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Tony, Steve, Rhodey, Natasha, Bruce e Anya corsero per i corridoi e le scale dell' ospedale chiedendo in giro, fino ad aprire la giusta porta a doppia anta. Una ragazzina bionda, che Tony riconobbe come Quinn Kenny, era seduta di fronte a un uomo in uniforme. Costui, in piedi, guardava sia lei che il ragazzo seduto dall' altra lato del corridoio, ossia Peter. Aveva le manette e lo sguardo basso.
-Agente Neels?-
L' uomo afroamericano li guardò e sgranò gli occhi nel vedere chi aveva parlato. -Tony Stark?-
-Sì, ci siamo parlati al telefono, sono il tutore di Peter.- gli andò incontro e non gli sfuggì lo sguardo del figlio; era ancora sbronzo.
-Ragazzo, perché non mi hai detto che Tony Stark è il tuo tutore legale?-
-E tu mi avresti creduto, Jim?-
-Vi conoscete?- corrugò le sopracciglia Natasha, guardando prima il poliziotto e poi il figlioccio. Sul muro dove poggiava la sedia di quest' ultimo, vi era una finestra che affacciava su un' altra stanza con le tapparelle abbassate. Doveva essere dove l' altro ragazzo, quel Carl, doveva essere stato messo.
-Ho avuto a che fare con questo diavoletto quando viveva per strada, non sono mai riuscito ad acciuffarlo.- scosse la testa Neels e guardò attentamente Stark, -A quanto pare lei ce l' ha fatta, signore.-
Tony sospirò. -Non bene, però... Ok, le cose importanti adesso, come sta il ragazzo in coma?-
-A detta dei medici si sta riprendendo.- girò il capo in direzione della finestra non molto lontano da loro, quindi Nat ci aveva visto giusto. -Ma è ancora in condizioni critiche, ora è tutto nelle sue mani. L' intervento è durato un bel po'. Ci ho messo molto a convincere Peter nel darmi il suo numero, Mr. Stark. Ancora non so chi chiamare per la ragazza, non vuole aprire bocca. Se entro mezzanotte non parla, chiamerò i servizi sociali. Tornando a Carl, dentro con lui c'è la sua ragazza, il padre adottivo è andato a prendersi un caffè, ma ho dovuto avvertire anche il padre biologico e sta arrivando.-
-D'accordo, per quanto riguarda Peter? Che devo fare per "scagionarlo"?-
-Be', oltre a una multa c'è da considerare il fatto che è stato un incidente, che è la prima volta che compie un reato del genere, purtroppo non è la prima volta che manca di rispetto a me o a uno dei miei colleghi. Sarò costretto a portarlo in caserma con me, almeno per stanotte.-
Cosa?
Bruce si avvicinò a Tony per parlargli da dietro mentre l' agente rivolgeva due paroline a Quinn e gli sussurrò all' orecchio: -Non possiamo lasciarlo da solo per tutta una notte, Amaranta e compagnia bella sono ancora a piede libero.-
-Sì, lo so bene.- ringhiò a denti stretti.
Anya si fece avanti, -Lasciate fare a me.- e illuminò gli occhi d' oro.
Neels cominciò a sbattere le palpebre e si toccò la testa, confuso, sotto lo sguardo sbalordito di Quinn. Fissò scioccata Anya, i capelli biondi di quella che aveva capito essere una specie di strega erano più scuri dei suoi ed era più alta di lei.
-Cosa... cosa stavo facendo?- non capì Neels.
-Ehm, stava andando a fare rapporto, agente.- finse di ricordargli Steve.
L' uomo annuì. -Ah, già, giusto. Buona serata a tutti. Ciao, Peter.- li salutò e andò via, scontrandosi con Negan.
-Sei una...- mormorò Quinn, poi sorrise. -Certo che voi Avengers spuntate come funghi!-
-Non sono un Avenger.- sorrise dolce Anya, approfittandone per togliere con la sua magia le manette al ragazzo.
La biondina, col solito cappello nero in testa, si alzò in piedi. -Perciò... posso andarmene? Ovviamente, ti devo un favore.-
-Non vuoi farti controllare il taglio alla tempia?- Peter era mezzo cosciente, ma abbastanza ricettivo.
