Prologo

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Tony sentì l'eco dei suoi passi mentre scendeva i gradini delle scale e, giunto a destinazione, la porta scorrevole lo lasciò passare per entrare nella stanza. Aveva cerotti e bende un po' ovunque, le sue stesse armature lo avevano ridotto in poltiglia. Ci aveva messo anni per renderle perfette e adesso solo una era intatta, anche se malridotta.
Al piano più in alto, nel grande salone della Avengers Tower, i suoi amici si stavano curando a vicenda e parlavano al telefono con persone come l' esercito, il presidente e chi se ne fregava. A lui interessava solo rivedere suo figlio, sano e salvo.
Sdraiato sul letto con svariate flebo alle braccia, Richard Parker parlava con Peter e ridevano insieme. Il ragazzo, seduto alla sedia vicina al capezzale, era raggiante come mai era stato in vita sua. Tony avrebbe sempre voluto vederlo così. A parte per le lesioni e le abrasioni in svariati punti del suo corpo, i suoi poteri ci mettevano sempre un po' a farlo tornare come prima.
-Ti sei ripreso, vedo.-
Richard guardò il suo amico con un sorriso caloroso e annuì. -Sto molto meglio. E il fatto che Pete sia qui mi aiuta parecchio.-
Peter gli strinse la mano. -Sono contento di averti ritrovato.-
-Anche io. Dimmi, sono come ti immaginavi?-
-Mmh, sì. Solo... più vecchio.-
-Ehi, attento, ragazzino; come ti ho creato, così ti distruggo, chiaro?-
-Allora, come nel crearmi, non ci metterai molto.-
-Piccolo ratto insolente!- gli diede dei pizzicotti, facendolo ridere.
Tony deglutì la bile e finse un sorriso, con molta difficoltà. -Sono felice per voi due. Dopo tutto quello che avete passato... ve lo meritate di essere qui, insieme.-
-Grazie, Thones.- Richard fece cenno al giovane, -Vieni, figliolo. Ho bisogno di tenerti per un po'.-
Il ragazzo non se lo fece ripetere e si sdraiò vicino a lui, poggiando la testa sulla sua spalla e una mano sul suo petto. L' uomo lo strinse tra le braccia e lo baciò sulla testa, tenendo sotto controllo le lacrime di commozione.
Stark nascose i pugni serrati nelle tasche. Faceva dannatamente male, cavolo.
-Tony!- lo chiamò Bruce dalla porta, -Avevo detto niente visite.-
-Peter è qui, però.-
-Niente visite da parte tua. Dobbiamo discutere di alcune cose, vieni.-
Sospirando infastidito, si congedò dal figlio e da Parker e si allontanò abbastanza assieme a Banner da non farsi sentire da orecchie indiscrete. Guardandosi attorno, sussurrò: -Cosa c'è? Che hai scoperto?-
In camice bianco e con gli occhiali, Bruce lo attaccò. -Ti avevo detto di venire da me non appena saresti tornato dal lavoro, devi stare lontano da lui! Rischi di risvegliare la sua memoria.-
-Tanto, essendo lui senza casa dove poter abitare e avendogli offerto io ospitalità in quanto suo ex amico, starà qui per un bel po' e mi vedrà comunque, che differenza c'è? Cambiamo discorso, ragguagliami. Cos' avete detto a Nick e Ross?-
-Che altro potevamo fare? Abbiamo detto loro la verità, una strega ha rapito Peter e la sua amica. Il massimo che possono fare loro è rintracciare qualsiasi strumento elettronico stiano usando Adrian e Otto.-
-Notizie da Anya?-
-Pare che Amaranta abbia temporaneamente lasciato la Terra, non si sa bene per cosa, non la percepisce più.-
-Quindi Toomes e Octavius sono da soli?-
-E senza la sua protezione.-
-Bene, questo ci darà un vantaggio. Come è messa la Kenny?-
-Helen la sta controllando insieme al suo team e mi ha mandato le svariate radiografie, guarda qui.- gli porse il suo tablet e Tony scorse le immagini, -Visto? È straordinario, non ho mai visto niente del genere.-
-"Straordinario" non è di certo la parola che userei io.-
Ci mancava solo questa.
Nelle foto in bianco e nero delle ossa, muscoli, cervello e cuore di Quinn Kenny si poteva vedere una massa melmosa nera che tentava di attaccarsi ad ogni organo. O forse di entrare in essi direttamente.
Tony si sentì male per lei. -Puoi guarirla?-
-Ehm, posso provarci con Helen e Anya, però non posso prometterti niente. Hai visto cosa può fare questo simbionte, non appena Quinn si sveglierà chissà quali danni ci causerà.-
-Be', ora abbiamo Richard. Ha lavorato su Venom per anni con Octavius, forse saprà cosa fare.-
-In quanto suo medico, devo avvertirti che non è abbastanza forte per fare ciò. Penso che il massimo che possa fare sia alzarsi dal letto e interagire, ma psicologicamente non è pronto, ti ricordo che è stato dentro Venom per più di quindici anni. È scosso ed è l' ultima cosa di cui abbiamo bisogno.-
-Va bene, d'accordo, lo capisco. E se ci aiutasse solo nel suo piccolo?-
Bruce lo guardò stranito. -Che intendi dire?-
-Voglio dire che è lui la chiave per salvare Quinn, magari anche senza intervenire manualmente. Come ha fatto a staccarsi da Venom?-
All' Avenger gli brillarono gli occhi. -Ha visto l'orologio.-
-Bingo, si è ricordato di Peter e l' ha riconosciuto. Potrebbe essere questo il trucco.-
-Stai dicendo che Quinn potrebbe aver perso la memoria? Avrebbe senso, uno degli effetti collaterali di Venom. Però non ne sono del tutto certo, potrebbe anche essere qualcos'altro. La nostra prossima sfida sarà scoprire come staccare Venom dal suo ospite. Meglio aspettare che la ragazza si svegli, poi sapremo cosa fare. Dovremo fare una lunga chiacchierata coi suoi genitori.-
Tony arcuò un sopracciglio. -Perché, dobbiamo dirglielo?-
-Uhm, che la loro adorata figlioletta è posseduta da un alieno indemoniato deciso ad ucciderci tutti? Sì! Anzi, non possiamo nemmeno lasciare che torni a casa. Potrebbe perdere il controllo e uccidere la sua famiglia.-
-Allora che proponi di fare?-
Un sorrisetto leggermente divertito si dipinse sulle labbra di Bruce, mentre dava un' occhiata eloquente a Stark.
Tre, due, uno...
-Assolutamente no! Casa mia è un covo per supereroi, non per ragazzini fattoni, drogati e di strada.-
-Sarebbe senz'altro più al sicuro qui con noi. La vuoi con lo S.H.I.E.L.D.? Sai bene come la tratterebbero, proprio come avrebbero trattato Peter se non ci fossi stato tu. E se venisse rapita? Se qualcuno la usasse come arma? La sentivi anche tu Wanda quando dormiva qui e urlava nel sonno.-
Tony sgranò le palpebre e le vene sul collo pulsarono, nel frattempo avvicinava le mani alla gola di Bruce come a volerlo strangolare. Gli diede le spalle e si tappò la bocca con le mani, urlando contro di loro. La sua coscienza era sempre più forte di lui, lo sapeva, e Banner sapeva perfettamente quali tasti doveva premere per farlo capitolare.
Non pensarci. Non pensarci nemmeno, ho detto! Cattivo, Tony! Cattivo!
-No, no, no.- borbottò tra sé e sé, tremando. -Ti prego, non farlo, ti prego...- grugnì con voce strozzata e... cedette. -E va bene, ci sto, vivrà qui!- urlò, voltandosi verso di lui e riprendendo fiato.
I guai non finivano mai veramente. E non era neanche finita lì.
Mio figlio e la sua amica di letto sotto lo stesso tetto. Il mio tetto!
-A una sola condizione, però. Si trasferirà qui dopo l' estate. Tre mesi possono bastare per capire veramente se Venom è attivo dentro di lei, sempre se non si sveglia prima e non uccide qualcuno.-
-E se uccidesse qualcuno?-
-Speriamo sia Clint.-
-Tony...-
-Scherzo, scherzo ovviamente... più o meno. Tornando a noi, cosa puoi dirmi di Richard? Quanto ha dimenticato?-
Lo scienziato scosse la testa con preoccupazione e si mosse a scatti. -Con esattezza e deducendolo dalle risposte che ha dato alle mie domande, circa diciassette anni. Poco dopo aver scoperto della malattia di Peter.-
Tony aggrottò la fronte, ricordando quei giorni di tanti anni prima, e quando capì si sentì schiacciare. -No...-
-Già. Pensa che Peter sia davvero suo figlio e che Mary sia ancora viva. Ho chiesto a Peter di distrarlo per non farglielo scoprire, è meglio se glielo dico io in quanto medico o tu in quanto amico.-
-Cristo...- il miliardario si portò una mano alla bocca tenendo a bada il senso di rigurgito, -No, Bruce, non possiamo. Devo dirgli del fratello e di May, se gli dico pure di Mary...-
Non resisterà al colpo.
-Che hai in mente di fare, mentire? Certo, quella è la tua specialità.- lo sfottè con ironia, stringendo i denti tra loro.
Tony rilasciò l' aria, capendo cosa intendesse. -Ok, hai ragione, mi dispiace di non avervi detto una cosa del genere ma te lo giuro, non avevo idea che fosse stato rapito quel giorno, quando gli ho raccontato la verità su me e Mary, credevo che se ne fosse andato e avesse abbandonato Peter.-
-Sai, è proprio questo il tuo problema, Tony. Non lo riesci a capire? Non tutti i padri se ne vanno. Alcuni restano e lottano. Io ti ho visto solo scappare da tuo figlio e dai tuoi segreti. Che razza di padre vuoi essere per lui?-
Ahia. Questo faceva male. Non era la giornata di Tony, a quanto pare.
-Ora, se vuoi scusarmi, vado a dire a quell' uomo che il suo cosiddetto "figlio" è tutto quello che gli resta.- gli dà una spallata, lo supera ed entra nella stanza.
Oramai Tony era abituato a quel comportamento. Tutti quanti erano arrabbiati con lui, soprattutto Steve. Non aveva la più pallida idea di come uscirne fuori.
Oh, Pepper... se tu fossi qui... sapresti cosa fare.
-Mr. Stark?-
Si girò, Peter lo guardava con estraneità. -Si sente bene?-
-Io...- si bloccò, lo sguardo cadde sulle finestre di vetro. Dall' altra parte, poteva vedere Bruce che parlava con Richard. -È tutto a posto. Vieni qui, per favore. Non guardare.-
-"Non guardare" cosa?-
-Hai vissuto abbastanza avventure in questi giorni e hai provato altrettante emozioni negative. Lascia che ti risparmi questa. Ti prego. Ti fidi di me?-
Peter lo fissò in silenzio per secondi, infine annuì. -Mi fido di lei.- soffiò, gli prese la mano e si lasciò abbracciare.
Tony fece in modo che un suo orecchio rimasse schiacciato contro il suo torace e l' altro lo coprì con una mano. La mano libera la usò per stringerlo ed evitare che scappasse se avesse cambiato idea.
Nella mente di Iron Man risuonavano quelle dolci parole dette dal sedicenne non molto tempo prima.
"Anche tu sei la mia Terra, Tony. Lo sei sempre stato".
"Le voglio bene".
Peter gli voleva bene. Lo avrebbe fatto anche dopo aver scoperto tutto?
Decise di pensare prima al bene di suo figlio, intanto che nella stanza vicino a loro si potevano sentire le grida disperate e affrante di Richard Parker.

Nel buio della notte del Queens, risuonava un solo rumore. Dentro ad un capanno abbandonato, una pallina rimbalzava contro le tubature di metallo. Toomes la riprese al volo, sdraiato da terra, e la rilanciò. Dall' altra parte della stanza, Octavius digrignò i denti e smise di usare la chiave inglese sui suoi tentacoli.
-Vuoi piantarla?! Un altro po' e te la faccio ingoiare, quella palla!-
-Tu ti diverti coi tuoi gingilli, io ho i miei metodi. Sembra quasi di stare in prigione, fosse per me uscirei a prendere di nuovo a calci quei tizi in costume.-
-Chiudi il becco!- strillò Otto, lanciandogli contro la chiave a pappagallo. -Se Amaranta ci ha detto di rimanere qui e di non uscire, ci sarà una ragione!-
-Lo spero proprio. Non sappiamo nemmeno quando tornerà.-
-Dopo tutti questi mesi, dubiti ancora di me, Adrian?-
I due uomini si voltarono e un portale sul nero e il rosso si chiuse alle spalle della strega. Camminò elegantemente vicino a loro, non degnandoli di uno sguardo.
Otto si alzò in piedi e la seguì. -Dove cazzo sei stata?-
-Calmati, polipetto.-
-Non mi calmo per niente, ci hai lasciati qui senza una minima istruzione su cosa fare. Potevano trovarci in qualunque momento, eravamo senza alcuna barriera difensiva!-
La Magissa si voltò di scatto e lo affrontò. -Vuoi forse dirmi che due umani intelligenti e ingegnosi come voi non ce l' avrebbero fatta senza di me sin dall' inizio? Piantala di dubitare di tutto quello che faccio e torna al tuo posto!- urlò furiosa, gli occhi viola si illuminarono e le assi che tenevano su il soffitto si incrinarono pericolosamente. -Posso sempre uccidervi e cavarmela da sola, ne sono in grado. Vi aiuto per divertimento, per nient' altro. Ma posso trovare un nuovo modo per farmi ridere. Vuoi questo?-
Octavius sentì la paura insidiarsi in lui e indietreggiò sottomesso. -No, mia cara, ovvio che no. Perdonate la mia insolenza, mia signora. D' altro canto, sono desolato di ricordarle che abbiamo perso Venom e che Richard Parker è tornato libero.-
-Già. A proposito, complimenti.- li raggiunse Toomes, -Proprio un bel piano, pensavamo avessi calcolato tutto.-
Amaranta ghignò spudoratamente. -Come ho detto poco fa, non dubitate di ciò che faccio.-
Nel silenzio di confusione, Octavius scoppiò in una fragorosa risata. -Oddio, cara, sei geniale! Il tuo scopo era riunire padre e figlio, dico bene? Stai stuzzicando Stark.-
-Non solo quello, ho altro in mente per i nostri Tony e Richard. Lo ammetto, Venom mi è scappato, ma quanto potrà mai essere difficile liberarlo da una ragazzina?-
-E quindi? Che si fa ora?- Toomes incrociò le braccia e chinò il capo.
Lei sorrise perfida. -Quello che facciamo sempre: aspettiamo. Bisogna essere pazienti per un piano ben costruito. Ma alla fine, in un modo o nell' altro, vi giuro che arriveremo a questo.- proclamò, alzando le mani e creando una sfera di nuvole, -Ecco cos' ero andata a cercare fuori dal vostro universo. Le risposte al mio più grande desiderio; vedere se la mia profezia si sarebbe avverata e se la mia vendetta si sarebbe compiuta.-
-Che cos'è?- domandò Toomes, assottigliando la vista come Octavius.
Amaranta fece un verso compiaciuto. -Questo, amici miei, è il futuro.-
Nella sfera ombrosa, Peter Parker si teneva la testa e gridava in pena e tremante. Il corpo era piegato su sé stesso e gli occhi gli lacrimavano. In mezzo alla propria distruzione personale, Venom si impossessava di lui.

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-Kitta♡

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