02 - Ricordi passati

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Ieri,
l'amore era un gioco così facile da giocare
Ho bisogno di un posto dove nascondermi
Oh, io credo in ieri.

Yesterday - Beatles

La donna di fronte a noi era una giovane bellezza mozzafiato, nel suo vestito rosso cupo con la scollatura a cuore: la pelle candida, risplendeva di luce propria in contrasto con l'abito; i capelli scuri, raccolti in un'elaborata acconciatura, dovevano essere incredibilmente lunghi e setosi. Era bellissima e familiare. Troppo familiare ed era dannatamente giovane, se confrontata a un uomo dell'età di mio padre. Joshua la guardò con gli occhi che splendevano di ardore e lussuria; improvvisamente rifiorito.

"David, James, vi presento Samantha Johnsonn, la mia fidanzata!"

Quella donna, il cui volto avevo cercato di dimenticare (quasi riuscendoci), non era una sconosciuta per me; anzi... la conoscevo fin troppo bene. Non avrei mai creduto e soprattutto non sperato, che dopo tutti quegli anni, avesse il coraggio di presentarsi nuovamente al mio cospetto. E invece eccola qui, in carne e ossa, Samantha Johnsonn, che ci sorrideva nel suo costosissimo abito di Valentino.

"David, James..." disse, con voce morbida e dolce come il miele, tendendoci la mano.

"Sono davvero molto felice di fare la vostra conoscenza. Josh mi ha parlato così a lungo di voi, che mi sembra di conoscervi da sempre. "

Sono davvero molto felice di fare la vostra conoscenza... feci eco nella mia mente. Tu mi conosci bene, stronza bugiarda.

I miei pensieri ribollivano d'ira, ma il mio sguardo restava freddo.

*****

(2004) Cinque anni prima

Anche quella sera ero seduto al solito bar, quello che uno della mia età non avrebbe mai dovuto frequentare; quello che avevo comprato a spese di mio padre e dove tutte le sere suonavo un piano da quattro soldi insieme ad amici occasionali; giusto per il gusto di farlo incazzare.
Mio padre non aveva mai voluto che imparassi a suonare: quella passione, a suo dire, non era adatta a un futuro capitano d'industria. Era stata mia madre a insistere perché io seguissi le mie aspirazioni; lei era sempre stata dalla mia parte. Da quando era morta, due anni prima, mi era mancato tutto: il suo solido sostegno, l'affetto incondizionato, la sicurezza di essere compreso.

Sempre.

Mio padre, chiuso anch'egli nella sofferenza, mi aveva abbandonato a me stesso, preferendo occuparsi di Jamie, troppo piccolo perché potesse farcela da solo. Mio fratello, così dolce e solare, era così diventato l'unico raggio di luce agli occhi di Joshua. Avevo fatto molte stupidaggini in quei due anni di totale abbandono, cazzate di cui mia madre non sarebbe mai andata fiera; non ultima, quella di scoparmi ogni ragazza minimamente interessante e di ubriacarmi quasi tutte le sere.

A nessuno importava più di me, pensavo; a mio padre no di certo. Lui voleva soltanto che io fossi il figlio che desiderava avere, uno studente modello, un sé stesso in miniatura; non la persona che ero davvero. Quanto a Jamie, beh, lui era il piccolino che aveva perso la madre troppo presto e per questo gli era dovuta ogni attenuante.

Anche quella sera mi ero sbronzato, con l'illusione di dimenticare tutti i demoni interiori che lentamente, ma inesorabilmente, mi stavano logorando.

"Un ragazzo bello come te non dovrebbe andarsene in giro con il viso così imbronciato!" La voce di una donna mi sorprese alle spalle.

"Non sono imbronciato, questa è la mia espressione naturale!" Dissi, voltandomi lentamente verso la voce sconosciuta e scontrandomi con due meravigliosi occhi scuri. "Ciao!" continuai, quasi imbambolato da quella visione, oltre che dall'alcool che avevo in corpo. "Mi chiamo Dave, sono il proprietario di questo bar e tu sei troppo giovane per entrare!" Le feci il mio miglior sorriso, insieme ad un complimento sfrontato: si vedeva che non era non era poi così giovane.

Solo un uomo (un uomo solo)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora