19 - Come un ponte sull'acqua tempestosa

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È un vero peccato che impariamo le lezioni della vita solo quando non ci servono più.

Oscar Wilde



La piccola Lizzie aveva superato la crisi, dopo qualche settimana aveva lasciato il reparto di terapia intensiva e l'ospedale. L'avevo portata a casa, nell'appartamento in cui era stata concepita: l'avevo abbracciata stretta, mentre varcavamo quella porta, cercando nel suo tenero calore, nel suo fiducioso abbandono, una forza che ero certo di non avere.

Avevamo dormito nel mio grande letto e la sua manina aveva cercato il mio viso, i miei capelli, il mio calore. Non avrei mai potuto sostituire la sua mamma, Lizzie, non avrebbe mai annusato il suo profumo dolce e fiorito, mai si sarebbe accoccolata nel suo abbraccio protettivo e tenero, mai avrebbe bevuto al suo morbido seno.

Lei era sola, ed io non ero abbastanza; mai lo sarei stato. Un profondo senso di angoscia scese nel mio cuore, Chris era morta, ed era soltanto colpa mia.

Rimasi sveglio tutta la notte, ad ascoltare il respiro lieve e regolare di quella figlia che avevo rifiutato: a darle la poppata, a cambiarla ad accarezzarla, fino a vedere il suo pianto calmarsi e i suoi occhi chiudersi dolcemente, scivolando nel sonno.

La mattina giunse prima che me ne accorgessi, cogliendomi totalmente impreparato.

Dovevo tornare a lavoro, non potevo permettermi altre pause, Richard non era in grado di sostituirsi a me in eterno, la gestione del processo, era una mia responsabilità. Molti dipendevano da me: persone, che avevano perso tutto e meritavano giustizia.

Lasciai il mio appartamento una settimana dopo. Mi trasferii da Richard e Jo. Non riuscivo più a gestire la mia vita. Avevo davvero bisogno d'aiuto.

****

Continuavo a lavorare a ritmo serrato, l'unico modo per zittire i demoni che divoravano la mia anima, l'unico modo per illudermi che tutto sarebbe andato a posto. La notte però, quando tutta la casa era silenziosa, il volto di Christina, la sua espressione ferita, quando l'avevo pagata per abortire, tornava a riempirmi di dolore. E allora, continuavo a lavorare, senza sosta, senza un momento di pace, senza degnare mia figlia delle attenzioni che le dovevo. Erano trascorsi tre mesi dalla sua nascita, ed io non mi sentivo ancora degno di essere un padre. Continuavo a trascurare la mia bambina, preferendo la compagnia di una bottiglia di whisky a lei.

"Forse, dovresti fare una pausa!" La voce di Josephine a sorprendermi alle spalle. "Perché non vai a coccolare un po' la piccola." La sua mano, a posarsi lieve sulla mia spalla. "Elizabeth ha bisogno di suo padre!" Le sue dita ad allontanare la bottiglia da me, le mie a bloccarsi con forza sul suo polso, i miei occhi a guardarla con una durezza che non meritava.

"Non posso, Jo. Ti prego, lasciami solo, ho bisogno di lavorare!" Il suo corpo ad allontanarsi dal mio. La mia mano a tornare a stringersi sul bicchiere per portarlo alla bocca, e assaporare così un sorso di oblio. L'ennesimo.

****

I nostri sforzi erano stati premiati, avevamo vinto. Il giudice aveva accordato a quelle povere famiglie, un rimborso milionario per danni morali e fisici. Non riuscivo a credere, che per una volta, ero riuscito a portare a termine, con successo, il compito che mi ero prefisso. Certo, ora c'era l'appello, ma dubitavo seriamente che la situazione potesse ribaltarsi in favore dei nostri avversari. Sperai solo che non dichiarassero fallimento, in questo caso, tutti i nostri sforzi sarebbero stati vani.

Richard si complimentò con me, lo fece in modo semplice: un'occhiata d'intesa, una mano protettiva sulla spalla, era tutto ciò di cui avevo bisogno, lui lo sapeva. Comprendeva quanto sforzo mi fosse costato andare avanti, nonostante tutto. Sentiva il mio dolore, e lo sapevo, era preoccupato per il mio stato di salute e per la spirale autodistruttiva nel quale stavo inesorabilmente cadendo. Uscimmo dal tribunale, seguiti da un'orda di giornalisti: il processo aveva assunto rilievo nazionale, a causa del profilo pubblico di una delle parti in causa. Ora, tutti volevano sapere come avremmo agito in futuro.

Solo un uomo (un uomo solo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora