soldi non danno la felicità e tu lo sai.-
-Sto solo dicendo...- chiuse le palpebre, trattenendosi dal colpirlo forte. -... che di sicuro Stark non ti terrà con sé dopo aver scoperto che lo hai tradito. Tu trova quel che ci serve, andiamo alla stampa, prendiamo il denaro e siamo tutti felici e contenti. Poi potrei anche supplicare Elijah di accoglierti, dopo tutto sarà merito tuo se lo farò sguazzare nell' oro. Che ne dici?-
Peter ci pensò seriamente. Non era un brutto piano, anzi era geniale, però...
Che mi prende? Perché non dico subito di sì?
I suoi pensieri corsero alla sera prima. Aveva mangiato del cibo buono e decente dopo tanto tempo, aveva parlato di videogiochi con Captain America insegnandogli come si giocava nella maggior parte ed era andato a dormire in un letto caldo e morbido, dove Natasha si era premurosamente offerta di accarezzargli i capelli per consolarlo nel sonno, impedendogli qualsiasi tipo di incubo dopo anni.
Per tutta la serata, non era mai rimasto da solo. Era stata una cosa nuova per lui, coi suoi zii ci riusciva raramente a causa dei loro lavori, tuttavia era stato bene. Dall' altra parte, era terrorizzato dalla facilità con la quale si stava affezzionando agli Avengers.
Non doveva accadere, si ripeteva più volte nella sua mente, perché tutti alla fine se ne andavano o morivano.
-Terra chiama Parker, ehilà!- cantilenò M.J. per risvegliarlo, scoccandogli le dita davanti alla faccia. -Allora?-
Il ragazzo si morse a disagio il labbro inferiore. -Io... ci devo pensare.- soffiò fuori con difficoltà e se ne andò dall' aula senza aspettarla.
-Peter?- lo richiamò lei. Si guardarono per secondi interminabili, alla fine Michelle si mosse e lo baciò con tenerezza sulle labbra. -Non sparire più... ok?- balbettò, tenendo lo sguardo basso e arrossendo.
Spider-Man, mezzo intontito e stranito, fece un cenno d' assenso con il capo e uscì dall' aula irrigidito.
La campanella suonò e gli studenti si dileguarono dal corridoio. Nessuno sembrò notare il cambio di colore sulle guance di Peter Parker o del fatto che adesso le sue mani stessero tremando, persino quando stava aprendo il lucchetto del suo armadietto.
Era stata un' allucinazione, per caso? O M.J. l' aveva baciato per davvero?
Il mio primo bacio... oh, cavolo, il mio primo bacio!
Insomma, se per bacio si intende uno sfioramento di labbra...
Urlò di colpo dal dolore e si coprì le orecchie con le mani. Un fischio acuto gli aveva invaso la testa e di colpo riusciva a sentire tutti i suoni: una mosca al terzo piano, lo stridere del gesso sulla lavagna o delle sedie sul pavimento, le risate delle cheerleaders, le urla del coach nella palestra... poteva sentire tutto quanto, potenziato alla decima potenza.
-Ah! Dio!- imprecò dolorante e si accasciò a terra, la schiena contro gli armadietti. Ringraziò di essere da solo. -Basta, basta, basta!- supplicò, stringendosi su se stesso con le ginocchia al petto.
All' improvviso, così com'era iniziato, il chiasso finì.
Aprì titubante gli occhi e respirò con l'affanno, il corpo sudato e contratto. Che diavolo era successo?
Sobbalzò spaventato quando sentì una musichetta, ma era solo la sua suoneria e la sentiva normalmente. Il cervello gli andò ancora di più in palla quando lesse chi lo stava chiamando; lo aveva soprannominato "Stronzo".
Per nulla desideroso di rispondergli, lo fece lo stesso: -Pronto?-
-Happy sta venendo a prenderti.-
Scioccato, tentò di rimettersi in piedi. -Per quale diavolo di motivo?-
-Torni a casa.- la voce di Tony Stark era seria e non ammetteva repliche.
-Perché?- replicò invece il ragazzo.
-Non hai fatto colazione.-
Eh?
-Ma lei è pazzo?!- inveì contro di lui, sentiva che stava mentendo. -Sono qui da neanche un' ora, non può farmi uscire prima solo perché non ho fatto colazione.-
-Abbiamo un patto, Peter: puoi uscire di casa solo dopo aver mangiato.-
Quasi gli saltarono i nervi. -Non è la fine del mondo se per una volta evito la colazione.-
-Ah, sì? May aveva riferito a Bruce, più di una volta, che era preoccupata per te. Il suo amato nipotino si rifiutava di mangiare e lei ci impazziva, ti ricorda qualcosa?-
Peter prese un respiro profondo, chiuse gli occhi e contò fino a dieci. Cos' altro aveva rivelato May che poteva metterlo in difficoltà con quell' uomo?
-"Una volta", eh? Va' a prendere in giro qualcun'altro, ragnetto. Quando Happy sarà lì non voglio che fai storie, salirai in macchina e tornerai a casa, sono stato chiaro?-
-È una ragione del cazzo per sgridarmi e farmi saltare scuola, non è giusto!- sbottò, stringendo il pugno della mano libera.
-Cosa ti avevo detto riguardo alle parolacce, ragazzino?-
-Voglio rivedere i termini del nostro accordo.-
Poté sentire il milionario dall' altra parte fare un verso di diniego. -Non se ne parla, nulla nel nostro accordo è negoziabile. Senti, sono nel bel mezzo di una riunione, non mi interromperei se questo non lo ritenessi importante. Io riesco a tornare alla torre solo stasera e sarà meglio per te che ci sia anche tu. Voglio sentirmi dire da Jarvis che sei rimasto a casa da stamattina.-
-Altrimenti?- osò provocarlo, -Non ho paura di lei, preferisco andare in galera piuttosto che vedere tutti i giorni la sua stupida faccia da saputello, cocco di mamma e puttaniere!-
E mi sono trattenuto.
Per un breve lasso di tempo, Peter non udì niente da Tony. Solo dopo un po' Stark decise di rispondere a tono: -Lo sai, Spider-Man, sei veramente molto fortunato che al momento non ti trovi alla mia portata. Perché, se lo fossi, ti tirerei per un orecchio e ti sgriderei fino all' alba. Ma mi limiterò a fare solo la seconda cosa non appena ti avrò di fronte, perché sono benevolo. Devi veramente smetterla con questo tuo comportamento, non ti condurrà da nessuna parte. Va' con Happy, punto e basta. Non peggiorare la situazione. O magari preferisci che ti venga a prendere Iron Man e ti porti via di persona davanti a tutta la tua scuola? Dopo come glielo spieghi ai tuoi compagni questo? Ho già lottato tanto per farti riammettere, vuoi forse che ti faccia lezioni private alla torre? Non è un problema per me, Peter, tu dimmelo e io lo faccio. Metterò a soqquadro tutti i miei impegni, ma me ne frego se devo infilarti un po' di disciplina in quella testaccia dura che ti ritrovi. Però fossi in te ci penserei bene, d'altronde la Midtown High è l'unico luogo dove ti permetto di andare, le uniche ore della settimana dove ti lascio uscire. Ti avverto che sono disposto a cambiare idea, dipende solo da te.-
L' adolescente, sentendosi provocato, messo all' angolo e senza barriere per proteggersi, fece l'unica cosa che sapeva fare; controbatté con un grido: -Fottiti!-
-Eeeeee sei in punizione!- lo avvertì, chiudendogli dopo la chiamata in faccia.
Peter fissò sconcertato il suo telefono, come se avesse dinanzi il milionario. Furioso, urlò e sbattè per terra il telefono, talmente vecchio e maltrattato che si ruppè. -Vaffanculo!- insultò il vuoto e cominciò a fare la cartella con rabbia. Che andasse all'inferno, Stark e il suo comando da generale del cazzo! "Uscire solo quando glielo permetteva lui", ma per piacere! Rinchiuso nella Stark Tower, gli sembrava di vivere la favola di Rapunzel. Quasi quasi poteva anche accettarla, la proposta di Michelle...
Ciò che non sapeva era che Tony aveva sentito tutta la conversione tra lui e la sua amica e che aveva captato anche quel suo improvviso aumento di forza nel suo super udito. Voleva controllare che stesse bene, per questo lo stava facendo riportare a casa... e, forse un po', anche per la colazione mancata.************************************
Commentate, grazie! :)-Kitta♡
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The Hero's Secret
FanfictionDedicato a chiunque non abbia un buon rapporto col padre. Se non avete mai visto i film della Marvel, ATTENTI AGLI SPOILER. Contiene le storie: • Iron Dad • Spider Son • Magissa Peter Parker non è altro che un sedicenne del Queens, New York, che des...