La sveglia di un telefono suonò alle sette in punto e una mano la spense. Il giovane si alzò con un grugnito dal proprio letto e andò ad aprire l' armadio; prese una gruccia con una camicia, una maglietta e dei jeans. Si pettinò, si mise una colonia e ballò sulle note della canzone che proveniva dalle sue grandi cuffie. Se le mise poi sul collo e si allacciò le scarpe.
Uscito dalla propria stanza, scappò scaltro in cucina a prendere una mela e poi in garage, dove salì in sella alla propria bici. Pedalò velocemente, quasi senza stare seduto, elettrizzato per il suo primo giorno di scuola. Arrivato alla Midtown High, mise la catena alla bicicletta e la allineò assieme a quelle degli altri studenti. Guardò l' edificio con le mani nelle tasche e sorrise, gli occhi grigi scrutarono i suoi nuovi compagni. -Sono arrivato, baby.- ghignò e si incamminò verso l' entrata.
Cercò subito la segreteria e sorrise alla signora dietro il bancone, dandole dei documenti. -Buongiorno.-
-Buongiorno. Ah, lei è uno dei nostri nuovi studenti, giusto?-
-Esatto. Whiter. Lukas Whiter.-
-Bene, Lukas, questo è il tuo orario, il numero del tuo armadietto e la combinazione. Benvenuto alla Midtown.-
-Grazie, buona giornata.- la salutò e andò alla ricerca del suo nuovo armadietto. Una volta trovato, mise la combinazione e svuotò il suo zaino. La sua concentrazione si interruppe nel sentire il soave suono di una risata femminile. Alzò il capo e rimase agghiacciato.
Porca paletta.
Una sua coetanea stava ridendo con una sua amica, appoggiata a un muro e con dei libri stretti al petto. I lunghi capelli biondi erano simili ai suoi sul biondo cenere e gli occhi brillavano splendenti, risaltati dalla palle abbronzata. Era bellissima, se non stupenda.
Con un po' di coraggio, andò verso di lei e le sorrise nel modo più cordiale possibile. -Ciao.-
Le due ragazze smisero di parlare e colei che gli interessava gli sorrise. -Ciao.-
-Sono nuovo, mi sono appena trasferito. Lukas, piacere.-
-Io sono Anya e lei è Quinn. Non preoccuparti, sono nuova anch'io.-
-Ah, fantastico.- non seppe cos' altro dire, la gola gli era diventata un deserto. -Sei... molto bella.- balbettò e se ne pentì.
Stupido, non così su due piedi!
-Oh... be'... grazie.-
-Vi lascio soli?- fece maliziosamente l' altra tipa, Quinn, intenta ad allontanarsi.
Entrambi scossero la testa. -Non serve, no!- impazzì lui. Che inizio imbarazzante. -Volevo solamente fare amicizia. Non conosco nessuno e ho visto voi, così...-
-Ehi. Ci stai provando con mia sorella?-
Oh oh. E adesso questo quanto è grosso?
Lukas si girò, pronto a beccarsi un pugno. -Amico, possiamo parlar... Peter?-
Peter Parker sgranò gli occhi, non credendo ad essi. -Lukas?-
-Oh, mio Dio, sei tu!- Lukas attirò Peter in un abbraccio e i due risero contenti.
Anya e Quinn corrugarono le fronti. -Vi conoscete?- chiese quest' ultima.
Parker parve risvegliarsi e ricordò che non erano soli. -Ah, già! Scusate, ragazze. Questo è Lukas, un vecchio amico di infanzia mio e di M.J. Eravamo come i tre moschettieri, prima che si trasferisse dall' altra parte del paese. Poi abbiamo conosciuto Ned. Lukas, loro sono Anya, mia sorella, e Quinn... una mia amica.-
Kenny fece finta di niente a quel "amica" e non lo corresse in alcun modo, limitandosi a dare la mano al nuovo studente.
-Oh, quindi adesso siete voi tre i nuovi moschettieri?- un angolo della bocca di Lukas si alzò.
-Non proprio. A volte siamo noi, altre volte ci raggiungono i fratelli di Quinn e i loro amici... Prima c'erano anche Michelle e Carl, un altro ragazzo conosciuto quest' anno. Se ne sono andati tutti e due per motivi diversi.-
Già. Lui per un padre adottivo protettivo che ha preferito allontanarlo dalle compagnie che aveva per proteggerlo e lei perché ce l' aveva a morte col suo ex migliore amico.
Peter dovette ingoiare un grosso nodo in gola nel nominare la sua vecchia cotta. Non l' aveva più sentita da Elijah. Aveva provato a chiamarla anche durante l' estate, ma niente da fare.
Vai avanti, Parker. Puoi solo andare avanti.
-Comunque... tu come mai sei tornato in città?-
-Ehm... motivi di lavoro di mio padre. E vedo che in questi anni ne sono successe di cose. Ad esempio, non sapevo avessi una sorella. E M.J. dov'è finita?-
-È una lunga storia.- si limitò a dire, proprio quando suonò la campanella della prima ora. -Chi hai adesso?-
-Ah, uhm... un certo Neilson.- parlò, guardando il suo foglio con gli orari.
-Bene, sei con me. Ti ci porto io. Ci vediamo a pranzo, ragazzi.- li salutò Quinn, prendendo a braccetto il biondino e portandolo verso le scale.
Anya sospirò e camminò fianco a fianco con Peter. -Ti sembra che stia meglio?-
-La controllo praticamente tutte le notti durante le mie pattuglie, non ha dato segni di Venom. Non ti sembra strano?-
-Troppo strano. Forse c'è, ma noi non lo notiamo.-
-No, qui qualcosa mi puzza. Non ha perso la memoria come mio padre, pare stare da Dio e non si è lamentata di voci nella testa o cos' altro.-
-Be', a differenza del professore, lei non è stata posseduta da un alieno per diciassette anni. Poi Richard è migliorato molto in questi mesi, la tua vicinanza gli ha fatto bene.-
Peter sorrise genuino. -Lo penso anche io. È stata un' estate meravigliosa, ho finalmente mio padre.-
Anya intrecciò le dita alle sue e lo abbracciò di lato. -Sono così felice per te. E anche per lui. Hai visto quant'è solare, nonostante gli incubi che fa la notte? Mi ricorda tanto il Richard di una volta, sta guarendo dall' influenza di Venom e Amaranta. E rivedere vecchi amici come Tony e Bruce... sì, starà senz'altro bene.-
Parker le accarezzò il braccio dolcemente, poi fu costretto a fermarsi di botto. Tossì violentemente e si piegò di poco su sé stesso.
-Peter!- lo assistette Anya, tenendolo per le spalle. -Pete, respira, che ti succede?-
Una specie di esplosione gli rimbombò nel petto all' ennesimo colpo di tosse e fissò terrorizzato il sangue sul suo palmo assieme alla strega. Anya lo scrutò coi suoi occhi argentei, nel panico ma in controllo delle sue azioni. -La risolveremo, ok? Troveremo un modo per risolverla, io e Bruce ci stiamo provando già da mesi. Ma fino ad allora, nessuno dovrà sapere niente. Né Tony, né tanto meno tuo padre.-
Nel frattempo, Quinn lasciò Lukas dentro l' aula che avevano in comune prima di dirgli che necessitava del bagno. Usò la toilet e poi si lavò faccia e mani. Bevve dalla bottiglietta presa dal suo zaino e la risentì... la fame.
Quella insopportabile e senza fondo. Quella che la stava consumando da mesi.
Non riuscendo a resistere, agguantò la scatola tupperware con le ali di pollo preparate da Owen e le morse voracemente. Sporcandosi e gemendo per il buon sapore, non fu in sé quando si ritrovò davanti al cesso per vomitare tutto.
Cosa diavolo le stava accadendo? Non era incinta, di questo era certa, prendeva la pillola tutti i giorni. Ma allora cosa...?
-Quinn.-
Urlò spaventata e cadde all' indietro. Strisciò fino a poggiare la schiena contro il muro e si guardò attorno. Chi aveva parlato?
-Chi... chi è? Non ti vedo.- la sua voce tremava, chiunque avesse parlato non aveva un tono umano.
-Sono nella tua testa.-
La ragazza si portò le mani tra le corte ciocche bionde e si accorse di avere le lacrime solo dopo aver toccate le proprie guance umide. Ringhiò dal dolore, un calore acuto e pesante le stava attraversando tutto il corpo. Aprendo nuovamente le palpebre, represse un grido; Venom era di fronte a lei.
-Tu... tu sei...-
-Io sono Venom. E tu? Tu sei mia.-
Scosse la testa, scossa da brividi di terrore. -No, tu... mi avevano detto che...-
-Che fossi scappato? Che fossi sparito? Ti hanno mentito, Quinn. Sono sempre stato con te, sin da Richard Parker.-
E fu allora che se ne accorse: Venom era uscito dal suo corpo, dal suo cuore. Aveva appena detto che era con lei da mesi, giusto?
-Quindi... quest' estate, quando ho avuto quegli sbalzi di debolezza...-
-Esatto.-
-E quando ho aggredito i miei fratelli senza alcun motivo...-
-Io, io, sempre io. Sin dall' inizio.-
-Che cosa mi stai facendo?-
-Solo quello che è necessario per tenermi in vita.-
Non riuscì a non trattenere una smorfia di sdegno. -In pratica, mi stai uccidendo. Te l' ha ordinato Amaranta?-
-La mia padrona ha altri piani in mente. Mi sfrutta per i suoi voleri, mi ha costretto per anni a usare quel debole di Parker, ma io non sono un giocattolo. Per una volta voglio divertirmi, fare quello che voglio io, e tu sei la bambolina giusta. La marionetta che cercavo.-
Quinn strinse i pugni per la rabbia. -Che diavolo vuoi da me?-
-Per il momento, mi godrò la vita. Anzi, la tua vita. Però non devi preoccuparti, farò in modo che ti diverta anche tu. Ti darò tutto il potere che vorrai, potrai fare ogni cosa che desideri, nessuno ti metterà più i piedi in testa né per essere femmina né per essere una ragazzina. Ti chiedo solo una cosa, Quinn... non baciare mai Peter Parker.-Tony russa e dorme tranquillamente sul divano, quando qualcuno gli sbatte una rivista sul naso così forte da quasi romperglielo. -Merda! Buongiorno, sono sveglio.-
-Boss. May Parker al telefono, la sta chiamando da ore.- borbotta Happy, lanciandogli il cellulare sullo stomaco.
Stark si mette seduto, scrocchia il collo e richiama la donna. -Pronto?-
-Smettila di seguirlo e sorvegliarlo.-
Sospira e va in cucina, ha bisogno del suo caffè. -Non so di che cosa tu stia parlando.-
-Ah, sì? Quindi non è opera tua il fatto che, ogni giorno, Peter trovi un nuovo giocattolo nel suo armadietto dell' asilo?-
Accende la macchinetta. -Già.-
-Lo stesso vale per Happy, il quale lo troviamo sempre e stranamente nei mercati dove facciamo la spesa tutti insieme?-
Prende una tazzina. -Casualità.-
-Ed è una casualità anche il fatto che, tutte le volte che perde un dente, la fatina gli lascia duecento dollari al posto dei classici cinque penny?-
Beve la bevanda amara. -Se la fatina in questione è rossa, dorata e con dei razzi a propulsore allora sì, è proprio un caso.-
-Anthony Edward Stark.-
-Mmh, il mio nome completo non è mai suonato bene sulle tue labbra, tesoro.-
-È già tanto che tu sia venuto a trovarlo in passato, lo sai.-
Ingoia il liquido bollente ed evita di strillare. Forse Rogers ha ragione, a questo punto deve proprio trovarsi uno psicologo. -Ti rendi conto di quanto sia assurdo il fatto che non possa vedere mio figlio? Quanto durerà questa storia, May? Io non posso sopportarlo per sempre!-
-Pensi che per lui sia semplice? Forse non si ricorda molto bene di te, ma io e Ben lo notiamo che ti cerca. Quando ha gli incubi la notte non vuole noi, vuole te. Quando è triste, cerca il suo papà. Lo sappiamo che vuoi esserci e non dovergli dire nulla ci uccide ogni volta.-
Tony spinge con forza il telefono contro la fronte e spreme le meningi. Prova a tornare calmo. -Che cosa ti aspetti che faccia, esattamente?-
-Qualunque cosa! Sei Iron Man, sant' Iddio! Trova Toomes, parla con Ross, fa quello che vuoi, basta che metti Peter al primo posto.- e interrompe la chiamata senza voler sentire altro.
L' uomo rimane fermo per tanto tempo, immobilizzato, poi scatta e lancia la tazzina a terra a pochi centimetri dai piedi di Happy.
-Come se non avessi mai messo mio figlio al primo posto. Questa donna non mi conosce affatto.-
-Perché, tu pensi di conoscerti?- torna al tono informale Happy e sorride con comprensione.
Tony ha il cuore in subbuglio. Il Governo potrebbe portargli via suo figlio, proprio come Toomes, o come Richard Parker che potrebbe tornare da un momento all' altro e accettare il bambino, reclamarlo come suo. -Non voglio perderlo. Non chiedo altro, solo... non voglio perdere mio figlio.-************************************
Commentate, grazie! :)-Kitta♡
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The Hero's Secret
FanfictionDedicato a chiunque non abbia un buon rapporto col padre. Se non avete mai visto i film della Marvel, ATTENTI AGLI SPOILER. Contiene le storie: • Iron Dad • Spider Son • Magissa Peter Parker non è altro che un sedicenne del Queens, New York, che des...