17 - cucciolo d'uomo

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...Mio piccolo uomo, così diverso da me
ti chiedo perdono per tutto quello che
a volte io non sono e non so nemmeno capire perché
non vorrei che le mie insicurezze si riflettessero in te...

Eugenio Finardi



Elizabeth era perfetta, una piccola bambolina, delicata e fragile. Avevo potuto sfiorarla appena, attraverso le speciali asole, ai lati della culla riscaldata. Le mani disinfettate, i guanti talmente aderenti da sembrare una seconda pelle, la barriera di vetro: tutto m'isolava da lei, e nello stesso tempo, me la faceva sentire più vicina che mai.
Mi aveva stretto il dito, con tutta la forza delle sue manine, così piccole e fragili, eppure così decise e forti, da aggrapparsi all'unica persona che le sarebbe stata vicina, nei primi, terribili e meravigliosi anni della sua vita. Me.
Quel gesto, così istintivo e naturale, mi aveva affascinato e terrorizzato al tempo stesso.

Come avrei potuto occuparmi di un cucciolo tanto indifeso e bisognoso di cure?

"E' bellissima, David!" Esordì Josephine, non appena vi vide uscire dalla T.I.P.

Mi aveva affiancato assieme al marito e ora, estasiati, guardavano la piccola creatura che avevo concepito con Chris.

"E' bellissima e molto forte!" Risposi, evitando il suo sguardo pieno di dolcezza e compassione.

"Christina sarebbe stata davvero fiera della sua piccola combattente!" Continuò la mia amica.

"Peccato che la madre, non sia stata abbastanza forte." Ribattei, con il poco di voce che mi restava. "Doveva essere la sua mano, la prima cosa che la piccola avrebbe dovuto toccare; il suo profumo, la prima cosa che avrebbe dovuto annusare; non la mia mano, non il mio odore." Sentii le dita di Josephine sfiorarmi la spalla, con tenerezza, proprio come avrebbe fatto una madre; proprio come avrebbe fatto mia mamma, che ora, mi mancava più che mai. Tutta la tensione, accumulata nelle ultime, disperate ore, si sciolse, trascinandomi via con sé. Piansi, come non facevo da tempo, buttando fuori insieme alle lacrime, tutta la mia tristezza, tutto il senso di colpa e la paura per il futuro, che invadevano il mio cuore. Un disperato bisogno di urlare si fece spazio nel mio petto: bloccai questo istinto serrando le mascelle; mordendomi l'interno delle guance; stringendo i pugni. Non ero mai stata una persona particolarmente espansiva e odiavo mostrare i miei sentimenti in pubblico: la mia educazione alto borghese, me lo imponeva; ma in questo momento, avrei fatto qualunque cosa, ceduto a qualsiasi istinto, pur di poter trovare un attimo di pace.
Consumai tutte le mie energie, nel vano tentativo di mostrarmi forte; infine, esausto, lasciai che le mie membra si afflosciassero e che il mio corpo si raggomitolasse su se stesso fino a racchiudersi, proteggendosi da tutto. Scomparendo.
Non so per quanto tempo restai in quella posizione, una settimana, un minuto... Fu la voce di Rick a ridestarmi.

"Ehi!" La sua spalla a poggiarsi alla mia "devi essere forte, la piccola ha bisogno di te!" La sua voce, calda e paterna, un balsamo per la mia anima, lacerata e colpevole.

"E' stata colpa mia, Rick" Risposi, alzando il volto che fino a pochi istanti prima era rimasto nascosto tra le ginocchia, dando finalmente voce ai miei più acuti rimorsi. "E' colpa mia, Chris è morta per colpa mia. Elizabeth, non avrà una madre, perché io non l'amavo, perché io non sono in grado di amare nessuno!"
Un forte pugno mise fine ai miei lamenti.

"Ora smettila, David!" Richard sembrava infuriato. "E' vero, l'hai trattata malissimo. E' vero, sei stato uno stronzo colossale con lei, ma in ogni caso, sei stato onesto, diretto e sincero. Tu non l'amavi, lo sapevate entrambi, e non volevi essere padre: sei stato chiaro su questo punto. Lei invece voleva essere madre, crescere la sua piccola, tagliarti fuori dalla sua vita. Ha fatto una scelta, sua soltanto. Lei sapeva, David, conosceva i rischi della sua gravidanza, ma nonostante questo, ha scelto di andare avanti. Quando hai messo da parte l'orgoglio e sei andato a cercarla, lei ha capito che tipo di uomo sei davvero. Ha capito, che avrebbe potuto contare su di te, in caso di reale pericolo. Credimi, Christina ti conosceva. Sapeva, che anche se non eri innamorato di lei, anche se a volte ti mostravi cinico e distaccato, eri in grado di amare; era certa che avresti amato tuo figlio in maniera incondizionata e totale!" Lo guardai a occhi sbarrati cercando di assorbire il significato delle sue parole.

Solo un uomo (un uomo solo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora