L' odore delle vecchie metropolitane abbandonate era quasi identico a quello delle fogne. Peter se n'era accorto nei mesi in cui era stato costretto a vivere per strada e a rubare per sopravvivere.
E camminare dentro esse per quasi un' ora tenendosi il naso tappato era una vera e propria sfida.
-Manca molto, Gonzalo?- chiese al ragazzo dalla pelle lievemente scura, il quale teneva la torcia del cellulare accesa e faceva loro strada sui binari arrugginiti.
Era completamente buio e umido, Peter aveva dato la sua giacca a Quinn per riscaldarla e gli Avengers si stavano guardando attorno. Quel posto doveva essere stato chiuso decenni prima. A Natasha le era pure parso di aver visto un topo.
-Resistete, amigos. So che l' odore non è dei migliori, ma l' abbiamo scelto proprio per questo. I cani della polizia fiutano le nostre tracce fin qui e poi scappano via. Dovevamo trovare un posto buono per nasconderci.-
-Ti dobbiamo un favore.- sorrise lievemente Quinn, stringendosi la giacca del suo ragazzo sulle spalle.
Lo straniero fece un verso di scherno. -Non ditelo neanche. Due dei miei amici più fidati sono Venom femmina e Spider-Man. Chi può dire oltre a me una frase del genere?-
-Quanti siete nel vostro gruppo?- chiese Clint e tentò di leggere gli strani graffiti sulle mura.
Gonzalo fece spallucce. -Una sessantina, credo. Più che un gruppo, siamo una famiglia.-
-E come siete finiti nel sottosuolo di New York, a nascondervi?- Steve camminava a fianco del suo compagno, ignorando il suono delle gocce d' acqua che cadevano da sopra le loro teste.
-Siamo tutti senza radici. Senza casa o famiglia. Chi viene dalle case famiglia, chi è scappato di casa, chi abbandonato, adottato, sotto la tutela di qualcuno che lo trattava di mierda. Ci siamo trovati per strada a vicenda, come cani bastonati. Lo Stato, le famiglie, la scuola... ci hanno abbandonato tutti.- Gonzalo diede il proprio cellulare a Peter e saltò contro la parete di mattoni per prendere un gancio. Lo tirò giù e con esso scese una scala. -Prendete me, ad esempio. Sono un immigrato, un clandestino. La polizia si è portata via la mia famiglia e mio padre è in carcere a scontare la pena, perché volevamo un vita migliore. Non avevo nessuno prima di incontrare los trios dei Kenny. Sono loro che mi hanno fatto sentire parte di qualcosa. Ora sto aspettando che il resto de mi familia trovi un modo per raggiungermi. Nel frattempo vivo con mia nonna, ma è sorda e cieca come una talpa e devo badare a lei, perché non ho soldi per assumere nessuno.-
-Ci dispiace molto.- le parole di Rhodey erano sincere, -Vorremmo poter fare qualcosa.-
Gonzalo si era fermato a guardarli, una mano stringeva arrabbiata uno scalino di metallo della scala. -Vi sono orrori nel mondo, colonnello. Bambini lasciati a loro stessi, abusi, soprusi, stupri, cancri, incubi che non fanno dormire la notte. Mi dispiace dovervi svegliare su questo vostro sogno a occhi aperti, ma... gli eroi non possono sempre salvare tutti. Se ci sono degli alieni, dei criminali, ladri, lì entrate in scena voi. Con ragazzi come me, come Quinn e Peter...- indicò i suoi amici, -... interviene il sistema. E il sistema fa schifo.- detto ciò, si arrampicò e prese a salire. -Da questa parte.-
Peter e Quinn si guardarono negli occhi, sapevano che il latino americano aveva ragione su tutto. Uno ad uno, tutti presero ad arrampicarsi sulla scala.
-Sappiamo di non poter sempre fare qualcosa.- disse Sam, intento a seguire Thor e Loki di fronte a sé. -D' altra parte non possiamo neanche avere noi tutto il lavoro. La gente deve migliorare.-
Una volta giunto in cima, Gonzalo allungò la mano per aiutarli ad uscire. -Ci sarà sempre qualcosa da migliorare. È come quando dici a qualcuno che è speciale. Alla fine, ti ritrovi a dirlo a chiunque. Se siamo tutti speciali, siamo semplicemente normali. Se dici a qualcuno di migliorare, commetterà uno sbaglio da tutt'altra parte.-
Quinn, al suo fianco e vicino a Peter, si levò la terra dai vestiti e si sistemò il cappello nero sulla sua testa bionda. -Io sono sicura di una cosa. Se esistesse l'essere migliore del mondo, dell'universo, l'essere perfetto... verrebbe odiato da tutti.-
Tony non accettò l' aiuto ed uscì da quel buco da solo. -Ovunque stiamo andando, spero ci sia internet. Ho bisogno di connettermi con le mie intelligenze artificiali, che dominano le mie armature e soprattutto l'Avengers Tower.-
Il ragazzo fece un sorrisetto. -Siamo fuggitivi, Stark, non primitivi.-
-Oh, mio Dio.- si lasciò sfuggire Bucky e l'intera squadra seguì il suo sguardo. Erano finiti sotto un ponte dal quale si poteva vedere la Stark Tower e ciò che vi era intorno. Da lì provenivano urla, spari e ruggiti animaleschi.
-Io chiamo Fury.- Natasha tirò fuori il cellulare.
-Seguitemi.- Gonzalo fece un cenno della testa e li portò verso una porta a doppia anta di metallo.
Pareva una di quelle grandi casse rettangolari che venivano messe sulle barche, pensò Peter, ma questa era incastrata nella terra e si poteva vedere solo l' entrata.
Il ragazzo che li stava aiutando batté sul metallo col pugno facendo un ritmo preciso e gli venne aperto da dentro.
Una ragazza coi codini corti blu, non appena vide bene chi fosse, abbracciò Gonzalo. -Ti credevamo disperso nel caos.-
-Lo sai che mi muovo meglio nel casino, chica. Possiamo nasconderli qui, Denise?-
-Per me non ci sono problemi. Non so come la prenderanno gli altri. Entrate.- fece loro spazio, -Speriamo che questo luogo sia provvisorio. Fatichiamo a starci tutti. Un capannone sarebbe l' ideale.-
-E una scuola?- si fermò a chiederle Peter.
Quinn annuì. -Ottima idea. Con i Sinistri Sei in circolazione, la Midtown High sarà sicuramente chiusa. Potremmo prendere qualcosa dai laboratori.-
-Ci penseremo più tardi.- Tony condusse entrambi i due giovani all' interno, -Ora dobbiamo solo pensare a riposare e a riprenderci. Alcuni di noi ci sono quasi rimasti secchi.-
-Lei è la positività fatta persona, lo sa, Mr. Stark?- lo sfottè Quinn, facendo ridere Peter.
-Se questa non è la spiacevole voce della nostra sorellina, son sordo e brutto!-
-Eh, ci sei quasi, uno su due.- rise Owen Kenny, beccandosi uno scappellotto dal fratello Ray. -Ah!-
-Ragazzi!- la bionda corse incontro ai suoi fratelli e li abbracciò. -Dio, mi pare di non vedervi da un secolo! Sono così contenta che stiate bene.- ridacchiò per i loro pizzicotti monelli.
L'incubo che le aveva fatto vivere Mysterio l' aveva scossa completamente e in quel momento rivedere quei due idioti le faceva proprio un gran bene.
-Dove sono mamma e Jonathan?-
-Jonathan è a casa di un suo amico. Mamma si è decisa a sbatterlo fuori di casa, finalmente. E lei è in Colorado dai nonni. Doveva tornare ieri, tuttavia la sua compagnia aerea ha ritenuto opportuno annullare tutti i voli.- le rispose Ray, l' aria giusto un po' incazzata.
Bruce, che aveva per sbaglio sentito la conversazione, corrugò la fronte spaventato. -State dicendo che...?-
-Sì, dottore, siamo tutti bloccati a New York.- lo interruppe Owen, -Nessuno può entrare, nessuno può uscire.-
-Rhodes, tu non ne sapevi niente?-
-Il Governo mi ha avvisato, hanno detto che è per il bene comune.-
-Bene comune un corno! Le persone devono avere la possibilità di scappare e andarsene, potrebbero essere presi di mira. Lo sai bene quanto me che Amaranta e quei pazzoidi sono in grado di fare qualsiasi cosa, anche sacrificare degli innocenti.-
-Pensi che a me piaccia? So che in casi come questi tutti dovrebbero mettersi in salvo e allontanarsi dal pericolo, ma finché sappiamo che loro sono qui possiamo evitare che vadano da qualsiasi altra parte nel mondo. Finché non risolviamo la faccenda, New York è off limits.-
-Porca miseria...- ringhiò sottovoce Banner, tenendo a bada la rabbia che avrebbe scatenato il bestione.
Non appena le porte di metallo vennero chiuse, producendo un rumore che si ripeté nell' aria, una baraonda di ragazzi rivolse loro delle occhiate. La squadra riuscì a vederli chiaramente solo dopo aver adattato la loro vista alla poca luminosità che c' era, creata da delle piccole lanterne portatili a batteria. Chi ammirato, chi insospettito. Ma tutti tenevano lo sguardo fisso su Parker.
Scott Lang si sporse di poco verso il ragazzo. -Ho la netta sensazione che questo non sia proprio un tuo fanclub, figliolo.-
-Dici bene!- un ragazzo scattò verso di loro, afferrò Peter per un polso e gli portò un coltellino svizzero alla gola.
-Ehi, ehi!- alzò le mani Quinn come per fermarlo e gli Avengers fecero scattare in accensione i propulsori delle armature fatte da Stark.
Natasha sollevò la pistola e mirò alla testa dell' aggressore del suo figlioccio. -Non provarci.-
-Sly, eres loco, lascialo andare!- Gonzalo si avvicinò di poco al suo amico, il quale aveva serrato un braccio intorno alle spalle di Peter e quasi non gli bucava la pelle della gola con la lama appuntita.
-Ma l'avete sentita quella strega? Centocinquanta milioni per il suo cadavere. Non so voi, io però sono stufo di vivere così miseramente, mi sistemerei a vita! Sarò così ricco da non dovermi più preoccupare di nulla.-
-Silvester Gideon Brince, mi fai davvero pena. Non ricordi più che cosa diciamo sempre sui ricchi? Su quelli che hanno tutto? "La loro vita è come l' Opera; tutto trucco, parrucco e maschere. Niente di quello che hanno è vero". Ciò che abbiamo con Peter è vero. È nostro amico.- Denise guardò Sly con disgusto.
Peter tentò di liberarsi, agitandosi tra le sue braccia, e la stretta si serrò ancora di più. -Non m' importa.- sorrise in modo malato Sly, -È un mutante, è uno di loro! Chi ci dice che un giorno non perderà la testa e farà peggio di tutti quei mostri che sono là fuori? Eh?! No, preferisco prevenire, piuttosto che curare.-
-Non è più un mutante, è umano. Se hai ascoltato mia sorella, avrai anche sentito che ha perso i poteri.- Anya poteva facilmente liberare suo fratello, tuttavia non era il caso di mettere in allarme quei ragazzi.
Se avesse avvicinato di più la lama, avrebbe usato la forza.
Parlò agli adolescenti in quella enorme cassa di metallo. -Peter Parker non è una minaccia! Non lo è mai stato! Spider-Man non ha mai fatto del male a nessuno. Nei mesi in cui ha vissuto per strada come voi, ha rubato da mangiare e l'ha diviso coi suoi amici. Me l'ha raccontato e voi lo sapete bene. Ha sempre aiutato la gente e non ha mai chiesto niente in cambio. Nessuno gli ha mai detto di farlo, l'ha voluto lui e basta.- affermò e si voltò, sorridendo al ragazzo. -Perché sapeva che era giusto.-
Ti prego, resta così per sempre.
-Non fare la cosa sbagliata.- Steve si rivolse a Sly, -Non se lo merita. Proprio come non lo meriterebbe nessuno di voi.-
Il ragazzo dai capelli scuri e i tratti europei stette in silenzio per un po', poi sbuffò amaramente. -È solo uno qualunque.-
-Non è uno qualunque.- giunse dalla folla e un ragazzino di almeno dodici anni, sporco di polvere, si fece avanti. -È Spider-Man.-
Peter sentì il braccio che lo bloccava non più irrigidito e, allo stesso tempo, provò un senso di vuoto. Di mancanza. -No. Non lo sono più.- confessò, mordendosi il labbro. Aveva desiderato tanto essere veramente uno qualunque e ora che lo era... si accorse di quanto avesse perso di speciale.
Potevo ancora dare così tanto...
-Lo sei ancora invece.- insistette il ragazzino e sfidò apertamente Sly: -Mi ha preso in tempo, prima che venissi investito da un autobus.-
Una ragazza lo affiancò. -Mi ha dato da mangiare quando morivo di freddo l' inverno scorso.-
Sly perse poco a poco la volontà e Peter non si accorse che lo aveva lasciato e aveva fatto un passo indietro. Quinn, svelta, prese il coltellino dalle mani di Silvester e lo nascose nelle tasche.
Un ragazzo sui vent'anni prese in braccio due ragazzini più piccoli. -Se non fosse stato per lui, avrei perso i miei fratellini in quell' incendio a Main Street.-
Peter aveva lo sguardo sgranato e quasi non cadde quando qualcosa gli circondò le gambe. Due braccine lo stavano stringendo ad altezza delle cosce e un visetto femminile lo ammirava dal basso. -Hai salvato la mia mamma.- sorrise e si strusciò teneramente su di lui, con gli occhi della ragazza madre che li osservavano commossi.
Quinn provò un impeto di empatia con quella ragazza e la sua bambina e abbassò lo sguardo timorosa.
Denise alzò con fierezza il mento e allontanò Sly da Peter. -Loro restano.-
Tutti annuirono a quella decisione.
L' ex eroe prese dei respiri profondi con la bocca e si guardò intorno; adesso nessuno sembrava dubbioso nei suoi confronti. Gli scappò una risata leggera e trattenne a stento le lacrime. Gli Avengers lo fissavano con orgoglio e lui scosse il capo. -Ma... io sono solo un amichevole Spider-Man di quartiere.-
Tony sentì la gloria per suo figlio crescergli nel cuore. -Eppure guarda che cosa sei riuscito a fare.-
Questo è il mio ragazzo.************************************
Commentate, grazie! :)-Kitta♡
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The Hero's Secret
FanfictionDedicato a chiunque non abbia un buon rapporto col padre. Se non avete mai visto i film della Marvel, ATTENTI AGLI SPOILER. Contiene le storie: • Iron Dad • Spider Son • Magissa Peter Parker non è altro che un sedicenne del Queens, New York, che des...