-Sto bene.- proclamò, toccando il sangue secco sulla faccia. -Preferirei sparire prima dell' arrivo dei miei genitori. O dei miei fratelli.-
La squadra si sedette e Rhodey le rifilò un mezzo sorriso. -Non possiamo costringerti, tuttavia ti consigliamo una breve visita.-
-Non serve, grazie.-
-Non pensi a Carl?- proferì di nuovo Peter, massaggiandosi la nuca.
Quinn sospirò, i bracciali con le borchie ai suoi polsi fecero rumore. -E va bene, vado a salutare lui ed Amy.- e andò verso la porta più vicina. Prima che potesse poggiare una mano sulla maniglia, Parker le andò incontro. -Che c'è?-
-Niente, solo... scusa per la macchina. Ti darò i soldi per ripararla il prima possibile.-
Quinn sorrise tristemente. -Grazie. E non preoccuparti, non dirò nulla a Owen e Ray, così non verranno a cercarti per spaccarti la faccia. Sarebbe un peccato, dato quanto sei carino.-
Nonostante l' alcol in circolo, capì perfettamente le sue parole e arrossì. -Oh. Ehm... grazie.-
-Inoltre, sappi che mi spiace per Jones, so che eravate amici. Be', più che amici. E mi dispiace anche per suo fratello. Ha arrestato me e i miei fratelli qualche volta, in passato, ma era un tipo tranquillo. Spero che tu stia bene, dato quello che...- lasciò la frase in sospeso, oramai era palese che la "Strega Nera" - come la chiamavano i giornali - ce l' avesse a morte con lui e gli Avengers. -Non so cosa farei se perdessi uno dei miei fratelli. La capisco, Michelle. Forse anche io avrei avuto il bisogno di andarmene e ricominciare da capo.-
-Può darsi.- concordò e le sorrise. Era carina, molto carina. I vestiti dark coi capelli biondi e gli occhi azzurri tanto innocenti erano un contrasto spettacolare ed eccitante.
Quinn era una tipa tosta, una che amava il brivido e non temeva niente e nessuno. Improvvisamente si ricordò perché le piacesse tanto.
-Senti, se vuoi qualche volta possiamo uscire insieme. Anche coi nostri amici in comune o i miei.-
-Come Carl?- indicò col pollice la porta alle sue spalle, -Non penso che vorrà vedermi, se mai si sveglierà. Metà incidente è stato anche colpa mia.-
-Ma abbiamo molte cose in comune, potremmo parlarne.-
-No invece.- lo contraddisse dolcemente, -L' unica cosa in comune che abbiamo è la nostra famiglia. Tu hai un tutore legale, Carl è stato adottato e mia madre si è risposata. Abbiamo tutti e tre due papà, Peter. Nient'altro.- negò col capo ed entrò nella camera, chiudendogli la porta in faccia.
Una mano sulla spalla lo fece irrigidire e capì subito di chi si trattava. -Cazzo...-
-Hai un bel po' di cose da spiegarmi, Petey-pie.-
-Sì... lo so.- girò su sé stesso per trovarsi faccia a faccia con Tony. -Mi dispiace.-
-No. Non basta chiedere scusa, dovrai fare i salti mortali anche solo per meritarti di chiedere scusa.- tirò fuori la rabbia che aveva represso fino a quel momento e gli puntò un dito contro, -Ringrazia il cielo che la scuola stia finendo, sennò altro che mandarti a lezione vestito da Charlie Brown. Oh, e per la cronaca, sei in punizione. Niente allenamenti con gli Avengers, niente più feste fino al tuo diploma, niente più moto e niente paghetta.-
-Non ho la paghetta.-
-Pensavo di iniziare a dartela e adesso col cavolo che te la do!-
-Tony, calmati.- aprì finalmente bocca Negan, il quale era rimasto seduto e chino col caffè in mano senza berlo per tutto quel tempo. Sembrava non stesse prestando attenzione, a quanto pare si erano sbagliati. -È stato un incidente.-
-Salire in sella da ubriachi non è stato certo un incidente, dovevano impedirtelo quei tuoi "amichetti" come li chiami tu.- parlò al figlio, prima di aggredire a parole Anya: -Te l' avevo detto che dargli quella stupida moto si sarebbe rilevato un errore!-
-Oh, perciò è tutta colpa mia?!-
-Ragazzi, abbassate la voce, siamo in un ospedale.- ricordò loro Bruce, seduto vicino a Natasha. Quest' ultima prese dalla propria borsa una bottiglietta d' acqua e la porse a Peter. -Tieni, ti aiuterà con i postumi. Ti hanno già visitato?-
Sorseggiò l' acqua e si leccò le labbra secche. -Mmh, sì. Qualche graffio, nulla di grave o permanente e ho già vomitato tutto quello che ho bevuto stasera. I poliziotti mi hanno fatto dire l' alfabeto per vedere se ero brillo. Ma lì sono giustificato perché sono dislessico.-
-Mi spieghi perché l' hai fatto?- Tony lo scrutò severamente in volto, -Credevo che fossi maturato in queste ultime settimane. Fa male scoprire quanto mi sbagliassi. Stai male per Michelle, lo sappiamo, ma non puoi andare avanti così. Hai mangiato poco ultimamente, hai dormito poco, e invece di aiutarti ti distruggi. So che le volevi bene, che l' amavi, e che quasi tutte le notti uscivi di casa per andare a dormire con lei, ma questa è la strada sbagliata, ragazzino. Fermati. Ragiona prima di fare qualcosa di cui poi ti pentiresti. Ringrazia che stasera ci fosse Anya con noi o tu saresti finito in un grosso macello. Rischi di compiere un gesto atroce un giorno, molto peggio di un incidente di questo tipo, e lì non ci sarà una via d' uscita, lì nemmeno noi ti potremmo salvare. Sarai solamente tu e lo Stato. Devi fare una scelta. Con questo atteggiamento, vai al game over. Fine dei giochi. Nessuna salvezza. Ma qui, qui e oggi, ti puoi ancora salvare. Come ti ha detto Happy l' altro giorno, non sei da solo. Non ti lasciamo. Vuoi piangere? Puoi farlo. Vuoi fare a botte? Ecco, ci sono io, pronto per te. Sfogati se devi, ma non con l' acol. Non per strada. Non fare i miei stessi errori, sii migliore di me. Dai il peggio di te, Peter. Fallo a casa. Fallo con me.-
Peter sentì gli occhi andare a fuoco per il bruciore assieme al naso. Ansimò e gemette, i denti si strinsero e le lacrime sfuggirono al suo controllo. Una stretta invisibile pareva contorcergli il cuore.
M.J.
Le mancava. Le mancava da morire. E ammettere che l' aveva ferita, che molto probabilmente lei non gli avrebbe più parlato, faceva un male cane.
Le braccia di Stark lo avvolsero e si lasciò andare a un pianto isterico. Tony strofinò la mano sulla sua schiena, coperta dal gilet nero che gli aveva regalato, per farlo calmare. Sorrise quando si accorse che l' indumento stava iniziando a prendere lo stesso odore del suo bambino. -Shhh.- sussurró Tony tra i suoi capelli, -Respira, ragnetto. Siamo tutti qui per te. Ce la farai, supererai anche questa perdita.-
Singhiozzando contro la sua maglietta, sentì il caldo aumentare; il resto della sua famiglia si era unito all' abbraccio. Ora lo sentiva, quel senso di protezione che M.J. gli diceva sempre di provare quando c'era Elijah.
Casa.
Stava bene. Poteva finalmente respirare e lasciarsi andare senza timore.
Tornò in allerta per via del suo senso di ragno che iniziò a dargli fastidio. -Qualcosa non va.-
-E io credo di sapere cosa.- Anya aveva gli occhi puntati sulla porta a doppia anta, dalla quale era appena entrato un uomo sui quaranta con qualche capello grigio e gli occhi azzurri. Stava guardando malissimo Negan.
-Ma è...?-
-Il padre di Carl.- confermò Tony a suo figlio.
Negan alzò le mani e parlò lentamente: -Rick, amico, non c'è bisogno che...-
Tutto inutile. Rick Grimes camminò velocemente verso di lui e gli assestò un pugno netto dritto in faccia. Lo attaccò in ogni modo possibile, urlando e facendogli male.
Quei pochi Avengers che c'erano li aiutarono a staccarsi. -Peter, qui dentro.- disse in fretta Tony, facendo entrare il ragazzo nella stanza di Carl per proteggerlo.
-Figlio di puttana! Dovevo farti marcire in prigione quando ne ho avuto l' occasione!- sbraitò Rick, lottando per liberarsi dalla presa di Steve e Rhodey.
Natasha aiutò Negan ad alzarsi. -È stato un incidente, poteva capitargli anche con te.-
-Io lo avrei tenuto d' occhio meglio di quanto abbia fatto tu, fai schifo come padre!-
-Gli sono molto più padre io, a quel ragazzo, di quanto lo sia mai stato tu!-
-Ma io ti...!- tornò alla ribalta e anche Bruce dovette intervenire.
Tony si mise in mezzo: -Ora smettetela! Questo non aiuterà Carl, ha bisogno di entrambi i suoi papà. Negan? Tutto bene?-
-Sì e vorrei ricordare che, a differenza sua, io non l' ho colpito.-
-Chiudi la bocca, brutto sacco di merda, e sta' alla larga da mio figlio!-
-Ce l' ho io la custodia, bastardo!-
-Se muore, io ti spedisco all' inferno!-
-Chiudete il becco!- gridò acuta Anya. Sembrava strana; gli occhi passavano dallo scuro al dorato in pochi istanti. Si tenne la testa e gemette di dolore. -Amaranta...-
-Anya, che ti prende?- la sostenne Rhodey.
Lei prese dei respiri profondi. -È qui. Mia sorella è qui, sento la sua magia.-
Subito dopo, un bagliore di luce viola uscì da sotto la porta e attraverso le tapparelle della finestra. I presenti si guardarono tra loro ed entrarono; una specie di portale li accolse, ombroso e spaventoso, di fronte ad esso solo una persona: Amy, la ragazza di Carl e amica di Peter.
Anya rabbrividì. -Amaranta?-
Amy cambiò aspettò, tornando nella sua vera forma. Rise alla sorella e sparì.
Tutti chiusero gli occhi per non accecarsi e si ritrovarono nella stanza al buio. Natasha accese la luce e un brivido di terrore corse per la schiena di Iron Man. Nella stanza vi era solo Carl, attaccato a delle macchine e addormentato.
-Peter?- chiamò Anya, guardandosi in giro per la grande stanza bianca. -Quinn?-
-Quella era tua sorella? Quella ragazza che ho visto per giorni attraverso il chip di Peter era tua sorella?!- si infuriò Stark, preoccupato e tremante.
Suo figlio, aveva preso suo figlio.
No, Dio, ti prego, no.
L' aveva spinto lui in quella stanza, cazzo!
L' avrebbe uccisa, quella streghetta del cavolo. Se avesse osato torcergli un solo capello...
Anya decise di prendere in mano la situazione: -Possiamo litigare anche più tardi, ora le nostre priorità sono Quinn e Peter. Tony, prendi il telefono e cerca il localizzatore di Peter.-
-E se Amaranta lo avesse disattivato?- presuppose Steve.
-No, conosco mia sorella, è una donna di spettacolo. Le piace farsi vedere, vuole un pubblico, in questo caso voi.-
-Ah, una specie di Loki.- capì Bruce. Intanto, Negan e Rick erano andati a controllare Carl.
Anya ebbe un piccolo flashback. -Sì, una specie. Lui e lei erano molto vicini quando abitavamo ad Asgard. Capitano? Ci servirà aiuto.-
-Faremo in tempo prima che li torturi per avere chissà cosa?- domandò Natasha, terrorizzata all' idea di ritrovare Peter dolorante o a pezzi.
Anya deglutì. -No, percepisco i suoi pensieri in questa stanza, oltre ai suoi poteri. È giunto il momento. Non vuole torturarli... vuole attivare Venom.-
Captain America serrò la mascella e guardò determinato la sua squadra. -Avengers Assemble.-

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-Kitta♡

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