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Martedì, Peter ebbe il permesso da Tony di andare e tornare da scuola col suo skate, finalmente, dopo quasi un'ora quella mattina a discuterne e con l' intervento di Steve.
Per ordine del suo mentore, aveva restituito tutti i soldi che doveva alle persone da cui aveva rubato pranzo e colazione da mesi, poi aveva ripreso a percorrere la strada per la scuola... finché un miagolio in un vicolo non l'aveva fatto fermare. Prese in mano lo skate e si avvicinò agli scatoloni al buio. Da uno di essi, ne spuntò un gatto.
-Ehi... ciao, piccolino.- sorrise e lo accarezzò quando si avvicinò, per essere di strada sembrava piuttosto pulito. Il pelo nero e corto era morbido, la lingua ruvida gli accarezzava leggera le dita. -O piccolina?-
L' animale gli lanciò quella che pareva un' occhiataccia con i suoi grandi occhi verdi.
-Ho capito, piccolino.- e tornò a coccolarlo, -Hai fame, bello?-
Il suo nuovo amico si limitò a miagolare e a sedersi davanti a lui. Prese dallo zaino il sacchetto del pranzo e tirò fuori il piccolo cartone del latte. Lo aprì e lo lasciò davanti al micio, il quale leccò subito, affamato.
-Sei molto amichevole.- constatò, -Sai, mia zia amava i gatti. Purtroppo Ben ne era allergico, così ha lasciato stare. E dopo la sua morte... non se l' è sentita di prenderne uno. Le saresti piaciuto.-
Il gatto dava l' impressione di ignorarlo, troppo preso dalla sua colazione.
Peter guardò l' orologio. -Devo andare, piccolo amico. Spero ti sia goduto la mia visita, ma ricordati che non sono un lattaio.- scherzò e risalì sullo skate, salutandolo da lontano.
Di fronte alla rampa di scale della Midtown High, decise di camminare e attraversò il parcheggio.
-Parker!-
Frenò di colpo il passo e si voltò, da un auto era sceso il professor Gillian con in mano la sua cartella e lo stava raggiungendo. -Vieni con me, devo parlarti.-
Queste non sono mai delle belle parole, per me.
Il prof lo fece entrare in un' aula vuota, chiuse la porta e si poggiò con le cosce a uno dei banchi alle sue spalle. Dalla cartella, prese l' ultima verifica fatta dal ragazzo. -Vuoi spiegare? D-, Peter.- sbattè il foglio coperto di inchiostro bianco e nero vicino a lui e avvicinò pollice e indice, -Eri a tanto così dalla F! Si può sapere che ti sta succedendo ultimamente? Sei sempre stato un ritardatario e sì, spesso anche una testa calda, però eri uno dei migliori del tuo anno, soprattutto nella mia materia.-
-Mi dispiace, professore.-
-Non voglio scuse, voglio spiegazioni! Senti, siamo stati informati di tua zia e del tuo trasferimento da Stark per Dio sa solo quali ragioni, e siamo dispiaciuti che stai passando questo brutto momento. Ma Pete... la vita è anche questo: tentare di andare avanti nonostante tutte le avversità. Ora, sei hai difficoltà ad apprendere, puoi chiedere a noi insegnanti per delle ripetizioni o lezioni extra, siamo sempre disponibili. Se invece è tutto solo qui dentro...- si indicò la testa, -... c'è anche il counselor, lo sai.-
Sentendosi di poco in colpa, il giovane annuì col viso rivolto in basso e strinse lo skate tra le dita della mano.
Mr. Gillian abbassò d' un tratto il tono: -Un' ultima cosa, ok? Se dove vivi non ti piace, se subisci... violenza domestica... dillo, capito? Non rimanere nel silenzio, Pete. Non è mai la scelta giusta.-
Peter si risvegliò con quelle parole. -Violenza... domestica? No, oddio, no! Io non... non sono vittima di... perché lo pensa?-
L' uomo voleva dire qualcosa, si vedeva, poi ci ripensò. -Va' a preparati per la lezione, Peter. Miss Juàn non è permissiva come me.- lo salutò e se ne andò. Il sedicenne ragionò su quella frase tanto ambigua per molto, fino a decidersi di uscire dalla stanza.
Non appena mise la sua tavola nel suo armadietto, venne raggiunto da M.J. Sorrideva, sembrava più raggiante. -Che la Prank Week abbia inizio.-
-Cosa mi devo aspettare?- alzò un sopracciglio, sorridendo appena. Attualmente desiderava solo saltare la scuola e andare da qualche parte con lei, per restare da soli.
Lei tirò fuori le mani da dietro la schiena e gli porse un muffin. -Cominciamo da questo. Ti conosco, non avrai mangiato questo granché stamattina. È al cioccolato e crema, così sei costretto a dividerlo con me. Prank Jones.-
Peter prese quella "colazione" e la divise a metà, dando una parte alla ragazza. -Ah, hai cominciato leggero. D'accordo, allora farò lo stesso anch'io.-
-Attento, lo faccio solo perché è il primo giorno e ieri non c'eri per colpa di quel serpentone che sono certa ti abbia ferito. Da domani comincia la vera sfida. Ah, hai visto Carl ed Amy?-
Domani. Mercoledì. La festa.
Cavolo.
-Va bene, anche tu tieni la guardia alta. E Carl ed Amy... non lo so, si staranno sbaciucchiando da qualche parte all' insaputa del padre affidatario di lui. Ancora non mi capacito di come si siano messi insieme! M.J., posso farti una domanda?- cambiò argomento, mordendo il dolcetto e leccandosi le labbra. Lei fece altrettanto ed emise un verso come a dire "fai pure".
-Perché quando mi sono ferito alla mano hai pensato che fosse stato Stark?-
L' amica fece spallucce. -Ho sentito dire in giro che è solito scontrarsi a mani nude con le persone che gli danno sui nervi, sinceramente spero sia solo una voce. Me l' ha detto Elijah. Anche perché tempo addietro l' hanno beccato a fare a botte in un bar con uno sconosciuto.-
Peter si sentì punto sul vivo. Prima quel prepotente si arrabbiava se faceva a botte e poi lui stesso aveva un passato tormentato?
Il bue che dà del cornuto all' asino!
-Fantastico, davvero.- finì di mangiare e si pulì dita e bocca con un tavogliolo, passandone dopo uno pulito a lei. Si morse il labbro, timido. -Riguardo a ieri...-
-Ehi, io non sono sentimentale e so che anche tu non lo sei. Se vuoi parlarne, lo potremo fare quando entrambi ci sentiremo pronti.-
-In realtà, volevo chiederti il primo appuntamento.-
-Oh.- arrossì, -D'accordo.-
-Michelle, vuoi... ti va di venire al ballo con me?-
M.J. percepì ogni parte di sé diventare tesa e surriscaldarsi. Un conto era un ristorante dove vi erano degli estranei o un cinema, un altro il ballo della scuola dove si sarebbero presentati insieme, in abiti eleganti, e avrebbero ballato di fronte a tutti i loro compagni e amici.
Ma in amore bisognava pur soffrire, no?
Amore?! Frena i cavalli!
Insomma, per chi ci piaceva.
Era Peter. Non un ragazzo qualsiasi. Il suo Peter.
Sorridendo, annuì. -Mi piacerebbe moltissimo.-
Lui sorrise, euforico. -Grande.-
-Parker.-
Iniziamo bene!
-Sparisci, Thompson.- Michelle per poco non si mise in mezzo al suo migliore amico e Flash, quest'ultimo lo guardava come se avesse voluto prenderlo a calci.
-Devo parlare in privato con lui, Jones, non intrometterti.-
-Ormai dovresti averlo capito che tra me e lei non ci sono segreti.- Peter rinforzò la frase stringendo la mano della ragazza, il cuore battè forte a entrambi.
Flash sospirò una risata e fece un cenno col capo. -Perciò sa anche lei che sei il figlio nascosto di Stark?-
Le mascelle dei due amici sfiorarono i loro petti quando caddero.
Come?!
-Lui è cosa?-
-Io sono cosa?!-
-Andiamo, sul serio non ne sapevi niente? Non prendetemi in giro.- incrociò le braccia e alzò il mento, quasi fiero di aver risolto un mistero.
-Flash, hai preso fischi per fiaschi, va bene? Stark non è mio padre.-
-Ah, no?-
-No!- confermò, frenetico e irritato. Come gli era venuta in mente una teoria del genere?
-E allora perché è venuto a prenderti lui l' altro giorno? Dicevano tutti che eri finito nelle mani del Governo, non pensavo intendessero così tanto.-
-Ecco... ehm...- si scambiò un' occhiata con M.J., e adesso che scusa gli rifilava? -Sono... il suo... stagista! Sì, già, facevo lo stage da loro già da qualche mese, il preside sapeva tutto, e quando ha scoperto di mia zia mi ha offerto un posto dove stare.-
-Alla Stark Tower?-
-Ah ah.-
-Con tutti gli altri Avengers?-
-Esatto.- i suoi occhi andarono letteralmente ovunque, stava cominciando a sudare freddo. Il modo in cui Flash lo stava guardando non gli piaceva affatto.
Il ragazzo scuro di pelle scosse piano il capo. -Sai che c'è? Non me la bevo. Si scopre di sana pianta che Stark ha un figlio e tu, così, a caso, vai a vivere da lui? Non vi pare strano?-
-Si può sapere a te che te ne frega?- Michelle iniziò a infastidirsi e gli andò di fronte. -Prima infastidisci Peter dicendo che i suoi lo hanno abbandonato, cosa che è schifosa e falsa quanto i tuoi anni da promosso in questa scuola pagati dalla tua famiglia, e ora te ne esci con la balla che lui e Stark sono padre e figlio, se non imparentati? Tu stai male.-
Flash sospirò, tirò fuori dallo zaino il suo portatile e la oltrepassò per parlare con Peter. -So di essere stato uno stronzo, ma ammettilo: tutti e due ci abbiamo messo del nostro. E so che sai bene quanto me che qualche volta una rissa aiuta a scaricare la rabbia repressa.- alzò lo schermo del pc e prese a digitare.
-Qualunque cosa tu voglia fare, non c'è tempo adesso. La prima ora comincia tra pochi minuti.-
-Aspetta un secondo, "Pecora". In partenza non avevo alcuna intenzione di fare questa cosa, ma se tu sei veramente chi penso che tu sia, sono con l' acqua alla gola. L' industria di mio padre tenta di ingraziarsi da anni quella di Stark e se ho mandato tutto a monte perché ho fatto a botte con "l'erede al trono", i miei mi trucidano e lo fanno sembrare un suicidio.-
-Arriva al punto, Thompson.- battè impaziente un piede M.J.
-Ok, ok, ci sono. Vi siete mai chiesti perché circa un quindicennio fa, all'improvviso, tutte le foto da giovane di Tony Stark siano scomparse da internet? Ho chiesto una mano ad alcuni hacker del Club di Informatica e, rullo di tamburi...- girò il computer tra le mani verso di loro, ottenendo come risultato due paia di occhi sgranati.
Ma che... che cazzo...?!
-M.J., cosa...?-
-Mio Dio, Peter... è identico a te.-
-Ora capite cosa intendo?-
Peter serrò le palpebre e tornò dritto con la schiena. -Flash, è ridicolo, chiaro? I miei genitori erano Mary e Richard Parker...-
-Tombola!- lo interruppe, tornando a digitare sulla tastiera. -Ho cercato anche loro, vuoi dirmi perché non li trovo da nessuna parte?-
-Secondo te ho le risposte che cerco da tutta una vita?-
-Dio, Parker, sveglia! Rispetto a sedici anni fa, oggi ci sono meno informazioni su Stark e sulla sua vita; dei tuoi genitori non sa niente nessuno, neppure Google! Se non è tuo padre, allora c'entra comunque qualcosa con la tua famiglia.-
Spider-Man sentì il cuore nelle orecchie. Flash non era mai stato un ragazzo molto bravo nelle teorie e nelle supposizioni, dormiva quasi sempre quando era a scuola, tuttavia stavolta sembrava convinto e pienamente in sé in quello che faceva.
-Odio ammetterlo... ma forse ha ragione.- ammise M.J., facendogli una smorfia di scuse.
-Facciamo così: basta risse, prese in giro e non dirò a nessuno con chi abiti se mi tieni aggiornato su questa faccenda.-
-Flash!-
-Che c'è?- domandò innocente alla bruna, -Vi ho in parte aiutato, voglio fare lo stesso con mio padre e ormai mi sono incuriosito. Tra l' altro, avrebbe potuto mandarmi dietro uno degli Avengers a farmi il culo e non l'ha fatto. Gli dovevo un favore.-
-E che bel favore... Sei il solito ficcanaso. D'altro canto, stavolta sembra tu abbia trovato qualche cosa di interessante.- Michelle piegò la testa di lato mentre osservava le recenti ricerche di Flash.
-Non abbastanza interessante, a parer mio. A detta del Club di Informatica, si potrebbero trovare molte più informazioni su Stark e i Parker, ma uno solo di loro potrebbe riuscirci. Lo stesso che al primo anno ha fatto scattare col suo computer l' allarme antincendio per saltare il test di Motoria.-
I due ragazzi risposero all' unisono: -Ned.-
-Bingo.-
Peter annuì. -Proverò a scrivergli.-
-Parker, Jones e Thompson! In classe, muovetevi!- li rimproverò un insegnante che passava lì vicino.
Peter lasciò un messaggio a Ned Leeds durante la ricreazione, chiedendogli il favore di cercare qualunque cosa collegasse il cognome "Parker" e "Stark". Passò la giornata con la mente ingombrata da pensieri e punti interrogativi grandi quanto una casa.
Come mai assomigliava così tanto a Stark quando aveva la sua età? Perché, come i suoi genitori, neanche lui aveva molte informazioni su di sé su internet?
A fine giornata, mise più forza nell'usare lo skate e si ritrovò quasi a sorvolare il Queens. Era una lunga strada, però non gli interessava. Anzi, lo avrebbe aiutato a distrarsi.
Fu solo quando giunse alla Stark Tower ed entrò nell' ascensore che il suo ex migliore amico gli rispose con simpatia e salutandolo a sua volta. Di conseguenza, gli chiese scusa perché per cercare ciò che gli aveva chiesto ci aveva messo molto, era stato difficile persino per lui. Purtroppo, aveva trovato solo una foto risalente al 2001 come risultato.
L' adolescente cliccò sull' immagine e la ingrandì: era un Tony Stark più giovane che sorrideva e stringeva la mano a un uomo, dietro di loro vi erano le prime armature di Iron Man. Peter capì chi era quell' estraneo solo quando sul suo polso notò un certo orologio... lo stesso che ora era sul suo di polso, che aveva alzato per confrontare l' oggetto con lo scatto.
Non appena le porte si aprirono, il sedicenne camminò a passo pesante e svelto, raggiungendo il padrone della torre e il resto della squadra in cucina e in salone. Anche Anya era tornata e si stava versando da bere in un bicchiere di vetro, il quale le cadde a terra quando sentì i forti pensieri negativi di suo "fratello".
Tony interruppe la sua conversazione con Rhodey, in piedi di fronte alla penisola, e corrugò la fronte allo sguardo incendiato del figlio. -Pete, hai fatto in fretta oggi o...?-
-Perché non mi ha mai detto che conosceva i miei genitori?!-

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Commentate, grazie! :)

-Kitta♡

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