May apre la porta e sospira, lasciando entrare Tony. Si è fatto la barba, ha tolto il pizzetto e come sempre sembra più giovane. Al solito, se li lascerà ricrescere. -Sei in ritardo.-
-Lo so, lo so, mi dispiace, degli asiatici mi hanno trattenuto per un affare. È ancora sveglio?-
-L' ho tenuto in piedi solo per te, i tuoi messaggi sono stati a dir poco assillanti su questo.- chiude il battente e incrocia le braccia al petto, -Ti ha visto qualcuno?-
-Nessuno.-
-Bene.- annuisce e si gratta la testa, imbarazzata. -Senti, dobbiamo accettare la realtà, non potremo andare avanti così per sempre. Tra non molto comincerà a ricordarti e quando inizierà la scuola? Cosa gli diremo? Che un uomo molto simile a Tony Stark gli faceva da badante?-
Lui guarda un punto fisso, unisce le labbra stile pesce e fa spallucce. -Non è una cattiva idea.-
-Tony, sii serio, ti prego.-
-Sono serio, May. Non posso smettere di vederlo, non puoi chiedermi una cosa del genere.-
-Purtroppo devo farlo. Ben presto inizierà a fare domande e forse lo farà anche il Governo. Già sei sotto processo per via delle armature, se scoprono di Peter sarai nei guai fino al collo.-
-Mi lusinga che ti preoccupi per me, ma se dovessi scegliere fra mio figlio ed essere Iron Man non esiterei a dire il nome del bambino.-
-Lo metti in pericolo, lo vuoi capire o no?! Il punto è che più vieni qui, più c'è il rischio che ti becchino. Per non parlare di Toomes che è finito chissà dove, se fosse lui stesso a trovare Peter?-
Il cuore di Stark perde un battito e gli duole sapere che la donna ha ragione, che più si allontanerà dal suo piccolo meglio sarà e rimarrà di più al sicuro. Fa un cenno col capo e gli bruciano naso e occhi per le lacrime trattenute. -D'accordo, allora... questa è l' ultima volta che lo vedo. Fino a quando non capirò come stargli vicino nel modo più sicuro possibile.-
May sorride fiera e triste, sapendo bene quanto questo per lui sia difficile. -Va bene.-
Sospira e si morde a sangue il labbro, tremando di poco per trattenere la frustrazione. Quanto tempo staranno lontani? Per quanto non potrà vederlo? Che punizione orribile gli ha dato l' universo per tutte le stronzate che ha fatto in passato, il karma è proprio una puttana.
Sì, una puttana che lui si è fatto, non ha pagato e lei gli ha rifilato il benservito.
-Ben è in servizio?-
-Sì, fa il turno di notte. Mi ha detto di averti parlato dell' adozione.- parla cautamente, portando entrambi dov'è il piccolo di casa.
-Già... l' ha fatto.-
-E per te è ok la cosa?-
Chiudendo le palpebre, Tony cerca le parole adatte: -May, è mio figlio. Se qualcuno mi dice che vuole adottarlo, io...- e non riesce a concludere.
-Capisco.- gli comunica e non lo giudica.
Arrivati in salone, un bimbo castano di quattro anni con la salopette e il solito ciuccio in bocca li nota e sorride. -'Ony!- grida eccitato e corre come può verso l' ospite.
Immediatamente, Tony lo prende in braccio. -Ehi, Petey-pie! Oh, ma guarda quanto sei cresciuto! Tra un po' sarai più alto di me, vero?- lo agita sopra la testa e gli fa le smorfie.
May si addolcisce nel vederli di nuovo insieme. -Hai mangiato? Ti preparo qualcosa?-
-Eh? Ah, no, grazie, sono a posto. Non vedi che muscoli?- le presta poca attenzione e ribalta sottosopra il bambino, tenendolo tra braccia e torace.
-Vi lascio un po' da soli allora.-
-Aiuto, il mostlo, il mostlo!- finge paura quel monello di suo figlio, muovendo su e giù le braccia come alla deriva e urlacchiando acuto nel tornare dritto.
-Arrrgh! Attenti, bambini, sta arrivando il mostro del solletico!- aumenta il suo tono basso per darsi una voce spaventosa e mordicchia la pancina di Peter con tanto di dita scaltre, facendolo gridare dalle risate.
Lo fa volare tra le braccia ridendo con lui e se lo porta in groppa in giro per l' appartamento. May, presa da una rivista in sala da pranzo e con una sigaretta, si diverte nel guardarli. Tony gli racconta favole di robot, cowboy, alieni e, i suoi preferiti, i supereroi; tutte storie che sa che il piccolo adora. Lo lascia fare quando lo costringe a giocare coi pupazzi, i Lego, le marionette e gli disegna persino sulla faccia con tanto di brillantini.
Verso le dieci e mezza, sono sul divano a guardare in tv qualunque cosa voglia Peter. Serie colorate, cartoni, tutte con scopo educativo. Anche se a Tony sembrano un po' strane per i bizzarri personaggi che mostrano e si ritrova a immaginarsi Hulk che si presenta con tanto di musichetta dei Teletubbies.
-Ok, basta voi due. A letto.- li richiama May, poggiandosi alla soglia della porta.
Tony la guarda rammaricato, imitando l' aspetto innocente dell' ometto seduto vicino a lui. -Ancora cinque minuti.- mormora sconsolato, alzando le cinque dita della mano con fare infantile. Peter, curioso e non capendo, fa lo stesso gesto.
May ride intenerita. -No, per niente. È tardi, anche se domani non abbiamo nulla da fare se non cercare un degno sito di babysitter.-
-Le mie armature sono ottime babysitter.-
-Tony.-
-Ok, come non detto.- si scusa all' istante e spegne il televisore, prendendo in grembo il figlio. May allunga le mani per farselo passare, ma non accade. -Posso metterlo a letto io? Ti prego.- la supplica con le parole e con lo sguardo, non è ancora pronto per staccarsi da lui.
Lei accetta, ma ad una condizione: -Solo se gli fai il bagnetto.- e lascia ancora loro la loro privacy.
Ridacchiando, si dirige in bagno e comincia a preparare la vasca, stando attento alla temperatura.
-No, bagno no!- si lamenta Peter, provando a scappare dalle sue braccia.
Tony lo bacia sotto l'orecchio. -Buono, tesoro, è solo acqua. Vuoi le bolle? Mettiamo le bolle. E le paperelle? Anche qualche nave.- prova a indorare la pillola come meglio può e gli toglie i vestiti sporchi di colore.
Quando l' acqua arriva a un livello adatto, lo fa sedere e lui subito impazzisce per la schiuma. Stark ne approfitta per lavarsi le mani al lavandino, colme di brillantini e glitter, e quando si guarda allo specchio vede finalmente cosa suo figlio gli ha scritto in fronte.
CHE?!
Si volta scioccato, divertito e senza parole. -Spero proprio che questo "ass" stia per asino e non per altro, signorino.-
La piccola creatura si limita a fare una risatina. È proprio figlio di suo padre.
-Ecco perché May rideva sotto i baffi.-
E parlando del diavolo...
La donna si sporge dall' uscio. -Scusate l' interruzione, maschietti, volevo solo avvisarti che il biberon di Peter è pronto, non dorme tranquillamente senza il suo latte.-
Tony arcua un sopracciglio. -Come mai?-
-Purtroppo è una cosa alla quale lo abbiamo abituato, lo prende la mattina appena sveglio e la sera prima di dormire. Lo aiuta a fare sonni più pesanti e si sveglia di meno la notte, ma stiamo cercando di farlo smettere prima che inizi la scuola. Mi dai il ciuccio, così lo metto in camera sua? L' ultima volta è finito per sbaglio nella lavatrice.-
Glielo passa e la porta viene chiusa.
Poco dopo, Tony usa olio di gomito nel lavare il piccoletto che non vuole stare un attimo fermo. Finge smorfie scandalizzate tutte le volte che gli schizza e gli fa i baffi e la cresta con le bolle soffici.
-Egregio signor presidente, cosa prevede per la nostra nazione?- altera la voce spiritosamente e gli porge lo shampoo stile microfono.
-Caramelle!- alza le braccia, un sorriso si cela dietro la finta barba schiumosa.
Suo padre ci aggiunge un cappello di altrettanta sostanza bello alto sui capelli umidi. -Ottimo punto di partenza, Mr. Abraham Lincoln. E per depistare i nostri nemici?-
-Waffles.-
-E li affoghiamo nello sciroppo d'acero?-
-Sì!- batte felice le mani il bambino, non capendo esattamente di cosa stiano parlando.
Iron Man sorride, un' emozione indescrivibile nel petto ogni volta che sta col suo tesoro. Si perde a osservare la barchetta di plastica che Peter insiste ad annegare, simile ad una nave dove lui stesso è stato una volta. Anzi, più di una volta. E più di una barca, a dire il vero. Approvando che l' acqua sta diventando fredda, lo fa uscire e lo copre in un asciugamano versione fagotto. Per rischio che possa scivolare, decide di portarlo in braccio. In cucina prende il biberon ancora caldo e sorride a una May mezza insonnolita.
Tony entra nella stanza del bambino, accende la piccola lampada che riflette immagini di stelle e chiude la porta. Lo solleva lentamente, facendolo divertire. -Vola, vola! E vola, Iron Junior!- cantilena e lo fa sedere sul materasso. Gli mette il pigiamino, gli sfrega con l' asciugamano la testolina facendolo ridere come un matto - fortuna che fa caldo e ha i capelli corti - e infine gli passa il latte. Ne approfitta per leggergli uno dei suoi libri preferiti, anche dopo che ha bevuto tutto, e poi gli rimette in bocca il prezioso ciuccio; lo stesso che gli ha regalato lui al suo secondo compleanno.
Assieme a una marea di regali e giocattoli.
Lo fa sdraiare, prende la copertina e lo copre fino in cima al letto. -Oh, ma dov'è finito Peter?- illude stupore e la risatina che sente in risposta gli fa esplodere il cuore. Lo libera, -Eccolo qui!- esulta e il ciuccio traballa stretto tra i dentini da latte. Lo fa di nuovo, costantemente, fino a quando non lo fa ridere genuinamente: -No, è sparito di nuovo! Come farò adesso? Ed eccolo! L' ho perso ancora, l' hanno rapito gli alieni! Ed è qui, nascosto!-
Peter strilla gioioso e aumenta quando, con la coperta a nasconderlo tutto, Tony gli agita il corpo. Tornato alla luce, l' uomo si inginocchia alla sua altezza. Lo guarda con consapevolezza, -Ecco il mio bambino.- annuisce e gli accarezza una guancia col pollice.
Peter ridacchia, i profondi e bellissimi occhi marroni sul nero brillano in un modo incantevole.
-Non potrò esserci sempre, piccolo. E mi dispiace molto per questo. Ma ci incontreremo ancora. Tu sarai più grande, io sarò più vec... tu sarai più grande. Nel frattempo, troverò un modo per non perderti, va bene? Lascia fare a me.- quasi lo consola, ma è lui che tenta di non cadere a pezzi di fronte al figlio. -Fai il bravo, eh? Dà ascolto a May e Ben, ti vogliono molto bene. Ma io tornerò, perché tu sei mio. Non esiste nulla al mondo che separi me e te, amore.-
Il bimbo piega di poco il visetto paffuto. -Me e te?-
Sorride. -Me e te.-
Pochi attimi e le pupille che ama da morire si illuminano in un modo diverso e alza le cinque dita della mano destra.
-Ah, sì, i cinque minuti.- ricorda e poggia la mano contro la sua. Gli viene un groppo di commozione in gola quando nota quanto sia enorme la differenza tra le grandezze delle loro mani. -Cinque minuti insieme.- borbotta tra sé e sé.
Peter spinge la sua manina e mette il piccolo braccio più dritto. E qui Tony comprende; non è la mano dei cinque minuti, è la sua mano. La mano di Iron Man.
Oh, Dio.
Non ci può credere, Peter lo ha riconosciuto!
-Petey-pie...- esprime fiero e gli angoli della bocca arrivano fino a formare delle lievi rughe sotto gli occhi. Però la felicità scompare quando parla: -Papa?-
Oh, cielo...
Oh, merda! Non può fargli questo e non può causare a sé stesso un tale dolore psicologico! Eppure non ha altra scelta...
Tristemente e lasciando andare una lacrima, nega. -No, cucciolo.- mente e un pezzo della sua anima si spezza e si stacca. -Non sono papà.-
Gesù, fa così male...
Stupendolo per la terza volta, Peter fa un altro gesto che gli fa ribaltare il cuore: si toglie il ciuccio di bocca e glielo consegna. Un po' perché vuole darlo a lui, un po' perché ha capito di essere troppo grande per usarlo.
Sentendosi onorato da tale regalo, lo prende. -Grazie, ragazzino.-
Grazie di esistere.
Si alza, lo bacia sulla fronte e serra gli occhi. -Ti amo, Petey-pie.- gli sussurra e trattiene un singhiozzo, -Ti amo tremila.- lo saluta ed esce dalla cameretta. Poggia la schiena contro la porta, si lascia scivolare a terra sconfitto e piange disperato, non sapendo cosa fare per stargli nuovamente vicino.
Tornerà, lo sa che tornerà... allora perché si sente come se lo stesse abbandonando?
Apre il pugno chiuso e il ciuccio rosso con la maschera di Iron Man è ancora lì, a ricordargli di non perderlo per nessuna ragione al mondo.Tony, piegato con le braccia poggiate alla ringhiera d'argento e vetro, si rigirò tra le dita il ciuccio vecchio e rosso; il mondo sotto di lui gli mandò un po' di vento a scompigliargli i capelli.
Fissò affranto l' orizzonte, il quale non dava che cielo grigio dalla morte di Elijah Jones. -Me e te.- promise, annuendo.
-Tutto bene?-
Non si voltò e lasciò che Anya lo raggiungesse sul balcone. -Sì, certo.-
-Non vieni a fare colazione? Gli altri si chiedono come stai.-
-È apposto, arrivo tra poco.- non si mosse e la ragazza assunse la sua stessa posizione. Piegò la testa per vedere meglio cosa teneva tra le mani. -Era di Peter?-
-Sì. Il primo regalo che gli ho fatto.-
-È carino.- sorrise, -Ho anch'io una cosa per te.- annunciò, prendendo fuori quello che pareva un piccolo telefono con schermo digitale e un solo pulsante.
-Che sarebbe?-
-È un rilevatore di emozioni, l' ho fatto io.- glielo porse, -Tieni, così saprai sempre cosa prova Peter.-
Allungò una mano per prenderlo... ma non lo fece. -No.-
-Che c'è?-
-Non posso prenderlo. Sono suo padre, dovrei conoscerlo e capire le sue emozioni già da me. Sarebbe come... barare.-
La strega immortale sorrise dolcemente. -Sono molto fiera di te, Stark. Ma sappi che se non lo usi tu, lo farò io.- gli rifilò una linguaccia, provocandogli una risata.
Tornarono dentro, dove la colazione veniva servita in silenzio. Peter mangiava chino dal suo piatto sulla penisola e Tony si accorse che non sorrideva dalla sera del ballo. Quel giorno sarebbe tornato a scuola.
Clint arricciò il naso, disgustato. -Ok, chi di voi ha fatto una puzza?-
-Signore? Il segretario di Stato, Mr. Ross, si trova in ascensore e sta venendo da lei.-
-Ah, ecco. Scusate, come non detto.-
Le porte di metallo si aprirono e la prima cosa che notarono fu che non era felice di vederli. Per niente.
Bruce alzò le sopracciglia in allarme. -Oh oh.-
-Tony.- avvertì Natasha l' amico, girandosi nella sua direzione.
-Peter, dietro di me.- ordinò preoccupato, prendendo il ragazzo per un braccio e portandoselo dietro la schiena.
Il giovane si limitò a sbirciare; un uomo abbastanza vecchio con i capelli sul grigio e il bianco mangiò il pavimento con falcate sicure, fino a mettersi faccia a faccia con il suo mentore. -Mr. Stark.-
-Segretario.- lo salutò, -Il motivo della sua visita?-
-Il ragazzo.-
-Non credo proprio.-
-Tony.- lo richiamò Steve, già pronto a correre per portare Peter lontano da quell' uomo.
-Voglio solo parlare.-
-Be', lui ha scuola e non può proprio fare tardi. Visto che non lo teniamo ignorante? Siamo dei buoni tutori. Pete? Chiama Happy e digli di portarti a scuola, corri di sotto.- disse conciso, senza smettere di sfidare Ross con gli occhi.
Il sedicenne stava per controbattere e dire che poteva andarci anche da solo con la sua moto, ma capì che non era il caso di infastidirlo in quel momento. Strisciò via dal suo fianco e si diresse a passo svelto all' ascensore. Poteva anche non dirglielo e usare la Harley, tanto era sua. E ne avrebbe approfittato per dare da mangiare al gatto di cui si occupava da tempo. Mmh, forse era meglio se gli trovava un nome.
Tony strinse i pugni e fece un passo indietro per scrutare meglio il viso di Ross. -Cosa vuole da Peter?-
-Voglio sapere cos' è successo con quella specie di mostro a forma di polpo. Perché ha preso il ragazzo? Chi diavolo era?-
-Il socio di Toomes.- la fece breve Bruce.
-È una minaccia per il paese?-
-Lui no, ma quello che sta alimentando sì. Vuole solo Peter e se lo avrà saremo tutti spacciati.-
-Se vuole solo suo figlio, Stark, perché lui e quella ragazza che non siamo riusciti a identificare hanno distrutto quasi tutto il quartiere del Queens?-
-Quella ragazza è mia sorella.- si fece avanti Anya, -È pericolosa, ma ce ne stiamo occupando.-
-Lo vedo come ve ne state occupando; un uomo è morto e Toomes non è ancora dietro le sbarre. E che cosa starebbe "alimentando" questo suo socio?-
-Senta, la questione è più grande di lei e di noi, ok? Parliamo di un alieno di una strana melma nera che si ciba di distruzione, una strega con poteri insormontabili e due uomini di scienza con qualità omicide. Noi conosciamo il quadro per intero e non lasceremo che accada nulla.- difese sé e gli altri Rhodey, alzandosi dalla sedia.
Ross sgranò gli occhi e colpevolizzò il miliardario con un solo sguardo. -Un alieno di melma nera... Stark? È Venom?-
Anya sbiancò. -Lei sa?-
-Ero al corrente di ogni progetto di Stark per l' America e lo S.H.I.E.L.D. e mi sono imbattuto in questa specie di creatura vivente che Richard Parker stava lavorando con un altro scienziato di nome...-
-Otto Octavius.- concluse Bruce al suo posto, -È lui, signore.-
-Oh, madre di Dio... È attivo?-
-No, serve il sangue di Peter per farlo. Per questo gli dà la caccia.- Natasha incrociò le braccia al petto.
-Bene. In tal caso, è meglio se il ragazzo si trasferisca in una località più sicura di questa...-
-No!- scattò Tony, -Siamo gli unici in grado di proteggerlo veramente. Tra l' altro, abbiamo imparato come trattarlo e ciò ci dà un vantaggio sul riuscire a gestirlo. Io sono il padre e non do l' autorizzazione per portarlo da nessuna parte. Lui resta qui, con noi. Con me.-
L' uomo sogghignò e gli si fece più vicino. -D'accordo, Stark, come vuole lei. Ma un altro casino come questo e il ragazzo diventa proprietà dello Stato. E me lo porto via.-************************************
Commentate, grazie! :)-Kitta♡
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The Hero's Secret
FanfictionDedicato a chiunque non abbia un buon rapporto col padre. Se non avete mai visto i film della Marvel, ATTENTI AGLI SPOILER. Contiene le storie: • Iron Dad • Spider Son • Magissa Peter Parker non è altro che un sedicenne del Queens, New York, che des...