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Tony Stark entrò nella stanza degli ospiti tentando di fare il minor rumore possibile e prese la sedia della scrivania, sulla quale vi era il borsone con costume del figlio, sedendosi vicino al letto dove riposava Peter. Il ragazzo dormiva lateralmente, una mano sotto il cuscino e il respiro lento.
Si trovavano alla Stark Tower e gli Avengers erano al piano di sotto, nel grande salone, che parlavano tra di loro ed esaminavano le registrazioni delle videocamere nella città.
Tony fissò in silenzio l' adolescente e, titubante, allungò una mano per accarezzarlo tra i boccoli. -Non ci credo che sei davvero qui. Questa era camera tua una volta, ricordi?- sussurrò, -Mi sei mancato, Petey-pie.- sorrise, malinconico e abbattuto; erano anni che non lo chiamava in quel modo. Peter non si mosse, rimanendo nel mondo dei sogni.
L' uomo unì le mani con i gomiti poggiati sulle ginocchia e guardò un po' il pavimento, un po' il figlio. -Sai, c'è stato un momento, in quei pochi mesi in cui hai abitato qui con me che neanche avevi un anno, dove ti era venuta la febbre. Piangevi, urlavi, eri bollente... mi facevi uscire di testa. Io ti davo le medicine, ti facevo mangiare, eppure tu continuavi a piangere. Ti feci visitare da una decina di dottori e medici differenti, facevo avanti e indietro con l' ospedale tenendoti in braccio.- rise di poco e, con gli occhi lucidi, guardò il ragazzo che ancora dormiva. -Poi un giorno, un' infermiera del pronto soccorso, mi prese in disparte e mi parlò, mentre ti tenevo ancora stretto al mio petto che sonnecchiavi. Mi disse "suo figlio sta molto meglio rispetto all' ultima volta che lo abbiamo visitato, è solo lei che è troppo preoccupato". Tornai a casa confuso e chiamai Natasha e Steve perché mi aiutassero nel capire se non fossi realmente impazzito. E in effetti aveva ragione l' infermiera: la febbre ti era quasi del tutto passata, il vero problema ero io. Quello stesso giorno, chiesi a Natasha e Steve di diventare il tuo padrino e la tua madrina, così si sarebbero assicurati che non ti tenessi troppo sott' occhio.- Tony si morse le labbra e serrò gli occhi.
Respira.
-Dovevo capirlo subito che la febbre non sarebbe mai stata il male peggiore della tua vita e che, per quella, ero troppo ansioso. Eri in pericolo, lo sei tutt' ora, e io ti sto salvando come posso.- sospirò, -Mi dispiace per il chip, piccolo, so che lo detesti. Ma ricordati una cosa: anche se ti faccio del male, lo faccio per il tuo bene.- deglutì l' uomo.
Sperò sul serio che, un giorno, quel ragazzo potesse perdonarlo per tutto il male che gli aveva fatto.
Si alzò dalla sedia, si sporse verso di lui e lo baciò su una tempia. -Ti voglio bene, Petey-pie.- soffiò sulla sua pelle e lo lasciò riposare. Scese le scale e raggiunse gli Avengers.
-Per questo non sei venuto al liceo? Stavi fermando l' Avvoltoio?- disse Natasha non appena si accorse della sua presenza, osservando il monitor dove si vedevano alla perfezione le registrazioni dove Tony combatteva furiosamente con l' Avvoltoio. Per questo, adesso, la Stark Tower era praticamente messa a soqquadro.
-Esatto. L' ho beccato nel mio laboratorio, penso che abbia rubato uno dei miei attrezzi.- rispose Tony, sedendosi a una sedia girevole.
-Siamo messi bene.- commentò sarcastico Sam, poggiato con le gambe a un comodino e tenendo le braccia incrociate.
-E non è l' unico problema.- aggiunse Rhodes, prendendo il telecomando e accendendo la televisione. Apparve subito un servizio del telegiornale dove trasmettevano il video in cui Captain America parlava alla segreteria di Iron Man, dicendo la parola "figlio", con affianco l' intervista fatta a colui che lo aveva filmato, alias Eugene "Flash" Thompson.
-Te lo giuro sulla mia vita, Capitano, se qualcuno scopre chi è mio figlio per causa tua, se gli tolgono anche solo un capello, ti prendo e ti faccio volare fino a quando non ti congeli di nuovo nello spazio.- mormorò serio il milionario, puntando uno sguardo infuocato sul biondo. Quest' ultimo alzò gli occhi al cielo. -Adesso stai esagerando, mio caro genio, miliardario, playboy, filantropo.-
-Ah! Genio, miliardario, playboy, filantropo, padre.- lo corresse Tony, sorridendo falsamente.
-Invece di litigare, che ne dite di crearci un piano?- fece sarcastico Bruce, ingrandendo l' immagine di Iron Man che sparava un razzo contro l' Avvoltoio ed esaminando quest' ultimo. -Non lo vedevamo da più di quindici anni, come mai è tornato solo adesso?-
-E come ha fatto a trovare Peter?- chiese Thor, poggiando il proprio martello da una parte.
-A questo ti rispondo io.- disse Tony, -Anzi, credo che la risposta sia ovvia: deve averlo riconosciuto quando il ragazzino è andato in giro a sparare ragnatele per la città.-
-Lo credo anche io, ma cosa diavolo portava in mano?- domandò a nessuno in generale Clint, guardando le registrazioni fatte dal costume di Tony quando l' Avvoltoio si era avvicinato a Peter.
-È una siringa.- osservò Steve, -Voleva il suo sangue, quindi.-
-Per quale assurdo motivo? È un mercenario che ha raccolto armi aliene dopo i nostri combattimenti, per questo si chiama l' Avvoltoio, a che diavolo gli serve il sangue di un ragazzino?- chiese confuso il colonello dell' Air Force, voltandosi con la sedia verso il suo migliore amico.
-Per degli esperimenti.-
Gli Avengers si girarono in direzione della porta e il Capitano sgranò gli occhi: un uomo dai capelli scuri abbastanza lunghi e un braccio metallico entrò nella stanza. -Peter non possiede poteri tramite un' armatura, ce li ha nel sangue, nel suo DNA. Se venissero analizzati e usati dagli altri, da persone con cattive intenzioni, ci troveremmo tutti nei casini. Il nostro attuale Spider-Man è solo un ragazzino, deve ancora imparare a usare completamente i suoi poteri, perciò per adesso non è una minaccia, ma gli serve qualcuno che lo guidi per fare passi avanti dalla parte giusta.-
-Jarvis, perché hai fatto entrare il cyborg?-
-L' avete tolto dalla blacklist da tempo, signore, ricordate?-
-Ciao, Bucky.- strinse a sé l' amico Steve, ignorando il commento poco carino di Tony.
-Spero per te che tu ti stia sbagliando, Barnes. Nessuno può fare esperimenti del cazzo su mio figlio, quell' uccellaccio del malaugurio ci deve solo provare.-
-Linguaggio.- lo rabbonì il biondo, facendo ruotare le pupille a Stark.
-Che si fa, dunque? Lo facciamo entrare nella squadra?- aprì bocca la russa, intanto che Sam salì le scale per controllare il giovane.
-Ve l' ho già detto: no. Non deve correre alcun pericolo.- si alzò in piedi Tony.
-Li corre anche senza di noi e tu lo sai bene.- ribattè Rhodey. Tony stava per ribattere, ma la voce di Falcon li richiamò: -Ragazzi, è scappato. Ha preso il borsone ed è uscito dalla finestra.-
Iron Man serrò le palpebre e si passò le mani sul viso, arrabbiato e indispettito. -Vi assicuro che se mi ricapita tra le mani...-
-Tony... guarda.- sospirò Banner, fissando come tutti gli altri la televisione. Tony Stark seguì i loro sguardi e si pietrificò. -Oh, no...-

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