Spari. Troppi spari, troppo improvvisamente.
Tony divenne ancora più preoccupato quando vide le sue stesse armature ribellarsi contro di loro e decise di prendere il toro per le corna. Aprì le porte del quinjet e parlò alla squadra: -Rhodey, parcheggia questo coso da qualche parte e raggiungici, tieni al sicuro Ross e dirigi i militari. Natasha, Clint, Barnes e Steve, occupatevi delle mie creazioni. Non pensate al fatto che costino più delle vostre teste messe assieme, fateli a pezzi e basta. Sam, prendi l' amica di Peter e portala fuori da quel luogo, dopo di che occupati dei feriti. Thor, tu vai da Amaranta; costringila a ridare i poteri a tuo fratello, portatelo dietro.-
-E io che faccio?- chiese Bruce, alzando la voce per farsi sentire.
Stark si limitò a guardarlo come se fosse ovvio.
-Oh, no. No, no, no, te lo sogni!-
-Sei probabilmente l' unico di noi che lo eguaglia in forza, non abbiamo scelta. Io scendo in campo, aiuterò Peter a nascondersi il più possibile nel compound e tenterò di intrappolare quel mostro.- comunicò e la maschera della sua armatura gli fasciò la testa e il volto. Si buttò nel vuoto e prese il volo.
-Friday, accendi comunicazione con tutti gli Avengers. Ragazzi, mi sentite?-
-Forte e chiaro, siamo appena atterrati.- rispose Steve.
-Sto mirando a Venom.- avvisò, alzando un braccio e sparando un razzo contro il viso dell' alieno. Quest' ultimo ruggì infastidito e girò il capo dall' altra parte. Suo figlio lo vide arrivare.
-Peter, prendi questo!- gli lanciò un comunicatore elettronico e con microfono da mettere all' orecchio, -Ora voglio che corri all' interno dell' edificio. Ti guiderò io, dovrai fare il più silenzioso possibile. Annuisci se hai capito. Bene. Sam, tocca a te, prendi Quinn.-
-Ricevuto.- agì Falcon, arrivando in picchiata e prendendo in braccio la ragazzina. Se ne andò con lei prima che Venom potesse rialzarsi.
-Adesso, Peter, corri!-
L' adolescente si voltò e scappò verso il resto dell' edificio ancora in tatto. Un ruggito orribile e da accapponare la pelle fece d' eco per il corridoio e salì le scale.
-Friday, dammi una mappa completa del compound. Tubature, cantine, ogni cosa.- ordinò e davanti agli occhi si ritrovò una mappa azzurra che andò all' angolo della sua visuale per permettergli di vedere anche quel che accadeva intorno a lui. Rimase in cielo a guardare la situazione dall' alto e abbattendo qualche armatura.
-Trova fonti di calore in movimento, sia umane che non. Riattiva il localizzatore di Peter, riprovaci.-
Un puntino rosso apparì sulla mappa, pareva stesse correndo. Non molto lontano da lui, vide Natasha in difficoltà. Scese in fretta da lei e le tolse di torno un Mark 15.
-Grazie.-
-Sempre un piacere ricevere i tuoi "grazie", Romanoff. D'accordo, Peter? Mi senti, ragazzino?-
Peter aveva il cuore in gola dalla paura mentre sbirciava da dietro un angolo. Poteva vedere l' ombra di Venom che seguiva il suo odore. Chiuse un attimo gli occhi e recuperò il fiato. -Sì, Mr. Stark.-
-Bene. Dalla mia mappa, presumo che tu sia in cucina, giusto?-
Si guardò attorno. -Esatto.-
-Perfetto, ci dovrebbe essere una porta secondaria là vicino a te. Usala. Cerca di arrivare al tetto.-
-Cosa, perché?-
-Così sarete di più all' aperto rispetto a prima. Non sta entrando nessuno perché Venom potrebbe impazzire al minimo rumore e ferirti senza che ce ne accorgiamo. Sul tetto potranno sparargli direttamente dagli elicotteri e riceverai un aiuto in più.-
Si mise a quattro zampe a terra e gattonò fino a oltre il forno, nascondendosi nell' angolo. -Non posso affrontarlo io stesso? È me che vuole.-
-Ti ricordo che sei senza poteri, ragnetto.-
-Ho comunque la mia astuzia e il mio cervello, posso batterlo.-
-No, no, Peter, questo nemico è diverso dagli altri, ok? Non fare stupidaggini e fa' come ti ho detto. Raggiungi le scale, ora.-
-Shh, sta arrivando.- abbassò la voce e si rannichiò non appena la porta a doppia anta venne aperta e rotta.
Si accucciò come meglio poté e riuscì a vedere solo i suoi artigli e le zampe melmose. Pareva petrolio, ma di certo non lo era. Si accorse che stava annusando l' aria.
-Peter? Peter, che stai facendo? È troppo vicino a te, esci subito da lì!-
Gli venne istintivo alzare lo sguardo sopra di lui. Era in mezzo al forno e a un mobile con dei cassetti; scommise con sé stesso che dentro essi vi erano degli utensili, tipo dei coltelli.
-Posso farcela.- sospirò e sollevò una mano non appena Venom fu di spalle. Aprì lentamente il primo cassetto, sperando fosse quello giusto, e l' adrenalina in corpo lo emozionò.
La creatura orripilante lo sorpassò e si girò di scatto. Notò il cassetto aperto e lo annusò, ruggendo nel riconoscere il suo odore. Peter agì e gli conficcò la lama nella gamba, beccando carne invece di melma appiccicosa. Venom gridò e le sue braccia si allungarono, distruggendo le mura e spaventando il ragazzo. Questi fuggì fuori.
-Ci fosse una volta in cui mi ascolti!-
-Be', l' ho rallentato, no?!- chiese retorico e salì altre scale. Più su andava, più si avvicinava al tetto, giusto? Peccato che anche Venom stesse andando sempre più su.
-Credo sia arrabbiato.-
-Ah, chissà perché, eh?-
-Ma perché ce l' ha tanto con me?!- gridò timoroso, saltando i gradini a due a due per fare più in fretta possibile.
-Amaranta lo starà controllando. Senti, sia lei che Toomes che Octavius sono qui e c'è la probabilità che due su tre di loro vengano arrestati quest' oggi. Tu tieni duro, sei quasi arrivato in cima.-
Col fiatone, aprì una porta dopo l' altra, percorrendo corridoio dopo corridoio. Ringraziò il cielo di avere ancora addosso le scarpe da ginnastica. Un latrato agghiacciante lo preoccupò. -Peter Parker!-
-Mr. Stark, ho bisogno dei miei poteri il prima possibile!-
Tony smise di prendere a cazzotti un' armatura e si accorse di Toomes che puntava in volo un' arma dritta su Rhodey. Gli andò incontro, lo spinse via e distrusse il suo bazooka al plasma. Si fronteggiarono in cielo, faccia a faccia - o, in questo caso, maschera a maschera.
-Stark. Ci rincontriamo, alla fine.-
-Bella Adrian, come ti butta?- fece il sarcastico. Con entrambe le mani alzate, gli sparò tutto ciò che aveva. -Anya, mi ricevi? Come sei messa?-
La ragazza gli urlò direttamente nel timpano.
-Benissimo, fantastico direi! Senti, come facciamo a ridare i poteri a Peter e a Severus "Loki" Piton?-
La Magissa tirò una ginocchiata ai gioielli di famiglia di un' armatura e con essa fece "strike" con altre Mark. -I suoi occhi si illuminano tutte le volte che fa una magia.-
-Questo lo avevamo capito.-
-Se perde i sensi, anche solo per pochi secondi, tutto il suo controllo svanirà!- comunicò e prese per un braccio Mark 36, usando tutto il suo corpo nel girare su sé stessa e far cadere gli altri. Sollevò poi delle macchine della polizia e gliele lanciò contro.
-Thor, hai sentito?-
-Tutto quanto, Stark.- annuì il Dio, affiancato dal fratello con di fronte la strega nera.
Lei sorrise perfida. -Sprecate il vostro tempo. In onore dei vecchi tempi, vi permetto di andarvene senza alcuna ripercussione. Non mi va di ferirvi, ma se mi costringete a farlo...-
Loki fece un verso che esprimeva disapprovazione, sorridendo amaro. -Ti ricordavo meno acida.-
-Ti ricordavo con la coda.-
Deglutì. -Colpo basso, Amaranta. Non solo hai rapito due ragazzini innocenti, uno di loro è persino il mio protetto, ma hai anche scatenato Venom. Non ti ricordi cos' ha fatto ad Asgard? Ci sono voluti gli ultimi anni di vita di nostra madre per ricomporla fino all' ultimo pezzo.-
Lo guardò imbufalita. -Vogliamo parlare di te? Hai ucciso così tante persone ignare quando hai attaccato New York e hai pure il coraggio di farmi la predica? Sì, ho ucciso dei poveri umani innocenti... compresa quella tipa, sua zia. Un fuocherello e addio per sempre, May Parker. È stato spassoso.-
-Io ero sotto un incantesimo, la tua scusa qual è?- la sfidò, -Richiama le armature, Amaranta, ferma questa pazzia. Io l' ho capito, anche se tardi, la Terra merita protezione. Che tu ce l' abbia con Stark lo capisco. Non so per cosa, ma lo capisco. Però quel ragazzino ne ha passate tante, non merita anche questo.-
La ragazza tremò dalla rabbia, strinse i pugni viola di magia e negò. -No, non esiste. Io voglio vendetta.-
-Per cosa? Per chi?-
Una lacrima le sfuggì dagli occhi, sempre più luminosi. -Mary Parker.-
Thor si mosse meticolosamente: sollevò il martello e la colpì alle spalle. Loki l'aveva distratta, com' era da piano.
Amaranta strillò e cadde a terra, sorreggendosi a malapena. Quel fulmine la indebolì così tanto da farla tornare per un attimo umana e tornò ad essere Amy.
Sia Loki che Peter si sentirono attraversati da un calore nuovo, rigenerativo e fortificante.
Il Dio delle malefatte si trasformò e il suo classico abbigliamento con tanto di corna d'oro gli tornò addosso. -Oh, sì, ci siamo.- ridacchiò euforico, -Ci voleva.-
La felicità durò poco, dato che un alone nero e viola avvolse la giovane. Si rimise in piedi e i suoi abbiti cambiarono in un vestito fucsia con contorni e ghirigori disegnati neri, un corpetto con scollatura a cuore e una lunga gonna gonfia a pizzo.
Gli stivaletti neri con tacco fecero rumore assieme alla sua risata quando si avvicinò a Thor. -Voi due siete sempre stati forti insieme... ma anch'io ho le mie risorse.- sussurrò sulle sue labbra, lo chignon alto le lasciava libere solo due ciocche more agli angoli degli occhi.
Prima che potesse agire, vide la strega scomparire e riapparire davanti a Loki, pugnalandolo all'addome e facendolo cadere a un piano più sotto rispetto a dov'erano.
-No!- Thor le lanciò contro Mjölnir e lei lo schivò come se nulla fosse.
Tornò a guardare giù nel buco che si era creato nel pavimento per via di Venom, ma non ci trovò nessuno. Sentì una presenza alle sue spalle. -Credevi davvero di poter sfidare me? Il Dio degli inganni?-
Si girò abbastanza in fretta da dargli una sberla. -Tutto quello che sai, te l'ho insegnato io!-
-E io.-
Vicino loro comparve Anya, vestita esattamente come la sorella, solo in oro e bianco. Per la prima volta dopo tanto tempo, mostrava il suo vero volto: capelli argentati e occhi dorati.
Loki fece un fischio di apprezzamento. -Per la grazia di Odino, le sorelle si sono evolute.-
-Non puoi battere due stregoni allo stesso tempo.- sorrise fiera, -Thor? Va' ad aiutare la tua squadra. Ci pensiamo noi a lei.-
Thor si scambiò uno sguardo col fratello. Lui annuì. -Va'.-
Tentennante, il Dio del tuono scomparì.
Amaranta spostò lo sguardo da un all' altro. Sospirò fintamente affranta, -Sapevo che prima o poi questo giorno sarebbe arrivato. Non aspettavo altro.- e scatenò dei fulmini violetti dalle proprie mani.
Steve lanciò il proprio scudo contro un Iron Man fin troppo pericoloso, il cui aveva appena ucciso un agente dell' F.B.I. Poi mirò dall'altra parte, salvando Maria Hill da un propulsore.
-Grazie, Cap.-
-Figurati.-
-Dietro di te, Steve!- lo avvertì Clint, lanciando una freccia alle sue spalle, ma questo non bloccò la minaccia.
Venne investito da un Mark 29 e sbattuto contro una macchina. Con una mano sul suo petto e l'altra carica, lo fissò con occhi severi e viola. Prima che potesse sparare, un proiettile gli attraversò la maschera e un altro lo colpì al collo, permettendo a Bucky di strappargli gli arti e buttarlo lontano.
Gli diede una mano a rimettersi in piedi. -Ti ringrazio.-
-I proiettili non erano miei.- fece un mezzo sorriso e un cenno con la testa.
Nick Fury abbassò la propria pistola. -Gliel'ho detto a Stark di non esagerare con questi suoi Stormtrooper. Dov'è il ragazzo?-
-Ancora lì dentro.- guardò il compound metà raso a suolo il biondo e sperò vivamente che il giovane ce la facesse.
Peter spalancò l'ennesima porta e si guardò in giro. Pareva un garage per macchine enormi sostenuto da colonne, tuttavia era l'ultimo piano e vide che il tetto si poteva aprire. Doveva essere il luogo si sarebbero depositati i quinjet.
Sentendo dei passi, corse lontano e dietro una colonna. Aveva di nuovo i suoi poteri, ma non valeva la pena di rischiare così presto.
Un frastuono di metallo e cemento lo mise in allerta per rimanere il più immobile possibile.
-Va bene, Pete, respira.- gli parlò la voce del suo mentore che gli aveva parlato fino a quel momento. -I soccorsi stanno arrivando. Non ti muovere.-
-Mr. Stark... ho paura.- confessò e deglutì la saliva in eccesso, trattenendo le lacrime.
-Lo so, ragazzo. Ma non devi averne. Ci sono io, capito? Non posso prometterti che torneremo tutti a casa, ma tu non morirai. Non oggi. Né nei giorni a venire. Non finché ci sono io a proteggerti.-
Rilasciò aria dalla bocca e provò a vedere con la coda dell'occhio dove fosse Venom. Annusava con insistenza intorno a sé e tirava fuori la lingua. -Non puoi nasconderti per sempre, Peter Parker.- disse lentamente, la sua voce era profonda, oscura, pareva provenire dai suoi incubi più nascosti. -Non puoi scappare. La paura sarà sempre tua nemica finché scappi.-
Era veramente quella la sua fine? Sarebbe morto così, dopo tutto quello che aveva subito?
Si stupì nel capirlo: non voleva morire. Voleva crescere, voleva essere felice. Non voleva più essere arrabbiato, né con Tony né con sé stesso. Voleva vivere.
Lui, che non aveva mai temuto la morte perché sapeva che avrebbe raggiunto la sua famiglia, in questo momento la temeva più che mai. Perché voleva combattere, voleva vincere.
Aveva una ragione per restare. E quella ragione aveva un nome.
-Mr. Stark?-
-Sono qui, Petey-pie, non ti lascio.-
-No, io... Tony...- soffiò fuori, non riuscendo più a non piangere. -Devo dirti una cosa.-
-Prova a dirmi addio, ragnetto, e giuro che ti metto in punizione da qui fino al tuo matrimonio.- nonostante la minaccia, si sentiva quanto terrore stesse provando.
Peter non poté fare a meno di sorridere tra le lacrime. -Anche tu sei la mia Terra, Tony.- ammise e ridacchiò piano, -Lo sei sempre stato.-
Ci fu silenzio per poco dall' altra parte. -Oh, Peter...-
-Devo andare. Mi mancherà, signore.- si morse a sangue il labbro e strinse forte le dita nei palmi. Un pugno allo stomaco sarebbe stato meno doloroso. -Le voglio bene.-
-Cosa? No, no, Peter, aspetta...!- non sentì il resto perché spense l'auricolare.
Venom poggiò gli artigli sul muro e lo graffiò, producendo un suono acuto e doloroso che fece gemere Peter mentre si copriva le orecchie. Pessima mossa; ora sapeva dove si trovava.
Saltò sul posto sentendo le colonne dietro di lui venir abbattute una dopo l'altra, seguite da dei versi profondi da animale feroce.
Venom si trovò di fronte alla colonna giusta. Alzò una delle sue zampe e la buttò giù. Produsse un gemito confuso nel vedere che non c'era nessuno. Un suono arrivò da sopra e alzò lo sguardo sul soffitto.
-Sorpresa!-
Spider-Man gli saltò sulla groppa da sopra e gli mise le mani intorno al collo, strozzandolo. Il mostro lo graffiò e cercò pure di morderlo, azzanando l'aria vicino a lui. Si agitò compulsivamente, peggio di un toro, e lo sbattè con la propria schiena contro i muri per staccarselo. Niente da fare, Peter non mollava la presa.
-Ti prego, svieni, ti prego, svieni, ti prego, svieni...!- ripeté velocemente, pregando in un miracolo.
Stufo, Venom saltò e spaccò il soffitto, finendo sul tetto. Il sedicenne fu costretto a lasciarlo e a cadere a terra, massaggiandosi il cranio. Il fischio nelle orecchie era tornato.
-Ce l'abbiamo, l'abbiamo sotto tiro!- comunicarono le forze speciali sugli elicotteri, puntando le loro armi verso Venom.
-No! Ditegli di non sparare. Il ragazzo è lì con lui, potrebbero ferirlo!- Rhodey parlò a Ross, che fece come gli venne chiesto.
Peter si mise in piedi a fatica e usò tutte le proprie forze per contrastare le zampe di Venom che stavano spingendo contro di lui. Mani contro mani, nessuno dei due cedeva. Guardò negli occhi senz'anima di quella bestia, temerario, e lei gli ruggì in faccia senza pretesto. Strepitò terrorizzato solo quando la melma nera si allungò verso di lui attaverso le sue braccia; era come incollato.
Venom lo tenne stretto e lo lanciò, facendolo sbattere e rotolare sul cemento bianco.
Strisciò a terra per tornare dritto, senza successo. Il suo nemico gli fu addosso prima che potesse proteggersi e alzò un pugno... che venne prese e stretto da una mano diversa. Una grande e forte mano verde.
Hulk ruggì e colpì Venom con la mano libera. Gli corse contro peggio di un giocatore di football e lo placcò a terra. Peter, privo di forze e sanguinante sia alla testa che al labbro, cercò di capire come poterlo aiutare. Ogni parte di Venom rimaneva attaccata ai colpi di Hulk come catrame e questo l'alieno lo usava a suo vantaggio.
Erano due enormi giganti che si facevano la guerra, ruggendo peggio dei leoni e dandosi pugni e morsi di ogni tipo.
Hulk ringhiò malmesso e venne catapultato giù, finendo su una macchina. Aveva un morso sulla spalla e il segno di un graffio sul pettorale. Incosciente, tornò Bruce Banner.
-Bruce!- lo raggiunse Natasha mentre veniva coperto e gli davano dei vestiti. -Stai bene?-
-È troppo forte per Hulk, non ce l'ha fatta.-
-Ragazzi, l'ultima armatura è stata abbattuta.- informò la squadra Steve.
-Bene, allora tutti sul tetto. Peter ha bisogno di aiuto.- parlò allarmata la rossa, correndo verso l'edificio.
Anya riuscì a dare uno schiaffo ad Amaranta, la quale le lanciò contro un pezzo di muro. Loki venne preso malamente con la levitazione e buttato fuori da una finestra, prendendo tutti i vetri.
Le sorelle si fissarono in cagnesco. -Amaranta, basta.- sputò stanca Anya, respirando appena e con del sangue a colargli dall' angolo della bocca. Sua sorella non era messa meglio. -Tutto questo è stupido. Non è una vendetta, è una strage! Mary non avrebbe voluto questo. Ti prego... fa' la cosa giusta... dimmi dov'è lui. Mi avevi promesso che lo avresti lasciato libero.-
La Magissa rise di pancia. -L'ho liberato poco fa, Anyesse. Mi avete visto tutti.-
-Non sto parlando di Venom.- abbaiò, ridotta a urlare perché aveva perso la pazienza.
Lei si limitò ad alzare un sopracciglio e a sorridere vittoriosa.
E, finalmente, Anya collegò i tasselli di quel puzzle; una volta per tutte, il malsano gioco di sua sorella le fu chiaro. -Oh, mio Dio...-
-Esatto.-
-Tu... tu sei una stronza!- inveì a gran voce e volò verso il tetto, non accorgendosi della sparizione di Amaranta. Né di quella di Toomes o di Octavius.
-Dove sono finiti?- proruppe a nessuno in generale Tony, che aveva combattuto contro l'Avvoltoio fino a quel momento.
