24 - Rifugio

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Non camminare dietro a me, potrei non condurti.
Non camminarmi davanti, potrei non seguirti.
Cammina soltanto accanto a me e sii mio amico.
(Albert Camus)

Richard mi aveva appena chiamato, il nuovo studio legale era una realtà, e noi eravamo finalmente diventati soci a tutti gli effetti. Era un mese che non ci vedevamo, era un mese che ero di nuovo in una casa che non sentivo più mia.

****

"Hai incontrato i tuoi parenti?" Mi chiese con aria inquisitoria. Lui sapeva la verità, lo sentivo. Temporeggiai. "Dave, non mi dire che non hai ancora fatto conoscere Lizzie alla tua famiglia!" Il mio silenzio, eloquente più di mille parole. "Cazzo, David, è passato un mese!"

"Ho assunto una tata per Elizabeth!" Sviai, "mi aiuta molto con lei!"

"David, i tuoi parenti sanno che hai avuto una bambina?" No, non lo sapeva ancora nessuno, non mi ero ancora deciso a incontrarli, loro sapevano che ero tornato eppure... eppure nessuno si era fatto sentire, a parte due sporadiche telefonate, una delle quali fatta da me. La realtà era che ci eravamo talmente allontanati, negli ultimi tre anni, da non sentirci più nemmeno una famiglia. "David." La voce di Ric, a riportarmi con i piedi per terra.

"No, Richard, nessuno di loro sa di Lizzie. Nessuno mi ha cercato. Nessuno mi ha chiesto le ragioni del mio ritorno in California. Hanno la loro vita da vivere, ed io evidentemente, non ne faccio più parte. "

"Amico, mi dispiace moltissimo!" La sua voce, come una coperta di coraggio sulle mie spalle. "Pensavamo di fare un salto da te nei prossimi giorni, ufficialmente per parlare di lavoro, ma le verità è che Jo ed io, non vediamo l'ora di riabbracciarvi!" Richard era un confidente, un fratello maggiore, un amico, il solido appiglio, che avrei tanto voluto avere in mio padre.

"Rick, non preoccuparti, io sto bene!" Sapevo che non avevano programmato di venire a trovarmi tanto presto, erano preoccupati per me, e avevano ragione. Il mio stato di salute, il mio disturbo da stress post-traumatico, non accennava a migliorare: gli incubi notturni; la difficoltà a concentrarmi; gli attacchi di panico o di rabbia (che curavo con dosi di bourbon sempre crescenti); non mi abbandonavano mai.

"Hai trovato un gruppo di sostegno per il tuo problema?" No, non lo stavo nemmeno cercando, non ne avevo il tempo (questa era la scusa ufficiale). Dovevo occuparmi di mia figlia.

"David, partirò domani e ti porterò di peso da uno psicoterapeuta, che tu lo voglia o no! Come cazzo ti viene in mente lasciarti andare così. Hai una figlia! Porca puttana, Dave, hai la fortuna di avere una figlia, non puoi rovinarti la vita, lei ha bisogno di te!" Sapevo che Richard aveva ragione, lui aveva sempre il potere di evidenziare tutte le mie debolezze. Ecco, ora mi sentivo un perfetto idiota. Stavo facendo del male a Lizzie, nell'assurdo tentativo di autopunirmi.

"Domani chiamo!" dissi.

"No, chiama ora, tu hai bisogno dell'aiuto di un professionista; ci hai già provato da solo, sai com'è andata a finire."

Certo che lo sapevo... avevamo rischiato di perdere, nel processo più importante della nostra vita, a causa della mia costante distrazione e dello stato di stordimento che mi auto infliggevo.

"Hai ragione!"Ammisi, "chiamo subito."

"Ok, David, spero che tu lo faccia, in ogni caso ci vedremo in questo fine settimana, ho dei documenti che richiedono la tua firma e un nuovo caso da sottoporre alla tua attenzione".

Chiusi la chiamata dopo i saluti di rito. Era stato bello sentirlo: il mio amico mi mancava; mi mancavano la sua saggezza, il suo equilibrio e la sua calma; così come mi mancava Jo, con la sua forza e la sua dolcezza. Ero stato bene in loro compagnia. Nei pochi mesi trascorsi insieme, mi ero sentito più a casa di quanto non mi fossi mai sentito con la mia famiglia d'origine. Mi avevano accolto, senza chiedere nulla in cambio, mi avevano ascoltato e supportato, anche quando me ne restavo in silenzio per ore. Avevano coccolato la mia piccolina e l'avevano amata come se fosse un membro della loro famiglia ed io avevo ricambiato il loro affetto con tutto il cuore. Richard aveva ragione, ero un padre ora; dovevo tentare di tutto pur di tornare a stare bene, pur di garantire a mia figlia l'affetto che meritava, anche se questo significava riallacciare i rapporti con la mia vera famiglia, per quanto la cosa mi ripugnasse. La mia piccola Lizzie aveva tutti i diritti di avere una famiglia a coprirle le spalle e la famiglia Lewis poteva garantirle un radioso futuro.

Solo un uomo (un uomo solo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora