11 - Ragione e Sentimento

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La vita è breve. Perdona in fretta, bacia lentamente, ama davvero, ridi sempre di gusto e non pentirti mai di qualsiasi cosa ti abbia fatto sorridere, oppure piangere.
(Sergio Bambarén)

Il Lost Road era ancora semideserto quando entrai. Era l'ora che mi piaceva di più, quella in cui solo pochi avventori affollavano la sala, l'ora in cui potevo sedermi al pianoforte, sul piccolo palco, e improvvisare con i miei amici.

"Guarda un po' chi è tornato a farci visita!" La voce di Richard, risuonava sollevata e irritata al tempo stesso, "Sei vivo, allora!" continuò "sei un amico del cazzo, ci hai fatti preoccupare! " Non potevo dargli torto: Chris, non era l'unica a non aver più avuto mie notizie.

Il caso che stavo seguendo, mi aveva assorbito talmente tanto, che mi ero estraniato da tutto e tutti. Gli unici contatti che avevo avuto nell'ultimo mese, erano con l'ufficio e con i miei poveri clienti.

"Amico, stavo per controllare i necrologi!" Continuò Rick, con un tono più leggero.

"Ciao Richard" risposi, abbozzando un sorriso che non arrivò a illuminarmi lo sguardo. "Mi dispiace, che vi siate preoccupati per me" dissi, appoggiandogli una mano sulla spalla e guardando in fondo ai suoi occhi scuri. "Sono stato fuori città per lavoro, un sacco di lavoro."

Lui ricambiò lo sguardo, cercando di valutare la veridicità delle mie parole, poi soddisfatto, mi strinse in un caldo abbraccio fraterno.

"Ci hai fatto preoccupare parecchio, amico, non sapevamo davvero cosa pensare!" Non ero più abituato a queste manifestazioni d'interesse: dopo la morte di mia madre, nessuno si era più preoccupato dei miei sentimenti o della mia vita. Mi sentivo a disagio, non sapevo come reagire. Mi lasciai guidare dall'istinto, ricambiando rigidamente il suo abbraccio.

«Ho davvero bisogno di suonare un po'. Mi accompagneresti con il tuo sax?» Richard mi guardò in faccia, poi senza aggiungere altro, aprì la custodia del suo strumento.

«Quando vuoi, David!»

Poggiai le dita sui tasti e il familiare brivido di piacere invase il mio corpo. Suonare era per me come fare l'amore: premendo i tasti giusti, si poteva ottenere la più sublime delle melodie.

"Guarda un po' chi è tornato!" La voce di Chris, mi distolse dalla mia personalissima versione di Summertime. "Il nostro appuntamento deve essere stato davvero disastroso, per indurti a sparire per più di un mese!" Era davvero arrabbiata, il suo sguardo era furente, mentre a grandi passi si avvicinava a me. Alzai le mani in segno di resa, ma non riuscii a evitare il bicchiere di acqua ghiacciata che mi arrivò dritto in faccia. Tutti risero, me compreso, per quello sfogo così istintivo e viscerale. La guardai allontanarsi e rifugiarsi nel suo ufficio e sentii una punta di rimorso nei confronti dell'amica speciale, con cui speravo di intrecciare una relazione anche se non necessariamente sentimentale.

«Beh amico, non possiamo certo dire che la nostra Chris non sappia fare un ingresso trionfale!» Tom, apparve alle mie spalle con un sorriso largo e spontaneo. "E comunque, te lo sei meritato. Non si trattano così gli amici. Eravamo davvero preoccupati per te."

Abbassai gli occhi, colpito da tanto affetto e considerazione. Non c'ero abituato, non avevo mai avuto davvero degli amici, solo qualche conoscente o qualche mio coetaneo, che sperava lo introducessi nell'alta società, o al più, che gli presentassi qualche modella.

Mio fratello Jamie, era l'unico di cui fossi stato abbastanza amico da fidarmi, l'unico confidente dopo la morte di mamma.

"Mi dispiace!" Dissi infine, davvero mortificato. "Non pensavo vi sareste preoccupati tanto per me. Vi ringrazio, davvero, non mi era mai successo di avere tanti amici." Sentivo gli occhi pungermi. Le forti emozioni vissute nell'ultimo mese, mi avevano reso ipersensibile, avevo voglia di abbracciarli tutti e di piangere.

Solo un uomo (un uomo solo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora