Il jet tornò sul tetto una volta che Peter diede il via libera e Tony corse velocemente verso suo figlio, abbracciandolo forte e con la preoccupazione che se ne andava dalle sue spalle. -Dio santo, menomale che stai bene. Stai bene.-
-Sì, sto bene, ma tra poco non più se continuerà a strozzarmi così.- disse sarcastico e si liberò, ridendo leggermente.
Tony aveva il cuore in gola, non aveva mai avuto così tanta paura. Be', ok, non si spaventava così da mesi e basta. Peter era stato straordinario. Aveva preso la situazione in pugno, si era fatto valere e aveva lottato con tutta la sua anima.
Il suo bambino stava crescendo.
-Peter, io...- si bloccò e incamerò più ossigeno possibile. Ok, poteva farcela, poteva dirlo. Era il momento adatto, il momento perfetto. Poteva finalmente dirgli che era suo, glielo doveva.
Peter lo fissò speranzoso e con un lieve sorriso. -Sì?-
-Io...- tentennò, incantato da quegli occhi da cucciolo. Quelle pupille piene di vita e di fiducia, finalmente. Una fiducia che se avesse perso, si sarebbe odiato fino alla morte. -Sono molto orgoglioso di te, ragazzino, molto fiero. Sei in gamba, non scordartelo.-
Il viso del più piccolo brillò quasi dall' emozione e abbracciò il suo mentore. -Grazie, Tony.- soffiò fuori e andò verso Steve.
Tony deglutì un boccone amaro e notò Quinn farsi largo al suo fianco. -Se stavi aspettando il momento giusto...- boccheggiò e indicò Peter, -... era quello.-
Iron Man la guardò con uno sguardo assottigliato. -Hai per caso citato "Pirati dei Caraibi" con me?-
La biondina sbatté le palpebre in silenzio, senza dire alcuna parola. -Arrivo!- finse di sentirsi chiamare e si allontanò. Stark si limitò a ridacchiare e ad alzare gli occhi al cielo.
Lo S.H.I.E.L.D. rinchiuse a chiave in celle specializzate Electro, Lizard e Camaleonte, facendo in modo che non potessero più scappare. Tutti i criminali fuggiti alla ricerca di Spider-Man vennero ripresi nel giro di un mese.
Amaranta, Beck, Octavius e Toomes erano nuovamente spariti e con loro anche Hulk. Nonostante le costanti ricerche, la polizia non riuscì a trovare alcuna traccia e lo stesso per gli uomini di Fury.
Hailey decise di rimanere a New York per dare una mano alla squadra e parlò a lungo con Rhodey. Non gli disse perché se n'era andata, non poteva, solo che non poteva rimanere con lui. Gli confessò di amarlo ancora, di non aver mai smesso di amarlo, e lo baciò quando lui le rispose che provava lo stesso. Pochi giorni dopo il loro ritrovamento, James Rhodes accompagnò la sua ex moglie all' aeroporto per ricevere la sopresa più bella di tutte.
Aveva una figlia. Una splendida ragazzina di sedici anni con la pelle mulatta e i capelli color sabbia. Ma gli occhi erano dell' uomo; Joen Rebecca Rhodes aveva gli occhi di suo padre. E d'ora in avanti non lo avrebbe più lasciato.
Anya, con la sua magia, ricostruì la torre e tutto quello che si era spaccato a New York. Inoltre si occupò anche dei feriti nella battaglia nei vari ospedali, compreso quello in cui lavorava May Parker. Stette più vicina a Quinn e Peter, scoprendo che avrebbero avuto un bambino e che quest'ultimo non ne sapesse niente. Passò tanto tempo anche a cercare Stephen Strange, il quale pareva sparito addirittura dalla Terra. Chiese consiglio persino a Wanda Maximoff, la quale era stata allieva di Strange nelle arti mistiche per tanti anni e la considerava una figlia, ma pure lei non aveva notizie di suo "padre" da mesi.
Dopo due settimane dallo scontro finale con i Sinistri Sei, Norman Osborne morì. Per tutto il funerale, Peter, Anya e Quinn non lasciarono il fianco di Lukas, accompagnato dai suoi maggiordomi più fidati. Tutta la storia di Toxin e Amaranta aveva scombussolato il ragazzo.
Talmente tanto che aveva deciso che era il momento di voltare pagina.
-Sicuro di non voler restare?- Peter, a braccetto con Quinn, guardò il suo ex migliore amico salire in sella della sua moto. Nel frattempo, il camion dei traslochi partì dal giardino di casa Osborne.
Lukas fece un sorriso triste e si mise il casco. -Per quanto mi piacerebbe vedere cos'altro combinerete voi tre insieme, temo che il mio tempo qui sia finito. Devo risolvere le questioni lasciate in sospeso da mio padre. Andrò dai miei nonni nel Wisconsin e comincerò una nuova vita.-
Anya, dietro i suoi due amici, si fece avanti. -Sei certo di non sentire nulla di Toxin in te? Potresti avere dei resti in corpo come Quinn.-
Il ragazzo scosse la testa, sincero. -Non ho nulla, lo giuro. Si vede che non è destino per me essere sovrannaturale.-
-Strano.- Quinn corrugò la fronte, -Ogni ospite di Venom aveva sempre qualcosa di lui una volta che lo lasciava, è uno dei motivi per cui Richard Parker è morto.-
-Sì, ma lui aveva Toxin, non Venom.- Peter piegò leggermente il capo, -Quello che non capisco è... se io non ho mai perso i miei poteri, come mai tu riuscivi a fare tutto quello che faccio io?-
-Deve aver assunto una nuova abilità tra i suoi poteri. Mia sorella avrà fatto una copia di tutti i tuoi poteri e li avrà messi in Toxin.-
-E ora Toxin è morto. Si vede che era una brutta copia. Nessuno batte il vero Spider-Man e ora sei ancora più forte.- Lukas diede una pacca sulla spalla a Peter, sospirando. -Vi auguro buona fortuna con Amaranta e gli altri.-
-E tu divertiti anche da parte nostra coi tuoi nonni.-
-Oh, sì, tra bingo e yoga, sicuramente.- fece il verso al suo amico e risero insieme. Il suo sguardo si spostò su Anya. -Posso parlarti in privato un secondo?-
La Magissa Bianca sorrise e arrossì, vedendo i suoi amici lasciarla da sola con lui. Raggiunsero la macchina dove Happy li stava aspettando ed entrarono nei sedili posteriori.
-Così... sei immortale, eh?-
-Già.- annuì lei e si morse il labbro. Non credeva che una cosa che non era neanche accaduta potesse farle così male. Lukas le piaceva. E per un attimo, solo per un secondo, una volta aveva anche sperato che...
Sì, solo sperato.
-Quindi non potrebbe mai accadere nulla tra di noi?- mormorò affranto e si morse una guancia, le dita rafforzarono la presa sul manubrio della moto.
Anya fece un respiro profondo. Anche se era uno degli esseri più potenti dell'universo, non poteva concedersi le bellezze di una vita normale come l'amore. -No. Tu invecchieresti e io no. Tentare di creare qualcosa adesso ferirebbe solamente entrambi in futuro.-
-Capisco.- sorrise amaro. Piegò un po' le spalle e ammirò la bellissima ragazza. -Posso almeno... avere qualcosa per ricordarmi di te?-
Lei divenne ancor più rossa. -Il ricordo potrebbe rendere tutto ancora più difficile.- cercò di resistere.
Lukas non le staccò lo sguardo di dosso. -Preferisco soffrire che avere dei rimpianti.-
Anya sorrise e si avvicinò, poggiando delicatamente le labbra sulle sue. Non baciava qualcuno da secoli, da quando viveva ad Asgard. Non si ricordava che fosse così bello, così liberatorio, e voleva che durasse per sempre.
-Vieni via con me.- le sussurrò sulle labbra.
Riuscì a vederlo, a immaginarselo. Lei che cresceva normalmente, che si laureava e si faceva degli amici all'università. Un amore che le toglieva il respiro ad ogni sorriso, una casetta vicino a un parco e bambini, tanti bambini felici e allegri. Un sogno ad occhi aperti, ma non la sua realtà.
-Lo vorrei tanto. Credimi, lo desidero da morire. Però non posso. Devo fermare mia sorella e proteggere mio fratello. Questo è il mio compito.-
Il mio destino.
Lo osservò negli occhi e gli sorrise calorosa, accarezzandolo su una guancia. -Abbi cura di te, Whiter.-
-Anche tu.- sospirò senza fiato e abbassò la visiera del casco. Accese il motore e si immise in strada, verso l'aeroporto.
Anya lo guardò fino a quando non scomparve dietro l'angolo e alzò una mano per salutarlo. Poteva essere un'occasione? Una possibilità per essere normale, la stessa normalità che desiderava tanto Peter? Ragionarci troppo le avrebbe solamente fatto male; decise di prendere il toro per le corna e andò a bussare al finestrino di Happy. -Andate, io torno stasera. Cerco di nuovo Strange e mia sorella.-
-Stai attenta.- disse l'uomo e partì.
Per tutto il viaggio, Peter e Quinn non dissero una parola. Si limitarono a stringersi a vicenda e a scambiarsi qualche bacio.
Quinn stava pensando al miglior modo per dirgli del bambino da settimane. Aveva paura, temeva che l'avrebbe mollata o che le chiedesse si abortire. Lei stessa non sapeva che cosa fare.
Happy li lasciò all' entrata della Stark Tower, dicendo loro che sarebbe andato a prendere la squadra. Gli Avengers erano partiti per una missione due giorni prima, trafficanti dell' Hydra se Peter aveva capito bene, e ora erano di ritorno.
Peter si buttò sul divano e si stiracchiò. -Oddio, mi sento a pezzi!-
-Ci credo.- Quinn si mise al suo fianco e si levò le scarpe, -Hai visto come ci guardano, a scuola? Persino Flash è diventato un gran leccapiedi. E tutte quelle ragazze che ti chiedono sempre l' autografo, che schifo.-
-Sì, abbastanza appiccicose. Spider-Man non è una star, è solo un vigilante.-
-Sei riuscito a catturare i Sinistri Sei e già erano pericolosi individualmente, non è roba da tutti.-
-Vogliamo parlare di te? She-Venom è una forza! Sta di fatto che non so cosa fare con quelle "fan strillanti".-
Quinn ghignò. -Potresti passare al piano C.-
Lui corrugò le sopracciglia, confuso. -C? Che ne è del B?-
-"C" sta per "corri".-
L' adolescente sbuffò una risata e scosse la testa. -Cavolo, quanto ti amo!- si esasperò e la prese, facendola ridere per il solletico e mettendosela in grembo. Le rubò la bocca e la baciò appassionatamente.
Quinn sorrise contro la sua pelle che iniziava a scaldarsi. -Sai, dovremmo approfittare del fatto che siamo soli. Esploriamo un po', che dici? Uno dei laboratori di Stark che non abbiamo ancora visto, ad esempio, ma dobbiamo fare attenzione. A detta di Natasha, c'è un lanciafiamme in uno di loro.-
Gli occhi scuri del ragazzo brillarono dalla meraviglia. -C'è un lanciafiamme nella torre?!-
-Non pensarci nemmeno, Parker.-
-Ma...-
-Niente "ma"! Niente lanciafiamme.-
-Però non...-
-Niente lanciafiamme!- gli puntò un dito contro, guardandolo severamente.
Peter sbuffò e mise su un finto broncio, -Sei noiosa.- e la lanciò dall' altra parte del divano.
Ridacchiando, si avvicinò di nuovo al suo ragazzo e gli morse provocante il lobo. -Senti, ehm, ti va di...?-
Peter ci mise un po' a capire e, quando lo fece, sgranò le palpebre. -Sul serio? Adesso? Proprio qui? Oddio, è passato così tanto tempo.-
-Lo so.- fece civettuola. -Allora, ne hai voglia?-
E quando le porte dell' ascensore si aprirono per far entrare gli Avengers nel salone principale... trovarono Quinn e Peter con intimo, camicia e calzini bianchi, accompagnati da occhiali da sole, mentre scivolavano sul pavimento al suono di una pianola.
-Just take those old records off the shelf. I'll sit and listen to 'em by myself. Today's music ain't got the same soul. I like that old time rock and roll.- cantò dalle casse dello stereo della ragazza Bob Seger. I due ragazzi presero il telecomando della televisione e una spatola dalla cucina, usandoli come microfoni e muovendo le labbra a tempo.
Clint e Bruce - quest' ultimo si era ripreso bene dalla separazione con Hulk - si misero le mani davanti alle bocche pur di non ridere a crepapelle e secondo Steve, se Thor e Loki non fossero tornati temporaneamente ad Asgard, sarebbero scappati via a quello spettacolo usando la magia.
Peter e Quinn ci misero un po' per accorgersi di non essere soli e, quando accadde, spensero la musica e si tolsero gli occhiali neri, imbarazzati. -Ehm... possiamo spiegare.- tentò di levare d' impaccio il ragazzo mezzo ragno sé stesso e la sua ragazza.
Gli adulti non dissero nulla, non ce la facevano a parlare e non sapevano nemmeno cosa dire. Fu Tony, alla fine, a rompere il ghiaccio: -Sapete, avrei quasi preferito beccarvi a fare sesso.-************************************
Commentate, grazie! :)-Kitta♡
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The Hero's Secret
FanfictionDedicato a chiunque non abbia un buon rapporto col padre. Se non avete mai visto i film della Marvel, ATTENTI AGLI SPOILER. Contiene le storie: • Iron Dad • Spider Son • Magissa Peter Parker non è altro che un sedicenne del Queens, New York, che des...