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Peter rabbrividì, ancora sotto shock, mentre Richard gli metteva una coperta sulle spalle, stringendolo a sé per scaldarlo. Anya, vicino a loro, dava delle tazze di the caldo fumante a Quinn e Lukas. Il leggero buio creato dalle nuovole fuori minacciava di una pioggia che non sarebbe mai arrivata, mentre nel salone della Stark Tower il silenzio regnava sovrano.
-Perdonatemi, ragazzi. Quando i poteri di mia sorella sono in calo, fatico a percepire la sua presenza dappertutto. Meno male che sono riuscita a sentire le vostre menti.-
-Come mai eravate qui?- chiese Peter, strofinandosi le braccia.
Anya, Quinn e Richard si scambiarono un' occhiata. -Controlli medici.-
-Ancora non ci posso credere. Il mio amico d' infanzia è Spider-Man. Wow!- Lukas sorrise euforico, ma smise non appena Anya gli mise una mano sulla bocca. -Lukas, senti, so che sei emozionato per la cosa, però il segreto di Peter deve restare tale. Chiaro? Non puoi dirlo a nessuno, è per la sua protezione.-
Bocca liberata, balbettò: -Io... uhm... ok, sì, starò zitto.-
-Bravo.-
Fu in quel momento che l' ascensore si aprì, facendo entrare in sala gli Avengers leggermente mal ridotti. All' appello mancavano Clint, Sam, Bucky, Thor e Loki. Tony si diresse con passo svelto verso Peter e lo abbracciò. -Grazie al cielo, stai bene. Quella strega... la strangolerò con le mie mani. Siamo stati degli stupidi, abbiamo abboccato alla sua esca come dei pesci.-
-Mi sento presa in giro.- ringhiò Natasha, andando verso il frigo per prendersi qualcosa da bere.
Rhodey si lasciò cadere sul divano. -Sapessi io. Octavius è riuscito a entrare nelle nostre armature, quell' hacker maledetto.-
-Troveremo un modo per contrastarlo. Tutti e due.- Steve, col fiatone, si lavò la faccia al lavello.
Per tutto il tempo, Lukas li aveva fissati con la bocca aperta. Provava a parlare, ma non ci riusciva. Richard diede una pacca sulla spalla a Stark, -Ehm, Tony?- e gli fece cenno del ragazzo.
-Cosa? Oh, ciao. Tu sei l' amico di Peter, giusto? Quello di lunga data.-
-Come mai non mi stupisce il fatto che lei lo sappia?- chiese retorico con tono glaciale il figlio, strofinandosi i capelli nell' asciugamano.
Lukas, agitato, si mise in piedi e gli strinse la mano. -È un vero onore per me, Mr. Stark. Giuro che sarò muto come una tomba sull' identità segreta di Peter.-
-Ah, quindi non serve un contratto di riservatezza o le maniere forti, esatto?- lo minacciò, stringendogli la mano più del dovuto. Fantastico, era terribile! Più persone sapevano, più c'era il rischio che qualcuno si facessa male. O Peter stesso.
-Mr. Stark, lo lasci andare, è innocuo.- lo richiamò quest' ultimo.
Tony mollò malamente il ragazzo, scrutandolo da cima a fondo. -Questo è tutto da vedere. Se non ti dispiace, dobbiamo fare una piccola riunione tra colleghi. Il mio autista ti aspetta di sotto per portarti a casa tua.-
Il biondo parve perdere un po' di colore in faccia e si allontanò verso l' ascensore. -No, no, no, non serve! Conosco la strada, ci vado da solo a casa. Sto bene, non mi serve un passaggio. Allora a domani, ragazzi. Ciao, Anya.- salutò in particolare la ragazza che gli piaceva e notò un fatto strano: i suoi capelli sembravano più scuri e lo stesso anche gli occhi, se messi a confronto col suo aspetto di qualche giorno prima.
Lei gli rivolse un sorriso. -Ciao, Lukas.-
Pochi secondi più tardi, poterono parlare tranquillamente.
-Cosa diavolo è successo su quell' elicottero o qualunque cosa fosse?!- esordì Tony, furioso e sconvolto dalla giornata.
-Amaranta si è indebolita senza Venom, non riesce a teletrasportarsi. È venuta a scuola perché sa che Venom è in Quinn e ha tentato di rapirla. Io l' ho solo salvata.-
-"Solo salvata", hai detto? Oh, che Dio mi dia la forza! Sei praticamente andato in missione di salvataggio senza costume, protezione o aiuto. E se qualcuno ti avesse visto? Lukas, quel tuo amichetto, lui ti ha visto. E se lo dicesse a qualcuno? Alla stampa magari. Bel casino, ragnetto, complimenti.-
-Ehi.- Richard si fece avanti e si mise faccia a faccia con lui. -Non parlare così a mio figlio. È stato un gesto pericoloso il suo, però l' ha fatto per una giusta causa e tanto mi basta.-
-Avrebbe potuto morire!-
-Non è successo, è questo che importa veramente!-
-Basta!- strillò Anya, illuminando per un attimo gli occhi d'oro. Si avvicinò loro e li guardò male a turno. -Sembrate dei ragazzini. Peter e Quinn oggi hanno rischiato la pelle e voi vi mettete ad urlare di fronte a loro? Che maturità! Piantatela e siate grati che siano sani e salvi entrambi.-
-Anya... ma... cosa...?- Bruce si alzò lentamente dalla poltrona, indicando i capelli della Magissa. Lei si toccò una ciocca, essa da bionda divenne castana.
Accidenti.
-Oh, no...-
-Che significa?- Quinn si voltò verso Peter.
Anya si mise di fronte a colui che considerava suo fratello. -I miei occhi, di che colore sono?-
-Che domanda è? Sono azzurri, come sem... no, aspetta.- Peter si accorse che qualcosa non andava e si allungò verso di lei. -È come se stessero cambiando. Sono verdi adesso. Ma che vuol dire?-
Anya tremò e scosse la testa. -La mia magia e quella di Amaranta sono legate. Se non riesco a tenere il mio corpo in versione terrestre e cambia per adattarsi, allora potrebbe farlo anche il suo. Ci è successa una sola volta questa cosa.-
-Ossia? Quando?- la rossa si mise vicina al suo compagno.
Anya, ora castana, deglutì. -Quando abbiamo affrontato il nemico più forte di tutti. La creatura che ha tentato di rubarci le gemme dell' Infinito... Devo andare da mia sorella.- comunicò con preoccupazione, andando spedita fuori sul balcone.
-Che? Adesso?- non capì il colonnello Rhodes.
-Esatto, adesso! Non è più una battaglia contro di lei, qualcosa di più grande sta per venire qui da noi. Dovrà capire per forza. Deve capire. Auguratemi buona fortuna.- serrò i denti e si buttò di sotto, volando poi via.
Quinn prese un respiro profondo e si levò di dosso la coperta. -Ok, troppe magie per me oggi. Io esco, ho bisogno d' aria. Parker, mi segui a ruota?-
-Certo.- non esitò un solo istante e si strinse a Richard. -A dopo, papà.-
-Ciao, campione.- gli scompigliò i capelli e gli sorrise. I due ragazzi risero nel spintonarsi a vicenda e scesero con l' ascensore fino al piano terra.
Richard sbuffò una risata. -Vado a sistemare un po' di roba. Ci vediamo in laboratorio, Tony?-
Risvegliandosi dal suo stato di incoscienza, si grattò la testa. -Sì. Va bene.-
-Ah, aspetta.- Parker lo prese per un braccio nel fermarlo, dato che stava andando a farsi un caffè e si guardò intorno per vedere tutti. -Parlo in generale, voglio che sappiate. Prima che voi tornaste, io e Peter ne abbiamo parlato e...- rilasciò l' aria e puntò lo sguardo in quello del suo amico, -... abbiamo deciso di trasferirci. Vogliamo una casa tutta per noi. Stavamo pensando di cercarla e andarci a vivere subito, oppure di aspettare che tutta questa storia finisca.-
Che cosa? No. No, no, no.
-Oh.- fu tutto ciò che uscì dalle labbra di Tony, stordito dalla notizia.
Peter. Fuori casa. Lontano da lui.
Neanche se mi cascasse in testa l' inferno intero.
-Finalmente darete quella stanza ad un altro Avenger, no? Be', parliamone meglio quando Peter sarà a casa stasera.- Richard indietreggiò e salì le scale, sparendo tra le stanze e il corridoio.
Stark sentì qualcuno rosicchiare rumorosamente una patatina dietro di lui e riconobbe la voce di Nat. -E adesso? Che hai intenzione di fare?-
Già, che faccio?
E la rabbia montò, e pensò che quando era troppo era troppo. Si era preso cura di Peter per tutta la sua vita, almeno questo glielo poteva dire. Che, in qualche modo, anche lui aveva dei diritti su Peter.
Che se voleva portarselo via, doveva passare sul suo cadavere.
Tuttavia, non avrebbe mai fatto del male all' uomo che Mary amava. Glielo doveva.
-Vado a parlargli.- rispose e basta, dirigendosi alla camera che gli aveva prestato. Bussò ed entrò, non avendo ricevuto risposta. -Richard, io...- si fermò nel vedere che non c'era nessuno. Provò a vedere nella stanza di Peter; vuota pure quella.
Mmh, strano. Aveva detto che andava a sistemare. Cosa, però?
I vestiti? No. I libri? Neppure. La roba di suo figlio? Non c'era nella sua camera. E quindi? "Sistemare un po' di roba". Forse intendeva le carte coi progetti che avevano portato nella stanza sua e di Cap la sera prima.
Annoiato per quel giro tondo, finalmente lo trovò proprio dove pensava. Gli dava le spalle, era leggermente piegato; probabilmente guardava uno dei progetti.
-Rich, senti, ho bisogno di parlarti. Riguardo al trasferimento tuo e di Peter, io...- il fiato gli morì in gola non appena l' uomo si voltò nella sua direzione. Teneva tra le mani tremanti dei fogli di carta uniti da una graffetta, il suo cassetto era aperto. E lui, coglione, si era dimenticato di chiuderlo a chiave.
Uno dei tanti motivi per cui la mia stanza è off limits per gli ospiti.
Richard sentì un fischio nelle orecchie, un dolore allucinante al petto e un peso alla base dello stomaco che gli faceva venir voglia di piangere e urlare. Strinse in mezzo alle dita il certificato di nascita originale di suo... di suo "figlio". Un flash dopo l' altro, immagine dopo immagine, e si sentì come se avesse aperto gli occhi per la prima volta. -Ora mi ricordo tutto.-
Oh, merda.
-Richard? Calmo, va bene? Cerca di respirar...- e prima ancora che avesse avuto il tempo anche solo di urlare per chiamare aiuto, Parker gli corse incontro, lo spinse fuori dalla stanza e si scontrarono col carrimano di vetro, mandandolo in pezzi e finendo al piano di sotto.
Gli Avengers si misero sugli attenti e rimasero scioccati nel vedere Tony e Richard, colmi di sangue e graffi, con il secondo che pestava a morte il primo. -Bastardo! Giuro che ti uccido! Mi hai mentito, mi hai raggirato! Ti sei fatto mia moglie, mi hai rubato tutto quello che avevo di più bello! Ti sei preso la mia vita e mio figlio! Me l' hai portato via!-
-Tony!- Steve prese la rincorsa e buttò a terra Richard, tenendolo fermo come poteva.
Il miliardario si mise a quattro zampe, sputando sangue sul pavimento e tossendo. Rhodey lo aiutò a rimettersi in piedi, evitando di toccare le ferite aperte che aveva sulle braccia e sull' addome. -Thones?-
-Sto bene, sto bene, tutto bene.- disse con voce arrochita, zoppicando per poter stare dritto. Fissò abbattuto il suo ex amico. -Ha ricordato.-
-Lo sospettavamo.- borbottò Bruce, esaminandogli le ferite.
-Traditore.- sibilò velenoso Richard, provando a liberarsi dalla stretta del Capitano.
Costui aumentò la sua forza nel tenerlo. -Adesso ci diamo tutti una bella calmata e parliamo, capito? Dobbiamo risolvere questa faccenda una volta per tutte.-

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-Kitta♡

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