14 - Bevi piccola

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Ogni uomo ha i suoi dolori segreti che il mondo non conosce;
e spesse volte chiamiamo un uomo freddo quando è solo triste.

Henry Wadsworth Longfellow


Ottobre 2012

Avevo fatto quanto dovevo, mi ero piegato, avevo ingoiato il mio orgoglio e avevo chiesto aiuto a John Singer, uno dei più influenti uomini politici del paese, e amico personale di mio padre. Erano passati quasi tre mesi dalla morte di Jack Newton e qualcosa era cambiato, qualcuno aveva oliato gli ingranaggi e la ruota del destino aveva iniziato a girare dalla parte giusta. Avevo dei testimoni, qualcuno disposto a parlare, avevo le prove della contraffazione dei risultati delle analisi chimiche, fatte sull'acqua e sulla terra nei dintorni della fabbrica. Potevo farcela, potevo inchiodare quei maledetti assassini (perché questo erano), metterli con le spalle al muro e pretendere un rimborso miliardario per quelle povere famiglie.

Sì, potevo farcela. Dovevo farcela!

Il processo era ormai alle porte, quando i soci fondatori, mi comunicarono che mi avrebbero affiancato un collega, un avvocato più anziano ed esperto. Ipocriti, soltanto ora, ora che la mano era buona, mi offrivano, anzi, m'imponevano il loro aiuto; sentivano vicino la vittoria e questo era un modo come un altro per pretendere la loro fetta sostanziosa di parcella. Se avessi fallito però, la responsabilità sarebbe stata soltanto mia. Odiai istintivamente il collega che avrebbe avuto la sfortuna di affiancarmi, lo odiai, perché si sarebbe preso meriti non suoi, lo odiai, finché non mi accorsi di chi si trattava.

"Rick!? " Esclamai, vedendo il mio amico vestito di tutto punto. "Cosa ci fai qui? Hai bisogno di un avvocato?"

Richard mi sorrise, enigmatico.

"Amico, io sono un avvocato, sono il collega che ti affiancherà: piacere, Richard Stanton!"

Ero allibito, in tutti questi mesi non avevo mai chiesto a Rick che lavoro facesse, eppure ero stato da lui tante volte, tante volte avevamo cenato assieme, eppure mai era venuto fuori l'argomento lavoro, ed io, semplicemente, avevo dato per scontato che si mantenesse suonando nel locale di Chris. Che sciocco, eppure dovevo saperlo: nessuno, in quel locale, era davvero ciò che appariva, neppure io lo ero.

"Come?"

"Hai capito bene David, ma non preoccuparti, non ti ruberò mai la scena, so quanto hai lavorato duramente a questo processo, credimi, so anche quanto sia stata dura per te. La tua musica parlava, anche se le tue labbra restavano serrate!"

"Ma loro... " Ero totalmente senza parole, nessuno si era mai sforzato di conoscermi così a fondo, solo mia madre sapeva quanta fatica facessi a esprimere i sentimenti a parole, anche lei diceva sempre che la musica erano le parole che non riuscivo a pronunciare.

"Vadano al diavolo! Tu sei bravo nel tuo lavoro, dannatamente bravo e sei caparbio e tenace, non farò il loro gioco, non permetterò che altri, oltre a te, si prendano il merito di un'eventuale vittoria!"

"Potremmo non vincere... " Ero perplesso, stanco e avevo paura di deludere le aspettative dei miei clienti.

"In quel caso, non ti lascerò da solo!" Sorrisi, anche se non potevo dire di conoscere Richard Stanton fino in fondo, sapevo che di lui mi potevo fidare ciecamente. Anche la sua musica parlava per lui: mi diceva che chi suona con la sua intensità, non poteva essere meno che onesto.

"David, parlando d'altro, ti vedi ancora con Chris? "

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Chris...

Solo un uomo (un uomo solo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora