05 - Nubi

170 17 30
                                    

Amare è così breve, e dimenticare così lungo.
(Pablo Neruda)



"Samantha," sussurrai sorpreso.

"Cosa ci fai qui?" Il mio tono era irritato: lei era l'ultima persona che avrei voluto vedere in questo momento.

Le voltai le spalle, mentre le sue parole mi vorticavano ancora in testa. Non potevo cedere, non dovevo, anche se la sua voce e il suo corpo erano un richiamo invitante.
Sam era sempre Sam: manipolatrice, stronza, egoista. Fidarsi di lei sarebbe stato un errore fatale.

Voleva giocare? Beh, avrebbe trovato pane per i suoi denti.

"David, io..." La sua voce interruppe il flusso dei miei pensieri, sembrava diversa questa notte, improvvisamente fragile e stanca, una debolezza, la sua, della quale avrei approfittato senza esitazione.

"Cosa c'é, Samantha, mio padre non è riuscito a soddisfarti?"

La guardai sfacciatamente negli occhi, sembrava triste, un'emozione insolita per lei, qualcosa che la rendeva più umana, ma che metteva in allerta tutti i miei sensi.

"Dave, parliamo, ti va?" Un tono supplichevole che non le si addiceva.

No, non usare quel tono con me, pensai. Non attacca, non più.

"Non abbiamo mai parlato, perché dovremmo cominciare proprio ora?" La freddezza nella mia voce mi rese ancora più determinato a non cedere di un passo. Le avrei tenuto testa.

Sam si avvicinò a me con passo morbido e seducente. Arretrai. Un gesto inconscio, un passo falso. Stupido!

"Non avrai paura di me?" Era bastata una mia esitazione e lei aveva recuperato tutto il vantaggio che avevo messo tra noi.

"Volevi parlare, parla!" La voce ferma, priva di quell'esitazione, che per pochi istanti l'aveva avvantaggiata.

"David, non sarai ancora arrabbiato con me?" Mi guardò con un mezzo sorriso. "Non sarai ancora innamorato di me; sono passati cinque anni, vai avanti con la tua vita!"

Battei le mani in un applauso privo di gioia "Complimenti, hai ottenuto ciò che volevi, ora hai qualcuno che t'introdurrà nell'alta società, che ti pagherà vestiti costosi, che ti porterà a cene eleganti..." la mia voce era densa di un rancore covato a lungo e nutrito dall'amore che sentivo per lei.

"Si è vero" ammise con un'ombra di malinconia nella voce.

"Ma..." Alzai un sopracciglio, con Sam c'era sempre un ma.

"Ma mi ha allontanato da te!" Risi per quell'uscita a dir poco fuori luogo.

"Che cosa vuoi, Sam?" Avanzai, mentre Samantha arretrò, visibilmente spaventata dalla mia evidente ostilità.
"Vuoi qualcuno che ti riscaldi quando mio padre è troppo stanco per farlo?" Le afferrai un braccio e la trascinai verso di me.
"E' questo che vuoi?" dissi, baciandole il collo e scostandole un lembo della vestaglia a scoprirle il corpo.
"Vuoi qualcuno che ti faccia fremere?" Le mie labbra si chiusero sul suo seno. La sentii abbandonare la rigidezza di pochi istanti prima per appoggiarsi di più a me.
"Qualcuno che ti faccia godere..." le mie mani scivolarono sotto la sua vestaglia scoprendo il suo corpo nudo, un corpo di cui conoscevo tutto: ogni neo; ogni rotondità; ogni avvallamento. Un corpo che una volta era stato mio.

Il mio corpo reagì istintivamente alla sua vicinanza; respirai a fondo cercando di pensare a qualcosa che mi distraesse, che m'impedisse di finire vittima del mio stesso gioco.
Con le dita, risalii lentamente la sua coscia fino a fermarmi sul centro morbido e caldo. Samantha sospirò, appoggiandosi alla mia mano.

Solo un uomo (un uomo solo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora