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Respira... respira.
Non distrarti. Apri gli occhi e trova Quinn.
Niente di tutto questo è reale. Non è reale.
Non avere paura.
Non distrarti e trova Quinn.
Non guardare. Non credere.
Non distrarti.
Apri gli occhi...
Trova Quinn!
Peter sgranò gli occhi e respirò con l' affanno, creando delle leggere nuvole. Aloni che si causavano quando la gente respirava in un luogo freddo. Di fronte a lui, nebbia, neve e un vasto lago ghiacciato. Lui era lì, coi piedi sul ghiaccio. Non riusciva a vedere quasi nulla.
-Peter?-
Alla sua destra, Quinn era spaventata e confusa quanto lui. -Dove siamo?-
Insieme, si guardarono attorno. Peter non era mai stato al Polo Nord, ma sentiva che doveva essere fatto in quel modo.
Desolato. Freddo. Col suono del vento nelle orecchie.
-Che sta succedendo?- chiese ancora la ragazza, il cuore le batteva forte nel petto. Sia lui che lei avevano la pelle d'oca e non solo a causa del gelo. -Come siamo finiti qui?-
Peter ricordò di colpo.
Mysterio.
Era un' illusione quella?
-Benvenuti.- la voce di Amaranta si proruppe in un eco tutto intorno a loro. -Consideratelo pure un test. Qui affronterete le vostre peggiori paure. Vediamo quanto sono forti She-Venom e l' ex Spider-Man. Buona fortuna a tutti e due.-
-Quella pazza...- ringhiò furioso Peter. Avrebbe tanto voluto indietro i suoi poteri per poterla affrontare alla pari. -Cosa crede di poter fare? Non mi sembra una paura, questa. Chi ha paura del ghiaccio?-
Quinn impallidì di colpo. -Non è la paura del ghiaccio. È una mia paura specifica.-
-E sarebbe?-
-Cadere.-
-Cadere?- non capì.
-Cadere nel vuoto.-
Eh?
-Vuoto?-
-Ragazzi!-
La nebbia davanti ai loro occhi si dissolse e, su una sporgenza di neve, comparvero Tony e Anya.
-Sono reali?- fu la prima cosa che venne in mente a Peter. Ricordarsi che tutto quello non fosse vero era altamente difficile. E Quinn? La Quinn che aveva adesso al suo fianco... era quella reale?
Un rumore minaccioso e un lieve tremore fece abbassare sia a lui che a lei la testa. In mezzo ai piedi di Peter si creò una spaccatura nel ghiaccio. Si voltò con lentezza, imitato da Quinn. Il ghiaccio, in lontananza, pareva spaccarsi, rompersi, esplodere, e si stava avvicinando a loro.
"Cadere nel vuoto".
Oddio.
-Correte!- urlò Anya, spaventata.
Prima di poter cadere, Peter e Quinn si affrettarono nel correre verso la Magisse Bianca e Iron Man, i quali si allungarono con le mani e gridavano loro di correre più in fretta.
I due giovani non avevano idea di che cose ci fosse sotto di loro, se acqua gelida o il nulla assoluto, ma non ci tenevano a scoprirlo.
Peter sentì i polmoni bruciargli e le lacrima annebbiargli la vista per quanto stesse correndo veloce. Il vento entrava e usciva dalla sua bocca con fretta, la pelle d' oca era accompagnata dal sudore della corsa e le orecchie erano colme del rumore di esplosioni e fischi. Non appena alzavano un piede per avanzare, il sottosuolo di questo si spaccava e rompeva.
La lastra di ghiaccio pareva non finire mai, Tony e Anya sempre più lontani. Lui e Quinn ansimavano, gemevano per la stanchezza, non capendo se avevano caldo o freddo.
Non è reale. Non è reale. Non è reale.
Eppure lo sembrava fin troppo agli occhi del ragazzo.
Non è reale.
-Dai, manca poco!- disse loro Tony, in ginocchio come Anya e con un braccio dritto in direzione di Peter.
-Saltate!- ordinò la strega e i due obbedirono, evitando per un soffio di saltare in aria. Come Peter si aggrappò con tutte le proprie forze alla mano del suo tutore, così fece Quinn con quella di Anya. Aveva smesso d' un tratto di nevicare e sotto di loro non vi era più nulla, niente ghiaccio.
Solo nuvole. Nebbia. Il dubbio.
E rimasero, sospesi su un precipizio di neve che pareva non avere un inizio. Tony e Anya tentarono di tirare su i due ragazzi per riportarli su un terreno stabile, ma non ci riuscivano. -Tenete duro.- pregò loro Tony, usando entrambe le mani per tenere il braccio di Peter.
La stretta di Quinn su Anya scivolò ed entrambe le ragazze urlarono. Quinn aveva le mani sudate e questo non aiutò. Nonostante lo sforzo, la pelle scivolò contro la pelle e cadde giù. Peter non ci pensò due volte: lasciò Tony e si buttò all' inseguimento di lei.
La prese per la mano, l' attirò a sé e la strinse, cercando di proteggerla meglio che poté con il proprio corpo. Quinn, addosso a lui, tremava terrorizzata. La caduta finì dopo molto e finirono nell' acqua.
Acqua... contaminata? C' era qualcosa in essa, Peter lo notò subito.
Risalendo in superficie, la prima cosa che udì fu un urlo acuto, disgustato e orripilante della sua ragazza, la quale si strinse a lui.
Cadaveri. Ecco cos' era.
Tanti e tanti cadaveri.
Intorno a loro vide anche tetti di case che avevano superato l' acqua, palme sradicate e macchine che galleggiavano.
-Questa è tua, non è vero?- suppose Quinn, togliendosi i capelli bagnati da davanti gli occhi. -È la tua paura dell' acqua?-
Finalmente, Parker riconobbe il posto. -Sì. Siamo in Thailandia. È lo tsunami che ho dovuto affrontare.- ammise e fu costretto a tenere a bada un conato di vomito. Ben Parker, il suo corpo, era mischiato in mezzo a quelli di altre persone innocenti.
-Oh, mio Dio.- pianse Quinn, tenendosi a stento a galla e guardando il cadavere di una bambina vicino a lei. Si allontanò tremante. -È una cosa terribile.-
-I supereroi non possono fermare tutto.- Amaranta tornò nell' aria o forse addirittura nelle loro teste. -Tu lo sai meglio di me, giusto, Peter?- la sua risata si mischiò assieme ad una maschile molto familiare.
-Amaranta! Beck! Smettetela!- gridò arrabbiato Peter, girando su sé stesso nell' acqua. -Può bastare così, non credete?! Adesso state esagerando!-
-Oh, no, Parker. Abbiamo appena cominciato...-
-Ah! Peter!-
Quinn mosse le braccia, agitandole e scalciando. -Peter! Aiutami, Peter!- lo supplicò e qualcosa tentò di trascinarla giù.
Quinn!
Fece per muoversi verso di lei, tuttavia non ce la fece. Qualcosa lo aveva preso per le gambe e cercava di farlo annegare. Con una grande boccata d' aria, riemerse, scalciò e ritentò di allontanarsi.
Che diavolo era?
Una mano rugosa salì in superficie e lo tirò per i capelli, mentre altre lo afferravano per i vestiti. Gli venne un colpo al cuore quando vide cos' era: i cadaveri, i morti che li trascinavano in fondo all' acqua con loro.
Cristo!
-Quinn!- si mosse come un' anguilla per togliersi di dosso quelle mani indesiderate e raggiunse a stento la ragazza. -Cazzo! Quinn!- sputò fuori l' acqua dai polmoni e fu costretto a dare un pugno ad uno di quegli zombie.
-Peter!- piagnucolò ferita lei, allungando una mano verso di lui, invano. L' avevano graffiata e usò il proprio cappello per colpirli più volte.
Un terremoto orribile fece scappare via i morti e si strinsero, udendo insieme lo stesso scroscio d' acqua.
-Pete...- richiamò la sua attenzione ed entrambi sgranarono gli occhi alla vista dello tsunami imminente.
Merda!
-Tieniti forte!- Peter abbracciò Quinn e le fece da scudo, proprio poco prima che venissero investiti dall' onda.
Vennero sbattuti contro oggetti, rami, alberi, case... così forte, così velocemente, che si indebolirono e una corrente troppo potente per loro li divise.
No, Quinn!
Peter fece uscire delle bolle nel gridare e sbatté la testa contro un muro, dove il suo corpo si ritrovò appoggiato. Il livello d' acqua calò, si abbassò, e lui tossì tutto quello che aveva nei polmoni. Fu doloroso persino aprire gli occhi. Si trovava in fondo al corridoio di una casa, dove tutte le porte erano aperte. L' acqua si abbassò sempre di più, non si capiva da dove provenisse, e alla fine cessò del tutto di esistere asciugandosi al pavimento di marmo.
È tutto finto. Non devo avere paura.
Grugnendo, tentò di mettersi seduto e urlò di dolore. Aveva un taglio sulla coscia, non sapeva come se lo fosse procurato. Con dita tremanti, toccò lievemente la ferita.
Ahi!
Se era tutto finto, perché faceva male comunque? Stanco, trascinò la gamba vicino a sé stesso e strinse i denti, respirando difficilmente attraverso essi.
Che senso aveva tutto quello? Che razza di gioco era per Mysterio e Amaranta? Perché fargli affrontare una cosa del genere?
-Quinn?- riuscì a dire a malapena, guardandosi intorno. Quella casa, appartamento o loft ancora bene non si capiva, pareva isolata. -Quinn?-
Un tuono al di fuori delle mura fu ben percepibile. Fin troppo. Peter vide le finestre non molto lontane da lui vibrare e, nonostante fossero chiuse, le tende si mossero come se in casa ci fosse vento.
-Paura.- tornò la voce di Amaranta, una voce che gli avrebbe sicuramente causato incubi per sempre. -La paura fa fare strane cose, alle persone. Piangere, gridare, implorare... La prima cosa? Scappare.-
I vetri delle finestre si aprirono, si spaccarono all' improvviso, rompendo il silenzio e portando il caos. Peter si portò le mani alle orecchie e tentò di mettersi in piedi, zoppicando. Col cuore in fermento, ignorò il dolore e corse lungo il corridoio, cercando una via di fuga. Ma in quella casa non vi erano porte d' uscita.
Il temporale spaccò le finestre e le mura, facendo volare da tutte le parti i mattoni. Pioggia, fulmini e tuoni entrarono in qualunque stanza. Peter venne colpito più volte. Si tagliò, prese la scossa, si bruciò... tentò di salire le scale per andare al piano di sopra e un fulmine arrivò ai suoi piedi, facendolo cadere e rotolare giù.
I suoi polmoni erano in fiamme per la tosse e gli girava la testa.
Niente attacchi di panico, ti prego. Non è reale. Non devo avere paura, non posso!
Doveva farcela da solo. Non poteva farcela da solo.
Dov' era lui? Dov' erano gli Avengers? Dov' era Quinn?
Chiuse gli occhi con le mani e si racchiuse in sé stesso.
Fa' sparire tutto, ti supplico, manda via tutto.
Con il labbro inferiore che tremava e stretto poi fra i denti, assunse una posizione fetale e schiacciò come poté il corpo sul pavimento per scomparire. Poi... tutto finì.
Niente tuoni, niente lampi. Il silenzio assoluto.
Temendo il peggio, aprì di poco una palpebra. Si mise dritto usando anche le braccia e non comprese dove fosse finito. La casa era sparita e anche il cielo, se non il mondo stesso. Tutto intorno a lui era buio, nero, eppure riusciva perfettamente a vedersi le mani. Non temeva l' oscurità. Che paura era, quella?
-Ciao, Peter.- da dietro le sue spalle, giunse la voce di suo zio, Ben Parker.
No. No, questo no.
Con lentezza, girò su sé stesso per ritrovarsi faccia a faccia con l' uomo.
Vi supplico.
-Zio Ben...-
-Sei cresciuto, eh?-
Deglutì un boccone amaro, sentendosi messo in soggezione sotto quegli occhi severi. -Tu non sei cambiato affatto, invece.-
-Ti pare che un morto possa invecchiare?-
Dio. -Zio Ben, ti prego, ascoltami.-
-Lo ringrazi? Ringrazi Stark ogni giorno per aver scelto te invece di me? Per aver preferito salvare un ragazzino ingrato, impertinente e pestifero invece di un uomo giusto e buono qual ero io?-
Non farmi questo.
-Zio Ben, per favore...-
-Siamo morti, Peter!- urlò di colpo l' uomo, facendo saltare sul posto il ragazzino. -Io sono morto per te, per salvarti! Proprio come tua madre è morta dandoti alla luce, come Richard si è sacrificato per impedirsi di ferirti ancora, come May si è lasciata cadere tra le fiamme per salvarti la vita... siamo tutti morti per causa tua. Per salvare te!-
-No!-
Non è stata colpa mia...
-Tutto questo, Peter, ogni male è partito da te! Sei la fine di chiunque, uccidi tutti quelli che hai intorno!-
Non è vero! Smettila!
Altre voci, altre sgridate. Suo padre, sua madre e sua zia si erano uniti a quel coro e lo avevano accerchiato.
-È colpa tua!-
-Sei stato tu!-
-Sei solo tu.-
-Ingrato.-
-Sei rimasto da solo, proprio come volevi.-
-Sei un debole!-
-Tutti muoiono se si affezionano a Peter Parker!-
-Meriti solo la morte.-
-Ti rinnego come figlio, non vali niente!-
-Ci hai uccisi.-
-Hai ucciso tutti noi.-
-Assassino!-
-Mi pento di averti fatto nascere.-
-Dovevi morire tu, non io!-
Peter singhiozzò. Si girò e rigirò da tutte le parti, ascoltando involontariamente quella valanga di parole avvelenate. Un dolore tremendo al petto lo fece mettere in ginocchio. Gemendo con le guance umide, chiuse gli occhi e portò le mani alle orecchie per non sentirli più. -Bastaaa!- strillò con tutto il fiato, esaurito e a pezzi.
-Assassino. Assassino. Assassino!-
L' aria stava per esaurirgli, a differenza delle vertigini che non volevano saperne di cessare. Sarebbe svenuto di lì a poco, se lo sentiva.
Basta... vi prego, basta...
-"Cosa farei senza la tua bocca intelligente?"-
Peter sbarrò gli occhi di scatto. Conosceva quella voce.
-"Che mi calma e mi sprona? La mia testa gira, non scherzo, non riesco a fermarti".-
Sì... sì che la conosceva.
Tolse la mani dalle orecchie e non fece caso alle proprie guance umide. I suoi parenti erano spariti e lui era nuovamente solo, nel nulla.
O forse non così solo.
Tony.
-"Cosa sta succedendo in quella bella mente? Sono sul tuo magico misterioso viaggio. E sono così confuso, non so cosa mi abbia colpito, ma starò bene...".-
-"La mia testa è sott'acqua, ma sto respirando bene".- continuò lui, alzando la voce e mettendosi in piedi. Volse la testa verso l' alto. -"Tu sei pazzo ed io sono fuori di testa...".-
-Sono qui, Petey-pie. Sono sempre qui.-
Sì, era lì. E non se ne sarebbe andato. Peter lo sapeva.
-"Perché tutto di me ama tutto di te. Amo le tue curve e i tuoi spigoli, tutte le tue perfette imperfezioni".- sorrise nel cantare e il cuore gli divenne leggero come una piuma.
Amaranta e Mysterio potevano fargli credere qualunque cosa volessero. Finché ci sarebbe stato Tony, lui non sarebbe mai rimasto da solo.
-"Dammi il tuo tutto...".- Peter chiuse gli occhi e allargò le braccia, il buio si stava schiarendo. -"Darò il mio tutto a te. Sei la mia fine e il mio inizio. Anche quando perdo sto vincendo. Perché ti do tutto di me... e tu mi dai tutto di te".-
Il freddo che stava provando scomparì e quando tornò a guardare ciò che aveva davanti, sapeva che quel Tony Stark era reale. Perché lo osservava e gli sorrideva come faceva sempre; con amore. -Ben tornato, Petey-pie. Mi sei mancato.-

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Commentate, grazie! :)

-Kitta♡

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