34 - Ancora Pioggia

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Miei segni particolari: incanto e disperazione.
(Wislawa Szymborska)



La pioggia batteva impetuosa sul portico di legno producendo un suono quasi confortante, mentre i fulmini continuavano imperterriti a illuminare il cielo. Feci un'ultima carezza sulla guancia morbida di mia figlia che dopo il pasto, si era concessa un riposino ristoratore, e tornai in soggiorno a godermi lo spettacolare temporale estivo che si abbatteva sulla mia città. Pur essendo un uomo della west coast, vissuto a due passi dall'oceano, tra sole, spiagge e belle ragazze in bikini, avevo sempre amato la pioggia e le onde che si rifrangevano sulle alte scogliere nei giorni di tempesta. Da ragazzo restavo ore a fissare l'inquieto panorama marino, descriveva perfettamente com'ero in quel periodo: selvaggio, violento, pericoloso; da adulto, il panorama marino, mi ricordava soltanto quanta poca strada avessi fatto: io ero ancora quel ragazzo, ero ancora pericoloso come un mare in tempesta, solo che la mia violenza la esercitavo in modi più raffinati e cinici.

Un forte tonfo mi distolse dai miei pensieri, inducendomi ad alzarmi per controllare cosa stesse accadendo nel piccolo giardino di casa mia. Aprii la porta, aspettandomi di dover rimuovere qualche ramo spezzato, che il vento aveva sbattuto contro l'uscio e invece mi trovai di fronte una persona che non mi sarei mai aspettato di incontrare.

"Tea... " Chiamai, cercando di aiutarla a rialzarsi.

Che diavolo ci faceva qui, completamente inzuppata di pioggia ed evidentemente sconvolta? Non doveva essere a letto con Jamie a quest'ora?

"Ehi!" Cercai di scuoterla per poterla vedere in viso, ma lei non reagì e allora decisi di prendere l'iniziativa scostandole i capelli bagnati dal volto. "Stai bene?" le chiesi, la mia voce densa di preoccupazione, risuonò strana alle mie orecchie.

Che domanda del cazzo, certo che non sta bene. Il mio subconscio era, evidentemente, più sveglio di me.

La ragazza alzò lentamente il volto pallido, fissandomi con uno sguardo privo di vita. Non ero certo che mi stesse davvero vedendo: gli occhi rossi di pianto, il vestito talmente bagnato, da essere incollato al corpo.

Da quanto tempo vagava sotto la pioggia?

"Mi dici cosa ti è successo?" Non rispose, ma mi abbracciò stretto. M'immobilizzai per un istante, Dio se era ghiacciata. "Vieni, entriamo... " dissi, prendendola tra le braccia e affrontando stoicamente il contatto con i suoi abiti zuppi.

Ti porto dentro, così evitiamo di ammalarci in due, io ho una bambina di cui occuparmi e tu devi aiutarmi, pensai cinicamente, mentre lei si strinse di più a me in cerca di un calore che non potevo darle. La depositai a terra, nel soggiorno silenzioso e mi discostai per andare a prenderci qualcosa di asciutto da indossare, ma la sua voce, debole e roca nel silenzio della stanza, mi bloccò inducendomi a guardarla. Ciò che disse mi destabilizzò totalmente.

"David, fai l'amore con me!" sussurrò, i capelli gocciolanti sul volto pallido, le labbra livide, l'espressione sconvolta. Mi fissó con sguardo deciso e prima che riuscissi a cogliere a pieno la portata della sua frase, le labbra di Tea furono sulle mie.

Un brivido caldo scese dalla schiena ai lombi quando le nostre bocche si sfiorarono; il suo sapore era dolce, il suo assalto timoroso, ma determinato: voleva essere baciata, baciata per davvero...

"Tea, noi non... " cercai di allontanare cautamente il suo volto dal mio, non volevo rifiutarla, era evidentemente già stata respinta da James, volevo però comprendere cosa le fosse accaduto di preciso. Sapevo cosa aveva subito in passato e conoscevo mio fratello; lui, evidentemente non la conosceva bene, ma io l'avevo vista quel giorno, l'avevo soccorsa... non volevo che soffrisse ancora.

Tea mi strinse le braccia attorno al collo iniziando a piangere sommessamente.

"Per favore, tesoro, mi dici cosa ti è accaduto?" Cazzo, ero proprio fottuto, l'avevo chiamata "resoro".

Tea alzò i suoi grandi occhi chiari su di me, erano sorpresi, lucidi e gonfi di pianto; m'imploravano di alleviare il suo dolore e la sua solitudine: non riuscii più a resisterle; anch'io sentivo un grande dolore, dentro il petto, anch'io mi sentivo solo...
"ti prego, Dave, baciami, non ti chiedo altro, solo un bacio, qualcosa che non mi faccia stare tanto male."
Guardai i suoi occhi imploranti e annuii poggiando le mie labbra sulle sue, quasi con timidezza, lentamente, un bacio dolce che non le facesse del male; non come chi che le aveva rubato i baci con la forza. Tea si strinse di più a me, bagnandomi con il suo vestito grondante di pioggia:non sentivo più freddo; non con le sue dita tra i miei capelli; non quando la sua lingua, dapprima timida, poi più esigente, iniziò a farsi strada nella mia bocca; non con il suo seno ansimante era premuto contro il mio petto.

Dio, da quanto tempo non baciavo davvero una donna?

Il desiderio esplose violento e inaspettato, la volevo così tanto che sentivo il cuore battere all'impazzata nel petto, mentre lasciavo che la mia lingua entrasse più in profondità nella sua bocca e si dissetasse di lei.

E la sua bocca era calda, accogliente, morbida mentre la esploravo; le sue labbra dolci e cedevoli, mentre dettavo loro il ritmo.Tea era creta tra le mie mani e per un istante pensai che fosse bello cedere all'impulso e soddisfare la sua richiesta. Per un istante immaginai di esplorare il suo corpo, morbido e nudo sotto di me, immaginai di farla godere in ogni modo possibile, immaginai di essere la sua prima scelta.

Le mie dita scesero lentamente lungo la sua schiena: il suo corpo fremeva, sotto i ripetuti assalti delle mie labbra; ero eccitato come non mi capitava da tempo. Le donne con cui ero stato dopo Chris, non erano state altro che la soddisfazione momentanea di un bisogno fisiologico: con Tea era diverso, c'era uno strano legame tra noi; lei aveva potere su di me, ed io quasi non riuscivo a resisterle. Mi allontanai leggermente, cercando di riprendere fiato e autocontrollo, mentre Tea, le guance arrossate e le labbra gonfie di baci, mi guardava con gli occhi brillanti di eccitazione.

"Se continui a baciarmi così, non so per quanto ancora riuscirò a essere gentiluomo... " dissi, guardandola con un desiderio che ormai non riuscivo più a negare, né a nascondere.

Si avvicinò di nuovo a me, ammaliante come una sirena.

"Non esserlo Dave..." sussurrò "ti prego, non fermarti, baciami ancora, ho bisogno di sentire il tuo calore..."

Quelle frasi, quelle stesse frasi...

Anche allora era un giorno di pioggia; ance allora avevo usato le stesse identiche parole; anche allora una ragazza disperata e triste, aveva cercato rifugio tra le mie braccia. Una valanga di ricordi mi piombarono addosso travolgendomi; barcollai sotto il loro peso, e come scottato mi allontanai da Tea, che ora mi fissava, confusa dal mio cambio repentino di umore.
Quella notte pioveva a New York, e una donna con il vestito rosso m'implorava tra le lacrime di prenderla e farla mia.

"David... " la voce di Tea risuonava preoccupata e imbarazzata alle mie orecchie, ma io non ero più con lei, tutta l'eccitazione era svanita, schiacciata da un passato che non potevo accantonare né dimenticare, e allora ricordai...

Ricordai tutto di Chris: il suo corpo morbido, la passione bruciante con cui avevamo consumato il nostro amplesso, le battute sciocche, la doccia fatta insieme, le sue gambe attorno al mio bacino, le sue labbra gonfie di baci. Ricordai tutto, anche il profumo di sesso e alcool che riempiva la stanza: quella notte aveva cambiato per sempre il corso della mia vita e non avrei commesso due volte lo stesso errore.

Eurythmics - Here Comes The Rain Again

Solo un uomo (un uomo solo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora