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-Non ho bisogno di un medico, figurarsi di un operazione!-
-Stai morendo, mi pare ovvio che non capisci quanto sia importante la cosa!-
-La pianti, ho smesso di prendere ordini da lei. Non è altro che un assassino, mio padre sarebbe ancora vivo se non fosse stato per lei!-
Oramai, Peter e Tony stavano discutendo da ore e Stephen Strange si ricordò per quale motivo non metteva piede in quella torre da anni; in quel posto capitava sempre qualcosa di movimentato che gli procurava un mal di testa abitudinario.
Si trovavano nell' infermeria della Stark Tower, dove alcuni Avengers stavano preparando la sala operatoria che non veniva usata da tempo. La usavano per medicare chi non poteva andare in ospedale senza ricevere troppe domande, come un gigantesco Hulk senza sensi o un ragazzino mezzo ragno che faceva i capricci perché non comprendeva la gravità della situazione.
Mentre indossava il camice azzurro, Strange lanciò un' occhiata a Banner, il quale si stava facendo aiutare dalla moglie nel mettere il proprio. Lui e Natasha Romanoff si erano sposati quell' estate senza troppi festeggiamenti. Era stata una cerimonia piccola con solo gli amici stretti, a cui vi aveva partecipato pure lui. Sarebbero stati lui, Bruce e Helen Cho ad operare il ragazzo. Lo stesso ragazzo che stava litigando da due giorni con Stark. C'era un muro di vetro a separare loro due da tutti gli altri, purtroppo riusciva a sentirli perfettamente.
Qualcuno li faccia zittire, ve ne prego...
Il suo sguardo cadde su due ragazze sedute su delle sedie in un angolino della grande sala. Con una di loro, Anya, ci aveva parlato poco dopo essere arrivato lì per la prima volta. Era una figlia delle gemme, quella buona, e la sorella era una pazza affamata di potere e vendetta. Si portò una mano al petto, dove sotto al camice risiedeva il ciondolo con la gemma del tempo.
Almeno adesso sapeva di non essere l' unico a volerla proteggere. Poteva fidarsi di lei.
L' altra giovane era poco più bassa dell' altra, con dei corti capelli biondi e due occhi blu bui e spenti. Pareva persa nei propri pensieri. Sentiva la gemma pulsare vicino al suo cuore. Quella tipa aveva qualcosa di strano...
-Ehi.- Captain America, vestito in modo casual, lo guardò in modo riconoscente. -Grazie per essere qui. Non eri tenuto a farlo.-
-È il figlio di Tony, non potevo starmene in disparte. E se lui è la chiave per fermare Amaranta, sono più che ben disposto a tenerlo in vita.- si incamminò verso uno dei lavandini e si lavò le mani.
Il biondo lo fissò incredulo. -Tu lo sai?-
-In passato, i suoi poteri gli avevano creato altri problemi meno gravi di questo. Tony aveva bisogno di aiuto e gli dovevo un favore.-
-Che tipo di favore?-
-Sono cresciuto in una famiglia che non poteva permettermi di frequentare l' università di medicina. Io e Tony ci siamo conosciuti tramite amici e, quando ha notato le mie capacità, si è offerto di pagarmi la prima rata e poi l' università mi ha dato una borsa di studio. Gli devo tutta la mia carriera e sta pur certo che non lascio morire nessuno se ne ho il potere.-
Il biondo non seppe che dire. Perché il suo compagno non gliene aveva mai parlato? Sorrise divertito. Quando faceva un gesto altruista, Tony non ne cercava mai il merito.
