37 - Connessioni

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Vivere è la cosa più rara al mondo. La maggior parte della gente esiste, ecco tutto.

(Oscar Wilde)


Elizabeth si svegliò piangendo, ricordandomi improvvisamente il mio ruolo e i miei doveri di padre: andava cambiata, coccolata, nutrita. Tutta la situazione con Tea, James e i loro complessi rapporti mi avevano portato a trascurare mia figlia e non potevo permettermi queste debolezze. Lei aveva solo me, ed io non avevo che lei, lei e nessun'altra. Entrai nella sua cameretta, la strinsi tra le braccia e le baciai le guance paffutelle e lisce come il velluto; Lizzie di rimando sorrise alla mia vista. Il mio cuore sorrise con lei.

"Ben svegliata, amore mio!" le sussurrai all'orecchio, i suoi versetti entusiasti fecero apparire quelle meravigliose fossette sulle sue guance che tanto amavo. "Ora papà ti cambia e poi ti prepara il biberon. Hai fame, vero piccolina?" Lizzie mi fece un altro tenero sorriso, poi allungò le manine verso i miei capelli, tirandoli un poco e ridendo ancora più forte; una risata contagiosa e pura, la stessa di sua madre; quella risata che mi aveva attratto irresistibilmente verso di lei. La feci volteggiare nella stanza, ridendo di rimando, e infine la deposi sul fasciatoio pronta a cambiarle l'orrido pannolino. Quando mia figlia fu pulita, le preparai la poppata e mi sedetti sul divano, tenendola tra le braccia. Era bello vederla mangiare e ridere serena e ignara del suo triste passato. Per fortuna, nulla sarebbe rimasto nella sua memoria. Un velo di tristezza scese nel mio sguardo, come sempre, quando pensavo alla mia migliore amica e al suo sacrificio d'amore.

"Vorrei tanto che la tua mamma fosse qui..." le sussurrai, depositandole un bacio tra i capelli ancora radi e abbracciandola stretta. "Lo vorrei davvero tanto!" Terminai con un sospiro.

Chris mi mancava tremendamente, ora più che mai. Non l'avevo mai amata come meritava e  desiderava, ma le avevo voluto bene, tanto. Il sesso aveva soltanto contribuito a complicare le cose tra noi in maniera drammatica e irreparabile. Se solo fossi stato meno egoista e duro con lei, forse, ora... Mi passai una mano tra i capelli: anche se mi fossi incolpato all'infinito, non sarei riuscito a riportarla indietro; l'unica cosa che potevo fare, per onorare la sua memoria, era evitare di commettere gli stessi errori, di condannare un'altra donna al suo stesso destino infausto. Guardai fuori dalla finestra, il temporale era passato lasciando spazio a una leggera pioggerella. Stava imbrunendo.

"Che ore sono?" Mi chiesi poggiando Lizzie sul morbido spazio che Tea aveva preparato per lei... L'orologio segnava le diciannove. Impegnato in un mestiere che stavo ancora imparando, quello di padre, non mi ero reso conto dello scorrere del tempo.

Tea...

"Cazzo!" Tea è in bagno da quasi un'ora, pensai allarmato. Avvicinai l'orecchio alla porta, ma l'unico rumore che sentii fu lo scrosciare incessante dell'acqua. Il cuore cominciò a battermi sempre più veloce nel petto, quel silenzio non preannunciava nulla di buono. Bussai con delicatezza, ma non ottenni risposta. Inquietudine e paura cominciarono a insinuarsi nella mia testa accelerando il mio respiro; la mente galoppava furiosa e rapida, prefigurando scenari ai quali non volevo neppure pensare. Feci un veloce inventario degli oggetti che erano in bagno: nessun rasoio, nessun farmaco mortale, pensai con un certo sollievo. "Tea, sto per entrare!" Affermai con decisione.

Senza porre ulteriori indugi, aprii la porta, che sapevo non essere chiusa a chiave. La stanza era piena di una coltre di vapore, che rendeva l'aria umida e i contorni delle cose a malapena visibili. Aprii la finestra, per permettere all'eccesso di calore di uscire dalla stanza e rendere l'aria più limpida: solo allora mi accorsi che nella doccia, sotto il getto ancora aperto, giaceva immobile il corpo di Tea. Il cuore mancò un battito a quella vista, mentre le immagini degli ultimi momenti di Chris, cominciarono a scorrermi nella mente come un veleno corrosivo che appannava e ritardava i miei riflessi. Scossi la testa, cercando di raccogliere le idee; non potevo permettermi simili debolezze: dov'era finito il David testardo e forte che ero stato un tempo?

M'imposi di avvicinarmi e di guardarla meglio. La ragazza era rannicchiata in un angolo, i capelli appiccicati al corpo e al viso, gli abiti, gli stessi che portava quando era arrivata a casa mia, inzuppati di acqua bollente. Le scarpe e le calze giacevano scomposte sul pavimento: respirava; per fortuna respirava, e la cosa mi sollevò non poco. Non sarei stato in grado di sopportare un'altra morte sulla mia coscienza.  Con rinnovato coraggio, mi avvicinai a lei entrando nella doccia e chiudendo il getto d'acqua.

"Tea!" chiamai, ma non ottenni alcuna risposta, solo un leggero movimento del capo. "Tea svegliati!" Dissi tirandole dei piccoli colpi sul viso. "Forza, apri quei begli occhi." Sussurrai al suo orecchio, ma nulla, nessuna reazione. Sembrava priva di sensi, ma non lo era, guardava nel vuoto, completamente ignara della mia presenza. La avvolsi in un grande asciugamano, stringendola tra le braccia per poterla portare nella mia stanza. Era così piccola, così leggera... "Tea, dobbiamo togliere questi vestiti fradici!" Le dissi come a giustificarmi per quello che stavo per fare.

Da quando in qua mi giustificavo mentre toglievo gli abiti a una donna?

Pensai con una certa inquietudine alla persona che ero diventata. Non ero certo mi piacesse il nuovo me stesso: di sicuro il vecchio David non si sarebbe fatto molti scrupoli, né a spogliarla né tanto meno ad accettare la sua proposta.

Aprii i due bottoni del suo cardigan e glielo sfilai di dosso; la camicetta bianca, resa semi-trasparente dall'acqua, non lasciò nulla all'immaginazione. Mi soffermai per un momento sulle morbide curve del suo corpo, le stesse che avevo sfiorato qualche ora prima, quelle stesse che ora stavano accendendo la mia fantasia. Mi sentivo uno stronzo a fare questi pensieri su una ragazza nel suo stato, ma non riuscivo a impedire alla mia erezione di pulsare dolorosamente nel cavallo dei pantaloni. Tea aprì leggermente gli occhi, sembrava disorientata e totalmente distrutta, ma incontrando i miei occhi, cercò comunque di trovare in sé qualcosa che somigliasse a un sorriso riconoscente e imbarazzato.

Era forte, molto più di quanto pensasse lei stessa.

Tirai un sospiro di sollievo, era sveglia e lucida, ma indubbiamente, molto lontana dallo stare bene. Le sorrisi di rimando allontanando una ciocca umida dalla sua fronte. Avrei voluto parlarle di ciò che le era accaduto, ma sentivo che quello non era il momento, stava male ed era ancora troppo scossa per farlo. Forse tra qualche ora... Ero certo fosse Jamie il responsabile del suo stato d'animo, anche se non ne avevo le prove.

Porsi a Tea degli abiti asciutti e di dimensioni troppo ampie per il suo corpo; lei lasciò, non senza imbarazzo, che l'aiutassi a cambiarsi poi esausta, si accasciò sul mio letto come se ogni movimento le costasse un enorme sforzo. "Ti sei raffreddata, stare tanto tempo sotto la pioggia non ti ha fatto certo bene e nemmeno a me" le dissi, con una leggera nota di rimprovero nella voce. " Forse hai anche un po' di febbre!"continuai, dopo averle posto una mano sulla fonte. "Non molto alta, ma del paracetamolo potrebbe aiutarti a stare meglio!" Sentenziai. "E dobbiamo anche asciugare i capelli... " Non mi stavo accorgendo di lei, parlavo con me stesso, le dicevo ciò che avrei dovuto dire a Chris. "Ora ti do una pastiglia, ti aiuterà ad abbassare la temperatura!"

Tea bevve, poi appoggiandosi al braccio che le porgevo, chiuse gli occhi.

Non so se avesse ascoltato ciò che le dicevo o avesse reagito solo in modo meccanico ai miei gesti, l'unica cosa certa era che questa piccola, fragile creatura, che ora giaceva addormentata tra le mie braccia, mi faceva stare bene come non mi sentivo da molto, molto tempo. Mi sorpresi a guardarla ancora, questa volta con occhi diversi. Era bella, di una bellezza pura e senza difetti apparenti; mio fratello era uno sciocco a preferire Sam a lei. Coprii Tea con una coperta e prima che potessi fermarmi, le mie dita corsero sul suo volto a raccogliere una lacrima sfuggita ai suoi sogni tormentati.

"Non piangere Tea!" sussurrai al suo orecchio, "domani andrà meglio vedrai!" continuai non convinto della veridicità delle mie parole. "Fai sogni felici, te lo meriti." Sussurrai al suo corpo addormentato, non resistendo all'impulso di toccare delicatamente le sue labbra con le mie. Una strana ondata di calore invase il mio cuore freddo da ormai troppo tempo.


Athlete_ Wires

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Mi scuso con tutti per il grande ritardo con il quale pubblico, ma impegni lavorativi e familiari, mi hanno tenuta lontana dalla tastiera. cercherò di farmi perdonare postando un paio di capitoli a distanza ravvicinata.

per tutti quelli che continuano a seguire questa storia e per tutti quelli  che mi seguono.

Felice 2019

Solo un uomo (un uomo solo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora