Quinn guardò da sopra le scale del rifugio dei suoi amici Peter che parlava a Radio Spider, tranquillizzando i cittadini come meglio poteva senza svelare la loro posizione.
Si erano mossi in fretta nel trovare e prendere dalla Midtown tutto il materiale che serviva loro, Quinn aveva avuto la chance di guidare di nuovo la sua macchina per questa missione, e adesso Tony e Bruce stavano lavorando insieme per rendere di nuovo attivo il chip. Parlarne con Peter sarebbe stato tremendo, il ragazzo odiava quel piccolo affare elettronico.
Be', almeno ora la tuta di Peter era di gomma.
-Posso vedere le rotelle del tuo cervello girare dal tuo orecchio.- Scott Lang si poggiò come lei con le braccia sulla barra di metallo e piegò di poco la schiena nell' osservare i ragazzi. -Conosco quello sguardo, ho visto tanti adulti averlo. Mai su una ragazzina.-
-E che sguardo sarebbe?-
-Quello di una che ne ha passate tante e che pensa agli altri prima di pensare a sé stessa. La mia fidanzata ce l' ha spesso e anche io. Quasi tutti gli eroi ce l' hanno. Non penso che sia una bella cosa, onestamente.-
Quinn sentì le lacrime salirle agli occhi e si accarezzò il ventre. -Devo proteggere quello che è mio.-
-È un buon inizio per una carriera da salvatrice.- la buttò sul leggero, dandole una spallata amichevole. Lei sorrise amara e scosse piano la testa. -Non sono adatta per salvare le persone. Prima di tutto questo, di avvicinarmi così tanto a Peter, pensavo solo ai soldi, al sesso, all' alcol, al fumo... tutte cose che mi avrebbero rovinata.-
-Ehi, non dire così, non sei neanche a metà della tua vita. E poi mi hanno detto che hai combattuto contro un tuo amico pur di proteggere il ragazzo che ami.-
Quinn lo fissò con uno sguardo luccicante e le sue guance presero a bagnarsi. -Avere un mostro dentro di me che sfrutto per salvare chi amo non è un gesto altruista o degno. Cazzo, io lo odio questo mondo perfetto, questo presente. Tutti sapevano di me prima ancora di sapere di Peter e Spider-Man. Per tanto tempo mi hanno guardata con timore, come se potessi perdere il controllo da un momento all' altro e uccidere qualcuno a caso senza pietà. Anche la squadra mi ha guardata così per tanto, non sono stupida. Darei qualunque cosa pur di tornare indietro.-
-A quando ti sei innamorata?-
-No, a quando Stark ha fatto nascere Peter.-
Ant-Man girò di colpo la testa verso di lei, sbalordito. -Cos' è che hai detto?- riuscì a malapena a dire. Cosa c'entrava ora la nascita del figlio di Tony?
Lei serrò le labbra e gli occhi, singhiozzando. -Mi dispiace...-
Scott si guardò attorno per assicurarsi che nessuno li stesse ascoltando e si fece più vicino a lei. Come il resto della squadra, aveva sempre sospettato che ci fosse dell' altro, che Stark nascondesse qualcosa di più grande. Certo, scoprire che Richard Parker era ancora vivo era stata una botta di sorpresa per tutti, però si capiva che la storia non era finita lì.
Tony era sempre stato furtivo, parlava poco di quel giorno, e non menzionava mai Pepper.
Cos' altro c'è?
-Quinn, ascoltami, qualsiasi cosa tu sappia puoi dirmela. Ho una figlia, sai? Ha dieci anni, si chiama Cassie, ed è la cosa più importante per me. Ero poco più di un venticinquenne quand' è nato Peter e dopo la nascita di Cassie non ho fatto altro che immaginarmi loro due giocare insieme, ma non è mai potuto accadere. Non l' avevo mai visto dal vivo fino ad ora, non ho mai potuto essere uno zio, perché Tony ha tentato di tenerlo lontano dal nostro mondo il più possibile ed io non ho mai capito il perché. Spiegamelo tu. Che cosa sai?-
Quinn si leccò la bocca secca e strinse forte il metallo della ringhiera, quasi piegandolo. Si teneva dentro quel segreto, il segreto di Tony, da troppo tempo. Era orribile, tremendo, si era ritrovata persino a sognarci la notte ed agitarsi per quello.
Sapeva che Peter meritava la verità, ma non era compito suo dirgli una cosa tanto grave. Stark doveva parlare, glielo doveva, era suo figlio.
Improvvisamente si rese conto di non volere un uomo del genere vicino al suo bambino. E lei doveva tenerlo al sicuro.
Parla. Dillo.
-Devo fare un trucchetto di magia per convincerti?- rise di poco Scott, alleviando la tensione. La ragazza ridacchiò e le spalle non furono più curve. -Sai cosa mi piace di te? Non mi hai mai chiesto di svelarti i miei trucchi. Non vuoi sapere come faccio.-
Quinn sorrise ad occhi chiusi, poi annuì. -Preferisco ingannare il mio cervello. Credere che ci sia ancora della magia buona in questo mondo. Distrarmi e dimenticare per un attimo dove sono. Che sono più pazza di quanto non lo sia mai stata. Che adesso tutti hanno davvero una buona ragione per starmi alla larga.-
-Allora allevia il tuo dolore. Ti giuro che, se lo vorrai, non lo dirò a nessuno. So quanto stress stai portando. La tua postura, i tuoi comportamenti, sono gli stessi che avevo io in carcere. Quando non mi fidavo di nessuno e portavo dietro troppe cose con me. Parla, Quinn. Voglio aiutarti.-
-Perché?- non comprese, non era abituata ad avere un adulto che l' appoggiava in tutto quello che faceva. Neanche il suo vero padre la comprendeva fino in fondo.
-Guardo te... e rivedo me.-
La ragazza provò un tenero calore avvolgerle il cuore e le si colorarono le guance dall' imbarazzo.
-Ora ti pregherei di non immaginarmi con una parrucca bionda in testa e i vestiti neri, quello non è proprio il mio colore. E anche senza tatuaggi, se non ti dispiace.-
Quinn rise come non faceva da tempo e piegò la testa in avanti. L' uomo le tolse qualche ciocca dal viso con dolcezza e puntò le sue iridi scure in quelle chiare di lei. -Sono qui per te, Quinn. Non farti del male così.-
L' adolescente prese dei respiri profondi, sia dal naso che dalla bocca. Distolse la vista e guardò il vuoto. La testa le vorticò e le mani le sudarono. Ecco, stava per farlo. Stava per dirlo.
Ora o mai più.
-Tony... Tony ha...-
-Avete visto Tony?-
Si voltarono, Happy Hogan teneva in mano una borsa grossa da palestra nera e li guardava stanco.
-Ehm... sta cercando di connettersi a Jarvis.- rispose Scott, grattandosi nervoso la testa.
L' uomo annuisce e fa un cenno alla ragazza, allontanandosi. -Vieni, Quinn. Ho portato quello che tu e Tony mi avete chiesto.-
La ragazza respirò con l' affanno, si liberò sgraziatamente dalla presa di Scott. -Quinn...-
-Non posso, mi spiace, non tocca a me dirtelo.- si pentì di aver quasi spifferato tutto e andò dietro a Happy, fino a trovare la stanza dove c'era Stark.
Liberarono un tavolo grande, Quinn si distese su di esso e Tony usò la propria felpa per farle un cuscino. Attaccarono i macchinari ad un piccolo monitor ed Happy spruzzò il gel sulla pancia nuda di lei.
-Qualunque sia il risultato di tutto ciò, questa faccenda rimarrà solo tra noi tre, chiaro?- impartì il miliardario, ricevendo dei cenni d'assenso come risposta.
-Grazie, a entrambi. Soprattutto a te, Happy. So che è pericoloso stare in giro per la città con quei mostri là fuori. Ti devo molto.-
-Non dirlo neanche, ragazzina. Se porti in grembo il figlio di Peter, è dovere che tu lo sappia. I test di gravidanza non sono molto affidabili, d'altra parte.- Happy premette l' apparecchio sulla pancia di Quinn e cercò qualcosa nelle immagini in bianco e nero.
Tony accarezzò con gentilezza la testa della ragazza, sentendosi in colpa. -Scusa se ti ho sempre trattata come se fossi un' intrusa. Sei in gamba e rendi felice mio figlio. Se sarai la madre di mio nipote, ne sarò lieto.-
-Sei gentile, Stark, ma non so nemmeno se voglio tenerlo. Insomma, guardami! Non sono pronta per fare da madre.-
-Lo so.- le sorrise con dolcezza e provò nel cuore un profondo legame con lei, che si era creato poco a poco nel corso dei mesi. -Ma sei pronta per diventare una donna e fare le tue scelte.-
Quinn sentì le lacrime agli occhi. Eccolo quel sentimento, quella sensazione di cui aveva tanto sentito parlare. Cosa si prova ad avere una seconda famiglia, una che ti sei costruita tu da sola e che ti aiuta a crescere contro le avversità. Voleva bene a sua madre e a suoi fratelli, certo, ma lì, con Peter e gli Avengers, finalmente aveva capito che il mondo non era buono solo tra le quattro mura del suo appartamento.
Tony, che stava per commuoversi a sua volta, decise di cambiare argomento: -Va bene, mentre Happy cerca la pentola d'oro alla fine dell' arcobaleno qual è il tuo stomaco, che ne dici se ci teniamo impegnati? Ad esempio, potresti raccontarmi una volta per tutte cos' è successo esattamente quel famigerato giorno di quest' estate.-
Inizialmente lei non capì, poi alzò lo sguardo al cielo e rise di petto. -Oh, no, la prego!-
-Dai, ti scongiuro, voglio sapere come sei finita lì. Non l' hai detto nemmeno a Peter!-
-Di che state parlando?- Happy si concentrò un po' su di loro, un po' su quello che stava facendo.
-Vedi, caro il mio Happy, la qui presente Quinn questo Agosto si è ritrovata in una posizione molto scomoda e ancora non si degna di svuotare il sacco sulla faccenda.-
La povera adolescente imbarazzata si mise una mano davanti al viso. -La prego, non lo faccia, è stato umiliante!-
-Lei e Peter volevano trovarsi un lavoro lontano dalla torre per avere un po' di indipendenza, cosa che io stesso in primis ho ammirato molto, solo che non c'era nessun luogo o negozio aperto per le vacanze o senza personale. Questa qui salta fuori di punto in bianco e dice "ci penso io", dopo di che sparisce per circa otto ore. E dove ti abbiamo trovata, Quinn?-
Con le braccia dietro la testa, serrò le palpebre. -Non lo dica.-
-Alla stazione di polizia in manette e in abito da sposa, con tanto di velo e tiara.-
Happy sgranò gli occhi scuri e si girò con lentezza verso Quinn, scannerizzandola come a trovare un qualche cenno di malattia mentale. -Sta scherzando, vero?-
-L' ho sempre detto che il giorno del mio matrimonio sarei finita in carcere.-
-Quando hai detto "ci penso io" intendevi...?-
-Non ne voglio parlare, è una storia tra me e la mafia russa, andiamo avanti.-
-Happy.- Stark aveva lo sguardo puntato sullo schermo del computer, dove si poteva vedere chiaramente una piccola chiazza nera in mezza al bianco.
Quinn si sollevò sulle braccia piegate e si sporse col collo per vedere meglio. -Oh, mio Dio... Venom non ha mentito, eccolo lì.-
Tony provò qualcosa, qualcosa di forte e familiare, che aveva già sentita una volta. Diciassette anni fa, quando aveva tenuto in braccio un neonato e aveva guardato in quei suoi grandi occhi di cioccolato. Si sforzò tanto per non scoppiare a piangere di gioia.
Incidente o no, voluto o no, quel bambino sarebbe stato al sicuro. Se ne sarebbe assicurato lui stesso.
Ti proteggerò, piccolo. Te e il tuo papà.
Una specie di molla scattò in lui e si ritrovò a dare un bacio sulla fronte della giovane. -Benvenuta in famiglia, Quinn. Con o senza bambino.-
All' improvviso, la porta che Happy si era scordato di chiudere a chiave si aprì e Natasha si congelò sul posto. Non serviva mica un genio per capire cosa stessero facendo in quella stanza.
A Tony gli andò il cuore in gola e forse anche di traverso.
Cavolo.
-Oh, fareste meglio a prendermi fottutamente in giro.-************************************
Commentate, grazie! :)-Kitta♡
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The Hero's Secret
FanfictionDedicato a chiunque non abbia un buon rapporto col padre. Se non avete mai visto i film della Marvel, ATTENTI AGLI SPOILER. Contiene le storie: • Iron Dad • Spider Son • Magissa Peter Parker non è altro che un sedicenne del Queens, New York, che des...