Vergogna. Profonda vergogna e imbarazzo. Ecco che cosa provò Peter entrando a scuola quel giorno, vestito stile figliol prodigo e con le risatine poco nascoste dei suoi compagni.
Stark poteva anche risparmiarsela, questa.
Continuava a tirarsi il colletto piegato della camicia bianca e a sistemarsi il gilet e la cravatta - una cravatta scura e stile scozzese, che schifo -, per non parlare dei pantaloni lunghi fatti di chino e del medesimo colore. Colpo di grazia, l' odioso gel suoi capelli che glieli ha portati tutti da un lato e che, a detta del suo mentore, gli davano un tocco in più. E pensare che si era pure fatto la doccia dopo la corsa di quella mattina...
Non aveva caldo, ma questo look faceva decisamente piangere gli occhi, a suo parere.
Raggiunse con le guance infuocate dall' armadietto della sua amica e bussò sull' anta aperta per attirare la sua attenzione. -Sei ancora vivo, figlio di puttana?- gli diede il suo buongiorno e solo dopo ciò si accorse del suo abbigliamento. Si morse le labbra ed emise un verso strozzato, tipo starnazzo, nel bloccare la risata. -Stark?-
-Di certo non rientra nei miei gusti.- Peter poteva vedere perfettamente che si stava trattenendo, gli angoli della bocca erano talmente sollevati da farle venire le cocche sulle guance. Sospirò e si guardò l' orologio. -Ok, ti do esattamente un minuto per dirmi tutto quello che hai da dire, a partire da... adesso.-
-Richard Cunningham di "Happy Days" ti ha puntato una pistola alla testa e costretto a indossare la sua roba? Per caso Barney Stinson ti ha rimorchiato al McLaren's Pub ieri sera e nella foga, stamattina, hai preso i suoi abiti invece dei tuoi? Non sapevo oggi fossi ospite da Jimmy Fallon. Dato il tuo impiego, hai una Ford dal prezzo ragionevole? Ma dai, si fa oggi la foto di classe?! O è la foto di famiglia, Richie Rich? Ehi, Fred, dove sono Scooby Doo e la tua banda? Lo sai che non abbiamo la divisa scolastica noi, vero? Sei scappato dal cast di "Gossip Girl" o "Elite"? E ricorda: don't stop believing, Blaine Anderson. Nervoso per il colloquio di lavoro? Quante studentesse vuole mandare in bianco oggi, professore? La stanza rossa è al suo servizio, Mr. Grey e con quegli indumenti non ci seppellirei neanche mio nonno, perché sarebbe un offesa alla sua povera anima ed era e sarà sempre più cool di te nel vestirsi, sia da morto che da vivo!- parlò velocemente e si ritrovò a riprendere fiato mentre rideva.
-E stop! Cavolo, ci sei rientrata alla grande.- constatò, per niente offeso dalle prese in giro di lei.
-Un po' me lo devi, ammettilo. Il tuo scherzo di martedì...-
-Ah, sì. Prank Parker.- rise e battezzò la sua burla, guardando M.J. che alzava gli occhi al cielo.
Il giorno prima che lei fosse assente, lui era entrato nello spogliatoio femminile, sapendo che Michelle stava facendo Educazione Fisica, e aveva scambiato la sua maglietta di ricambio con un' altra...
-Mi spieghi dove diavolo l' hai trovata una maglietta della mia taglia col disegno di uno stupido unicorno arcobaleno e la scritta "I'm A Unique Unicorn"?-
-Ho detto al commesso che eri una bambina molto alta.- ridacchiò sfrontato.
Gli fece una smorfia. -Non fa ridere, mi hanno fissata per il resto della giornata e ho faticato molto per convincere Elijah che non sono una pedofila, una che rivanga il passato o che ha delle perverse idee sessuali. E... scusa la domanda, quel gilet di pelle? È più da te, ma non mi pare che...-
-Era di Stark quando aveva la mia età, me l' ha regalato.-
La riccia rimane a bocca aperta, il sorriso non la lascia. -Aaah... ho capito.- fece spallucce e prese le ultime cose dall' armadietto.
Peter scuote la testa, non capendo. -Capito cosa?-
Chiuse l' anta e strinse a sé i libri. -Niente.- esordì, non nascondendo il tono da "ovvio che c'è qualcosa". -Mi presti il telefono? Scrivo a Elijah che mi fermo un secondo in biblioteca dopo scuola, ho scordato di mettere in carica il mio stanotte e la batteria è morta.-
Glielo prestò. -Cosa c'è, M.J.?-
-Te l' ho detto, niente.- digitò velocemente e usò di nuovo il tono di prima. -Tieni.-
-Non farmi rimanere in ansia, cosa stai cercando di dirmi?-
-Ciao, ragazzi.- vennero raggiunti da Carl ed Amy, si tenevano per mano e lui parlò di nuovo: -Che si dice?-
-Che Michelle non vuole dirmi cos' ha che non va il mio gilet.-
-Oh, certo, il tuo gilet!-
-E va bene, quello di Stark! Che ha che non va? Sarà anche vecchio stile, ma in tutta sincerità a me piace. È l' unica cosa che mi impedisce di sembrare un... un...-
-Un nerd?- suggerì Amy.
-Quello.- tornò con gli occhi sulla sua cotta, -Ebbene?-
-Te lo devo proprio dire a parole povere, eh?- M.J. incrociò le braccia al petto e piegò la testa, classica espressione "non hai capito niente". -Ricordi quando sono venuta da te? E Stark mi ha guardata come se avesse voluto vedermi volare giù dalla finestra? Non gli piacevo perché ha visto quanto siamo legati. E dopo quello che è successo ieri sera con... con Quinn...- pronunciò con ribrezzo quel nome, -... penso davvero che si senta messo da parte.-
I tre corrugarono le loro fronti e fu Peter a parlare: -Stai... stai dicendo che è...?-
-Sì, sì, Billy, sto dicendo che è geloso.-
-Quindi è vero che sei la puttana di Sta...?-
-Oh, ma guarda che ora si è fatta, dobbiamo andare!- Amy interruppe il suo ragazzo e lo trascinò via, -Ci vediamo a Calcolo, ragazzi!-
Il ragazzo rimase a fissare Michelle. -Non ci credo, non può essere geloso delle ragazze che frequento, andiamo!-
-No, certo che no, infatti non ti sei nemmeno accorto dell' odore che emani.-
L' odore che... cosa? -Eh?-
-Annusa il gilet, Parker.-
Lo fece. -E quindi? Profuma.-
-Profuma troppo. Ed è una colonia che neanche usi, anzi la usa...-
-La usa Stark.- capì.
-Bingo! Sembra che ci abbia spruzzato sopra litri della sua colonia e ora è talmente pesante da far venire le lacrime agli occhi. Non te ne accorgi perché sei un maschio, ma noi femmine sì perché non mettiamo quel tipo di profumo. Io ho fatto una smorfia prima di parlarti, ho sentito l'essenza prima di vederti. E anche Amy ha arricciato il naso.-
-Per quale motivo mi ha fatto una cosa del genere?!-
-Tu e l' intuizione siete proprio parenti alla lontana... Ehi, genio? L' ha fatto per marcare il territorio, sveglia!-
Lei per poco non rise alla sua faccia traumatizzata. -Oh, mio Dio!- alla svelta, fece la combinazione del proprio armadietto e ci rinchiuse il gilet. Poi lo riaprì, prese il necessario per le prossime ore, e sbattè di nuovo l' anta. -Dopo questa, lo soffoco nel sonno.-
-Dai, vedilo come un gesto positivo, se è geloso vuol dire che ci tiene a te.-
-Lo so bene che ci tiene, me l' ha ribadito più volte, però chi se ne frega.- brontolò con irritazione e si diresse verso l' aula della prima ora.
M.J. lo raggiunse e camminò all' indietro mentre parlava: -Cosa intendi dire?-
Peter si fermò sul posto. E che cavolo a questo punto, no? -Mi ha detto che mi vuole bene. E sì, conosceva i miei genitori. Non me l' ha detto perché non voleva dirmi che... che mio padre mi ha fatto diventare ciò che sono per salvarmi da una malattia. Se non fossi Spider-Man, sarei morto.-
Alla ragazza le morì il respiro in gola. -Oddio, Pete. Mi... mi dispiace così tanto, non immagino cosa tu stia provando.-
-Non lo so neanch'io. Mi sento grato di essere qui, mi sento tradito perché mi ha reso un mutante. Non penso che lo supererò mai.- tornò a muoversi ed entrò nell' aula con Michelle.
I loro compagni lo notarono e ripresero le loro chiacchiere, accompagnate da qualche occhiatina verso di lui. Gli unici a non prestar loro attenzione erano Carl ed Amy, troppo presi l' uno dall' altra.
D'accordo, aveva veramente bisogno di un po' di normalità. -M.J., perché non vieni a pranzare da me oggi?-
-Mmh, non so, prova a chiederlo a Quinn invece che a me.-
Oh oh. Eccola.
-Senti, non...-
-Ah!- lo fermò, alzando l' indice. -Se avevi tanta voglia di sbaciucchiare o andare a letto con qualcuno, hai fatto bene a chiedere a lei, ma io non sono la seconda scelta di nessuno. Mi sono trattenuta fino ad ora, Parker. Perciò perché non inviti Quinn al ballo? Ti piace così tanto!- gli parlò con talmente tanta foga da non accorgersi di essersi avvicinata pericolosamente al suo viso.
Eh sì, era arrabbiata. E nel caso in cui il giovane non l' avesse ancora capito, lei andò a sedersi lontano da lui.
Passarono la lezione con Peter che la guardava di sottecchi e M.J. che prontamente lo ignorava. L' unico momento in cui lo guardò fu quando, nel bel mezzo del silenzio, una musichetta con cori da tenori da chiesa si propagò per la stanza.
Parker arrossì: proveniva dal suo telefono.
Le risate esplosero e fu costretto a consegnare il cellulare alla professoressa, non prima di aver adocchiato chi lo stava chiamando. Ovvero la sua migliore amica, la quale gli sillabò le parole "Prank Jones" accompagnate da un ghigno.
E certo, vestito da comunione e con la suoneria celestiale. Chiamare Elijah un cazzo, quella stronza...
Gran bel colpo, Jones. Gran bel colpo.
Per il resto della giornata i due non si rivolsero la parola. Lei tentava in ogni modo di non starlo a sentire, anche se lui la seguiva ovunque e provava a spiegarle. Si stufò solo l' ultima ora e la chiamò nel bel mezzo del corridoio, attirando l' attenzione di tutti quelli vicino a loro.
L' espressione di Michelle era chiara: "fammi fare un' altra figuraccia e ti castro".
-Senti, mi dispiace, ok?- camminò per avvicinarsi all' unica persona alla quale teneva veramente, tentando di non guardare nessuno tranne lei. -Ho fatto una cazzata, anzi tante boiate. Sono stato uno stupido. Volevo sentirmi libero, provare a me stesso che ero e sono ancora padrone di me stesso... ma mi sbagliavo. E agendo male, ho ferito te. Era l' ultima cosa che volevo.- le arrivò di fronte e la guardò negli occhi. In quei bellissimi occhi neri.
Tu mi piaci. Forse anche più di piacermi...
Non stava mentendo per pararsi il culo. Voleva per davvero fare quello che desiderava per dimostrare qualcosa e, da bravo idiota, non aveva tenuto conto dei sentimenti di lei.
Pensava che non gliene importasse. Si sbagliava.
-Sei la sola persona importante nella mia vita. Sei la mia migliore amica, sei la mia complice e la mia partner. Non volevo che ti sentissi... niente. Perché tu sei molto, va bene? No, anzi, sei parecchio per me. Vorrei farmi perdonare e... voglio davvero che vieni al ballo con me.-
Le femmine emisero un verso commosso, mentre i maschi fischiarono in approvazione. Ma a Peter interessava solo l' opinione di M.J.
Quest' ultima sospirò, arrossì e mostrò le braccia. -Che ti aspetti, mh? Che ti perdoni? Che dimentichi tutto? Ci conosciamo da una vita, Parker, ed è la prima volta che vuoi discutere con me dei miei o i tuoi sentimenti. Io non so che cosa fare con te, mi fai ammattire! Capisci certe cose e altre no, non riesci a vedere l' ovvio, come il fatto che ti sbavo dietro da sempre. E adesso... eccomi qua, a rendermi ridicola per te. Che cosa cerchi? Che stai cercando? Che vuoi da me? Parla! Tu non parli, tu stai zitto e pensi. Ti fai venire le paranoie, mandi in palla persino me. Ti conosco, ti fasci la testa ancora prima della caduta, be', sai che ti dico? Buttati! Cadi, cazzo, cadi e vedi quello che succede. Sii uomo per una volta e abbi le palle di essere quello che sei. Esprimiti, mostrami quello che vuoi e piantala di nasconderti da me e dal mondo inter...!- non riuscì a finire per le labbra del suo migliore amico che si impossessarono delle sue.
Porca vacca!
Gli studenti applaudirono e urlarono di gioia, oramai per tutti era palese da anni che si piacessero. Loro due erano gli unici a non essersene accorti.
Quinn Kenny, in disparte e leggermente ferita, sorrise; era giusto che fosse felice con chi desiderava.
Peter baciò con passione la ragazza, la tenne stretta a sé e le accarezzò la guancia. Sapeva di nocciole, era dolce, e il suo profumo gli inebriava la testa.
Solo tu, M.J. Fin dall' inizio.
La lasciò per poter respirare ancora. -Io non parlo. Agisco.- sorrise sulla sua bocca e si abbracciarono.
Si erano incosciamente cercati per anni e adesso parevano essersi ritrovati.
Uscirono da scuola mano nella mano - lei aveva accettato il pranzo da lui - e sicuramente non si aspettavano di ritrovarsi davanti Tony Stark con occhiali da sole che li osservava poggiato a un auto di lusso.
Oh, no...
-Che ci fa qui? Non doveva venirmi a prendere Happy?- sbraitò con voce bassa il ragazzo, stando attento a non incrociare gli sguardi curiosi degli adolescenti e suoi compagni.
-È al posto di guida, ho pensato che potevamo mangiare insieme. Dove hai messo il gilet?-
-L' ho bruciato, come ha fatto lei coi miei vestiti.- mentì, in realtà era nello zaino.
Michelle trattenne una risata. -Aspetta, lui ha fatto cosa?- indicò col pollice il miliardario e Peter la strattonò più vicino. -Ok, sto zitta.-
-Lei perché è qui?-
-L' ho invitata a pranzo. Non le dispiace, vero?- lo mise alla prova, alzando un sopracciglio. Non era giusto che fosse lui l' unica cavia da laboratorio in quell' esperimento di fiducia. Stava anche per dire "ho invitato a pranzo la mia ragazza", tuttavia si era trattenuto. Sapeva bene che le etichette avrebbero messo in ansia Michelle e sé stesso, poi non voleva nemmeno pensare come avrebbe reagito Stark.
Tony sorrise in modo raggiante, non essendolo per niente. -Affatto. Su, andiamo prima che i paparazzi mi trovino e vogliano scattare qualche foto. A voi non dispiace il McDonald, giusto?-Peter ridacchia, scalciando con le gambine contro il petto di Tony. È sdraiato supino sulle sue cosce e muove agitato le mani per prenderlo.
-Ehi, Petey-pie! Chi è il mio bambino? Mmh? Chi è il mio bel bambino?- Stark sorride all' esserino sotto di lui e gioca con le sue scarpette. -Ma tu! Tu lo sei!- gli fa il verso e il solletico.
Il bimbo ride divertito e stuzzicato, mordendo forte il ciuccio, aprendo e chiudendo i pugnetti, forse desideroso di prendergli il naso o i capelli.
-Sto sognando o è il mio nipotino?-
Tony alza svelto la testa, dall' ascensore è appena uscita Natasha. -No, stai sognando.- dice in fretta e usa la copertina azzurra sul divano per coprire il bambino.
Quest' ultimo si agita e fa dei versi frustrati, acuti e adorabili. Tony gli shakera la pancina con la mano per distrarlo e facendolo ridere. -È un pupazzo. Sì, una di quelle scimmiette per bambini che fanno rumore e creano casino.-
-Che ci fa qui, Tony? Lo sai che se Ross lo scopre...- Natasha libera il piccolo e gli accarezza la guancia morbida.
Tony sospira e mette il figlio sulla spalla. -Lo so, me lo porta via... May e Ben sono fuori per il weekend, ho pensato di portarlo direttamente a casa.-
-Oh, Tony... Manca a tutti noi, lo sai. Ti ho già consigliato di lottare per la custodia.-
-E io ti ho già detto che non posso fargli questo. Come se non bastasse... May e Ben vogliono adottarlo.-
La rossa si siede pesantemente sulla poltrona e si sporge per scrutarlo meglio. -Che cosa?-
-Sì, aspettano che abbia l' età giusta per chiedergli il permesso e se dirà di sì da "zio e zia" diventeranno "mamma e papà".-
-Dio, che casino... Starai soffrendo molto.-
-Già.- annuisce e lascia che Peter gli mordicchi il dito, il ciuccio dondola dalla sua catenina di plastica nel vuoto. -Forse è meglio così, però.-
-Che stai dicendo?-
-Avrebbe una vera famiglia.-
-Tu sei pazzo, siamo noi la sua famiglia. Sei suo padre, devi lottare per tenerlo con te, vuoi davvero che te lo portino via?!-
-Zitta, Romanoff!- tuona più forte di quanto vorrebbe, spaventando il suo cucciolo e facendolo piangere.
-Ehi, no, no... shhh. Vieni qui, dolcezza. C'è zia Nat, va tutto bene.- lo prende in braccio e lo rassicura, cullandolo. In piedi di fronte al suo amico, piega un sopracciglio. -Cosa ti ferma? Hai combattuto fino a oggi, come mai getti così di colpo la spugna.-
Tony nasconde il viso tra le mani e sospira. -Ben sa tutto.-
-Tutto tutto?-
-Sì, Nat, tutto tutto. Eravamo al telefono, ero ubriaco e ho detto cose che non volevo e non dovevo dire.-
Natasha serra la mascella. -Ti ha minacciato?-
-Non esplicitamente, ma sì. Cos' altro posso fare?-
La russa rimane in silenzio, guarda prima il padre e poi il figlio. Il bimbo si sta succhiando il pollice e con l' altra manina tasta i capelli di lei. Natasha sorride addolcita. -Non sono un genitore, purtroppo. Non so cosa consigliarti. Posso solo dire... segui il tuo istinto. Goditi ogni istante con lui.- ridà all' uomo il piccolo, -Magari Ben e May saranno dei bravi genitori o tu ti sveglierai e capirai come fare.-
-Si vedrà.- comprende e bacia la testolina del figlio, -È un amore.-
-Concordo. Peccato che Pepper non abbia voluto adottarlo con te e se ne sia andata. Sareste stati degli ottimi genitori.- lo saluta con una pacca sulla spalla, bacia il figlioccio e se ne va.
Tony aspetta che se ne sia andata e, col senso di colpa a fargli nuovamente visita e abbracciando il bambino, guarda dal cellulare la foto di un documento: una domanda di adozione per Peter Parker.
Su di essa, la sua firma e quella di Pepper Potts.************************************
Commentate, grazie! :)-Kitta♡
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The Hero's Secret
FanfictionDedicato a chiunque non abbia un buon rapporto col padre. Se non avete mai visto i film della Marvel, ATTENTI AGLI SPOILER. Contiene le storie: • Iron Dad • Spider Son • Magissa Peter Parker non è altro che un sedicenne del Queens, New York, che des...