prologo

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«Due strade divergevano in un bosco, ed io,

io presi quella meno battuta,

E questo ha fatto tutta la differenza.»

R. Frost

Luglio 2013

La mia città natale, non era cambiata dall'ultima volta che l'avevo vista.
Tutto era rimasto uguale a come lo ricordavo: le strade linde; le villette in perfetto stile vittoriano, che si affacciavano su prati ben curati; le berline parcheggiate davanti ai vialetti; i portici, sotto cui dondoli dalle catene di metallo, cigolavano pigramente alla leggera brezza estiva. Sembrava che il tempo non fosse passato e invece erano già trascorsi tre anni da quando ero andato via di casa, destando lo stupore e lo sdegno di familiari e amici. Conoscevo bene questa città e i suoi abitanti; il suo aspetto curato non poteva ingannarmi. Sapevo cosa si nascondeva dietro le facciate pulite e i giardini fioriti; conoscevo l'ipocrisia di questa gente, la mia gente, le persone con cui ero cresciuto. Sapevo, quanto falsi potessero essere i sorrisi che mi rivolgevano le persone, quanto poco sentite potessero essere le loro parole di conforto o d'incoraggiamento.
Per loro, ero e sarei rimasto sempre un privilegiato, un uomo che non ha bisogno di lottare per raggiungere gli obiettivi prefissi, una persona da temere o da tenersi buona. Un uomo solo.

Erano queste alcune delle ragioni che mi avevano spinto ad andarmene, lasciando il mio mondo dorato e tutto ciò che rappresentava: scappando lontano, per tentare di sfuggire a un destino che altri avevano già disegnato per me.  Via, in un posto dove nessuno mi conoscesse, dove nessuno sapesse chi fossi o chi fosse la mia famiglia. Solo così, forse, sarei riuscito a dimostrare, a me stesso e agli altri,  chi ero davvero e cosa ero in grado di fare.
E ce l'avrei fatta, di questo ero sicuro. Ce l'avrei fatta da solo, senza alcuna spinta, senza alcun aiuto esterno. 
Solo andando via, sarei riuscito a essere davvero io e non il figlio di Joshua Lewis, magnate dell'industria locale; filantropo e miliardario. Questo mi ero detto, dopo l'ennesimo ingiustificato attacco alle mie scelte, al mio modo di vivere, al mio futuro.

Continuai, per qualche istante, a fissare come inebetito il panorama che si stendeva davanti ai miei occhi, mentre un brivido mi percorreva la schiena.

No, stavo mentendo a me stesso, non era la ricerca di autostima, l'unica ragione che mi aveva spinto a fare questo tipo di scelta; lei era la vera ragione, o almeno, quella più importante. Lei, la donna che mio padre aveva scelto, per sostituire mia madre;  lei, la donna che aveva riempito di tormento i miei sogni, la donna che mentiva a tutti, persino a se stessa.

Il destino, cui avevo invano tentato di sfuggire, si sa, gioca le sue carte come vuole; e ora eccomi di nuovo qui, a guardare il profilo della mia città con occhi nuovi e con un tremendo peso sul cuore. Eccomi qui, l'uomo che ha scelto la strada meno battuta, ed è rimasto impigliato nei rovi della vita. Eccomi, seduto su questa roccia, a chiedermi se tutte le scelte fatte non avessero il solo scopo di riportarmi qui, esattamente nel punto da dove ero partito. Non sapevo darmi una risposta, non ero certo di credere nel destino, ma in ogni caso, le scelte che avevo compiuto non mi avevano lasciato indenne.

Ero una persona nuova: diversa dal ragazzino viziato, scappato perché non riusciva a ottenere ciò che desiderava; diversa dal giovane uomo, in cerca di un'affermazione personale che non ero certo di aver raggiunto. No, la persona che tutti pensavano di conoscere era scomparsa per sempre; ora nell'aspetto, conservavo solo il vago ricordo del ragazzo spensierato e ribelle che ero stato.

Una brezza leggera scompigliò i miei capelli, strappandomi dalle mie elucubrazioni e dai miei demoni personali: non potevo attendere oltre, era ora di tornare a casa. Trassi un profondo respiro e rientrai in macchina, dove la donna più importante della mia vita, dormiva ancora placidamente, sul sedile del passeggero. Mi fermai un istante, ad ammirarne la linea delicata del profilo, mentre con una mano le sfiorai delicatamente la fronte.

Sì, ero tornato, ma non ero più lo stesso.

Come avrei potuto esserlo...



Ascoltando: Beatles_ the long and winding road

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Ciao a tutti, questo è il prologo di questo nuovo racconto, la storia di un uomo (il protagonista) solo con il suo passato e con i suoi demoni, un uomo forte e fragile al tempo stesso, un uomo duro e ironico.

Spero possa piacervi questo nuovo personaggio. Nei prossimi capitoli un salto nel passato per conoscere la sua storia prima del prologo.

Spero di avervi incuriosito e spinto a tuffarvi nel suo mondo.

a presto B.

Solo un uomo (un uomo solo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora