Tony si sentiva, ogni giorno che passava, sempre più un estraneo nella propria casa. E a "dargli una mano" si erano aggiunti gli incubi. Ora non solo sognava Toomes che portava via Peter il più lontano possibile, ma rivedeva anche l' attacco a New York.
Per questo era in piedi alle tre di notte e si stava dirigendo verso la cucina per dell' acqua. Ne versò un bel po' dalla bottiglia e bevve tutto d'un fiato, si asciugò la fronte madida di sudore e sospirò.
Sarebbe mai finita quella tortura?
Ma la tortura peggiore era non poter più stare accanto a Peter come prima. E il terrore che la memoria di Richard prima o poi si risvegliasse era sempre in agguato.
Rilassando i muscoli per quanto possibile, mosse lentamente il collo e le spalle, levando poco a poco il male dovuto allo stress. Un suono gutturale lo risvegliò dai suoi pensieri e fu solo allora che notò una luce dietro le scale, nel corridoio. Senza far rumore, andò a vedere che fosse e si ritrovò dietro la porta di uno dei bagni. Da sotto l' anta, proveniva il lieve bagliore di una lampadina accesa. Spingendo di poco la porta socchiusa, scrutò un corpo accovacciato contro il water.
Ma che...?
Anya era in perlustrazione notturna, per tanto l' unica altra ragazza in quella torre era...
-Quinn?- la chiamò piano, entrando di poco nella stanza.
La biondina usò la carta igienica per pulirsi la bocca e tirò lo sciacquone. Abbassò la tavoletta del cesso e vi ci sedette, asciugando gli occhi umidi. La gola secca le bruciava da morire.
-Stai bene?- domandò lui e accostò di poco la porta, così da poter rimanere ancora più soli.
La giovane annuì e si passò le mani tra i capelli. -Non ho digerito la cena.-
-Non hai cenato.- si ricordò, -È la prima volta che succede?-
Con voce roca, obbiettò: -Non è niente.-
-È la prima volta o no?-
-No, non lo è, ma non è nulla di grave.-
Tony la guardò dall' alto in basso più volte. Non se n'era mai accorto prima di allora, ma pareva più... minuta. -Quanti chili hai perso da prima dell' estate?-
Quinn ridacchiò aspramente. -Cos'è, il mio dietologo?-
-Sono serio, quanto sei dimagrita? E da quanto non digerisci quello che mangi?-
I limpidi occhi blu si inumidirono ancora e le sopracciglia sfarfallarono. -Due mesi e mezzo e quattro chili.-
La mascella di Tony si serrò ed ebbe un brutto presentimento. -È Venom, vero? È attivo dentro di te. Richard ha detto di aver avuto gli stessi sintomi i primi anni in cui l' ha posseduto.-
Quinn rilascia anidride carbonica con labbra tremanti e si stringe da sola in un abbraccio, improvvisamente soffrendo il freddo. -La prego, non lo dica al dottor Banner. Sto bene.-
-Non stai bene. Ti sta uccidendo, Quinn. Perché non hai detto niente?-
La ragazzina si morse il labbro con rabbia e si alzò, provando ad andarsene. -Non sono affari suoi.-
Stark la fermò prendendola per un braccio e si ritrovò addosso due occhi neri e profondi che lo minacciarono. -Mi lasci!- urlò con una voce mostruosa, a lui familiare, e lo spinse così forte da far sbattere entrambi contro i muri opposti del bagno.
Gli occhi chiari tornarono e la giovane si accovacciò per terra, seguita da un Tony senza fiato.
La fissò come se avesse tre teste. -Sei forte.-
-Sono molto forte.- annuì, -So di non essere completamente me stessa, eppure... eppure... la cosa mi fa stare così bene.-
-Ti senti potente? Più in forma? È per questo che non hai parlato e non ce l'hai detto?-
Quinn fece un sorrisetto sarcastico tra le lacrime. -Lei che dice? Sono una ragazza. È da tutta la vita che vedo gli uomini prendere il potere su qualunque cosa, sono cresciuta in un quartiere malfamato dove il più forte ha sempre la meglio. Ma a Luglio, quando un uomo è venuto a chiedere a mia madre i soldi che lei gli doveva, io l' ho protetta. L' ho sbattuto fuori di casa e ho impedito che sparasse lei e ai miei fratelli. Per una volta, ero io quella che proteggeva invece di nascondersi. Però... ho quasi rischiato di rompere un polso a Ray. Da lì ho cercato di controllarmi.-
-Hai parlato con Venom su questo?- tentò di capire quanto fossero nei guai per quella faccenda.
Scosse la testa. -No. Ha iniziato a rivolgermi la parola solo la settimana scorsa.-
-E che ti ha detto?-
-Che può rendermi invincibile. Che posso avere da lui tutto quello che voglio. Solo...-
-Solo?-
Tentennò nel proseguire. -Non posso baciare Peter.-
Le sopracciglia di Stark si alzarono in un' espressione di sorpresa. Be', questo non se l' aspettava. -Ti ha spiegato il perché?-
-No.-
Ed ecco un nuovo indovinello. Il mal di testa apprese a sua volta quest' informazione e glielo comunicò con una nuova pulsazione. Streghe, macchine volanti, alieni... desiderava immensamente una vacanza. Magari ai Caraibi con suo figlio e Steve, dove nessuno avrebbe potuto disturbarli.
-Pensa che Amaranta mi darà la caccia? Dopotutto, Venom è suo.-
Con una lieve vertigini, fu costretto ad ammettere: -Non ti mentirò, temo proprio di sì.-
-È per questo che mi trovo qui, giusto? Non per tenere Peter allegro come credevo, ma perché così voi potete tenere d'occhio me.-
-E proteggerti. Sei una ragazza sveglia.- commentò e si abbassò la zip della felpa dandola a lei, -Tieni, stai congelando.-
Quinn ci si raggomitolò come un gattino infreddolito. Era stanca, affaticata, desiderava riposare. E in quel gesto notò un affetto paterno. -Quando glielo dirà?-
-Cosa? A chi?-
-Peter.-
Adesso fu l' uomo a sentire un gran gelo. Ma di terrore. -Di che parli?-
-So tutto. Venom era lì, in laboratorio, quando hai fatto quel che hai fatto. So ogni cosa, tutto quanto. Mi fa schifo, lo sa?- sputò velenosa, incazzata al limite anche se tentava di rimanere impassibile.
Ad Iron Man salì la bile, nonostante il timore che provò riuscì a mostrarsi indifferente. -Se sai tutto, perché non l' hai detto a Peter? L' avresti avuto tutto per te.-
-Anche se ne ho le sembianze con questo simbionte, non sono un mostro, a differenza sua. Tocca a lei dirglielo. Se non vuole farlo... allora lo farò io.-
Tony scattò in piedi dalla furia e la ammirò dall' alto, troneggiando sopra di lei. -Sta' alla larga da lui.-
Quinn ghignò e si mise alla sua altezza. -No. No, non credo che lo farò. Non finché lui mi vorrà.-
I pugni dell' uomo si strinsero in modo mortale alla vista delle pupille di lei che tornarono per un attimo oscure. -Sei una piccola canaglia.-
-Uno degli effetti collaterali del non essere cresciuta in mezzo alla ricchezza come lei, Stark. Ora, se non le dispiace, vado a scoparmi suo figlio. Di nuovo.- lo congedò in questo modo, sfottendolo, e gli ridiede la felpa, dirigendosi poi verso la camera del suo amico invece della propria.
Lo trovò sveglio, intento a rileggere il giornale piegato in due.
-Lascia stare Jameson, Parker. Dice solo cazzate.- borbottò, pronta per addormentarsi. Peter rilasciò un sospiro e mise sul comodino le pagine grigie. Si sdraiarono insieme. -Farebbe meno lo sbruffone se anche tu dicessi la tua. Se mostrassi alle persone come stanno veramente le cose.-
Tempo tre secondi, dove tutti e due tenevano le palpebre abbassate, che Peter saltò seduto sul letto facendo cadere Quinn a terra. -Ma certo!-
-Cazzo, Parker! Che diavolo...- si mise carponi e tirò su la testa per guardarlo storto, -Che ti prende?!-
-Quinn, sei un genio!-
-Eh?-
-Io posso dire la mia e spiegare la realtà dei fatti, è così semplice. Non lo capisci?-
-Bene. Fantastico. E come intendi fare? Dovresti parlare a tutti gli abitanti di New York senza che ti vedano, cosa proponi? Una radio, per caso?- fece sarcastica, ma il sorriso che le mostrò lui le fece alzare gli occhi al cielo. -Oh merda, solo tu potevi avere un' idea del genere alle tre e mezza di notte...-Peter cammina tra i corridoi della Midtown High School leggendo in continuazione la mappa e non capendoci niente. È da solo e la campanella è suonata da un pezzo. Ciò vuol dire che è ritardo per la terza ora. Ancora!
-Dio, questo posto è un labirinto. Dove cavolo si trova Scienze della Comunicazione?- brontola tra sé e sé. Sta per arrendersi e chiamare M.J. per chiederle se sa dove si trova l' aula, quando un suono attira le sue orecchie.
È musica. Una canzone che non ha mai sentito.
Segue il suono muovendo la testa a ritmo e apre la porta di un aula vuota, quella di Musica. Lì, al centro della stanza, una ragazza sta suonando una Loop Station e una Drum Pad Machine contemporaneamente. Registra la propria voce in vari modi e crea un sound ritmato e coinvolgente.
Peter si ritrova a muovere la testa a tempo. È brava, parecchio brava.
Quando termina di registrare, si accorge finalmente di lui e si ritrae di poco. -Perché non sei a lezione?-
-Potrei chiedertelo anch'io.-
-Ora buca, mancava il prof.- parla, mettendosi le cuffie poggiate sul collo e uscendo da quell' insieme di tasti e strane pianole. -Hai la faccia da matricola.-
-Perché lo sono.-
-Anche io.- gli comunica, porgendogli poi una mano coperta da un guanto di pelle da motociclista. -Sono Quinn Kenny.-
Il ragazzo fa un passo verso di lei, ammirando i lunghi capelli biondi, gli occhi di un blu acceso e adorando all' istante il suo profumo. Sa di violette. -Peter Parker.-************************************
Commentate, grazie! :)-Kitta♡
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The Hero's Secret
FanfictionDedicato a chiunque non abbia un buon rapporto col padre. Se non avete mai visto i film della Marvel, ATTENTI AGLI SPOILER. Contiene le storie: • Iron Dad • Spider Son • Magissa Peter Parker non è altro che un sedicenne del Queens, New York, che des...