-Dottor Strange?- Helen Cho uscì dalla stanza operatoria con già la mascherina addosso, -Siamo pronti.-
-Bene. Ora dobbiamo solo aspettare che il ragazzo sia pronto.-
-Lo è.- Tony chiuse la porta della stanza dove Peter riposava in un letto e li raggiunse, -Sono riuscito a convincerlo a mettersi quella specie di sottana che usi coi tuoi pazienti, Strange, ma è infuriato. Quinn? Vuole parlarti.-
La diretta interessata si alzò e andò dal suo amico. Lo trovò col muso, sdraiato sul fianco. Non si erano più parlati dalla morte di Richard e adesso il fatto del cancro non li aiutava granché. Quando si voltò dall' altra parte, poté vedere il tatuaggio sulla scapola destra del ragazzo. Era la scritta "Family" in mezzo ad una ragnatela. Un' opera d' arte piccola, ma bellissima. Era stata lei a portarlo da un tatuatore di fiducia, non poteva dirgli di no a questa richiesta dopo che aveva perso l' uomo che chiamava padre e Stark non poteva dire nulla a riguardo. Certo, c'era stato anche il fatto che lui l' avesse presa in disparte dopo quell' episodio dicendole "io ho creato quel corpo, vedi di non farglielo rovinare troppo".
Bah, i padri.
-Volevi vedermi?-
-Il mio zaino, tasca piccola davanti.-
Ok, non era di molte parole, ma almeno gli parlava. Stava per chiedergli cosa doveva cercare, ma la risposta arrivò quando si ritrovò in mano una pietra scura luminosa. Tentennante, si avvicinò al letto e sentì qualcosa dentro di sé agitarsi. Qualcosa che non era appartenente al suo corpo e lo sapeva.
Resti di Venom. Proprio come con Richard.
Non sarebbe stata stupida come l' ultima volta, avrebbe parlato con gli Avengers il prima possibile.
-Che cos'è?-
Il bruno si girò per sbirciare lei e ciò che gli porgeva. -La pietra delle opportunità. Me l' ha data Amaranta qualche giorno fa.-
A Quinn per poco non salì il cuore in gola dallo spavento che quelle parole le procurarono. -Ti sei visto con Amaranta? Ma sei fuori?!-
-È l' unica che può curarmi. I miei poteri provengono dagli esperimenti di mio padre, dalla scienza, ma quello che sono diventati non può essere gestito da dei medici.- si mise seduto, ragionando sul da farsi.
La ragazza vide esitazione sul suo volto. -Perciò... vuoi usarla per curarti?-
Peter strinse la mascella. "C'è sempre un prezzo da pagare", gli aveva detto la Magissa Nera. Lui era pronto per pagarlo? Dopo tutto quello che aveva visto e imparato sulla magia delle sorelle? -No. Voglio che la tenga tu.-
-Cosa?-
-Tienila al sicuro e lontana da me. Amaranta mi ha detto che se la uso per esprimere un desiderio, rischio di causare danni irreparabili. Non commetterò un tale errore.-
A lei le salirono le lacrime agli occhi. -Ma Pete... e se Strange, Bruce e Helen non riuscissero a salvarti? Che cosa accadrebbe? Potresti morire.-
Mordendosi il labbro, Spider-Man prese un respiro profondo e cercò di non pensare troppo a ciò che le rispose. -Se dovrò morire, se è così che deve andare, allora lo accetterò.- tentò di avere un tono fermo, però fu inutile. La testa cominciò a girargli forsennatamente e la sua pelle sbiancò. Un bruciore terribile gli perforò lo stomaco.
Quinn si sentì messa alle strette. La pietra delle opportunità... Da quel che aveva capito, poteva esprimere qualunque desiderio. Sì, c'erano delle conseguenze, però rendeva reale ciò che si voleva. Se Peter non aveva intenzione di usarla, magari avrebbe potuto sfruttarla lei. Avrebbe potuto togliersi i resti di Venom da dentro il corpo! Vide finalmente una porta che portava alla speranza e che lei voleva disperatamente aprire. Per nulla al mondo desiderava finire come Richard, impazzito per via di quell' alieno dalla voce indimenticabile.
La sua vita sarebbe tornata normale e lei non sarebbe più stata un pericolo per nessuno. E con Peter... avrebbe potuto dargli una risposta a quel suo "ti amo", trovando il coraggio giusto.
-Parker, io...- voleva dirgli delle sue intenzioni, tuttavia lui la interruppe vomitando su sé stesso e sul letto... ma non era cibo.
Cristo!
-Oh, mio Dio! Aiuto!- gridò a squarciagola la bionda, mettendosi la pietra in tasca e provando a tenere il suo amico dritto, dato che continuava a piegarsi in due per vomitare sangue. -Tony, Steve, aiuto!-

The Hero's SecretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora