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Peter era nascosto dietro a un muro, in cima alla Stark Tower, e stava per fare la cosa più brutta che avesse mai fatto.
"Portami il Reattore Arc di Stark e tuo padre e la tua ragazza vivranno".
Non aveva ben capito a che cosa le servisse il reattore di Tony, ma non avrebbe permesso a quella strega di uccidere qualcuno a cui teneva. Spinse delicatamente il vetro verso l' interno ed entrò nel grande salone, stringendo in mano la siringa con sedativo che gli aveva dato la Magissa Nera. Provò a calmare i propri pensieri, ora o mai più.
-Jarvis? Puoi chiedere a Mr. Stark di raggiungermi?-
-Subito, Mr. Parker.-
Deglutì e si costrinse a non mostrare esitazione. Fu costretto a fingere un lieve sorriso quando Tony uscì dall' ascensore e lo raggiunse con passi svelti. Il ragazzo si sforzò per non guardare la preoccupazione sul suo viso e non piangere quando venne stretto da due braccia forti contro un corpo caldo.
-Meno male che stai bene, piccolo.- gli sussurrò grato contro i ricci, dandogli proprio in quel punto un bacio colmo d' amore.
Peter serrò labbra e occhi, trattenendo in gola un singhiozzo. Non voleva farlo, per niente. E, quando si costrinse ad alzare il braccio, fu come una tortura psicologica. Affondò l' ago nel suo collo, tremando nel sentire il suo gemito di dolore e sorpresa. Lo prese per le spalle e lo aiutò a distendersi sul pavimento.
-Pe... Peter... perché...?- balbettò, ansimando e con la voce che sembrava portare un enorme peso.
Spider-Man non riuscì più a trattenere le lacrime. -Mi dispiace.- riuscì solamente a dire e gli strappò in due la maglietta. Allungò le dita traballanti e gli tolse il Reattore Arc dal petto. Notò che la pelle stava cominciando a sbiancarsi.
-Jarvis, dà l' allarme. Chiama gli Avengers.- disse in fretta, facendosi apparire dal braccialetto tecnologico datogli da Stark il proprio costume. Messa la maschera, tornò sul balcone e sparò una ragnatela. Amaranta gli aveva dato tempo fino alle undici di sera e guardò l' orologio del suo cellulare; se non sarebbe arrivato nella vecchia chiesa abbandonata in periferia, dove si erano nascosti, entro i prossimi quindici minuti o Quinn o suo padre sarebbero morti.
In quello stesso posto, mentre aspettavano l' arrivo del ragazzo, Toomes finì di legare e imbavagliare ad una sedia la povera Quinn. Amaranta aveva ripreso il controllo di Venom in lei, per tanto liberarsi era impossibile.
La strega guardò il riflesso dell' orologio del grande campanile dalle vetrate e sorrise. Un ringhio furioso la fece voltare e si decise a liberare la bocca di sua sorella. -Mi spieghi a che razza di gioco stai giocando?!-
-Non capisco di che cosa parli.-
-Lo sai benissimo! Thanos sta arrivando e tu ti impegni per distruggere l' unico gruppo di persone che potrebbe fermarlo!-
Amaranta alzò scettica un sopracciglio. -Non tutti, solo due di loro. Ed è proprio perché Thanos sta arrivando che devo andare avanti col mio piano, Anyesse.-
Ad Anya le si bloccò il respiro nei polmoni e corrugò confusa la fronte. -Che stai dicendo? Che cosa significa?-
-Ops, scusa, ho ospiti.- finse dispiacere e la imbavagliò nuovamente. -Il ragnetto è arrivato, posso percepire la sua presenza, non ci vorrà molto prima che il resto della squadra arrivi. Toomes! Otto! Portate Richard nell' altra sala, io vi raggiungerò subito. Il gioco è iniziato.- ghignò euforica.
I due uomini presero Richard e lo trascinarono via, chiudendo dietro di loro una porta a doppia anta. Come previsto dalla strega, il portone principale antico si aprì in due e Peter camminò velocemente verso di lei. Le tese il reattore senza una parola. Amaranta lo guardò adorante e lo accarezzò tra le mani. -Oh, è bellissimo. Sarà ottimo per la macchina.-
-Ho fatto quello che mi hai chiesto, ora libera Quinn ed Anya. E dov'è mio padre?- si tolse la maschera, fissandola dritto negli occhi incantatori.
Amaranta fece scomparire il reattore e mosse delicatamente le dita elettriche sul suo collo, facendo apparire una collana con gemma nera. -Ogni cosa a suo tempo, mio caro. Prima...- gli fece l' occhiolino e alzò svelta una mano verso Quinn. Le corde intorno ai suoi polsi e il bavaglio sparirono, il suo corpo si levò di poco in aria e finì col busto stretto dal braccio di Amaranta; l' altra mano impugnò un pugnale affilato e glielo puntò alla gola.
-No!- Peter, spaventato, provò ad avventarsi sulle due, ma una magia della Magissa nera lo immobilizzò coi piedi a terra.
Anya gridò orripilata attraverso il bavaglio, tirando le catene che le costringevano le braccia verso l' alto.
-Avevamo un patto!-
-Questo non c'entra niente col patto, ragazzino!- sputò velenosa, spingendo la lama contro la giugulare di lei.
-Peter...- squittì terrorizzata Quinn, le lacrime le bagnarono le guance calde.
Agitandosi, il giovane esaurì quasi le forze pur di liberarsi. -Che cosa vuoi? Farò qualunque cosa, ma lasciala andare!-
-Qualunque cosa?- chiese conferma.
Lui annuì. Avrebbe pagato le conseguenze di quella frase più tardi se fosse stato necessario, adesso l' importante era che lasciasse Quinn.
-Diglielo.- fu la sua richiesta.
-Dirle che cosa?-
-Lo sai che cosa.-
Questo spaventò Peter. Anche se non sapeva leggere la mente come la sorella, Amaranta riusciva a leggere nell' animo.
-Dille la verità. Dille quello che provi.- avvicinò sé stessa, e di conseguenza anche Quinn, al diciassettenne. -Dille quello che non hai mai detto alla tua cara M.J.-
Nella testa della ragazza, si creò un putiferio a causa del simbionte.
-No, non farglielo fare! Impediscilo!-
-Peter, no.- lo pregò, supplicandolo con i lucidi occhi tra l' azzurro e il blu.
-Suvvia, Parker, non fare il timido.- lo provocò l' immortale, -Tu dillo e lei vivrà.-
Anya scosse la testa e parlò in un modo incomprensibile e soffocato. Se suo fratello diceva quella parole, Venom si sarebbe liberato di Quinn all' istante e sarebbe tornato da Amaranta.
-Se lo dice, proveremo entrambi un dolore insopportabile, sarà come morire!-
-Sta' zitto, Peter, ti supplico.- pianse, le labbra tese in una smorfia di dolore. Il pugnale le stava bucando la carne e poteva sentire del sangue gocciolarle via.
Il ragazzo passò lo sguardo dalla sua nemica alla sua amica, non capendo che cosa fare. Anzi, lo sapeva e doveva.
-Vuoi un' altra morte sulla coscienza, Parker? Devo forse ricordarti Elijah Jones?-
Elijah.
Si immaginò il corpo di Quinn al posto di quello del suo amico, morto e annegato.
No.
-No, Peter, no!- gracchiò graffiante Kenny non appena capì cosa voleva fare dal suo sguardo, scalciando per liberarsi da quella presa mortale. La mano che si trovava sulla sua spalla strinse la sua carne.
L' adolescente ripensò a tutti i giorni passati con Quinn, quelli in cui andavano in giro per qualunque quartiere di New York a divertirsi, a quando stavano rinchiusi nella sua stanza o in quella di lei a guardare le vecchie repliche di Cold Case, a tutte le risate fatte insieme anche per delle cavolate... il suo sorriso. Il sorriso che lo stendeva tutte le caspita di volte. E quella labbra carnose che gli pareva di non assaggiare da troppo tempo...
Mi manca baciarla. Mi piace baciarla. No... amo baciarla. Amo tutto di lei.
Non era lo stesso amore che aveva provato per Michelle. Era diverso, ma potente allo stesso livello. E negarlo era inutile.
-Io ti amo.-
-Nooooooo!- l' urlo di Quinn si mischiò a quello di Venom e un' ondata di melma nera percorse il corpo della ragazza, fino a finire ai suoi piedi. Cadde di peso a terra svenuta, venendo presa al volo da Peter, il quale era di nuovo libero di muoversi.
Amaranta, scaltra, la fece finire tutta nella gemma al suo collo. -Grazie. E fuori uno.- rise di cuore e schioccò le dita, aprendo la porta a doppia anta della sala dov'erano Octavius, Toomes e Richard e facendo sparire le catene di Anya.
Il portone dell' ingresso esplose di colpo e gli Avengers si fecero avanti armati. Fortunatamente, Tony aveva creato altri reattori in caso di emergenza. Certo, non fortunatamente per Amaranta, ovvio.
-Ecco gli altri nostri invitati alla festa, era ora!- applaudì eccitata quest' ultima e, facendo un lancio esperto, fece finire il proprio pugnale contro l' asse di legno in un angolo.
-Peter!- Richard tentava di andare da lui, però i tentacoli del Dottor Octopus lo tenevano in aria e minacciavano di strappargli gli arti in qualunque momento.
Amaranta mosse la mano in cerchio sopra la sua gemma oscura, la quale si illuminò. -Possiedi Richard Parker...- ordinò nel suo incantesimo, il tono sdoppiato in un eco tra l' umano e uno demonio. La melma nera uscì dal gioiello, strisciò sul pavimento e si allungò fino all' uomo intrappolato.
-No, no!- Richard, con ogni fibra del suo corpo, si allontanò inutilmente.
-Papà!-
-... Uccidi Peter Parker!-

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-Kitta♡

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