-Fine del gioco.- dichiarò Tony, liberando i polsi del figlio dalla fascia e posandogli davanti un piatto pieno. -Puoi mangiare da solo.-
Peter non rispose, si limitò a giocare col cibo senza metterlo in bocca. Gli amici dell' uomo lo guardarono tra il confuso e l' arrabbiato, come a dire "che cosa gli hai fatto?".
Stark si limitò ad alzare le spalle. Da quando aveva detto al ragazzo che gli voleva bene non aveva più parlato. -Ragnetto, ti va dopo di andare a farci un giro? Al supermercato, al parco... una sala giochi?-
Ottenne solo un cenno di diniego. Ok, ora iniziava a spaventarsi. Perché era così spento?
-Peter, dolcezza, mangia un po'.- Natasha, seduta alla sinistra del più piccolo di casa, gli accarezzò la schiena e lo guardò con aria preoccupata. Di nuovo, solo un "no" non detto.
-Va bene, quando ci vuole, ci vuole; Pete, vieni con me.- senza troppi convenevoli si diresse nel proprio laboratorio, sapendo che l' avrebbe seguito. Una volta dentro e insonorizzata la porta, lo guardò con una lieve agitazione. -Vuoi spiegarmi cosa c'è adesso? Posso capire che il fatto di trovare l' orologio di tuo padre ti abbia scombussolato, ma non è comunque una buona scusa per restare a digiuno.-
Peter si infastidì: -Non le devo alcuna spiegazione. È il mio corpo, se non ho fame allora non mangio.-
-Devo rifarti tutto il discorso sul perché mi appartieni? Perché, in tutta sincerità, non ho voglia di farmi venire un' emicrania a quest' ora della giornata.-
-Non sono un oggetto!- si alterò.
-Da quando soffri di Alzheimer? Neanche quattro ore fa ti confessavo quanto tengo a te!-
-La smetta!- gridò, gli occhi divennero lucidi. -Non sono nessuno per lei, voi non siete la mia famiglia e io sono un cazzo di orfano! Non dica che tiene a me, non è possibile, non mi conosce. Non sono il fottuto rimpiazzo di suo figlio, si dimentichi di me e mi abbandoni come fanno sempre tutti! Non voglio soffrire più!- si scaricò, prorompendo in urla spaventose e stanche, non potendone più di quel tipo di vita.
I suoi genitori erano morti. Ben era morto. May era morta.
Tutti quelli intorno a lui morivano.
Tutti lo lasciavano.
Mi lascerai anche tu.
Tony sbattè le ciglia parecchie volte prima di potersi riprendere sul serio. -Devi veramente piantarla con questa storia del "sostituto". Nessuno sta prendendo il posto di nessuno qui, ok? Seconda cosa; non mettere in discussione ciò che provo per te, Peter. Non farlo mai. Terzo; io non ti conoscerei?! Oh, certo, infatti non so che sei allergico alla pesca, non so che il rosso e il blu sono i tuoi colori preferiti, non so che vai matto per il rock e odi il country e non so assolutamente che la tua colazione preferita è composta da uova, bacons e pancakes. Di certo non sono a conoscenza del fatto che preferisci i film d' azione a quelli gialli, per Dio! Non so che hai l' abitudine di grattarti il braccio, proprio come stai facendo adesso, quando ti senti a disagio. E soprattutto non so che hai paura dell' acqua in qualsiasi sua forma, per via di un evento traumatico dove sono finito in mezzo anch'io.- l'intonazione di voce si era calmata alla fine, volendo far comprendere al giovane quanto in verità lo capisse.
Peter si strinse il braccio che stava tormentando con le unghie, temeva l'inconveniente di un attacco di panico talmente respirava male. Era allo stremo, perché gli veniva così difficile accettare il fatto che qualcuno lo volesse?
Perché tanto, prima o poi, torno alle origini. Torno solo.
-Questa non è la mia vita. Non è quella che ero destinato a vivere.- mormorò, fissando il pavimento. -Come posso valere qualcosa per qualcuno?-
E lì Tony capì: non avendo avuto un affetto e un amore di base, i suoi genitori, Peter era cresciuto sicuro del fatto che nessuno lo amava e che nessuno lo avrebbe amato mai.
Devo ficcarglielo in testa, a questo ragazzino cocciuto.
-Voglio mostrarti una cosa.- annunciò, andando verso un armadio e aprendolo. Ne tirò fuori un piccolo dischetto.
-Che cosa?-
L' uomo lo azionò e lo mise al centro della stanza, sul pavimento. -Il mio universo.- fece qualche passo indietro e spense la luce. In un nanosecondo, il vuoto tra loro venne occupato dall'ologramma del sistema solare e dalle stelle.
-Wow...- sospirò Peter, incantato e ammirato. Era stupendo, gli sembrava di vedere tutto il cosmo da una lontana navicella spaziale. Si sedette sul piano di un tavolo e osservò interessato i gli astri, delle meteore gli passarono vicino.
Tony si avvicinò e ingrandì con le dita le immagini del sistema. -Questa è la nostra attuale realtà. I satelliti, le stelle, i pianeti... Partiamo dal suo centro: il sole. Tu lo sai cos' è nel mio universo?-
-Gli Avengers?-
-No. Le persone comuni.- aumentò la grandezza del sole, luminoso e splendente. Al sedicenne parve quasi di sentirne addirittura il calore. -Le persone indifese, quelle per bene e che vogliono solo proteggere i loro cari, sono al centro di tutto. Sono ciò che vale la pena di proteggere. Ed è a questo che noi Avengers, i pianeti, serviamo.- sorrise e fece scorrere l'immagine, arrivando fino a tutti i pianeti.
-I nostri movimenti rotatori intorno ad esso, con i nostri tempi, ci permettono di proteggerlo dall' in fuori. Anche se siamo più piccoli e più al buio. C'è Mercurio, il nostro Steve.- e indicò il pianeta nominato, facendo poi lo stesso con gli altri: -Il primo pianeta davanti al sole come scudo, il soldato in prima linea; il primo Avengers. A seguire Venere, cioè io. Sono il "gemello" roccioso della Terra, ma non la eguaglierò mai. C'è Giove, il nostro Hulk aka Bruce, il pianeta più grande di tutti. Natasha è Marte, Clint è Saturno e Thor è Urano. Nettuno sono gli eroi che si trovano fuori dalla nostra galassia, quelli che non conosciamo e che sono chissà dove, a combattere battaglie sconosciute. Plutone, invece, il quale non è più considerato un pianeta, sono gli eroi caduti.- prese nel palmo della mano quella piccola sfera che continuava a girare e la fece uscire con dolcezza dal sistema. -Coloro che sono stati qui prima di noi e ai quali dobbiamo tanto. Erano dei nostri, ora non più. Le stelle sono tutte le anime che non siamo riusciti a salvare.-
Peter, interessato da quella storia, assottigliò gli occhi. -E la Terra?-
Tony lo guardò in silenzio per poco, contemplandolo. -Sei tu.-
Spider-Man sussultò. -Io?-
Stark resettò l' ologramma e prese il loro mondo, ingrandendolo e cogliendo vari luoghi di esso. Li sparse in giro e il figlio vide foto di animali, di terre selvagge, di bambini, matrimoni, tempeste... tutte cose appartenenti alla loro vita di tutti i giorni.
Tony manovrò il mondo a suo piacimento nello spiegare: -Sei come il nostro pianeta: da una parte può sembrare che tutto sia dritto, dall' altra tutto sottosopra. Hai un lato sempre immerso nell'oscurità e una sempre illuminata. Col sole diventa bellezza e allegria, con la luna i tuoi fiori si chiudono fino al giorno dopo. Puoi essere caldo e arido come il deserto, ma puoi essere anche freddo e soffice come la neve del Nord. Lanci tuoni e fulmini con le tue nuvole quando litighiamo, piove quando piangi, spunta il sole quando sorridi. L' arcobelano è raro, perché quelli sono i momenti in cui te la senti di essere totalmente te stesso. Sei pace, sei guerra, sei mille lingue e mille etnie. Hai tutti i colori esistenti, dentro di te, compreso l' ignoto grigio. Sei l' unico posto dove può esserci e può crearsi una forma di vita, l' unico degno di farsi chiamare "casa".- fece il giro dell' immagine e stette al fianco di essa, la schiena dritta e le mani nelle tasche dei pantaloni.
-Sai, non sono un tipo religioso e non credo molto nell' esistenza di Adamo ed Eva, sul fatto che siano stati cacciati dal giardino dell' Eden e che come punizione siano finiti in quello che adesso è il nostro mondo. Ma analizzando la storia, io non vedo castigo; vedo un' occasione. Una nuova opportunità. A parer mio, Dio li ha condannati qui per redimersi. Perché nonostante il loro peccato, voleva bene a quei suoi figli. Li ha salvati, pure se non lo meritavano. Ecco che cosa sei.- gli si avvicinò, muovendosi tra le stelle che si schiantarono contro di lui. -Sei una nuova creazione, il cibo e l'ossigeno che mi servono per sopravvivere. Tu mi permetti di respirare, di vivere, andare avanti. Sei la seconda chance che mi è stata donata, anche se non la meritavo. Sei la mia aria, sei la mia acqua, sei il terreno su cui cammino e sei fuoco che riscalda il mio cuore di ghiaccio.- comunicò ogni battito che aveva fatto il suo cuore da quando era nato in quelle frasi e si fermò di fronte a lui, le pupille brillavano d'amore. -Tu sei la mia Terra, Peter.-
Sei mio figlio. E io ti amo.
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The Hero's Secret
FanfictionDedicato a chiunque non abbia un buon rapporto col padre. Se non avete mai visto i film della Marvel, ATTENTI AGLI SPOILER. Contiene le storie: • Iron Dad • Spider Son • Magissa Peter Parker non è altro che un sedicenne del Queens, New York, che des...