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Peter passò distrattamente una pallina da tennis da una mano all'altra, stando a testa in giù e con le gambe piegate sullo schienale di uno dei divani. Di fronte a lui, Tony Stark stava cucinando la cena. Insomma "cucinare" era una parola grossa, a detta di Peter. Diciamo che ci stava provando.
D'altra parte, Tony cercava di seguire alla lettera una ricetta per cuocere a puntino la carne in stile texano. Era la prima volta dopo tanti anni che si rimetteva ai fornelli e non si ricordava proprio che fosse così complicato. Poteva chiedere a Jarvis di ordinare qualcosa o chiedere a Steve di preparare una delle sue prelibatezze, ma ora era tutto diverso.
Ora c'era Peter.
Che razza di padre sarebbe stato se non riusciva a cucinare per suo figlio?
Il ragazzo guardò in direzione dell' ascensore. Poteva sentire col suo udito potenziato Captain America, Black Widow e Occhio di Falco che si allenavano nella palestra di sotto. Perché loro erano lì e lui invece doveva sopportare la vista dell' uomo che odiava di più al mondo?
-Posso uscire?- tentò un approccio docile, guardando sottosopra le gambe robuste in tuta che passavano dai fornelli al lavandino.
-No.- rispose secco l'uomo, senza fermarsi o alzare gli occhi.
-Perché?-
-Perché no.-
-Non è una risposta.- si imbronciò.
Tony ruotò le pupille, annoiato. -È la mia risposta.-
-Allora posso andare in camera mia?-
-No, devi mangiare.-
-Non ho fame.- non smise di protestare, lanciando la pallina verso il soffitto e riprendendola al volo.
-Non è vero, stai solo facendo i capricci.-
Peter fermò la pallina e divenne rosso in viso, stavolta non per il sangue che gli stava andando alla testa. -Non faccio i capricci, non sono un bambino, voglio solo allontanarmi da qui.-
-Abbiamo stretto un accordo, Parker, rispettalo. Tra l'altro sì, avrai anche sedici anni ma ti comporti come se ne avessi sei. Per tanto, io ti tratto come tale.-
-Posso saltare la cena?-
-No.-
-Perché?!- insisté.
-Perché l'ho detto io!- perse la pazienza Tony e si girò verso di lui, -Smettila di provocarmi e vedi di metterti composto, ti verranno le vertigini se resti così.-
Come risposta, suo figlio gli fece una smorfia infastidita e si sedette normalmente. -Lei e Clint uscite?- cambiò argomento, mettendo i piedi sul divano.
Stark glieli fece cadere giù con una mano. -Almeno togliti le scarpe. E sì, ma non a fare baldorie come pensi tu. Abbiamo un incontro.-
-Alcolisti anonimi?- sorrise provocatorio, gli occhi brillarono di malizia e quasi rise nel vedere l'espressione scioccata del milionario.
Tony prese un respiro profondo. Doveva andarci coi piedi di ferro, con lui. -Non è una cosa che ti riguarda.-
-E come mai Steve e Natasha restano qui?-
-Ho bisogno che qualcuno badi a te mentre sono via.- disse, cominciando ad apparecchiare per cinque.
Spider-Man strabuzzò gli occhi. -Che?! Per quale assurdo motivo? C'è già Jarvis che mi controlla!-
-Lieto di essere considerato, signorino Parker.-
Tony si ritrovò a fare una faccia esasperata. -Jarvis può avvisarmi tutte le volte che tenti la fuga o ci riesci pure, tuttavia non è in grado di fermarti come un corpo forte e uno patriottico riuscirebbero a fare. In questo è inutile.-
-Grazie dell' offesa, signore.-
-Prego.- rispose a tono Iron Man, nel frattempo mise la cena in tavola.
Peter ragionò in fretta. Non aveva bisogno di una babysitter, figuriamoci due! Una poi era persino un' assassina provetta. Umiliandosi, usò la sua ultima carta: -E se promettessi che farò il bravo?-
Tony Stark tirò su di colpo la testa e scrutò sorpreso l' apparente viso innocente del ragazzo. Alzò lo sguardo come se ci stesse pensando veramente. -Mmh... no.- proclamò infine, tornando a fare ciò che stava facendo. Doveva ammetterlo, la vita casalinga non gli sembrava noiosa. Anzi, piuttosto era rilassante.
-Non è giusto!- si infuriò Peter.
-La vita è ingiusta. Io e Clint andiamo via subito dopo aver mangiato, quando torno ti voglio addormentato. Domani hai scuola, ragazzo.-
Parker grugnì disperato e strinse convulsamente la pallina gialla con una lieve peluria. Sarebbe stata quella, la sua vita? Regole, restrizioni e Tony "Palloso" Stark che lo comandava a destra e a manca?
Nemmeno se mi puntassero una pistola alla testa.
Prima compiva i tanto fatidici diciotto anni, prima poteva andarsene e starsene per conto proprio.
Guardò con fastidio il padrone di casa. Qualunque discussione aprisse uno dei due, quell' uomo l'aveva sempre vinta. Ci doveva pur essere un dialogo che lo mettesse a disagio. Sospirò e staccò alcuni pelucchi dalla pallina che stava maltrattando. -Che rapporto c'è fra lei e il Capitano?-
Tony rimase spiazzato. Si interessava alla sua vita, adesso? Bah, meglio così. -Non li leggi i giornali?-
-La maggior parte mente quando si tratta di gossip. Steve mi ha detto che state insieme.-
-Infatti è così.- confermò e mise le posate, poi fece retromarcia coi pensieri. -Woah, ehi, aspetta un secondo... Steve lo chiami Steve, Clint lo stesso e anche Natasha. Per non parlare degli altri Avengers con i quali hai parlato oggi. Come mai a me invece dai del "lei" e mi chiami Mr. Stark?-
Peter lo trafisse con uno sguardo eloquente che trasudava rancore. Bastò quel gesto per permettere a Tony di capire, -Già, certo. Loro non sono responsabili di tuo zio.-
-Non nomini lo zio Ben, non ne ha il diritto.- sbottò il giovane, puntandogli un dito contro. -A proposito, come faceva a ricordarsi di me e di lui quando mi ha trovato come Spider-Man?-
Tony si morse la lingua e non distolse gli occhi dal suo piccolo. Disse una mezza verità: -Io ricordo tutti quelli che perdo e ferisco.-
Te in particolare.
-Commovente.- finse un tono smielato, -Non la ringrazierò lo stesso per avermi salvato dall' Avvoltoio nella mia scuola. Né lei, né gli altri.-
-Non mi aspettavo che lo facessi...-
-Perché mi stava cercando?- lo interruppe, -Perché me?-
L' uomo prese un respiro profondo e si passò nervoso una mano tra i capelli. -Non lo sappiamo.- mentì, -Tenteremo di capirlo. Nel frattempo, tu resti qui. Ti proteggeremo noi.- lo rassicurò, andandogli vicino e puntando gli occhi scuri e caldi in quelli identici ai suoi del ragazzo. -Io ti proteggerò.-
Peter, il capo alzato di poco per poter guardare Tony in faccia, deglutì a disagio. Che razza di calore era quello che stava crescendo nel suo petto? E perché la rabbia era sparita di colpo?
-Su, ora della pappa.- lo richiamò, dandogli un colpetto al ginocchio.
Il sedicenne lo seguì frustrato. -Non sono un cane!-
Tony si limitò a ridacchiare.
Finita la cena, Tony e Clint si diressero nel solito edificio dove andavano almeno una volta ogni due mesi. Lì vi si tenevano riunioni di vario genere. Stasera era la volta dei genitori con figli problematici o adottivi.
-Nervoso?- sussurrò Clint a Tony in mezzo alla calca di persone che parlavano e mangiavano dal piccolo buffet nella stanza.
-Lo sono sempre quando sono qui, sono l' unico riconoscibile.-
-Ti ricordo che qui c'è un contratto di riservatezza, nessuno dirà niente.-
-Lo spero.- brontolò, -Vado a fregare dei salatini, tu vuoi qualcosa?-
L' arciere di limitò a scuotere la testa. Tony si allontanò, stando attento a non scontrarsi con nessuno e raggiungendo il tavolo imbandito. Prese un piatto di plastica e una mano toccò la sua quando provò a prendere le patatine. L'uomo in questione gli fece un gesto amichevole. -Scusa, prima tu.-
-No, prego, serviti.-
-Be', grazie.- mostrò un sorriso dai denti bianchi e si servì. Tony lo fissò, -Sei nuovo?-
-Sì, primo giorno. Mi sono trasferito da poco con mio figlio.- annuì, i capelli scuri e portati all' indietro col gel si mossero con la testa. -Tu sei...?- chiese conferma, indicandolo.
Tony sorrise, -In persona.-
-Non sapevo che Tony Stark avesse un figlio.-
-Non sei il primo che lo dice.- ridacchiò, -Devo presupporre che, dato che sei qui, non hai un buon rapporto col tuo ragazzo, eh?-
Lui, che non doveva essere più grande di Stark d'età, si grattò il lieve accenno di barba. La giacca di pelle nera estiva gli aderise di più il busto prestante. -Tecnicamente e biologicamente parlando, non è mio figlio. Nel mio passato vi sono vari arresti e una bella moglie che mi amava con tutta sé stessa. Io, coglione, l' ho tradita... e lei si è uccisa. Volevo tornare a vivere, avere uno scopo nella vita, così ho adottato questo ragazzino quando aveva dieci anni. Suo padre era lo sceriffo di una piccola cittadina della California, vedovo da poco come me. Portò il figlio durante una pattuglia dato che non sapeva a chi lasciarlo, non c'erano tate disponibili. Dio, non l'avesse mai fatto. Ci fu una sparatoria e il bambino si beccò un proiettile dritto in faccia. Lui perse l' occhio destro, suo padre l' affidamento.-
-Cristo, povero piccolo.- gemette Tony addolorato. Se fosse capitato a Peter... no, no, meglio non pensarci o si sarebbe sentito male per tutta la sera.
-Adesso ha quasi diciassette anni. Lo iscriverò ad una nuova scuola tra poco, ma è a disagio perché non conosce nessuno. Lo stesso vale per me. Ci tengo a lui, faccio di tutto pur di renderlo felice e farlo sentire amato, eppure lui continua a cercare quell' irresponsabile di suo padre. Gli scrive, lo incontra a mia insaputa e tratta male me.-
-Ti capisco.- annuì Tony, lo capiva perfettamente. -Be', puoi contare su di me ora, anche per una semplice gita di New York. E, ti prego, non iniziare anche tu con la stronzata di "Mr. Stark qua, Mr. Stark là" come fanno tutti qui. Chiamami Tony.-
Lo sconosciuto sorrise ancora, stringendogli successivamente in modo forte e amichevole la mano. -Piacere, Tony. Io sono Negan.-

-Che ne pensate?- chiede Tony, alzando un pigiama di piccole dimensioni con sopra lo stemma degli Avengers.
-Penso che tuo figlio crescerà in mezzo all' influenza della nostra immagine.- ridacchia Bruce, bevendo un sorso di vino rosso affiancato da Natasha, entrambi seduti sugli sgabelli alla penisola della cucina.
-Io credo che sia carino.- osserva il mini indumento Thor, -Su Asgard non ci sono cose del genere, è carino.-
-Diventerà un "fanboy", quanto ci scommettete?- chiede sarcastico Clint, tagliando l' insalata per la cena.
-Te l' avevo detto di non prenderlo, Tony.- sorride Steve, aiutando Occhio di Falco a cucinare.
-E io dovevo dirti di no quando ti sei offerto per accompagnarmi a fare compere.- lo prende in giro, mettendo dentro la busta i vestiti nuovi per Peter. -Devo invitarvi più spesso a cenare insieme a me, siete di grande compagnia!- dice sarcastico.
-Ti ricordo che ho moglie e figli a casa, Stark, non farmeli tradire con te.- scherza Clint, provocando delle risate generali.
-Scherzi a parte, la piccola pulce dorme come un angioletto. Dopo quell' orribile febbre, mi sono spaventato parecchio.- li ringrazia Stark, sentendo che dal baby monitor sul tavolo davanti a sé non proviene alcun pianto. Solo il dolce respiro del bambino.
-È stato un piacere, è adorabile.- parla sognante l' agente dello S.H.I.E.L.D., Maria Hill, mordicchiando un grissino seduta di fronte a lui.
Neanche a farlo apposta, un pianto da neonato rieccheggia nella stanza.
-Cavolo...- sospira Steve.
-Vado io.- li rassicura Tony, mollando le buste della spesa a terra e dirigendosi alle scale.
-Shhh, va tutto bene, piccolo midgardiano.-
Quella voce fa gelare tutti sul posto e Tony osserva con paura il baby monitor. -È tutto ok. Non avere paura, figlio di Tony. Lo zio Loki è qui per te.-
In un attimo, tutti corrono verso la stanza del neonato e buttano giù la porta, puntando qualsiasi tipo di arma contro l' asgardiano.
Loki si volta lentamente, i suoi occhi chiari e freddi puntano gli Avengers mentre un sorriso divertito gli nasce in volto. Il piccolo Peter, tra le sue braccia, è tornato sereno.
-Metti giù il bambino, figlio di puttana.- sibila Tony, il guanto della sua armatura carico e puntato verso lo stregone.
-Non oserai farmi del male. Sai bene che colpiresti entrambi. Tutti voi lo sapete.- annuisce con fare ovvio il Dio, stringendo Peter a sé.
-Loki, non fare sciocchezze.- lo avverte Thor, brandendo il suo martello. -È solo un bambino, è innocente.-
-Io e te sappiamo bene quanto le colpe dei padri possano ricadere sui figli, fratello.- parla con nonchalance, andando a sedersi sulla sedia a dondolo e cullando Peter. -Ma non sono qui per avere vendetta o altro. Sono riuscito a vedere il futuro di tuo figlio, Stark.-
Tony trasalisce dalla testa ai piedi, sempre con la guardia alta.
-Sarà forte, sarà nobile, quasi indistruttibile.- dice con tono rilassato, gli occhi si spostano da padre a figlio. -Avrà solo un' unica mortale debolezza.-
-Sarebbe?- non si trattiene dal chiedere Tony. Loki lo adocchia di colpo furioso. -Te.-
Quella parola colpisce Stark così tanto da fargli mettere giù il guanto. Steve fa un passo avanti e alza lo scudo. -Ti sbagli.-
-So cosa gli hai fatto, Tony.- lo ignora Loki, -E posso dirtelo: ti odierà. Ti vorrà fuori dalla sua vita, desidererà non averti mai conosciuto.- elenca solo frasi che fanno soffrire il milionario, mentre si alza e gli va incontro. -Lo spezzerai, Stark, ne rimarrà distrutto... La cosa peggiore? Più avanti gli farai altro male.-
-Chiudi quella fottuta bocca.- lo minaccia Clint, tenendo ben stretta la freccia con l' arco.
-So esattamente cosa proverà, ci sono passato anch' io. Le menzogne di un padre sono come lame incandescenti, soprattutto se ti nasconde la verità sulla tua nascita o la tua vera famiglia. Potrebbe diventare come me o peggio. Ti sto offrendo una scappatoia, Tony. Tu non sei un padre, esattamente come Odino non lo era per me. Puoi lasciare che lo porti con me e lo cresca decentemente, facendo in modo che diventi l' uomo che è destinato ad essere, oppure puoi tenerlo qui con te e infrangerlo giorno dopo giorno, anno dopo anno. A te la scelta.-
Il cuore di Tony per poco non rischia di esplodere ad ogni frase che sente. Vorrebbe tanto dargli un bel pugno in faccia, eppure dentro di sé, in fondo, sa che ha ragione. Ha fatto del male alla persona alla quale tiene di più al mondo ed è certo che gliene farà ancora.
No, lui non è un padre... ma è il padre di Peter.
-Dammi mio figlio. E vattene. Adesso.- dice glaciale, senza smentire nulla di quello che gli ha detto.
Loki non protesta né si nega. Passa il fragile corpicino ancora assonnato del piccolo al padre e sparisce, così com'è arrivato.
-Cucciolo di papà, è tutto ok? Ti voglio bene, piccolo.- sospira ora sollevato Tony, baciando la testolina scura che tiene poggiata sulla sua spalla. Non sa se sta cercando di placare sé stesso o Peter.
-Non devi dare retta a nulla di quello che ti ha detto. Ha torto, Tony.- lo consola Natasha, mettendo via la pistola.
Tony lascia che Peter gli stringa una mano tra le sue minuscole, sovrappensiero. -Sì... lo so.-

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-Kitta♡

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