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A Peter mancava May.
Gli mancava il profumo dei suoi waffles alla piastra, la morbidezza nelle sue carezze quando lei gli accarezzava la testa o la guancia, quelle giornate passate insieme a lei e allo zio Ben al parco, dove facevano sempre un picnic.
Sentiva la mancanza di ogni cosa di lei: dal rumore dei suoi tacchi sul parquet al suo canto stonato come una campana. Persino le loro litigate senza senso e senza conclusione. E si sentì morire quando scoprì che, più i giorni passavano, più dimenticava le piccole cose che la rendevano la donna che era.
Le emozioni provocate da questi pensieri vennero scaturite da un messaggio di Elijah; doveva andare a prendere alla centrale di polizia la roba di May rimasta intatta dall' incendio.
Peter si passò una mano sulla faccia e poi tra i capelli, mentre guardava il paesaggio fuori dal finestrino dell' auto cambiare. Grandioso, davvero grandioso, gli ci voleva proprio un altro taglio nell' animo. Anche se tentò con tutto sé stesso di rimanere forte, qualche lacrima gli scappò comunque. Come se non bastasse, la cosa non era sfuggita all' uomo al suo fianco.
-Ehi, campione.- Tony gli asciugò la guancia bagnata col pollice, venne scacciato bruscamente ma ciò non lo fermò. -Cosa c'è, mh? Che hai da piangere?-
L' adolescente lanciò un' occhiata veloce all' autista davanti a loro. Saddy? Angry? Boh. -Niente, una cavolata.-
-Non è una cavolata se ti fa piangere.-
-Non è affar suo, mi lasci in pace e basta.- tagliò corto e si voltò di più verso la propria portiera, cercando di fargli intendere che il discorso era finito.
-Sei sempre così diffidente con me.- scosse il capo Tony, guardando il figlio attraverso gli occhiali da sole. -Sbaglio o hai promesso a Steve che avresti provato a fare il bravo?-
-Adesso mi spia anche?-
-E hai pure lasciato metà colazione intatta stamattina.- lo ignorò, -Così non andiamo bene, ragazzino.-
-Lo sa dove se lo può mettere il suo parere?-
Ad Happy sfuggì uno scoppio di risa, che bloccò subito con le labbra serrate e diede a Tony uno sguardo di scuse attraverso lo specchietto retrovisore.
-Sei già in punizione, bimbo-ragno, non complicare la situazione.-
-Uh, sennò che mi fa?- lo sfidò sfrontato, un sorriso per nulla divertito accompagnò le sue parole. A detta sua, Stark doveva decisamente trovarsi un nuovo hobby se il salvare il mondo e creare armature erano troppo noiosi per lui. Così noiosi da portarlo a tirare i fili della sua vita.
Gli occhi scuri del miliardario lo puntarono con fare d'avvertimento. -Attento, Peter, posso essere molto più invadente e seccante di quanto tu abbia potuto pensare e vedere fin'ora.-
-Confermo.-
-Happy!-
Ah, ecco come si chiama.
-Scusa, Boss.-
-Tornando a noi, dopo scuola faremo il giro di perlustrazione del tuo quartiere come ti ho promesso, ma non indosserai quell'orribile tutina che ti sei fatto da solo.-
-Non è una tutina. E con cosa dovrei andare in giro, poi? Non ho nient'altro.-
Ecco la nota dolente. Doveva dargli il costume, cavolo. L'avrebbe protetto più di quel pigiamino fatto a mano, ma se glielo dava era come confermare che faceva ufficialmente parte della squadra. Non voleva metterlo in pericolo. Si diede del cretino; era già in pericolo. -Ho io qualcosa per te, te la darò nel pomeriggio.-
-Non voglio niente da lei.-
-Un semplice "grazie" sarebbe bastato.- conclusa questa frase, si accorse finalmente di cosa aveva Peter come pantaloni. -Scusa, e quelli?-
Il giovane seguì il suo sguardo. -Cosa?-
-Li hai prestati per sbaglio ad Edward "Mani di Forbice" o li hai presi dalla spazzatura? Come ho fatto a non accorgermene prima? Happy, fermati al supermercato più vicino.-
-Che? Perché?- Peter portò lo sguardo da uno all' altro, non capendo.
-Tu non andrai a scuola con uno scempio del genere addosso, ragazzo. Non sono neanche degni di farsi chiamare "jeans". C'è uno strappo persino nell'interno coscia, Dio Santo.-
-Sono fatti apposta, fa caldo e siamo quasi a Maggio.-
-Non m'importa della temperatura, del mese o della marca, ti si vede troppa pelle!-
-Sono gambe, non una vagina! Oggi ho anche un test, non posso fare tardi.-
-Niente da fare, non ti lascio andare vestito così.-
-Troppo tardi, non possiamo fermarci proprio adesso e tornare indietro. Mi porti a scuola e basta.-
Tony per poco non sentì degli altri capelli bianchi formarsi sulla sua testa. Quel ragazzino sarebbe stato la sua morte. E col cavolo che avrebbe lasciato suo figlio andare a scuola con pantaloni di seconda mano e osceni! Prese il proprio telefono e cliccò solo qualche pulsante. -Jarvis, manda una delle armature a comprare dei pantaloni per Peter. Che siano decenti, te ne prego.-
Neanche cinque minuti dopo, un Iron Man vuoto bussò al finestrino di Tony e lasciò loro dei pantaloni Gucci della taglia del ragazzo.
Peter arrossì fino alla punta delle orecchie. -Col cacchio che mi cambio di fronte a voi due!-
-Happy, finestrino separatore e un po' di musica, se non ti spiace.-
Detto fatto e rimasero "da soli", per così dire. Tony gli porse l'indumento. -Su, muoviti.-
-No.-
-Ti giuro che non guardo.-
-No!- era irremovibile su questa faccenda. Peccato che Stark sapesse usare le parole come ruspe.
-Ultima chance: ti cambi qui dove nessuno può vederti coi finestrini oscurati oppure dico ad Happy di parcheggiare proprio davanti alla tua scuola dove scenderemo entrambi e io ti farò calare le braghe davanti a tutti i tuoi compagni pur di farti indossare questi.- e agitò i pantaloni.
Lo sguardo di Peter divenne un unione tra smarrimento e profondo imbarazzo. -Non oserebbe.-
-Sfidami se ne hai il coraggio. Accettalo, non finirà mai bene per te se ci provi.-
Ok, di lì a poco il sedicenne gli sarebbe saltato alla gola. Avrebbe preferito morire piuttosto che essere umiliato di fronte a tutta la sua scuola, compreso quel coglione di Thompson. -Mi dia qua.- sbuffò arreso e si abbassò la zip dei jeans.
Tony si girò prontamente dalla parte opposta e in sottofondo ai suoni provocati da Peter poté sentire Bon Jovi alla radio. Si sorprese molto quando suo figlio cominciò a canticchiare la canzone. -Conosci Livin' on a prayer?-
-Chi non la conosce? È una delle mie canzoni preferite.-
Le sopracciglia dell' uomo si alzarono. Davvero? Wow, lo teneva d'occhio praticamente da sempre e non sapeva nemmeno i suoi gusti musicali. Be', la sera prima aveva la maglietta di una rock band per dormire, perciò...
Si ritrovò incredulo davanti alla propria ignoranza su Peter. Quando controllava le registrazioni fatte dal chip o lo faceva muovere pur di salvargli la vita tagliava sempre delle parti che trovava insignificanti. Certo, a parte le varie scene che proprio non doveva vedere per la sua privacy. Possibile che togliendo le parti delle giornate dove ascoltava la musica, parlava coi suoi amici, mangiava o stava al computer avesse perso tante cose su di lui?
Quello con la sua amica, M.J. o come si chiama, era sul serio il suo primo bacio? Era veramente amante del rock metal come lo era lui alla sua età?
Cos'altro non so su di lui che me lo fa scivolare ogni volta dalle dita?
-We're half way there.- si ritrovò a intonare, ricevendo in risposta un sorriso da Peter. -Livin' on a prayer.-
Fu così che padre e figlio cantarono insieme nella macchina e il cuore di Tony si allargò un po' nel vedere che, finalmente, l' aveva fatto sorridere. Sorridere per davvero.
Come promesso a Peter, Happy parcheggiò due edifici lontano dalla Midtown High. -Siamo arrivati. Scendi, ragazzino.-
Peter fece per aprire la portiera, ma prima Tony gli rubò di mano i pantaloni incriminati. -Questi te li brucio una volta a casa. Te li sceglierò veramente io i vestiti a partire da domani. Troverò una soluzione anche per la colazione, sappilo.-
-Blah, blah, blah, a dopo, Mr. Stark.- lo liquidò e se ne andò il più in fretta possibile.
L' autista si voltò verso il suo amico e lo trovò con in mano il telefono. -Stai chiedendo a Jarvis di hackerare il cellulare del ragazzo?-
-Voglio sapere chi è l' uomo morto che ha fatto piangere il mio bambino.-
-Tu non conosci proprio il significato di "privato", vero?-
Tony si limitò ad alzare un sopracciglio. -È mio figlio, niente di lui dovrebbe essermi nascosto.-
-Tu sei suo padre, eppure lui non sa niente di te, neanche chi sei.-
-Touché.-
Nel frattempo, Peter entrò in classe e si sedette vicino alla sua amica. Quando poteva chiederle un appuntamento? Uno in cui entrambi sono coscienti che non è un uscita tra amici? Meglio prima o dopo la Prank Week? Mmh, forse era il caso che prima si accertasse che anche lei provasse interesse nei suoi confronti. E come poteva capirlo?
Dio, le femmine sono così complicate!
-Ragazzi, via libri e appunti, forza.- il professor Gillian, insegnante di Chimica, battè due volte le mani e osservò attentamente i suoi alunni per assicurarsi che nessuno tentasse di copiare con bigliettini o roba del genere. Dopo di che, camminò tra di loro per posare dei fogli pinzati sui banchi. -Il test comincia non appena vi dico di girare la verifica. Parker, mi hai sentito?-
-Sì, prof, provvedo subito.- borbottò, mettendo a terra lo zaino.
-Ti ringrazio. E grazie anche di essere arrivato puntuale, almeno oggi.-
-Avrà pagato un taxi visto che la macchina non ce l'ha.- rise Flash, volendo farsi sentire e causando delle risatine.
Michelle e l'insegnante stavano per riprenderlo, però Peter li battè sul tempo: -Meglio avere la saggezza di non copiare a una verifica di fine scuola piuttosto che possedere una macchina vecchia e scassata come la tua; prof, gli controlli le mani, vedo le scritte sulla sua pelle da qui. E Flash? Perché per una buona volta non ti fai i cazzi tuoi?!-
-Parker, Thompson, in punizione dopo la scuola!- li sgridò Mr. Gillian, che però venne ignorato; il ragazzo era troppo preso dalle urla e dalle acclamazioni dei suoi coetanei, dallo sguardo furibondo di Flash che si era voltato nella sua direzione e dalla bocca aperta di M.J., la quale lo ammirava con occhi sgranati e le mani che applaudivano.
Punizione. Bene, perfetto. Tony lo avrebbe ucciso.
La porta si aprì e ne entrò il preside, seguito da un ragazzo. -Buongiorno. Scusate il disturbo, so che state facendo un test ma volevo presentarvi in anticipo il vostro nuovo compagno di corsi. Lui è Carl Grimes, inizia oggi. Trattatelo bene.-

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