-Ci pensiamo dopo, Stark, Spider-Man è da solo con Venom!- lo informò Bruce, di nuovo vestito e zoppicante. -Mi spiace, non ce l'ho fatta a metterlo al tappeto.-
-Hai fatto del tuo meglio, sei stato bravo. Forza, tutti sul tetto!- ordinó Steve, saltando di piano in piano e arrampicandosi. Bucky lo riportò giù, -Non penso sarà necessario.- lo avvertì e videro insieme il ragazzo e il mostro cadere direttamente ai piedi degli squadroni di polizia.
-Cristo.- rimase senza parole Clint, correndo verso di loro.
-Peter!- urlò Tony, facendosi togliere da Friday la maschera per vedere meglio. Volò coi piedi a terra e corse.
-No, fermo!- imposero quelli dello S.W.A.T. -Tutti indietro!-
-Per favore, state tutti indietro!- comandò Fury, affiancato dall' agente Hill e mirando a Venom.
Spider-Man si mise poggiato sugli avambracci e tossì, non riuscendo a sentire nulla. Vide solo delle persone in divisa che puntavano le loro armi dietro di lui. Non molto lontano da loro, dei medici di primo soccorso si prendevano cura di Quinn, ancora svenuta.
Guardò dietro di sé e l'udito tornò; tanti ordini e grida perforarono i suoi timpani coi versi di Venom, il quale guardava furioso i pallini rossi contro di lui: stavano per sparare.
-Fermi!- volò fin da loro Anya, venendo bloccata.
-Signorina, è pericoloso!-
-Non sparate, c'è qualcuno dentro quel coso! Vi prego, non sparate!- supplicò in lacrime.
Fury lanciò uno sguardo agli Avengers che aveva più vicini. -È vero?-
-Attenti!-
La loro deconcentrazione permise a Venom di muoversi e corse a quattro zampe verso Peter, tirando su poi i suoi artigli.
-No!- proruppe Tony.
-Peter!- strillò Anya.
Il ragazzo, non sapendo che fare, usò il braccio sinistro per proteggersi e aspettò la sua fine.
Ma essa non arrivò mai.
Con respiri corti, ebbe il coraggio di spiare cosa fosse successo. Venom era rimasto paralizzato e stava pian piano abbassando il braccio.
Fissava lui. La sua mano.
No... l'orologio di suo padre.
L' alieno lanciò un tremendo urlo che fece tremare i vetri e le mura dell'edificio, nonché il terreno vicino a sé. Si portò le mani alla testa, indietreggiò e parve tirarsi la faccia.
Peter rimase sotto shock a guardare, confuso.
Quella parve tanto una lotta interiore, che lo costrinse a sbattersi più volte sul terreno, a sbraitare in un modo inquietante e a fare capriole. Sbattè il capo ancora e ancora sulla terra e si tirò la propria pelle che... si staccò.
Pezzo dopo pezzo, come rigettata.
-Gesù Santissimo...- imprecò Bruce, stringendo a sé Natasha con a fianco Rhodey, il quale pareva stesse per vomitare.
Dei sospiri sconvolti vennero rilasciati quando da quell'ammasso di melma, petrolio, catrame, qualunque cosa fosse, ne uscì una mano. E poi una spalla. Un altro braccio. Una schiena. L'altra spalla.
Un punto dopo l'altro, ne uscì un corpo. Un corpo umano.
Per ultima, uscì la testa. In vestiti da lavoro blu scuro e disordinati, quell' uomo spinse con entrambe le mani lontano da sé Venom. Lui mostrò la propria faccia. -Noi siamo Venom!- disse, come se gli avesse chiesto di fermarsi.
L'uomo mostrò i denti, -Non... credo... proprio!- e lo spinse via da sé una volta per tutte, sbattendo la schiena al suolo.
Ciò che restò di quell'alieno se ne andò subito, facendosi spazio tra le persone che si spostarono, strisciando come un serpente ed entrando nel corpo di Quinn Kenny.
No...
Peter riprese fiato e guardò l'uomo che prima era posseduto. Si stava mettendo in piedi, aiutato dagli uomini della polizia, e solo una volta che si fu sistemato gli occhiali da vista lo riconobbe.
Così come lo riconobbero gli Avengers e Tony.
Non ci credo.
-Oddio. Ma... è...?- lo indicò esterrefatta Natasha.
-Com'è possibile?- balbettò Thor, tenendo su Loki per non lasciarlo trascinarsi da solo.
Lo sconosciuto si pulì le lenti e guardò meglio il ragazzino che aveva in piedi di fronte a sé. Gli occhi gli si riempirono di lacrime. -Peter?-
Il sedicenne provò come un moto di emozione implacabile. Il labbro gli tremò e corrugò la fronte. -Pa... papà?-
Tony strinse la mascella, ferito, non potendo credere a quello che stava vedendo.
Richard Parker sospirò e si liberò dalle mani degli agenti. -Via, lasciatemi. Lasciatemi. Quello è mio figlio!- urlò gioioso, -Peter!-
-Papà!- gli corse incontro a sua volta e si abbracciarono.
Si strinsero, si baciarono, si sorrisero e piansero di felicità. Di nuovo insieme dopo sedici anni.
-Sei qui! Sei qui, sei davvero qui!- singhiozzò Peter, stringendo le braccia attorno al suo collo.
-Sono qui, figliolo. Non ti lascio più.- gli promise, baciandolo costantemente sulla tempia e sulla guancia. -Mi dispiace, mi dispiace così tanto! Oddio, sei veramente tu.- rise emozionato e lo guardò negli occhi, -Ma quanto tempo è passato, quanti anni hai?-
-Sedici.- sorrise, -Ho sedici anni, papà.-
-Sedici... oh, buon Dio.- lo coccolò e lo accarezzò. -Dio, perdonami. Perdonami per tutto, piccolo.-
-Non serve.- scosse la testa lui e aumentò la presa con dita tremanti, -Sei qui adesso.- e ansimò con una stretta alla pancia. -Credevo fossi morto! Mi sei mancato così tanto.-
-Anche tu mi sei mancato.- gli passò una mano tra i capelli e ispirò il suo odore. Finirono in ginocchio, racchiusi in loro stessi e contenti come non mai.
Anya li raggiunse, di nuovo nelle sue sembianze terrestri, e non riuscì a trattenere la commozione. -Professore?- chiamò incredula Richard col suo soprannome e lui le sorrise con occhi sgranati.
-Anya! Oh, piccola Anya, vieni qui.- le prese una mano e la portò giù, stringendosi al petto entrambi. -I miei ragazzi. Cielo, i miei splendidi ragazzi. Vi ho trovati, finalmente.-
Peter sorrise col cuore galoppante e si sentì a casa come mai gli era capitato in vita sua.
Steve si avvicinò al suo compagno. -Tony... tu lo sapevi?- domandò e non ottenne risposta. -Se lui è qui, allora... Tony? Chi è morto su quell'aereo?-
Di nuovo, il silenzio totale.
Stark era troppo impegnato a non svenire e a non scappare.
Eccolo lì, il segreto che aveva rivelato al suo migliore amico, in carne ed ossa.
Che il presunto padre di suo figlio non era mai salito su quell'aereo con lui.
Che quando avevano avuto quello scontro in quel bar era stata la vera ultima volta in cui l'aveva visto.
Che era sicuro che, dato che il figlio non era suo ma del suo amico, avesse preferito abbandonarlo e per tanto Tony aveva mentito, dicendo che era morto pur di non farlo soffrire; non gli era neanche passata per l'anticamera del cervello l'idea che poteva essere stato rapito.
Che Richard Parker, in realtà, era vivo. Era sempre stato vivo.
-Tony?!- lo richiamò Captain America, scuotendolo per una spalla. -Chi diavolo è morto su quell'aereo?!- era furioso, senz'alcun dubbio, voleva risposte.
Iron Man lo guardò con la morte negli occhi. Già, lui era vivo... ma lei no.
"Prendi il bambino e vola via, io me la caverò".
"Non ti lascio qui!".
"Fallo! Salvalo, ti prego!".
"Vieni via con me, con noi, ti supplico!".
"Devo distrarlo, l'aereo sta per schiantarsi! Scappa, portalo in salvo. Fallo per me... ti amo".
"Pepper!".
-Pepper. È morta Pepper.-Fine Prima Parte.
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Ci rivediamo in Spider Son!
Commentate, grazie! :)-Kitta♡
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The Hero's Secret
FanfictionDedicato a chiunque non abbia un buon rapporto col padre. Se non avete mai visto i film della Marvel, ATTENTI AGLI SPOILER. Contiene le storie: • Iron Dad • Spider Son • Magissa Peter Parker non è altro che un sedicenne del Queens, New York, che des...