10 - Qualcosa di cui ho bisogno

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Non permettere alle ferite di trasformarti in quello che non sei.
(Paulo Coelho)



Maggio 2012

Caro diario,

Sono passati ormai più di due anni dall'aggressione... Non riesco ancora a dimenticare. Non so se riuscirò mai a dimenticare...

Gli incubi che mi tormentavano ogni notte, sono scomparsi grazie alla terapia e ai farmaci, ma la paura no, quella la sento sempre addosso. Percepisco la gelida morsa del terrore in ogni occasione: basta che un ragazzo mi guardi con più insistenza o che per qualche ragione, mi trovi a dover percorrere un tratto di strada deserto, (ormai non esco più la sera, a meno di non essere accompagnata da qualcuno di cui mi fidi) che lei è li: immobilizzante, agghiacciante.

La paura è sempre con me!

Non ce la faccio più, sono stanca, vorrei tanto svegliarmi e accorgermi che tutto è finito, che sono tornata la Tea di sempre, quella allegra e solare ragazza che ero prima di quella dannata sera. Mary e Lucy, le mie migliori amiche, ci provano a starmi vicine, a considerarmi ancora la loro amica di un tempo, provano con tutte le loro forze a rivedere in me l'immagine di quella che ero... ma io non sarò mai più quella ragazza. Sono un giocattolo rotto. È impossibile, o forse inutile, aggiustarmi.

La mia vita sociale è un disastro, mi sento profondamente sola; vorrei avere qualcuno accanto, un ragazzo che mi capisca, che rispetti i miei tempi, che non si arrenda di fronte a un rifiuto. Vorrei innamorarmi, lo desidero più di ogni cosa al mondo, ma non ce la faccio, non riesco a superare il senso di repulsione che provo quando un ragazzo prova ad avvicinarsi a me, o peggio a toccarmi. Nessuno deve toccare la mia pelle, non sono pronta a lasciare che lo facciano...

Domani compirò diciotto anni, diventerò maggiorenne, festeggerò (o almeno ci proverò): scarterò i regali, facendo una faccia allegra; lo farò per loro, per la mia famiglia, per le mie amiche; per tutti quelli che mi conoscono, anzi, mi conoscevano...

Domani sarà il mio compleanno, e l'unico regalo che vorrei è quello di smettere di avere paura; di smettere di sentire ancora le loro mani su di me, dentro di me... Non so come farò a superare la giornata, come sopporterò gli sguardi, gli abbracci, i baci di persone che ormai mi sono diventate estranee; ma ce la farò, in un modo o nell'altro.

Ora ti saluto mio unico vero confidente, stanotte voglio sognare qualcosa di bello; il suo volto, il viso del mio salvatore, lo sguardo preoccupato e profondamente azzurro del mio principe, il mio angelo con gli occhi di cielo.

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Intanto a New York

Come pervasi da una scarica elettrica, i nostri corpi vibrarono; il nostro bacio si fece più intenso e profondo: ci esploravamo, divorandoci con voluttà; muovendoci freneticamente, alla ricerca di un riparo che ci garantisse un po' di privacy da sguardi indiscreti. Fu il trillo del telefono, a costringermi ad allontanarmi da quelle labbra morbide, che sapevano di senape e di lei.

«Sì, sono io...» dissi alla mia segretaria, cercando di recuperare il tono più professionale che avessi.

«Sì, arrivo immediatamente, e Geena, grazie per avermi avvertito!»

Sorrisi al telefono, quella dona era davvero efficiente nel suo lavoro; efficiente, discreta e molto, molto "sportiva". Sorrisi ancora tra me e me, un sorriso che si smorzò, non appena trovai gli occhi di Christina fissi sulla mia faccia. Mi guardava con un sopracciglio alzato e un mezzo sorriso a impreziosirle la bella bocca.

Solo un uomo (un uomo solo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora