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Peter fu costretto ad asciugarsi gli occhi quando sentì bussare alla propria porta. Diede il permesso ad entrare a chiunque fosse e la testa del Dio Loki spuntò oltre la soglia.
-È ora di cena.- gli disse, -Vieni o no?-
-Ho bisogno di un secondo.-
Fu allora che Loki se ne accorse ed entrò nella camera del ragazzo. La stanza era cosparsa di fotografie Polaroid, era un gran macello. Non era sicuro che Stark si potesse arrabbiare per una cosa del genere, ma sapeva una cosa: Peter non stava passando un bel momento.
Seduto a gambe incrociate sul suo letto da una piazza e mezzo, sfogliava perduto le pagine di uno degli album che aveva vicino.
Loki incrociò le braccia, comodo nei suoi abiti terrestri, e scrutò ogni foto. Tutte rappresentavano la stessa ragazza. -Ti piace la fotografia?-
-Mi piaceva fotografare solo una persona.-
-La tua amica Michelle.- si sedette vicino a lui con i piedi poggiati sul pavimento e sfiorò con le dita gli scatti. Anche se alcuni erano sfocati, risultavano comunque stupendi.
-Zio Ben mi regalò una Polaroid per i miei sette anni. Era sua e la diede a me. M.J. non voleva che le scattassi delle foto, si imbarazzava, e io gliele facevo per dispetto. Non sapeva di venire sempre bene.-
-Come mai ci hai ripensato proprio adesso a lei?-
-Oggi è arrivato un nuovo studente, un vecchio amico mio e di M.J., e sono riaffiorati i ricordi.-
-Ti manca?-
Il diciassettenne tenne in mano una foto dove la sua migliore amica sorrideva e voltava su sé stessa con la gonna svolazzante. -Da morire.-
-So come ti senti.- ammise con lo sguardo basso Loki, -Ho provato anch'io quel sentimento, l' amore. Una volta... poi mai più.-
Il giovane alzò la testa, la fronte coperta in tenere rughe dubbiose. -Amaranta?-
-Sì. Non è sempre stata così. Perfida, intendo. Non so cosa le sia preso. Forse le sue previsioni l' hanno fatta impazzire.-
-Che vuoi dire?-
-Vedere il futuro è un fardello orribile, piccolo umano. Amaranta è stata condizionata sin dalla nascita dalla pietra del tempo molto più di sua sorella.-
-Può sapere come vincere, allora? Può assicurarsi che Venom mi prenda?- chiese preoccupato e si mise dritto con la schiena.
Il Dio asgardiano scosse la testa. -Le previsioni di Amaranta non sempre sono giuste. A seconda delle nostre decisioni, il destino può cambiare.-
Peter si morse un labbro. -Cosa posso fare per proteggermi? Se Venom mi possedesse, che dovrei fare? Conosci Amaranta da chissà quanto, l' ha creato lei, che suggerisci di fare?-
Loki lo guardò dritto negli occhi. -Non saprei. Nessuno è mai riuscito a sfuggire da Venom volontariamente, solo Richard Parker e lui nemmeno si ricorda come ha fatto. Stark e Banner pensano che sia una questione di memoria, ma io non ci credo. Quella creatura ha intelligenza, furbizia, però se la Magissa Nera lo controlla perde ogni suo potere. L' unico consiglio che ti posso dare è sii fedele a te stesso. Venom ti fa dimenticare chi sei, le persone che ami, non capisci più chi devi risparmiare. Il controllo, il potere... sono la sua forza vitale.-
Al ragazzo sorse un dubbio in mente. -Come fai a sapere tutto questo?-
Stavolta, l' immortale non ebbe il coraggio di guardarlo. -Perché ha posseduto anche me, tanto tempo fa. Quando volevo il trono di Asgard, chiesi aiuto ad Amaranta per essere più forte e lei mi ingannò. Fu mio fratello a liberarmi, portando entrambi quasi alla morte. Capii solo più avanti che c'era e c'è qualcosa di più importante della gloria. Purtroppo l' ho potuto capire solo dopo la morte di nostra madre.-
-Mi dispiace.- parlò sinceramente, -Dunque il trono non è più tuo?-
-Non lo è mai stato. Non è l' esistenza che voglio.-
-E allora perché Thor è qui e non con il suo popolo? Dovrebbe governare Asgard invece di badare alla Terra, gli Avengers se la cavano bene anche da soli.-
Loki si voltò nuovamente nella sua direzione e lo fissò, non capendo. -Non sai niente?-
-Che cosa dovrei sapere?-
-Non ci credo, ti tengono all' oscuro di tutto.- sorrise derisorio e deluso dal comportamento di Thor, -Pensavo che almeno mio fratello te l' avesse detto.-
-Detto cosa?-
-Non ti sembra strano che due sorelle combattano l' uno contro l' altra solo per divergenze del passato? La loro questione principale non sei solo tu o tua madre. Thor ha passato il testimone; le Magisse, la Nera e la Bianca, si contendono il trono di Asgard.-
Peter sbiancò in faccia e cambiò posizione, mettendosi in ginocchio e sedendosi sui talloni. -Anya e Amaranta... cosa?-
-Sì, Thor voleva dare Asgard ad Anya, ma la sorella l' ha sfidata. Sono così da tempo ormai.-
-E quando finirà questa guerra?-
-Non si sa. Finché una delle due non rinuncia. O muore.-
-Oh, che schifo...- borbottò e mise via il grande libro colmo di foto. Scese dal letto e mise le ciabatte. -Quanti segreti custodisce ancora questa squadra?-
Loki lo scrutò, desideroso di dirgli veramente tutto. Ma non era compito suo. -Chi può saperlo? Andiamo, devi mangiare.-
Peter lasciò che gli mettesse una mano sulla schiena e scesero insieme le scale. -C'è una cosa che non ho mai capito: perché mi stai proteggendo? Come mai ti sei unito a noi contro Amaranta? Tu l' amavi.-
Loki scese tre scalini rispetto a lui e lo guardò dal basso. -Mettiamola in questo modo, ho vissuto abbastanza a lungo da poter dire che "amare" non significa concedere ad una persona di fare tutto quello che vuole. Significa fermarla prima che sia troppo tardi. Prima che si perdi completamente in sé stessa.-
Parker deglutì a vuoto e arcuò un sopracciglio. -Anche se siamo noi a perderla?-
-Esatto. Mettere in gioco tutto non è semplice. Bisogna essere pronti.-
-E tu sei pronto?-
-E tu?-
Il bruno sospirò pesantemente, stanco per parecchie cose. -Io volevo solo una famiglia.-
-E guarda cos'è successo. Hai ritrovato Richard, hai visto in Anya una sorella e io sono più che ben disposto a guardarti le spalle. Un Dio come guardia del corpo non è male. E, se fossi in te, guarderei le persone di là come membri della tua famiglia anche loro. Potrebbero sorprenderti.-
Nessuna risposta, non sapeva cosa dire. Sta di fatto che quando arrivarono in cucina, vide una luce nuova in quei sorrisi e quegli occhi. Gente con cui aveva passato mesi interi a parlare, conoscendoli e sentendosi al sicuro.
Gli Avengers erano una famiglia. E lui aveva una casa.
-Ciao, Pete.- lo salutò Captain America, facendogli segno di sedersi vicino a lui.
-Ehi, Steve.- gli sorrise e la mano di lui gli scompigliò i capelli.
Gli venne porto un piatto con carne, uova e insalata, e seguì con la vista il braccio gentile. Tony non lo guardava nemmeno. Si era come allontanato durante l' estate. Gli rivolgeva la parola, certo, però era più distante. Non riusciva a capirne il motivo.
Il biondo spostò gli occhi dal padre al figlio e decise di fare qualcosa: -Vi va di fare qualcosa insieme? Solo noi tre?-
-Mmh.- gemette Peter, la bocca piena di uova strapazzate. -Come questo luglio, quando siamo andati al circo insieme a Quinn?-
-Già, ma stavolta saremo solo noi. Che ne dici, Tony?-
Il miliardario fece spallucce. -Perché no? Sì, certo.-
Il cuore di Steve ebbe una piccola crepa dopo quello. Il suo compagno non era più in sé dal ritorno di Richard, sapeva che si sentiva messo da parte. Voleva lasciare al figlio il suo spazio, permettergli di essere felice con l' uomo che credeva essere suo padre, e per farlo si stava facendo del male.
Ci doveva pur essere una soluzione a tutto quello. A tutto quel dolore.
Era ancora arrabbiato con lui per le sue bugie e sapeva bene che c'era dell' altro, ma non ci riusciva proprio a lasciarlo da solo.
Peter sentì qualcuno toccargli la spalla sinistra, si girò per vedere chi fosse e un bacio gli venne scoccato sulla guancia destra. Rise ritrovandosi a testa in giù e con le gambe bloccate; sapeva benissimo chi lo stava facendo girare in quel modo. -Papà! Papà, fermo!- supplicò tra le risa, battendogli le mani sul fianco. La sua pancia era finita contro il suo collo, in una specie di posizione da wrestler.
Richard lo mise sul divano e rise con lui, fingendo di schiacciarlo e finirlo come in un ring vero.
-Basta! Ti prego, mi fai il solletico!-
-Attenzione là sotto! Ecco la gomitata micidiale di "Furia Parker"!- alterò la voce, causandogli le lacrime agli occhi per i pizzicotti. Finirono a cuscinate e con Peter a cavalcioni su di lui, che lo soffocava. -Va bene, va bene, hai vinto! Pietà!- la voce bloccata dal cuscino giunse ovattata e, non appena fu liberato, lo prese per i fianchi per farlo ridere di nuovo.
Natasha osservò commossa i due, ma anche intristita per il suo amico, come tutti gli altri. Sapevano tutti bene che Tony desiderava quegli attimi con Peter per sé e Richard glieli stava portando via. Se l' uomo si fosse ricordato, cosa sarebbe accaduto? Si sarebbe portato via Peter?
-Scusate il ritardo.- Anya apparì dalla finestra, i vestiti trasandati e bagnati dalla pioggia. -I miei poteri stanno impazzendo dal ritorno di mia sorella, controllarli sta diventando più difficile.-
-Giusto in tempo per il pasticcio di patate. Papà, resti anche tu a cena?- Peter quasi lo pregò con i suoi occhi grandi da bambino.
Richard fu costretto a resistere. -Vorrei tanto, piccolo, ma fatico ancora a mangiare per bene. Ho pranzato, non preoccuparti. Torno in camera a cercare qualsiasi papabile parente che abbiamo e che spero sia ancora in vita, poi sono tutto tuo. Devi ancora parlarmi di questa tua ragazza, Quinn.-
Il rossore raggiunse l' adolescente fin sulla punta delle orecchie. -Te ne parlerò durante Guerre Stellari nella mia stanza e Quinn non è... non è la mia ragazza, ok?-
-Se lo dici tu.-
-Papà!-
-Ok, ok, la smetto.- ridacchiò e lo baciò sulla testa, salutando lui e poi in generale prima di andarsene.
Evitando di esser visto, deviò il proprio percorso e andò in laboratorio. Usò la password che gli aveva dato Tony e andò alla ricerca di una siringa. Una volta trovata, si estrasse un po' di sangue e lo analizzò al microscopio. I suoi sospetti ebbero conferma: il suo sangue aveva dei globuli neri che si stavano attaccando a quelli rossi e ai bianchi. Quei globuli non erano di certo suoi.
-Che cosa mi hai fatto, Venom?-

-Otto? Otto, svegliati!-
-Che vuoi, Toomes? Stavolta giuro che ti strangolo coi miei tentacoli.- sbottò furioso Octavius, mettendosi seduto sulla propria amaca e guardando storto il socio.
-La strega. Sta parlando di nuovo nel sonno.-
-Se parla una lingua diversa dal bulgaro, avvertimi.-
-È proprio questo il punto. Sta parlando più di una lingua.-
Otto corrugò le sopracciglia. -Cosa?- non comprese e si alzò.
Si lasciò condurre verso la porta della stanza riservata alla Magissa e quando vi entrarono trovarono Amaranta sul letto, senza coperta e coi vestiti addosso. Brillava di luce propria, come una stella nera. Pareva posseduta.
-La bruja.- sospirò Octavius, avvicinandosi a lei. Stava parlando e serrava gli occhi.
-Shōnen wa sukuidesu. Ko te tamaiti ko te whakaoranga.-
-Che diavolo sta dicendo?-
-Shh, taci!- zittì Octopus l' Avvoltoio e si inginocchiò per essere all' altezza della strega. Stava parlando mandarino, messicano, tedesco... -Parla la nostra lingua. Cosa ci nascondi?-
-Puer est salus. Le garçon est le salut.-
-Coraggio.-
-El niño es la salvación.-
Amaranta si svegliò di colpo e la luce si spense. Affannata e sudata, fulminò con gli occhi violacei i due uomini. -Non vi ho dato il permesso di entrare nella mia stanza.-
-Parlavate nel sonno, mia signora, come fate sempre. Ma stavolta ho capito. Dicevate "il ragazzo è la salvezza". Che volevate dire?-
La ragazza respirava con l' affanno, si mise in piedi e si sistemò i capelli. Se li guardò, dal nero stavano diventando fucsia; non mancava molto tempo. Doveva riprendersi Venom il prima possibile.
-Quello che dico o penso non è affar vostro.-
-Siamo soci, mia cara, forse è il caso che ci tieni aggiornati sulle tue visioni.-
-È una vecchia visione che mi tormenta da anni, non vi interessa. Ora sparite.- li fece uscire con la magia e chiuse la porta a chiave.
Grugnì esasperata, quei due idioti non dovevano sapere niente. Doveva agire in fretta, Quinn e Peter dovevano avvicinarsi, solo così il suo piano avrebbe potuto procedere. Ma Venom resisteva, quel mostriciattolo testa calda.
E Richard... Richard sarebbe stato l' arma segreta perfetta.

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-Kitta♡

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