41 - Eppure Sentire

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Rieccomi con un nuovo capitolo.

Quale sarà l'effetto del post Jamie? leggetelo in questo nuovo capitolo.

Un saluto e alla prossima.  B

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Tutta la nostra felicità deriva dagli affetti, e tutta la nostra infelicità pure.

La Salvezza e la Perdizione vengono dagli esseri umani.
Il distacco è auspicabile, e impossibile.

Emil Cioran

Due giorni. Questo era l'ultimatum datomi da mio fratello. Due giorni, per trovare una soluzione, una scusa, una giustificazione. Due giorni, per spiegare a un uomo, duro e rigido come mio padre, le ragioni per cui non era stato informato della nascita di sua nipote. Due giorni, per mettere la mia testa su un ceppo e farmela tagliare dal sarcasmo pungente e cinico di Samantha.

Mi sentivo mancare il respiro. Dovevo trovare una soluzione, una qualsiasi. Guardai Tea, anche lei era sconvolta, si percepiva dalla rigidezza delle spalle e dall'immobilità quasi innaturale del suo corpo. Non erano state le parole di Jamie a mettere in subbuglio il suo animo, ma certamente lo era stata la sua presenza. Nonostante non ne avesse ragione, ero certo che si sentisse in colpa per essere stata trovata a casa mia. Lui le aveva fatto del male, le parole di mio fratello me lo avevano confermato, ma lei era troppo corretta, troppo onesta, per non sentire su di sé il peso delle parole sprezzanti di Jamie. L'aveva fatta sentire una traditrice, proprio lui, che sicuramente l'aveva tradita nei modi più squallidi.
Tea chiuse gli occhi, nascondendo al mio sguardo le finestre della sua anima.

"Mi dispiace, Tea!" le dissi. "Jamie era arrabbiato con me e tu sei stata tirata in mezzo dalla sua e dalla mia rabbia. Non sentirti in colpa per le sue parole, non se lo merita!"

"Mi dispiace per la tua compagna!" Parlò dopo un lungo silenzio, cambiando completamente discorso, spiazzandomi, destabilizzandomi.
Gli occhi bassi, il labbro inferiore tormentato dai denti, Tea aveva dato voce alla sua curiosità e l'aveva fatto a modo suo, con delicatezza, ma non per questo, in modo indolore. "Devi averla amata immensamente!" Fu uno sguardo fugace quello che mi rivolse, ma non potei evitare di notare le ciglia umide di lacrime trattenute a stento.

Come avrei voluto che avesse avuto ragione.

"Ti sbagli!" dissi infine, lapidario, freddo. Mi guardò, gli occhi dilatati dalla sorpresa. La fissai in volto, volevo avvertirla; era pericoloso starmi vicino. Se si fosse innamorata, come pensavo stesse avvenendo, nulla l'avrebbe più protetta. Io non ero destinato ad avere accanto qualcuno, non ero destinato ad avere accanto lei. Non potevo farle questo torto. Distruggevo tutto ciò che toccavo lasciando intorno a me solo rovine fumanti e anime perdute. Non volevo annientare anche lei, ne aveva passate già troppe nella sua breve vita. Chiusi gli occhi cercando di allontanare il dolore che sentivo in fondo al petto. La mano di Tea s'intrufolò tra i miei capelli scuri scendendo, lentamente a carezzarmi uno zigomo.

"Non aver paura di rivelare i tuoi sentimenti David, tu la amavi, si sente dalle tue parole, si percepisce dal tuo dolore. Negare quest'amore, significa solo mentire a sé stessi. Credimi, io me ne intendo di bugie." Sospirò. "E' da quando sono stata aggredita che mento a tutti: per amore forse, o per paura, non lo so; ma certamente so riconoscere una bugia quando la sento". La sua voce, talmente convincente da indurmi a riflettere sulle diverse sfaccettature della parola amore.

La guardai, i suoi occhi mi fissavano, intensi, luminosi, belli.

"Forse hai ragione, Tea" ammisi "forse io amavo la madre di Elizabeth, ma non del tipo di amore che intendi tu. Il nostro non era un amore da romanzo, una storia convenzionale; non sono mai stato incline al romanticismo e alle storie a lungo termine, però, le volevo bene." Deglutii. "Quanto potevo darle, purtroppo non era abbastanza, non per lei!" Peccato che non me l'abbia mai detto chiaramente, pensai. "E' a causa della mia incapacità di amarla fino in fondo, che Chris è morta!" Distolsi lo sguardo per un istante, non volevo che lei percepisse la sottile corazza che ora mi proteggeva, la sua immensa fragilità.

"Ti va di parlarmi di lei!" Chiese con dolcezza: non riuscii a negarle una risposta. Avevo così bisogno di parlare e lei era così disponibile all'ascolto...

"Chris era la mia amica più cara!" risposi, sconfitto dalla sua tenerezza. "Abbiamo commesso il gravissimo errore di andare a letto insieme." Le guance le s'imporporarono, imbarazzata dalla schiettezza delle mie parole. "Bambina, ricordalo, mai confondere il sesso con l'amicizia. Io l'ho imparato a mie spese!" La guardai, aveva gli occhi sbarrati, ma continuai. Lei doveva guardare fino in fondo nel mio animo oscuro. "Il nostro affetto era troppo profondo, eravamo attratti, è vero, ma non ci amavamo. Quando è rimasta incinta, mi sono sentito tradito." Perché questa era la verità: perché per un lungo istante ho pensato che volesse incastrarmi; perché la lezione di Sam sulla fiducia era entrata troppo in profondità nel mio cervello, per non lasciare segni indelebili. "Non mi perdonerò mai, per essere stato l'insensibile egoista che sono stato. Non mi perdonerò mai per essere stato in parte causa della sua morte!" La mano di Tea carezzò ancora una volta il mio viso ed io mi persi nel suo sguardo cristallino.

"Dopo la mia aggressione, non riuscivo più ad accettare che un ragazzo mi si avvicinasse!" disse all'improvviso interrompendo un lungo silenzio imbarazzato. "Facevo finta di stare bene, mi ero costruita anche la fama di bella e impossibile al liceo, ma era tutto un bluff!" Gli occhi nei miei, la bocca tremante, a raccontare una verità rimasta nascosta per anni, una verità che Jamie, nel suo anno con lei, forse non aveva mai conosciuto. "Con Jamie speravo fosse diverso, con lui pensavo di poter..." s'interruppe arrossendo "tornare alla vita." Tossicchiò. Prese un bicchiere d'acqua le lo bevve avidamente. "Mi sbagliavo, non riuscivo a permettergli di... avvicinarsi!" Sussurro. "Questa sera, mi sentivo finalmente pronta..." Poggiai la mia mano sul suo ginocchio cercando di infonderle coraggio. "Ma Jamie era evidentemente stanco di aspettarmi." Distolse lo sguardo dal mio, si alzò, avvicinandosi alla finestra e perdendo il suo sguardo nel giardino umido di pioggia. Sapevo perfettamente cosa poteva aver visto. "Dio, David, era tutto così squallido!" Concluse, appoggiando tristemente la fronte al vetro.

Mi alzai lentamente e le andai alle spalle. "Quindi sei scappata e sei venuta da me per..." trasalì, non si era accorta della mia presenza.

"Se te lo chiedi, non l'ho fatto per fare dispetto a tuo fratello." Non si voltò, continuò a fissare i piccoli arcobaleni che luce del tramonto creava sull'erba bagnata. La sua rivelazione mi sconvolse con la forza della sua sincerità. Non poteva dire ciò che sapevo, stava per dire. Non poteva provare dei sentimenti per me, non doveva.

Ti prego, Tea, non dirlo...

"Da quando ti ho rivisto, io non riesco più a smettere di pensare a te." Si voltò, i suoi occhi nei miei, la luce del crepuscolo a crearle un'aureola dorata attorno al viso.

Un passo, ci divideva soltanto un passo. Non volevo compierlo quel passo, non potevo.

E allora lo fece lei: la mia maglietta ancora indosso, le gambe belle e magre, il corpo minuto e perfetto.

Un passo, soltanto un passo e le nostre labbra si toccarono.

Un passo, ed eravamo ormai perduti.



Elisa - Eppure Sentire

Solo un uomo (un uomo solo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora