53 - Ogni tuo respiro

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Ogni tuo respiro

TEA

Caro Diario,

David mi ama.

L'ha confessato questa notte, mentre mi stringeva a sé e mi faceva sua; l'ha detto con gli occhi lucidi e la voce titubante, l'ha sussurrato mentre prendeva il mio volto tra le mani e mi baciava teneramente. Mi ama, ed io amo lui, forse l'ho sempre amato, non saprei dirlo con certezza, ho sempre cercato lui negli altri, ora lo so, David è il mio salvatore, l'uomo che mi ha consolata e protetta; il mio angelo dagli occhi di cielo.


Il telefono interruppe il mio flusso di coscienza, lo stretto rapporto con il mio confidente più caro. Mi alzai di malavoglia, maledicendo mentalmente i miei familiari per non aver risposto. Non mi andava di spostarmi dal comodo giaciglio in cui mi ero accucciata, volevo solo stare lì, appoggiata sui morbidi quei cuscini: una bibita fresca in una mano; il diario nell'altra. Alzai la cornetta con una strana inquietudine addosso.

"Pronto?" la mia voce risultava al quanto scocciata persino alle mie orecchie. "Chi è al telefono? Pronto, c'è nessuno?"

"Tea!"

La voce all'altro capo mi sorprese con la potenza di un uragano, facendo cadere la mia bibita zuccherata sul tappeto di finto persiano. Mia madre mi ucciderà, pensai, prima di accorgermi, che dopo quelle due sillabe sussurrate appena, il mio interlocutore era rimasto in silenzio.

"Jamie." La mia voce: incerta; flebile; piena di rabbia e delusione; risuonava debole alle mie orecchie; proprio come una fiammella che stava per spegnersi al primo soffio di vento.

"Tea, ti prego, non chiudere, ho bisogno di parlare con te!"

"Non ho nulla da dirti, James," Usai di proposito il suo nome completo, non volevo pensasse che mi ero ammorbidita nei suoi riguardi. "Tutte le mie parole si sono esaurite pochi giorni fa, come le mie lacrime!" Il mio tono era cambiato, diventando duro come pietra. Avevo amato James Lewis con tutta me stessa, con lui ero riuscita a fare cose, che dopo l'aggressione subita, non ero più stata in grado di fare; a lui mi sarei donata senza riserve, senza timori... mi fidavo, lo amavo.

"Ti chiedo perdono, Tea." Disse, soffiando le parole con tono sinceramente dispiaciuto. "Non l'ho ancora fatto, non ti ho chiesto scusa per quello a cui hai dovuto assistere." Una giustificazione che risuonava quanto mai falsa alle mie orecchie. "Non so cosa mi sia preso, non so perché ho detto quelle parole, perché sono stato tanto cinico. Non ero in me, questa è l'unica spiegazione che sono in grado di darti." Fece una pausa in cui lo sentii tirare su col naso. "Non ero in me!"

Qualcosa nel mio petto si lacerò, Jamie sapeva come prendermi, conosceva le mie debolezze; non riuscivo a odiarlo quando mi parlava con quell'immensa dolcezza e con quella voce tenera e sinceramente dispiaciuta.

"Jamie, io... "

"Non dire nulla, lo so che per te deve essere stato terribile, ma io non potevo non parlarti più, non vederti più, io... io ti amo!" Restai paralizzata, la cornetta tra le dita e le parole che rifiutavano di lasciare le mie labbra. Jamie mi amava, ma non me lo aveva mai detto. Si era dimostrato tenero, comprensivo, dolce, impaziente... ma mai mi aveva rivelato la portata dei suoi sentimenti per me. Il mio cuore cominciò a battere a ritmo forsennato. James mi amava, Dave mi amava... ed io?

"Tea, ci sei ancora?" La voce del mio ex a riportarmi con i piedi per terra.

"Io... io... Jamie, io non ci riesco, non riesco più a provare quei sentimenti per te." Troppo tardi, pensai, dovevi pensarci, prima di tradirmi in modo così bieco. Qualcosa, nel profondo del mio cuore, mi urlava di tacere, di non dire ciò che stavo per dire, ma non riuscii a zittirmi. "Non riesco a dimenticare ciò che ho visto, non riesco a scordare le tue parole." Sentii il respiro rassegnato di Jamie dall'altro lato.

"E' per David, è per lui che non mi vuoi più?" Il suo tono era cambiato, diventando rancoroso e duro. "Ci sei andata a letto?"

"Non è per lui, te ne rendi conto o no?" mentii, non è solo per lui, avrei dovuto dire.

"Rispondi, Tea. Ci sei stato a letto?" Ora quasi urlava. La tentazione di chiudere la chiamata si era fatta impellente, eppure non riuscivo a farlo: forse perché mi sentivo in colpa per non riuscire a ricambiarlo; forse perché ero corsa da David non appena avevo incontrato le prime difficoltà, forse, perché sì, c'ero stata a letto.

"Quello che faccio o non faccio nella mia vita, sono soltanto fatti miei, non sono tenuta a raccontarti di me, noi non stiamo più insieme!" Urlai, in preda a una frustrazione e un'impotenza che mi lacerava l'anima. "Non sono io quella che si è fatta trovare a letto con due donne, non sono io quello che ha continuato a scoparsele nonostante si fosse accorto che io ero lì ad assistere a tutti i livelli di degradazione umana che riuscivi a raggiungere." Ora piangevo, ricordare faceva male, riapriva ferite ancora troppo fresche perché fossero guarite. Io avevo amato Jamie, e una parte di me, probabilmente, lo amava ancora, ma non riuscivo ad accettare una simile prepotenza, una simile intromissione nella mia vita, non da lui, non da chi la vita me l'aveva quasi annientata.

"Non piangere, Tea." La sua voce, così carica di rammarico, mi straziava l'anima. "Perdonami, e ti giuro che, mai e poi mai ti farò più una cosa del genere. E' stato un errore terribile e sono stato uno stronzo con te, ma ti prego, torna con me." Non riuscivo ad ascoltare più la sua voce, mi corrodeva con la sua dolcezza, con l'inganno del suo tono, con il tremito, incontrollato e tenero, delle sue parole. Piangeva, lo sentivo nel profondo del cuore, ma il suo rammarico era malato, sentivo anche questo. Jamie non sarebbe mai guarito dalla sua ossessione, ed io sarei diventata presto una delle sue pedine. Dovevo separarmi da lui e dovevo farlo in modo netto.

"Non posso amarti James!" usai il tono più controllato e freddo che riuscii a trovare. "Non posso perdonarti!" Volevo recidere la corda che ci legava. "Non sono innamorata di te, forse non lo sono mai stata." Volevo spezzarla, quella corda, e così facendo, rispettare anche l'amore che David, lottando non poco contro i suoi demoni, mi aveva confessato.

"Scusami se ti ho disturbata, allora." La voce del mio ex ragazzo si era fatta strana, aveva cambiato pelle ancora una volta, e stavolta un brivido di paura era serpeggiato lungo la mia schiena. "Non ti trattengo oltre, sii felice, finchè ci riesci!" Poi la chiamata s'interruppe, lasciandomi un profondo senso d'inquietudine addosso.

Mi rannicchiai nel mio angolo fatto di cuscini e libri e iniziai a tremare incontrollatamente. L'ultima frase di James, mi aveva devastata, preannunciando che qualcosa di brutto stava per accadere a me o a Dave. Chiusi gli occhi, cercando di regolarizzare il respiro, poi presi il telefono e chiamai la sola persona in grado di tranquillizzarmi.

"Pronto Dave, posso venire da te?" Chiesi con la voce ancora scossa.

"E' successo qualcosa?" Colpita e affondata.

"No, ho soltanto voglia di vederti, ho voglia di te, del tuo sapore, del tuo calore..." Sapevo di chiedergli molto, soprattutto ora che i suoi amici erano in casa, ma avevo paura di stare da sola, e soltanto David riusciva a calmare il mio animo tormentato.

"Ti aspetto, vieni presto, anch'io ho voglia di sentire il tuo sapore. Ti voglio, più di quanto tu possa pensare, lo sai, vero Tea?" Arrossii a quelle parole tanto audaci. "Voglio fare l'amore con te, sentire il tuo corpo che danza con il mio, voglio sentirti gridare il tuo amore per me, voglio perdermi e ritrovarmi in te:" Sentivo l'eccitazione crescere a ogni frase e la paura lasciare spazio al desiderio più incontrollato.

"Purtroppo, per oggi dovremo limitarci a qualche bacio" sghignazzò. "Voglio presentarti qualcuno".

L'eccitazione aveva lasciato spazio alla curiosità. David mi avrebbe presentato ai suoi amici e la cosa non poteva che riempirmi di gioia. Lasciai un biglietto ai miei, e con animo più sereno mi diressi verso casa di Dave, totalmente inconsapevole di essere seguita.


The Police - Every Breath You Take

Solo un uomo (un uomo solo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora