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Peter guardò prima l' uno e poi l' altro, non capendo che cosa stesse accadendo.
Steve e Tony gli avevano chiesto di parlargli non appena era tornato da scuola e adesso si stavano fissando tutti e tre, seduti al tavolo da pranzo.
-Ehm... potreste dirmi cosa succede?-
Rogers sorrise e annuì al fidanzato. Lui prese da una ventiquattrore dei plichi e dei fogli e porse al ragazzo una penna nera. -Mr. Parker, io e Mr. Rogers vogliamo chiederti se... ti va di essere nostro figlio.-
Peter sentì un fischio nelle orecchie dall' emozione, sicuro di aver capito male. -Voi... volete... cioè... cosa?-
Steve rise intenerito. -Hai diciassette anni, sei ancora in tempo per farti adottare. Peter, noi ti amiamo, sei una parte fondamentale della nostra famiglia e ci piacerebbe che la cosa fosse ufficiale. Sempre se lo vuoi anche tu.-
I battiti crebbero e crebbero e crebbero... fino a diventare lacrime di gioia. Non avrebbe mai immaginato di potercela fare in tempo. Di poter avere ancora una chance di avere qualcuno da cui tornare a casa. E ora eccoli lì, le sue occasioni.
Due eroi che potevano diventare i suoi genitori.
-Perché me? Perché vorreste adottare proprio me? Voi avete già tutto.-
Tony poggiò una mano sulla sua. -Il nostro tutto è niente se non abbiamo te. Non siamo una mamma e un papà e non siamo proprio i genitori migliori sul campo, ma siamo due persone che si amano e che vorrebbero starti vicino in ogni momento della tua vita da qui in avanti. Non appena ci saremo sposati e avremo dato queste carte ai nostri avvocati per avere il permesso da un giudice, sarai ufficialmente nostro. Ti va bene?-
Peter respirò con l' affanno e deglutì, era stato inaspettato. Un calore dolce e bellissimo gli era nato nella pancia, avvolgendolo come una coperta, e tutta la rabbia che aveva accumulato negli anni scomparve.
Ricordò i momenti intimi passati con loro, guardando film scadenti o giocando all' aperto, quando aveva cucinato con Steve o aveva lavorato ai suoi primi robot con Tony.
Erano già i suoi genitori. E si accorse che li amava. Li amava davvero.
Li amo tre mila.
-Posso avere la penna?- offrì il palmo. Firmò tutto ciò che doveva firmare, stando attento a scrivere bene e chiaro il suo nome completo. Con le guance bagnate, mise giù la penna e osservò Tony Stark come se lo vedesse per la prima volta, sorridendo solare. -Ciao, papà.- sussurrò.
Sì. Papà.
Per un secondo gli parve estraneo dirlo, però passò subito. Tony non era Richard e mai lo sarebbe stato. Non era come lui, che lo sorprendeva nel bel mezzo dello studio per stare assieme e ballare e cantare come pazzi I'm gonna be dei The Proclaimers, ma teneva a lui. Lo vedeva. Glielo aveva dimostrato più volte, a discapito di ogni segreto che gli aveva nascosto sul suo passato. Adesso poteva stare con lui e Steve, per sempre. Avere la famiglia che aveva tanto desiderato ed essere amato totalmente.
Quindi sì, papà.
Le ginocchia del miliardario quasi cedettero mentre andava incontro al figlio e lo abbracciava, seguito dal biondo. Tutti e tre si strinsero con affetto, sentendosi finalmente la famiglia che avevano sempre desiderato essere.
Ora erano insieme e niente li avrebbe più separati. Tony se ne sarebbe occupato personalmente.
-Nuova trattativa: avrai il mio cognome.- interruppe quell' attimo commovente col suo solito stile da stronzo.
-Che cosa?! Non se ne parla, prenda lei il mio!-
-Anthony Parker non si può sentire, tantomeno Tony Parker.-
-Se è per questo, anche Peter Stark suona maluccio.-
-E se fosse Tony Parker Stark e Peter Parker Stark?-
Il ragazzo ci ragionò su. -Mmh, non è poi così male.-
-Ma se avrai futuri fratelli o sorelle, avranno il mio cognome.-
-Andata.- accettò.
-Scusate? Nessuno tiene conto del cognome di Captain America?-
-Mmh, no.-
-Rogers è troppo inglese per me.- scosse la nuca l' uomo, beccandosi un pugno sul braccio da Steve.
Prima che Peter potesse fare o dire qualcosa, il suo nuovo papà con la sua forza da super soldato lo tirò su dalla sedia e se lo mise sulle spalle, facendolo girare e ridere per la stanza.
Tony sorrise, pieno di gratitudine per quell' amore. Per tutto quello che aveva. E promise a sé stesso di tenersi ben stretti questi legami, in qualunque modo.
Di colpo, un varco si aprì dal soffitto e ne cadde Anya, richiudendosi. La ragazza finì sul divano, sputando piume e tossendo.
-Anya!- Peter si fece mettere giù dal capitano e aiutò sua sorella ad alzarsi, -Stai bene? Dove sei stata? E perché sei coperta di piume?-
-Piano, Parker, dammi tregua.- rise di poco e si levò le piume bianche dai capelli. -Ho cercato mia sorella ovunque, di nuovo, ancora e ancora, sono addirittura finita in una vecchia fabbrica abbandonata di cuscini fatti con piume d'anatra, come potete ben vedere, e non ho risolto niente.- si agitò e si scrollò dal resto delle piume. Con passo pesante, andò al frigo e si cercò qualcosa da bere. -Lei e la sua banda sono scomparsi, Strange non riesco a trovarlo, Wanda e Visione pure, perciò...-
-Wow, no, ok, ferma.- le si avvicinò Steve, confuso. -Cos' hai detto? Wanda e Visione sono spariti?-
La Magissa fissò stupita i due uomini e l' adolescente. -Non lo sapevate?-
-Non li sentiamo da settimane, ma non è la prima volta che non ci contattano per tanto tempo.-
-Capitano, non è una bella cosa. Se Visione non è sulla Terra non lo è neppure la gemma della mente. Quando ne sono venuta a conoscenza, ho dovuto chiedere aiuto ad alcuni vecchi amici fuori da questo pianeta. Se i miei calcoli sono giusti, dovrebbero arrivare tra qualche settimana per aiutarci.-
-"Fuori da questo pianeta"? Un attimo, stai parlando di alieni?- chiese conferma Peter, -Perché se anche gli alieni sono veri... e perché dovrebbero venire qui? Cos'è quella cosa che hai detto, poi? Gemma della mente?-
-Si chiamano Guardiani della Galassia e non sono tutti alieni, Quill è umano e...- bloccò i suoi movimenti e mise sul piano il bicchiere e l' acqua, fulminando con gli occhi Cap e Iron Man. -Lui non sa niente delle gemme?-
I due si guardarono tra loro, non sapendo cosa rispondere. In effetti, non avevano mai avuto l' occasione di parlargliene.
-Quali gemme?- insistette Spider-Man.
Anya grugnì e si portò le mani sulla faccia, dopo di che riprese a versarsi da bere. -Ok, fa niente. Sapete che c'è? Meglio così, è molto meglio che non lo sappia.-
-Sapere cosa? Che succede?-
Anya stava per dirgli di lasciar perdere, quando si arrestò sul posto. Gli occhi si illuminarono, il bicchiere le cadde di mano e urlò dal dolore. Steve la prese prima che perdesse i sensi e si mosse a scatti tra le sue braccia. -No... no!-
Stark la prese per i polsi e cercò di risvegliarla dalla sua magia. -Anya! Calmati, respira. Che ti prende?-
La ragazza tornò in sé, gli occhi erano diventati verdi scuri e i capelli neri come la pece. -Asgard... Thor, Loki...- balbettò, il suo legame con i due asgardiani la stava avvertendo.
-Cosa? Cos' hai visto?-
Era pallida, tremava. -Ragnarok.-
-Come? Che sarebbe?-
Un fulmine colpì il balcone e Peter andò ad aprire una delle ante. In poco, i due Dei entrarono e caddero sul pavimento, svenuti. Avevano delle bruciature sulle braccia e sulle facce.
Anya strinse con forza l' avambraccio del capitano, strillò ancora e arcuò la schiena. -Ci siamo. Sta per accadere.-
-Cosa, Anya? Che sta succedendo?- Rogers provò a calmarla inutilmente.
-Ragazzi.-
I tre alzarono le teste verso Peter. Era sconvolto, bianco in viso e stringeva convulsamente il cellulare. -Mi ha scritto Maria Hill. Octavius è riuscito ad entrare nel quinjet... ha rapito Quinn.-
Sentirono tutti un pugno allo stomaco. Ogni singola cosa stava accadendo troppo velocemente. Wanda, Visione, Thor, Loki, Quinn... stava per accadere qualcosa di tremendo e Anya lo sentiva nelle vene. -Sta arrivando... Thanos sta arrivando...-
Il respiro di Tony gli rimase in gola. Quella frase... l' aveva già sentita quella frase. Come in sogno. Una specie di sogno strano.
Steve strinse i denti. -Avengers Assemble.-

The Hero's SecretDove le storie prendono vita. Scoprilo ora